Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui   25 Novembre 2022 - 1 Kislev 5783

GLI STATI GENERALI DELL'EBRAISMO ITALIANO

Educazione ebraica, sfide e prospettive

Una riflessione introduttiva su “continuità ebraica” e “ruolo dell’educazione” a cura del rav Roberto Della Rocca darà il via a una nuova edizione degli Stati Generali dell’Ebraismo Italiano organizzati a Roma dall’UCEI nelle giornate di domenica 27 e lunedì 28 novembre. Numerosi gli ospiti della due giorni, interamente dedicata a sfide e prospettive dell’educazione ebraica. Ad inaugurarla un intervento della presidente dell’Unione Noemi Di Segni e il saluto del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Livia Ottolenghi, assessore alle politiche educative dell’ente, declinerà poi l’approccio UCEI e la sua “rete istituzionale”, l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar il ruolo svolto da Israele “nell’educazione ebraica” in Diaspora e il giornalista Maurizio Molinari le sue idee su come “adattare la conoscenza alle sfide di un mondo che cambia”. L’iniziativa sarà poi caratterizzata dall’avvio di alcune sessioni tematiche e workshop. Porteranno il loro contributo, tra gli altri, rabbini, direttori di scuole, docenti, educatori, giornalisti. Tra gli argomenti che saranno elaborati la mission delle scuole ebraiche, formazione rabbinica e percorsi di studi superiori, formazione e identità nelle nuove generazioni. Clicca qui per scaricare il programma completo degli Stati Generali dell’Ebraismo Italiano.

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IL CONVEGNO PROMOSSO DA UCEI E FONDAZIONE BENI CULTURALI EBRAICI IN ITALIA

Patrimonio librario ebraico in Italia:
Storia, catalogazione e tutela

Affascinante e complessa è la storia della catalogazione e tutela del patrimonio librario ebraico italiano. “Judaica cognoscenda et custodienda”, un convegno promosso da UCEI e Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia, sarà l’occasione per ripercorrerla nelle sue tappe più significative e orientare le scelte future. A guidare il ragionamento personalità provenienti dal mondo della biblioteconomia, della storia dell’arte e della stampa, della catalogazione e dell’archivistica.
L’appuntamento è per la mattina di giovedì 1 dicembre, nei locali del Centro Bibliografico UCEI dove la Fondazione ha la propria sede. Una data non casuale quella scelta per invitare a una riflessione: nella stessa data, esattamente cinquecento anni fa, veniva stampata la prima edizione integrale del Talmud. Due esemplari di pregio accoglieranno i partecipanti: un incunabolo del 1475 e un volume del Talmud stampato da Daniel Bomberg. L’incontro, realizzato grazie al contributo della Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura, si aprirà alle 9.30 con i saluti del presidente della Fondazione Dario Disegni, della presidente UCEI Noemi Di Segni e di un rappresentante del Ministero.
Si entrerà poi nel vivo dei lavori. La prima sessione, dedicata a storia e specificità del libro ebraico, vedrà gli interventi di Giancarlo Lacerenza (Università di Napoli L’Orientale), che parlerà di “Incunaboli ebraici e stampatori ebrei nell’Italia del Quattrocento”, e di Angelo Piattelli, esperto e perito di stampe e manoscritti ebraici, che racconterà “la stampa del Talmud in Italia” nel suo dipanarsi storico. In seguito ad essere affrontato sarà tema della catalogazione, con una fotografia sullo stato dell’arte. A parlarne Andrea De Pasquale (Direttore generale e Sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato), che disquisirà di “Catalogazione dei libri ebraici nelle biblioteche statali: storia, informatizzazione e progetti”, Gloria Arbib, Consigliera dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Steering Committee del progetto I-Tal-Ya books, che esporrà “il progetto UCEI di censimento dei fondi ebraici italiani”, Ahava Cohen, responsabile della sezione di catalogazione della National Library of Israel, con una relazione su “Internationalizing cataloging rules and the challenge of Judaica”. La terza sessione, sui “problemi di ieri e di oggi” in tema di preservazione del patrimonio, avrà tra i relatori Maria Luisa Riccardi, restauratrice, già vice–Direttore e docente presso la Scuola di Alta Formazione e Studio dell’Istituto centrale per la patologia degli archivi e del libro, che parlerà di “Conservazione dei beni librari: due o tre cose che so di lei”, Leandro Gottscher, del Laboratorio per il restauro del libro L. e C. Gottscher, che illustrerà il “restauro di quattro Haggadoth”, Andreina Draghi, storica dell’Arte e Consigliera della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia, che discuterà di “musealizzazione del patrimonio scritto”, Anna Di Castro, anche lei Consigliera della Fondazione, con una relazione su “Fra ricognizione di fonti disperse e tutela del patrimonio archivistico e bibliografico: il caso della Comunità ebraica di Siena”, Alessandra Barbuto, coordinatrice del gruppo di lavoro per lo studio e la ricerca sui beni culturali sottratti in Italia agli ebrei tra il 1938 e il 1945, il cui intervento è intitolato “Scaffali vuoti”. Modererà l’evento Giorgio Segré, referente del Centro Bibliografico e componente della Giunta della Fondazione.
Il convegno potrà essere seguito in diretta dalla pagina Facebook e Youtube della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia e dalla webtv dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

