…pubblicità

Il giornalista Filippo Facci è stato sospeso dall’Ordine dei giornalisti per aver scritto un articolo in cui rivendicava il diritto ad odiare l’Islam. Senza alcuna distinzione fra chi mette bombe e chi prega, senza distinzioni fra chi compie attentati e chi li subisce. Vittime e carnefici tutti dalla stessa parte. No, l’insigne penna rivendica di odiare, “tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi, i tappeti pulciosi e l’oro tarocco, il muezzin, i loro veli, i culi sul mio marciapiede, il loro cibo da schifo, i digiuni, il maiale, l’ipocrisia sull’alcol, le vergini, la loro permalosità sconosciuta alla nostra cultura, le teocrazie, il taglione, le loro povere donne, quel manualetto militare che è il Corano, anzi, quella merda di libro con le sue sireh e le sue sure, e le fatwe, queste parole orrende che ci hanno costretto a imparare”. E propone anche la soluzione per risolvere tutti i problemi interculturali su cui si affanna il mondo intero: “[…] un calcio ben assestato contro quel culo che occupa impunemente il mio marciapiede”. Naturalmente, con buona solidarietà di molti colleghi, Facci è diventato la vittima di questa storia. Alte si levano le voci a difesa della libertà d’espressione e della democratica difesa dell’odio (sentimento nobile quanto l’amore, rivendica l’autore dell’articolo). Si chiamano in causa i razionalisti inglesi dell’Ottocento, che pensavano alle religioni come arnesi del passato e via con altri nobili riferimenti per difendere quelli che sono semplici insulti di chi è solo in cerca di pubblicità. E l’ha finalmente trovata.

Davide Assael, ricercatore

(21 giugno 2017)