…salvagente

La normatività del linguaggio la produce spesso l’uso, ossia non esistono norme a priori che non siano modificabili dall’uso che ne facciamo noi, un uso in continua evoluzione, naturalmente. La regola oppone resistenza, è ovvio, ma fino a quando?
Non diverso è il caso della politica, che cambia a seconda del mutare del nostro atteggiamento nei riguardi di quanto accade nel mondo.
Negli ultimi anni, le migrazioni di massa e il contemporaneo – non necessariamente collegato – aumento del terrorismo islamico hanno sollecitato la preoccupazione e la paura di un’Europa che si sente minacciata nei suoi valori, quando non nella sua sicurezza. La reazione è stata un sensibile spostamento a destra dell’elettorato, che chiede più ordine, più sicurezza, più garanzie di protezione della ‘tradizione’ locale. Sono i principi su cui giocano le politiche populistiche, tanto in voga in questi giorni; le politiche di coloro, cioè, che, anziché proporre un programma politico organico e coerente che porti l’Europa e i suoi paesi fuori dalla crisi economica e politica, si limitano a solleticare gli istinti bassi della paura e del razzismo, identificando nello straniero il solo responsabile di ogni atto terroristico, di ogni furto, di ogni stupro, di ogni omicidio. Incapaci di guardare lontano, i populismi si limitano a denunciare quello che non va nel presente, come se fossero gli unici a vederlo. Ci va di mezzo, di solito, l’estraneo, chi scappa da terribili guerre fratricide, ma ne resta coinvolta la diversità stessa. Non ne rimane esente l’ebreo, tanto per capirci, e l’Europa si va facendo più stretta. E l’America, anche.
L’Olanda di questi giorni ha dato finalmente un suo segnale forte affermando la propria autonomia politica di fronte alle pretese del dittatore turco Erdogan, e ha così mostrato che il populismo interno lo si contrasta non con la democrazia del garantismo a tutti i costi – per troppo tempo un atteggiamento aprioristico e demagogico della sinistra idealista – ma facendo proprie le garanzie del vivere civile che la gente si aspetta da uno stato, appunto, civile e moderno, affinché il garantismo concepisca dei limiti e non conceda spazio alla barbarie.
Insomma, la civile Olanda è diventata un po’ più populista per evitare l’eccesso barbaro dei populismi.
Noi cambiamo il linguaggio, la storia cambia la politica delle nazioni.
Non sappiamo se ci salveremo. Facciamo tuttavia affidamento sull’unico salvagente sicuro che ci rimane: un distanziato sorriso velato di ironia.

Dario Calimani, Università Ca’ Foscari Venezia

(21 marzo 2017)