LA REPLICA D'ISRAELE AL CAPO DELL'AGENZIA PER L'ENERGIA ATOMICA
"Liberi di agire per contrastare l'Iran"
“Indegne”. Così il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito le osservazioni del capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica Raphael Grossi. Il capo dell'AIEA, in Iran per una visita di due giorni, ha dichiarato che qualsiasi attacco militare a un impianto nucleare “è illegale”. Commento arrivato come risposta a una domanda di un giornalista che chiedeva conto delle possibili azioni militari di Israele e Stati Uniti contro la corsa verso l'atomica del regime iraniano. “Rafael Grossi è una persona degna che ha fatto un'osservazione indegna”, la replica di Netanyahu, nel corso della riunione di inizio settimana del suo governo. “Al di fuori di quale legge? È lecito che l'Iran, che chiede apertamente la nostra distruzione, organizzi i mezzi per la nostra distruzione? Abbiamo il divieto di difenderci? È ovvio che ci è permesso farlo”, ha concluso il Premier. Ma intanto a tenere banco è un altro scontro: quello profondo e irrisolto sulla riforma della giustizia. Per la nona settimana di fila a Tel Aviv e non solo sono andate in scena grandi manifestazioni di piazza. E le voci di chi contesta l'azione del governo continuano ad aumentare. Tra gli ultimi, 37 piloti riservisti dell'aeronautica militare israeliana che hanno annunciato che non si presenteranno a un addestramento previsto in questi giorni per protestare contro le riforme giudiziarie. Si tratta di una questione delicata che coinvolge anche la sicurezza del paese. Tanto che il comandante dell'aeronautica militare Tomer Bar ha lanciato un appello ai riservisti affinché si presentino. Come segnala il sito Arutz 7, pur rispettando le posizioni dei piloti coinvolti nella protesta, Bar ha chiesto loro di continuare a prestare servizio regolarmente.
SEGNALIBRO - LA NUOVA OPERA DELL'AVVOCATO E SCRITTORE PIEMONTESE
Emilio Jona, tra identità e alterità
Raccoglie una selezione di oltre trent’anni di interventi per HaKeillah, glorioso organo di informazione del Gruppo di Studi Ebraici di Torino, il volume “Essere altrove. Scritti sull’ebraismo” (ed. Neri Pozza) di Emilio Jona. Ad affrescarlo una straordinaria ricchezza di temi e spunti che sono anche un’occasione per l’autore - nato a Biella nel 1927 e ancora protagonista a pieno titolo del dibattito culturale - per ripercorrere senso e passioni di una vita. “Ho scritto queste pagine nel mio studio, nel cuore della vecchia Torino, in una casa accogliente, dal volto neoclassico, circondato dagli scaffali della biblioteca che raccoglie le mie scelte di lettura dal 1945 a oggi, tra i mobili che si sono salvati nella nostra casa di Biella Piazzo dall’occupazione e dallo scempio che ne fecero i due ufficiali nazisti che l’abitarono”, racconta al lettore prima di affidargli il sunto di tre decenni di collaborazione con Hakeillah. Grande esperto tra l’altro di musica popolare, ma anche avvocato e poeta, narratore e commediografo, Jona è personalità versatile e affascinante. Con un’identità poliedrica che gli fa dire di essere “un ebreo laico, diasporico, ateo o meglio religiosamente agnostico”, ma comunque consapevole “del margine di mistero che ci circonda” e a cui l’ebraismo interessa “per le sue multiformi realtà, le ragioni dell’odio che lo ha circondato e lo circonda, il suo fondarsi sulle reti della memoria, il suo rapporto tra memoria e storia, tra il particolare e l’universale, il dubbio metodico che lo accompagna, il suo privilegiare la domanda rispetto alla risposta”. E ancora, tra i vari aspetti sui quali si sofferma, “l’essere un pensiero del due anziché dell’uno, per il rapporto che esso realizza con il testo di ispirazione sacra e le stratificazioni delle sue interpretazioni”.
Interessi che per sua ammissione non l’hanno portato “al centro del pensiero ebraico o a una vita ebraica”, bensì “nelle sue periferie, in un ebraismo di margine e di complemento”. A scaturirne, da questa prospettiva, una narrazione critica di testi altrui “piuttosto che una mia visione dell’ebraismo, che è percepibile solo nelle pieghe del mio discorso”. Un’impalcatura eterogenea sorregge le stimolanti pagine di quest’opera, che sarà presentata domani al Circolo dei lettori di Torino (ore 18.00) dall'autore assieme allo storico Giovanni De Luna e alla docente Sarah Kaminski.
