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20 marzo 2015 - 29 Adar 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Domani nostra figlia Nogah Miriam היו, che Dio la protegga e benedica sempre, celebrerà il suo bat mitzva leggendo la Torah. Il lettore distratto sappia che non ha sbagliato a leggere è non è neanche  in presenza di rivoluzioni o riforme. Nostra figlia come molte altre ragazze ortodosse guiderà una lettura pubblica di Torah all'interno di un gruppo di preghiera al femminile nella cornice della Sinagoga Italiana di Gerusalemme.  Un momento celebrativo che cammina con la consapevolezza dei tempi, nutrendosi di evoluzioni e non causando rivoluzioni.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Sono certo che una delle trasmissioni radiofoniche che verranno coinvolte nella riforma della Rai sarà il breve appuntamento serale in onda la sera su Rai1 e intitolato “Ascolta, si fa sera”. Si tratta di tre minuti e mezzo (una volta erano cinque) in cui si alternano quattro preti cattolici, un pastore evangelico e un rabbino a proporre riflessioni sul presente prendendo le mosse da una prospettiva religiosa. È dal 1970 che ogni settimana un rabbino ha la possibilità di rivolgersi a un pubblico molto ampio e diverso da quello ristretto delle piccole comunità ebraiche. Negli anni si sono alternate voci storiche; molte delle trasmissioni sono archiviate e dal 2011 ascoltabili in rete.
 
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Netanyahu e i palestinesi
No a uno Stato palestinese. Anzi sì, ma non a queste condizioni. Dopo la vittoriosa elezione di martedì scorso, il primo ministro Benjamin Netanyahu sceglie un emittente americana per la sua prima intervista post elettorale. E il messaggio è diretto al presidente Usa Barack Obama: “Non sono a favore di un unico Stato, continuo a sostenere i due Stati e non mi sono rimangiato il discorso di Bar Ilan ma affinché ciò possa avvenire le condizioni devono mutare”, le parole del premier, riportate da Maurizio Molinari su La Stampa, e dirette a Washington. Un significativo passo indietro rispetto alle parole pronunciate da Netanyahu in campagna elettorale: “con me premier non vi sarà mai uno Stato Palestinese”. All'interno del suo governo, spiega Molinari, sono in molti però a pensarla così e il premier – una volta formato il nuovo esecutivo – dovrà riuscire a mediare con i falchi della sua maggioranza per non perdere il sostegno Usa. Intanto Washington sta preparando le contromisure diplomatiche contro la versione di Netanyahu più radicale (quella elettorale del no alla soluzione dei due Stati, rifiuto considerato un errore da Thomas Friedman del New York Times, oggi su Repubblica): nelle scorse ore la Casa Bianca ha minacciato di votare il riconoscimento dello Stato palestinese all'Onu (La Stampa).

Tensioni Usa-Israele, chance per i palestinesi. “Il capo dei negoziatori palestinesi, Saeb Erakat, è già pronto a sfruttare la nuova situazione, intensificando la sua attività diplomatica in sede Onu”, così Federico Rampini su Repubblica spiega come il gelo tra Obama e Netanyahu potrebbe favorire i palestinesi in campo internazionale, con Israele che rischia di non trovare più l'appoggio americano al Consiglio di Sicurezza Onu per evitare che passi la risoluzione, promossa dai paesi arabi, “che chiedeva il ritiro di Israele dalla Cisgiordania entro tre anni”. E mentre riprende il gioco diplomatico tra americani, israeliani e palestinesi, in Israele la sinistra mastica amaro: “La nostra speranza infranta”, il titolo dell'editoriale dello scrittore israeliano A.B. Yehoshua su La Stampa.
 
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  davar
QUI TRIESTE – IL PROGETTO UCEI-SSLMIT
“Le lingue e le identità. Insieme
per costruire un futuro migliore”

