JCiak – Ritorno a Entebbe

La scommessa è ambiziosa. 7 Days in Entebbe di Jose Padilha (Gli squadroni della morte, Narcos) promette di portare al cinema una delle operazioni più celebri della storia recente, già al centro di altri film, con uno sguardo nuovo. Nelle sale a primavera il lavoro, in cui Rosamund Pike e Daniel Brühl interpretano due terroristi e il magnifico Lior Ashkenazi è Itzhak Rabin, torna al drammatico dirottamento del volo Air France proveniente da Israele sequestrato il 27 giugno del 1976 da quattro terroristi con a bordo 248 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. L’aereo fu costretto ad atterrare a Entebbe (Uganda) dove i passeggeri ebrei e israeliani, isolati dagli altri, furono minacciati di morte se il governo israeliano non avesse accolto le richieste dei terroristi. La liberazione arrivò una settimana dopo, per mano di un commando israeliano guidato da Jonathan Nethanyahu, fratello dell’attuale primo ministro, che perse la vita nell’operazione insieme ai terroristi e a tre ostaggi.
7 Days in Entebbe segue le parti in gioco – terroristi (due del Fronte di liberazione della Palestina e due legati alla banda Bader Meinhof), gli ostaggi, l’equipaggio che rifiutò di essere liberato insieme agli altri francesi, il Primo ministro israeliano Rabin e il futuro ministro Shimon Peres – nelle ore angosciose in cui si dovette decidere se dare il via a un negoziato o lanciare il raid. È una corsa contro il tempo dove la posta in gioco è altissima, che tiene avvinto lo spettatore malgrado il finale sia già risaputo.
Il regista Jose Padilha, vincitore dell’Orso d’oro a Berlino nel 2007 con Gli squadroni della morte e regista del notevole Narcos incentrato sulla figura di Pablo Escobar, the King of Cocaine, ha già dimostrato di saper maneggiare con perizia materiali scottanti dosando senza esagerazioni la suspense.
La vicenda di Entebbe è perfetta per le sue corde anche se, come dimostrano i tentativi precedenti, la storia è di suo drammaticamente così ricca che il rischio di sbilanciarsi è sempre presente. Non a caso i due film per la televisione girati a ridosso dell’evento, La lunga notte di Entebbe (1976) di Marvin J. Chomsky con Kirk Douglas e Burt Lancaster e I leoni della guerra (1977) di Irvin Keshner con Charles Bronson si sono concentrati sulla spettacolarità dell’azione più che esplorare la psicologia dei personaggi. Sceglie la formula dell’action movie anche La notte dei falchi, noto anche come Entebbe – Operazione Thunderbolt (1977) di Menahem Golan con Yehoram Gaon, Klaus Kinsky e Gila Almagor aggiungendovi un tocco mélo e una certa retorica che oggi suona datata.
Resta da vedere come 7 Days in Entebbe si affrancherà da queste tentazioni e farà i conti con i quarant’anni trascorsi da allora. Ai più giovani quel dirottamento aereo sembrerà uscito da un libro di storia ma le tensioni che l’ha generato sono oggi ancora più incandescenti. Il raid di Entebbe ha forgiato le nostre coscienze e il nostro orgoglio ma, come ogni giorno ci mostrano altre atroci forme di terrorismo, il passato non è affatto passato.

Daniela Gross