I tetti di Lublino disegnati da Alice Barbieri aprono l’ultimo numero di DafDaf, in distribuzione in questi giorni. È un’illustrazione tratta da La finestra del Re di polvere, uno dei due albi cui abbiamo dedicato la rubrica libri.
“Due ragazzi, poco più che bambini. Due città, tra di loro lontane e molto diverse. Due storie che potrebbero essere terribili e che invece riescono a contenere un poco di magia. Henio vive a Lublino, Emanuele è di Roma”. Sia Il bambino del tram, di Fausta Orecchio e Isabella Labate che La finestra del Re di polvere, scritto da Pierdomenico Baccalario e illustrato da Alice Barberini, sono pubblicati da Orecchio acerbo, la casa editrice di Roma che deve il proprio nome a una filastrocca di Gianni Rodari.
Il giornale ebraico dei bambini, arrivato al numero 138, si apre con la rubrica che Daniel Reichel da qualche mese dedica ai kibbutz. Questa volta la scelta è caduta su una realtà molto particolare: “Nel profondo nord d’Israele, a una decina di chilometri dal confine siriano, si trova un kibbutz molto particolare. Si chiama Gaaton, come il fiume che gli passa a fianco”. La particolarità di questa realtà è che il suo prodotto più famoso non viene dai campi, ma è la compagnia artistica Kibbutz Contemporary Dance Company, diventata un punto di riferimento internazionale dell’ambito della danza grazie alla sua fondatrice, Yehudit Arnon.
Dopo Lublino, Roma e il nord di Israele, si prosegue con un passaggio a Firenze, che oltre a tante meraviglie del Rinascimento ospita un altro luogo davvero speciale. Come racconta Adam Smulevich c’è una vera e propria impresa ferroviaria in miniatura: un plastico di 280 metri quadrati, tra i più estesi d’Europa, che nasce dall’energia creativa di Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano.
È ora di preparare i mishloach manot, o shalech mones, in yiddish, o Purim basket, come vengono chiamati nel mondo anglofono. E a questa mitzwàh di Purim DafDaf ha dedicato le pagine "in cucina", grazie alle ricette di Claudia De Benedetti. Tra ricette di famiglia e antiche tradizioni piemontesi è impossibile non trovare qualcosa di adatto, un dolce che i giovani lettori del giornale ebraico dei bambini saranno in grado di preparare in quasi totale autonomia, per imparare presto il valore di un dono preparato con le proprie mani, dedicandovi tempo e attenzione. Divertendosi, e portando avanti una tradizione gioiosa.
Un anno di solidarietà per l'Ucraina,
l'impegno per l'accoglienza continua
Con l'aggressione russa dell'Ucraina, il mondo ebraico italiano è stato tra le realtà che ha subito deciso di partecipare alla catena di solidarietà e dare un aiuto ai profughi in fuga dalla guerra. Tante le iniziative messe in campo allora, tra cui, l'impegno a trovare ad alcune famiglie una casa dove potessero essere ospitate. È accaduto ad esempio a Milano, dove, a distanza di un anno, molto è cambiato. “Con l'aiuto del Volontariato Federica Sharon Biazzi abbiamo svuotato un appartamento messo a disposizione da un amico della comunità dove per un anno abbiamo ospitato quattro famiglie. - racconta il vicepresidente UCEI Milo Hasbani - Nove persone, di cui alcune sono rientrate a Kiev e Odessa”. Un elemento non scontato allora: quello di poter ritornare a casa in Ucraina. L'aggressione russa non è terminata, per alcuni rientrare in patria è stato possibile. Altre famiglie, aggiunge Hasbani, sono rimaste a Milano e a loro è stato trovato posto in appartamenti attrezzati dal Comune.
Identità a teatro, un monologo contro il pregiudizio
Uno spettacolo per provare a demolire dall’interno, con la forza del teatro, “luoghi comuni, false credenze e pregiudizi”.
È la sfida del monologo Ebreo che David Parenzo, giornalista radiofonico e televisivo, porterà in scena al teatro Parioli di Roma nella serata di martedì 7 marzo alle 21. Viaggio personale e nella storia di un popolo “dentro e fuori, tra l’alto e basso, in superficie e a fondo”.