“Non è un caso se proprio in questo luogo dove avvenne la prima azione di squadrismo organizzato per negare la società plurale e i diritti delle minoranze, si tiene oggi un confronto di alto significato, si gettano le basi di un lavoro utile a difendere l’Europa delle identità e delle democrazie”.
C’è attesa e curiosità nell’aria, fra gli studenti della Scuola superiore traduttori e interpreti dell’Università di Trieste (la più prestigiosa in Italia e la prima nella classifica del Censis che valuta la qualità della formazione accademica), mentre il direttore della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Guido Vitale, sale, accompagnato da colleghi giornalisti e docenti, la grande scala del Balkan di Trieste. A pochi giorni dall’approvazione unanime da parte del Consiglio accademico della convenzione che segna l’ingresso dell’organizzazione dell’ebraismo italiano nel novero delle oltre 600 prestigiose istituzioni italiane e internazionali accreditate a gestire esperienze di formazione e di tirocinio per i traduttori e gli interpreti di domani.
“Qui dove quasi un secolo fa le fiamme appiccate dal primo squadrismo fascista divoravano vite, culture e speranze, aprendo la strada a tutti gli orrori e a tutte le sofferenze che seguirono – ha detto il giornalista – oggi si studia per mettere in contatto i linguaggi del mondo. Dalla vostra scuola prestigiosa esce oltre la metà dei traduttori e degli interpreti italiani accreditati dalle organizzazioni internazionali. Nella vostra scuola si entra superando una selezione durissima e in molti casi la relazione fra candidati e ammessi tocca il rapporto dieci a uno. Oggi qui si apre l’opportunità di costruire una collaborazione utile ai giornali dell’ebraismo italiano realizzati da questa redazione, e in particolare al progetto plurilingue di Pagine Ebraiche International Edition, utile all’ebraismo italiano, ma necessaria anche e soprattutto alla società e alla democrazia, che nella cultura delle differenze, del pluralismo, della valorizzazione delle diversità possono trovare le uniche difese efficaci e l’unica strada praticabile per costruire assieme un futuro migliore”.
Moltissime le domande, in questa prima presa di contatto con gli studenti, per conoscere più da vicino il lavoro della redazione giornalistica e le opportunità di formazione, ma anche la storia e i valori testimoniati da oltre due millenni dagli ebrei italiani.

a.t. twitter @atrevesmoked

 

qui trieste
Balkan, brace d'Europa
Non conosco luogo migliore, per abbracciare l’Europa, della terrazza in cima al vecchio Hotel Balkan di Trieste. Dal tetto dell’edificio che le etnie slave del litorale vollero come primo centro culturale, sociale ed economico d’Europa e fecero realizzare da maestri dell’architettura viennese e della Secessione come Max Fabiani e Kolo Moser, si capisce come non sia una coincidenza se oggi lì ha casa la fucina di tutti i linguaggi e di ogni loro possibile trasposizione, la sede della scuola traduttori e interpreti dell’Università giuliana, il primo e più prestigioso centro accademico del settore. E non è forse un caso nemmeno che proprio la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane si sia data appuntamento sulla terrazza del Balkan per definire la convenzione che vedrà la collaborazione con la prestigiosa scuola universitaria, in appoggio al nostro notiziario internazionale Pagine Ebraiche International Edition. Da lassù si comprende meglio il grande scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor quando afferma che la Storia si dà abitualmente appuntamento in questa piazza di scarso pregio architettonico. Lì hanno preso corpo l’Irredentismo, i nazionalismi, il fascismo, l’antifascismo, la Resistenza, le deportazioni, la Liberazione, la Cortina di ferro, la Guerra fredda, la speranza della nuova Europa. Lì, a pochi passi dall’immenso rosone della sinagoga, il Consiglio della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia sventola oggi la bandiera del Patriarcato di Aquileia e proclama il proprio nome declinando le quattro radici cardinali, le quattro lingue, latine, ladine, germaniche e slave parlate dalle proprie genti.
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Israele
Netanyahu, alleati da esaudire
Formare il più presto possibile un governo. È l'obiettivo del presidente di Israele Reuven Rivlin che domenica inizierà le consultazioni politiche per la formazione del nuovo esecutivo, iniziando dal partito vincitore, il Likud e il suo leader Benjamin Netanyahu. Con tutta probabilità Netanyahu, oltre a proseguire il suo mandato a capo del governo, riunirà attorno a sé una coalizione formata dai partiti di destra Habayt Hayehudì e Israel Beitenu assieme ai religiosi Shas e Yahadut HaTorah a cui dovrebbe aggiungersi Moshe Kahlon e il suo Kulanu (una destra più moderata rispetto agli altri partiti). Dopo aver lanciato un messaggio più o meno distensivo agli americani, Netanyahu sta lavorando ora a trovare un equilibrio tra le varie anime della sua possibile maggioranza. E soprattutto, dare a ciascuno un posto da ricoprire, in particolare a Kahlon, e ai leader di Habayt Hayehudì e Israel Beitenu, Naftli Bennet e Avigdor Lieberman. Hanno tutti grandi aspettative.
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qui torino
Un fermo No al terrorismo
Torino contro il terrorismo. Questo lo striscione appeso al balcone di Palazzo di Città, davanti al quale nella serata di ieri si è svolta una manifestazione di solidarietà fortemente voluta dal sindaco del capoluogo piemontese, Piero Fassino, nei confronti delle vittime dell’attentato di Tunisi. La piazza di fronte alla sede del Consiglio Comunale era gremita di persone, di bandiere, di fiaccole. Il primo pensiero va alle ventidue vittime, va ai quattro italiani che hanno perso la vita: alcuni erano dipendenti comunali della città. Attorno a Fassino tante autorità, a cominciare dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, sindaci dei comuni piemontesi e italiani, Consiglieri regionali, esponenti della comunità tunisina di Torino, membri dei sindacati. E con loro molti esponenti della Comunità ebraica, a cominciare dal rabbino capo di Torino Ariel Di Porto, dal presidente uscente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre che ha appena passato il testimone al nuovo presidente Dario Disegni e dalla Consigliera Alda Guastalla.
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qui roma
Uno spazio per la convivenza
Tra vecchie e nuove esclusioni, nel grande calderone della convivenza tra culture differenti, il Ghetto di Roma può rappresentare un caso di studio. È partito da questo assioma il convegno organizzato nella giornata di ieri dal Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici della Pontificia Università Gregoriana insieme al Centro di ricerca sull’educazione interculturale e la formazione allo sviluppo dell’Università di Roma. Chiamati a dare un contributo Anna Foa, Angela Groppi, Carlo Felice Casula, Marco Catarci e Massimo Gargiulo. Ad aprire i lavori gli interventi di padre Philipp G. Renczes, direttore del Centro Cardinal Bea, e di Massimiliano Fioucci, direttore del centro di Roma Tre.
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pilpul
Danni irreparabili
La violenza paga. Spesso vorremmo illuderci che non sia così, e che, anzi, di fronte a crimini efferati ci sarà un risveglio, una presa di coscienza collettiva, e che tutti si uniranno, anche superando barriere ideologiche profonde, per esprimere il loro rifiuto. In effetti questo quasi sempre accade, ma non impedisce che i criminali abbiano raggiunto almeno in parte i propri scopi, per quanto tutti concordino nel giudicarli repellenti: certo nei prossimi tempi il numero di turisti in Tunisia calerà drasticamente, certo gli ebrei europei sono spaventati e molti hanno preso in considerazione l’ipotesi di emigrare. È proprio quello che i terroristi volevano.


