Storie – Il cardinale Giusto

MarioAvaglianoIl clero di Genova fu vicino agli ebrei durante gli anni della persecuzione. Lo racconta un libro intitolato “Giusto tra le nazioni Pietro Boetto arcivescovo di Genova”, a cura della redazione del settimanale “Il Cittadino”, con il contributo della sezione ligure dell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana).
La figura centrale del libro è quella di Boetto, nato a Vigone (Torino) nel 1871 e approdato a Genova l’8 maggio del 1938, alla vigilia delle leggi razziali. Pochi mesi dopo cominciarono ad arrivare a Genova numerosi ebrei con la speranza di poter fuggire nelle Americhe o in Palestina. A più di una persona il cardinale pagò il viaggio, si legge nella pubblicazione. Boetto non solo aprì le porte dell’arcivescovado agli ebrei genovesi e non e ai perseguitati politici, ma accolse nel seminario anche poveri e quanti altri avevano bisogno, tanto è vero che per l’opera incessante svolta in favore della città e per il ruolo attivo avuto nella resa delle truppe tedesche, il comune di Genova gli attribuì il titolo di “Defensor Civitatis”.
Proprio per la sua azione in difesa degli ebrei, lo scorso anno la commissione per la designazione dei Giusti dello Yad Vashem, l’ente nazionale per la memoria della Shoah di Israele a Gerusalemme, ha conferito a Boetto il riconoscimento di “Giusto fra le Nazioni”.
Boetto non è il solo esponente del clero genovese ad aver avuto questo riconoscimento. Il libro ricorda le attività di altri tre sacerdoti genovesi che hanno ricevuto tale onorificenza: Francesco Repetto, Carlo Salvi ed Emanuele Levrero.

Mario Avagliano