Ticketless – VNTNV

alberto cavaglion«Lo vedi, si legge da destra a sinistra e da sinistra a destra: vuol dire che tutti possono dare e tutti possono restituire». Così, la memoria del Bund, il partito socialista ebraico, riaffiora nel personaggio di Se non ora, quando?, che con un pezzo di carbone scrive nell’intonaco bianco cinque grosse lettere: VNTNV. Un palindromo ebraico perfetto. V’natnu. Ed essi restituiranno. Il palindromo socialista resuscitato da Primo Levi mi è tornato in mente quando ho accettato di prendere parte alla giornata di studio in memoria di Styra Campos, che si è svolta giovedì scorso al Museo Ebraico di Bologna. Giustizia sociale e filantropia sono stati due temi forti dell’ebraismo secolarizzato di fine Ottocento: uno di quei terreni d’azione nel quale è possibile rinvenire ciò che lo storico inglese Trevor Ropper ha definito il moral deposit of faith, il residuo morale della fede dei Padri. La mia breve testimonianza ruotava intorno all’esperienza dell’Umanitaria, l’associazione sorta a Milano nel finire del XIX secolo. Il paradigma-Umanitaria è un capitolo centrale della storia degli ebrei socialisti, una linea sottile che tiene uniti a quelle sale personaggi come Sabatino Lopez, Riccardo Bauer, Guido Lodovico Luzzatto, Arturo Colombo. Nella grande sala dell’Umanitaria come dimenticare le prime trasmissioni della fortunata rubrica «Milano, Italia» di Gad Lerner? Nel salotto buono del socialismo , in Galleria a Milano, Mussolini aveva invano cercato di essere accettato e il fatto di essere stato invece respinto (da Claudio Treves, ma anche dalla Kuliscioff) è stato non a torto indicato come uno dei primi bacilli dell’antisemitismo del Duce. C’è solo da lamentare che i fiorenti studi attuali sull’antisemitismo del Duce se ne siano dimenticati e gli altrettanto fiorenti studi sull’Ottocento ebraico-lombardo abbiano trascurato il padre fondatore dell’Umanitaria, il mantovano Prospero Moisé Loria. Fortunato mercante, dopo mezzo secolo trascorso al Cairo, una vita degna di un romanzo, ritornò a Milano e con il suo ingente lascito testamentario nel 1892 rese possibile la realizzazione di questa grandiosa opera di assistenza ai bisognosi, prova provata della validità del palindromo filantropico. VNTNV.

Alberto Cavaglion