Anna Segre, insegnante
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Mehoz Hatzafon
Forse non molti sanno, almeno tra i detrattori del sionismo, che il Distretto Nord (Mehoz Hatzafon) dello Stato d'Israele è abitato in maggioranza da cittadini arabo-israeliani. Nazareth è la capitale del Mehoz Hatzafon, divisa da una popolazione araba per il 70% musulmana e per il 30% cristiana. È interessante la ragione principale della sua omogeneità araba: nella guerra arabo-israeliana del 1948, Benjamin Dunkelman, un ebreo canadese, comandante di una propria brigata nell'IDF, firmò un accordo con l'amministrazione di Nazareth per mettere fine alle reciproche ostilità. Dopo l'accordo, Ben Dunkelman, ricevette ugualmente la direttiva dal capo di stato maggiore dell'IDF Haim Leskov, di evacuare la popolazione della cittadina. Egli, nel rispetto della parola data, rifiutò caparbiamente l'ordine di Leskov.

Francesco Moises Bassano, studente
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Capodanni
Quest’anno il 21 marzo e il 1° Nissan coincidono. Inizia per tutti la primavera e con questa, un nuovo anno.
In Iran, Azerbaigian, Afghanitan, Albania, Georgia, in vari paesi dell’Asia centrale come il Turkmenistan, il Tagikistan, l’Uzbekistan, il Kirghizistan e il Kazakistan e presso le comunità iraniane in Iraq, Pakistan, Turchia e in molti altri paesi ricorre oggi Norouz, la festa sacra zoroastriana che celebra il nuovo anno, sempre in concomitanza con l’equinozio di primavera.  Il 1° Nissan è il primo Capodanno di cui trattano i maestri della Mishnà. Chissà che questa coincidenza, tra tanta tensione, non sia di buon augurio
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Ilana Bahbout





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