In ascolto – Spirito klezmer

milanoLa giornata è stupenda. Parto da Prato Nevoso (CN) con lo zainetto in spalla, diretta all’Alpe Gavo Bracco (1650 metri), un anfiteatro naturale ai piedi del Mondolé. Il cielo è terso, di un blu profondo e io cammino un’ora, nell’aria che sa di abeti e di sole caldo, pensando che sono fortunata a vivere in una terra tanto bella. Sono le 11 del mattino e tra meno di due ore comincerà la 37esima edizione del tradizionale concerto di Ferragosto, nato da un’idea del Maestro Giovanni Mosca e affidato fin dalle origini all’Orchestra Bartolomeo Bruni – città di Cuneo. Quest’anno per la prima volta salirà sul podio il giovane Maestro Andrea Oddone, la cui scelta di programma ha già suscitato commenti accesi tra i partecipanti. Certo, forse gli amanti del bel canto e delle arie d’opera si sono trovati un po’ spiazzati, ma personalmente trovo azzeccato il repertorio, vario, dinamico, adatto a orecchie di qualsiasi background ma al tempo stesso culturalmente interessante.
Verdi, Beethoven, il Quarto Movimento dalla Sinfonia n.9 ‘’Dal Nuovo Mondo’’ di Antonín Dvořák, che peraltro ricordiamo anche come compositore dei Biblické Písnĕ – opus 99 (Canti biblici), simbolo del dialogo tra storia ceca ed ebraica, un’opera davvero originale per cui utilizza la versione della Bibbia di Kralice. E ancora Farandole di Bizet, la strepitosa “Cuban Ouverture” di George Gershwin e un’opera assai poco conosciuta: il trittico sinfonico “Al Piemonte” di Carlo Alberto Pizzini, compositore romano che inviato nel 1941 a lavorare per l’EIAR di Torino imparò a conoscere e ad amare la città, la bellezza del paesaggio e della natura e l’alacre lavoro della FIAT simbolo della rivoluzione industriale di quegli anni.
Il concerto all’Alpe Gavo Bracco, seguito da 15.000 persone e trasmesso in diretta nazionale RAI, si chiude con la Cavalleria Leggera di Franz Von Suppé, nome d’arte per Francesco Ezechiele Ermenegildo, nato a Spalato e morto a Vienna, bambino prodigio e compositore prolifico. Trascorse la maggior parte della sua vita in Italia dove ebbe modo di creare il proprio bagaglio sonoro, andando ad ascoltare le opere di Rossini, Donizetti e Verdi.
E mentre la gente batte ritmicamente le mani su questa ouverture (e qualcuno dice: è come la Marcia di Radetzky al concerto di Capodanno di Vienna!) a me torna in mente un testo letto tempo fa, in cui un grande del klezmer, Dave Tarras, raccontava che ogni orchestrina klezmer degna di questo nome nei primi decenni del ‘900 aveva in repertorio bulgar, freylekh, doine e composizioni di Franz Von Suppé. Sorrido, al pensiero di quanto sia distante l’anima klezmer dalla quadratura del ritmo che sento intorno a me, ma è pur vero che la musica spesso riesce a fare quel che la mente non può teorizzare e poi, tutto sommato, nell’abbraccio delle Alpi e nella magia della natura, anche questa “simil marcia di Radetzky” in versione estiva, sembra più leggera e a ben sentire ha qualcosa dello spirito nomade e divertente del klezmer delle vecchie kapelye.

Consiglio d’ascolto: https://www.youtube.com/watch?v=lqF7qFGXDP0

Maria Teresa Milano

(17 agosto 2017)