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LA GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE E L'IMPEGNO DEL SERVIZIO NANÀ 

"Ascoltare le donne, il primo passo"

“Un’azione efficace per sradicare la violenza contro le donne deve basarsi anzitutto sulla diffusione della prevenzione delle cause strutturali del fenomeno e su una cultura del rispetto che investa sulle generazioni più giovani, attraverso l’educazione all’eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione”. Lo ha ricordato in queste ore il Capo della Stato Sergio Mattarella, sottolineando come la violenza contro le donne rappresenti una violazione dei diritti umani. Un monito all’intera società a impegnarsi per arginare un fenomeno che continua a segnare il paese e non solo. “Porre fine alla violenza contro le donne, riconoscerne la capacità di autodeterminazione sono questioni che interpellano la libertà di tutti”, il richiamo del Capo dello Stato nel giorno dedicato a sensibilizzare l’opinione pubblica sul significato, gli effetti, gli strumenti di contrasto legati alla violenza sulle donne. Un tema che tocca anche l’ambito ebraico, dove da alcuni mesi è nata un’iniziativa realizzata dalle donne per le donne: Nanà – Nashim leNashim, un servizio di volontariato di ascolto telefonico che ha preso il via a gennaio. L’obiettivo è quello di dare un aiuto concreto alle donne che si trovano in difficoltà con la possibilità di chiamare il Numero Verde 800 201645 (per informazioni, l’indirizzo mail chiamanana@gmail.com) e ricevere assistenza su diverse tematiche, non solo connesse alla violenza, ma con un ampio spettro di questioni. Dalla maternità, come nei casi di difficoltà psicologiche post parto o supporto alla genitorialità; ai problemi in famiglia; dai problemi di coppia, con la possibilità di avere una prima assistenza anche per separazioni, divorzi, anche in materia ebraica; fino a problemi sul lavoro. “Nanà rappresenta sostegno di primo livello totalmente gratuito e in cui una delle priorità è tutelare la riservatezza di chi chiama. – spiega la presidente dell’Associazione medica ebraica Rosanna Supino, tra le ideatrici del progetto – Le volontarie che rispondono al telefono sono un primo ascolto per le donne che hanno bisogno”.
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TORAH

La forza della voce

“Ha qol, qol Ja’aqov ve ha jadaim jedé ‘Esaw – La voce è la voce di Giacobbe e le mani sono le mani di Esaù” (Bereshit 27;22).
Nella nostra parashà si legge dello scambio di identità di Giacobbe a scapito di Esaù per prendere da suo padre, ormai vecchio e non vedente, la benedizione del primogenito. Isacco riconosce dalla voce suo figlio Giacobbe ma, a causa del travestimento, è confuso e lo scambia per Esaù.
Giacobbe diverrà di li a poco Israel e sarà il capostipite del nostro popolo.
Il popolo ebraico deve combattere le sue guerra attraverso il far sentire la propria voce ossia, con lo studio e con le tefillot.

