Usa, ebraismo ad alto gradimento

Schermata 2017-04-16 alle 12.23.40La conoscenza è lo strumento migliore contro la diffidenza, anche per quanto riguarda la percezione di appartenenti a religioni diverse dalla propria. Non è sorprendente, forse, ma in un momento in cui la chiusura nei confronti dell’altro pare essere il sentimento dominante, o che si appresta a diventarlo, i risultati del report del Pew Research Center sulla percezione degli americani nei confronti dei gruppi religiosi conferma che familiarità implica automaticamente maggiore disponibilità.
Pubblicata a metà febbraio, la ricerca, intitolata “Americans Express Increasingly Warm Feelings Toward Religious Groups”, arriva a meno di un mese da uno studio che ha mostrato come, a pochi giorni dall’inizio del mandato presidenziale di Donald Trump, la popolazione americana percepisca il Paese come spaccato in maniera molto più importante che in passato. Ben l’86 per cento della popolazione a metà gennaio pensava che gli Stati Uniti d’America non fossero mai stati così divisi, un dato mai raggiunto. I risultati sulle religioni, invece, mostrano come gli americani siano mediamente più positivi di qualche anno fa. Alla richiesta di collocare i vari gruppi sulla scala di una sorta di “termometro dei sentimenti”, con valori da 0 a 100, la popolazione adulta ha assegnato a praticamente tutti i gruppi valori più “caldi” di quanto avesse fatto nel corso della ricerca precedente, svoltasi nel 2014. Anche rispetto a coloro nei confronti dei quali sono in genere “freddi”, musulmani e atei, il valore medio è salito da 40 e 41 rispettivamente a 48 e 50, vicino alla neutralità.
Schermata 2017-04-16 alle 12.23.26I sentimenti più positivi vengono espressi, nel 2017 come nel 2014, nei confronti degli ebrei, con un aumento di quattro gradi, da 63 a 67 (su 100), con circa metà della popolazione adulta americana che li colloca a 67, o anche più in alto, quattro su dieci americani li collocano tra 34 e 66 e solo circa uno su dieci scende sotto i 33 gradi. Va sottolineato che non si tratta di una misura che è influenzata da cosa pensa la popolazione ebraica, che corrisponde ad appena il due per cento degli americani adulti. In maniera simile il 49 per cento dei giudizi sui cattolici è molto positivo (dai 67 gradi in su) ma si tratta di un dato che include una quota notevole degli stessi, circa un quinto della popolazione adulta, e quando si considerano solo le risposte dei non cattolici la temperatura resta superiore a 67 solo per il 43 per cento dei rispondenti, mentre il 44 per cento li colloca nella fascia intermedia. Sono poi solo 44 per cento gli americani che hanno sentimenti molto positivi verso gli evangelici e buddisti, hindu, mormoni, atei e musulmani si collocano al centro delle valutazioni. Va però notato che mentre per quanto riguarda gli atei circa la stessa percentuale delle valutazioni li colloca nella fascia più calda e in quella più fredda (30 e 20 per cento) i musulmani hanno il 30 per cento di valutazioni negative e solo il 25 per cento di risposte che li collocano nella fascia più calda. Ovviamente gli appartenenti a ogni gruppo religioso tendono a dare la valutazione più positiva a se stessi, anche se in maniere diverse: i rispondenti ebrei hanno dato agli ebrei in media un valore pari a 91 gradi (sempre sulla scala del termometro, che va da zero a 100) mentre i cattolici si valutano 83, gli atei danno a se stessi 82. La varietà è notevole quando le valutazioni si incrociano: i protestanti evangelici bianchi valutano i cristiani evangelici 81 mentre i protestanti bianchi collocano i protestanti a 75. I protestanti Schermata 2017-04-16 alle 12.24.13di colore, invece, collocano sia i protestanti che i cristiani evangelici fra 65 e 70. Due sono i fattori che possono modificare la valutazione dei gruppi religiosi: l’educazione – chi ha una laurea tende a dare giudizi mediamente più positivi di tutti i gruppi religiosi e la conoscenza diretta. Un esempio numericamente notevole riguarda i buddisti: chi li conosce personalmente li colloca a 75, contro il 56 di chi non ne ha mai frequentato uno. La situazione è simile per i musulmani e per gli atei, mentre la differenza è minima per i cattolici, e piccola anche per gli ebrei, con cui la maggior parte degli americani ha avuto almeno qualche contatto. La correlazione è evidente: i meno conosciuti sono gli induisti e i buddisti, appunto, per i quali l’occasione di conoscenza diretta ha un effetto maggiore che per appartenenti a gruppi religiosi mediamente più conosciuti. Anche per quanto riguarda le religioni, dunque, l’altro è visto negativamente quando è sconosciuto.

Ada Treves, Pagine Ebraiche Aprile 2017

(16 aprile 2017)