Ticketless – Post-verità

alberto cavaglionAndrebbe approfondito in campo ebraico il discorso sulle fake news. Segnalo l’acuto intervento di Franco Debenedetti, sul Foglio del 25 marzo scorso, relativo all’affare Dijsselbloem. Il 20 Marzo il presidente dell’Eurogruppo, ha dato un’ampia intervista alla “Frankfurter Allgemeine Zeitung”. Alla fine, affermato che “come socialdemocratico ritengo la solidarietà estremamente importante”, concludeva: “ma chi chiede solidarietà ha anche dei doveri. Io non posso spendere tutti i miei soldi per alcool e donne e subito dopo invocare il suo sostegno. Questo principio vale sul piano personale, locale, nazionale e appunto anche europeo”. Non un riferimento ai Paesi del Sud, come subito ha sintetizzato un’agenzia di stampa scatenando il putiferio. Prima persona singolare, come a sottolineare il senso di responsabilità del mittente prima che svergognare i destinatari.
Nella storia ebraica le fake news sono una costante, a tal punto che viene spontaneo chiedersi se il vocabolo “post-verità” sia corretto in mezzo a così frequenti manipolazioni dei nostri discorsi. Come che sia bisogna prendere atto che nell’era dei social, se vuoi esprimere un’opinione politicamente scorretta corri sempre gravi pericoli.
Si parva licet, questa settimana mi è capitato un incidente del genere. Nello scorso Ticketless avevo invitato il Presidente dell’Anpi a pensarci su bene prima di ripetere consueti ritornelli sul ripudio della guerra e sulle ingiuste accuse di antisemitismo contro chi critica Israele. Il giorno dopo puntualmente qualcuno si è lamentato via Facebook, inviando a me e non al Presidente dell’Anpi un circostanziato riassunto del film contestato.

Alberto Cavaglion

(29 marzo 2017)