Rav Alberto Sermoneta

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A LUNGO PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EBRAISMO TORINESE

Rossella Tedeschi Fubini (1940-2022)

Insegnante per molti anni della Scuola ebraica di Torino, a lungo punto di riferimento per l'Associazione Figli della Shoah nonché di quella per il Dialogo ebraico-cristiano, Rossella Tedeschi Fubini ha lasciato un segno importante nell'ebraismo torinese e non solo. Nelle scorse ore a Gerusalemme i suoi cari le hanno dato l'ultimo saluto. “È stata una persona dolcissima, piena di una grandissima umanità con una storia drammatica alle spalle. Ha avuto un ruolo importante e significativo per la comunità, ma anche per l'intera città”, il ricordo di Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino. Nata a Milano nel 1940, la sua vita sarà segnata dalla tragedia della Shoah, con la deportazione dei genitori Giuliana Fiorentino e Giorgio Tedeschi quando lei aveva poco più di tre anni. “Io non ho ricordi diretti di quella notte dell'aprile del 1943, quando mia mamma e mio papà sono stati prelevati dai nazisti dalla nostra casa torinese per essere deportati nei campi di concentramento - racconterà in un'intervista -. Quella notte la nostra domestica ha salvato me e mia sorella, e successivamente ci ha nascoste in diversi luoghi, tra cui un convento, fino alla fine della guerra. È stata una donna straordinaria che ci ha salvato la vita mettendo a rischio la sua”.

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Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Le testate giornalistiche non sono il luogo idoneo per la definizione della Legge ebraica, ma costituiscono uno strumento di conoscenza di diverse problematiche e di diverse sensibilità. L’Assemblea dei rabbini italiani e i suoi singoli componenti sono gli unici titolati a esprimere risoluzioni normative ufficialmente riconosciute. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo comunicazione@ucei.it Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: comunicazione@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.

 
La rubrica “Opinioni a confronto” raccoglie interventi di singoli autori ed è pubblicata a cura della redazione, sulla base delle linee guida indicate dall’editore e nell’ambito delle competenze della direzione giornalistica e della direzione editoriale. 
È compito dell'UCEI incoraggiare la conoscenza delle realtà ebraiche e favorire un ampio ed equilibrato confronto sui diversi temi di interesse per l’ebraismo italiano: i commenti che appaiono in questa rubrica non possono in alcun modo essere intesi come una presa di posizione ufficiale dell’ebraismo italiano o dei suoi organi di rappresentanza, ma solo come la autonoma espressione del pensiero di chi li firma.

La cultura biblica dei nostri politici   

«La Bibbia dice…» poi si prende un versetto, o quello che si ricorda di un versetto, e lo si scaglia contro qualcuno o qualcosa. Il versetto che il sen. Malan ha in mente è «E con un maschio non devi unirti come con una donna: è toevah» (Lv 18,22). Cosa vuol dire toevah? Conosciamo la traduzione abituale, ma su questo termine e le sue occorrenze si potrebbe riflettere. Tra l’altro va osservato che il versetto non dice nulla sull’unione tra due donne, se ne potrebbe ricavare che possano fare quello che vogliono.
Ma il tema dell’omosessualità si ritiene faccia la sua comparsa nella Bibbia già nel libro della Genesi, quando gli abitanti di Sodoma circondano la casa di Lot e gli dicono: «Dove sono gli uomini che sono venuti da voi questa sera? Portaceli fuori, perché vogliamo conoscerli» (Gn 19,5). Per secoli e secoli gli omosessuali sono stati chiamati “sodomiti”, però se si leggono i commenti si scopre che di per sé il peccato principale degli abitanti di Sodoma è piuttosto la violazione delle leggi dell’ospitalità.
Andando un po’ più avanti nella lettura ci si potrebbe imbattere nella celebre amicizia tra David e Yonatan: «Yonatan fece un patto con David, poiché lo amava come se stesso. Yonatan si tolse l’abito che indossava e lo dette a David, assieme alla tunica e perfino la sua spada, il suo arco e la sua cintura» (1Sam 18,3-4), e su questa amicizia si potrebbe imbastire una storia romantica, a partire dalla nudità del giovane Yonatan. Insomma, dipende cosa si legge e come si legge. Quello che non si dovrebbe però in ogni caso fare è utilizzare i versetti come arma contro gli altri.
Più stupefacente ancora del sen. Malan è il sen. Calenda, il quale ha affermato che «se le nostre regole derivassero dal Vecchio Testamento non saremmo molto diversi dai talebani. Ma per fortuna abbiamo avuto il Vangelo e lo Stato laico».
Sul fatto che avere uno Stato laico sia una fortuna siamo d’accordo, ma quanto alle affermazioni sul rapporto tra Torah e Vangelo Calenda dimostra di essersi perduto qualche decennio di riflessioni bibliche e teologiche postconciliari. Tra l’altro un discorso analogo a quello che lui fa sul “Vecchio Testamento” si potrebbe fare per alcuni passi del Nuovo Testamento che anch’essi, se decontestualizzati, possono portare a interpretazioni altrettanto problematiche: «Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio» (1Cor 6,9).

Marco Cassuto Morselli

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Dalla cronaca corrente

Seguendo la cronaca corrente, vedo che finalmente si scopre la connotazione essenzialmente illiberale del Pentateuco, ed essendo possibile nutrire delle riserve nei suoi riguardi quale fonte di diritto, sarebbe altrettanto rispettabile se, giunti al governo, si decidessero di abrogare undici comandamenti su dieci con un decreto legge, poiché ai sensi dell'articolo 77, c. 2 della Costituzione, sarebbero palesi la necessità e l'urgenza. Ma perché non vedere da dove si è lumeggiato sugli equivoci? "Si tratti di un nativo del paese tra gli Israeliti o di uno straniero che soggiorna in mezzo a voi, avrete un'unica legge per colui che pecca per errore" (Numeri 5:29). E ciò, con una sola riserva, che promana da S. Tommaso d'Aquino: "L'errore aggiunge un atto all'ignoranza: si può essere ignoranti senza commettere errori; ma quando s'esprimono giudizi su cose non conosciute, si erra"  (De Malo, 3.7).

Emanuele Calò

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Calenda e il Vecchio Testamento   

Calenda, per sostenere un atteggiamento aperto e tollerante verso l’omosessualità, afferma, testualmente, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera del 23 novembre (p.25 ultima colonna): se le nostre regole derivassero dal Vecchio Testamento non saremmo molto diversi dai talebani. Volutamente non entro nella polemica sull’omosessualità perché esula dall’intento del mio intervento. Si tratta di un problema molto complesso e che richiede un approccio multifattoriale, ma, ripeto, esula dal mio intento. Tuttavia liquidare l’Ebraismo e di riflesso anche l’ordinamento dello Stato di Israele (il cui ordinamento si basa in gran parte sul “Vecchio Testamento”) come “talebano” sono parole, per usare quelle del twitter di Calenda “indegne e sintomo di profonda ignoranza”. Nella Bibbia c’è scritto quello che c’è scritto e non l’abbiamo inventato né l’on.le Calenda, né io. Si possono osservare (o meno) i comandamenti scritti nel testo biblico: si tratta di una scelta di coscienza che ognuno tratta come crede. Ma non è accettabile il tentativo di screditare l’intera cultura ebraica dalla quale, per inciso, deriva l’intero impianto morale del Cristianesimo. Mi auguro che, con qualche abile acrobazia verbale, l’on.le Calenda voglia ritornare sui suoi passi e rivedere un giudizio così infelice, oltre che oltraggioso per un’intera Comunità e uno Stato estero.

Roberto Jona

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