Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Domani
nostra figlia Nogah Miriam היו, che Dio la protegga e benedica sempre,
celebrerà il suo bat mitzva leggendo la Torah. Il lettore distratto
sappia che non ha sbagliato a leggere è non è neanche in presenza
di rivoluzioni o riforme. Nostra figlia come molte altre ragazze
ortodosse guiderà una lettura pubblica di Torah all'interno di un
gruppo di preghiera al femminile nella cornice della Sinagoga Italiana
di Gerusalemme. Un momento celebrativo che cammina con la
consapevolezza dei tempi, nutrendosi di evoluzioni e non causando
rivoluzioni.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Sono
certo che una delle trasmissioni radiofoniche che verranno coinvolte
nella riforma della Rai sarà il breve appuntamento serale in onda la
sera su Rai1 e intitolato “Ascolta, si fa sera”. Si tratta di tre
minuti e mezzo (una volta erano cinque) in cui si alternano quattro
preti cattolici, un pastore evangelico e un rabbino a proporre
riflessioni sul presente prendendo le mosse da una prospettiva
religiosa. È dal 1970 che ogni settimana un rabbino ha la possibilità
di rivolgersi a un pubblico molto ampio e diverso da quello ristretto
delle piccole comunità ebraiche. Negli anni si sono alternate voci
storiche; molte delle trasmissioni sono archiviate e dal 2011
ascoltabili in rete.
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Netanyahu e i palestinesi |
No
a uno Stato palestinese. Anzi sì, ma non a queste condizioni. Dopo la
vittoriosa elezione di martedì scorso, il primo ministro Benjamin
Netanyahu sceglie un emittente americana per la sua prima intervista
post elettorale. E il messaggio è diretto al presidente Usa Barack
Obama: “Non sono a favore di un unico Stato, continuo a sostenere i due
Stati e non mi sono rimangiato il discorso di Bar Ilan ma affinché ciò
possa avvenire le condizioni devono mutare”, le parole del premier,
riportate da Maurizio Molinari su La Stampa, e dirette a Washington. Un
significativo passo indietro rispetto alle parole pronunciate da
Netanyahu in campagna elettorale: “con me premier non vi sarà mai uno
Stato Palestinese”. All'interno del suo governo, spiega Molinari, sono
in molti però a pensarla così e il premier – una volta formato il nuovo
esecutivo – dovrà riuscire a mediare con i falchi della sua maggioranza
per non perdere il sostegno Usa. Intanto Washington sta preparando le
contromisure diplomatiche contro la versione di Netanyahu più radicale
(quella elettorale del no alla soluzione dei due Stati, rifiuto
considerato un errore da Thomas Friedman del New York Times, oggi su
Repubblica): nelle scorse ore la Casa Bianca ha minacciato di votare il
riconoscimento dello Stato palestinese all'Onu (La Stampa).
Tensioni Usa-Israele, chance per i palestinesi. “Il capo dei
negoziatori palestinesi, Saeb Erakat, è già pronto a sfruttare la nuova
situazione, intensificando la sua attività diplomatica in sede Onu”,
così Federico Rampini su Repubblica spiega come il gelo tra Obama e
Netanyahu potrebbe favorire i palestinesi in campo internazionale, con
Israele che rischia di non trovare più l'appoggio americano al
Consiglio di Sicurezza Onu per evitare che passi la risoluzione,
promossa dai paesi arabi, “che chiedeva il ritiro di Israele dalla
Cisgiordania entro tre anni”. E mentre riprende il gioco diplomatico
tra americani, israeliani e palestinesi, in Israele la sinistra mastica
amaro: “La nostra speranza infranta”, il titolo dell'editoriale dello
scrittore israeliano A.B. Yehoshua su La Stampa.
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QUI TRIESTE – IL PROGETTO UCEI-SSLMIT
“Le lingue e le identità. Insieme
per costruire un futuro migliore”
“Non
è un caso se proprio in questo luogo dove avvenne la prima azione di
squadrismo organizzato per negare la società plurale e i diritti delle
minoranze, si tiene oggi un confronto di alto significato, si gettano
le basi di un lavoro utile a difendere l’Europa delle identità e delle
democrazie”.
C’è attesa e curiosità nell’aria, fra gli studenti della Scuola
superiore traduttori e interpreti dell’Università di Trieste (la più
prestigiosa in Italia e la prima nella classifica del Censis che valuta
la qualità della formazione accademica), mentre il direttore della
redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane,
Guido Vitale, sale, accompagnato da colleghi giornalisti e docenti, la
grande scala del Balkan di Trieste. A pochi giorni dall’approvazione
unanime da parte del Consiglio accademico della convenzione che segna
l’ingresso dell’organizzazione dell’ebraismo italiano nel novero delle
oltre 600 prestigiose istituzioni italiane e internazionali accreditate
a gestire esperienze di formazione e di tirocinio per i traduttori e
gli interpreti di domani.
“Qui dove quasi un secolo fa le fiamme appiccate dal primo squadrismo
fascista divoravano vite, culture e speranze, aprendo la strada a tutti
gli orrori e a tutte le sofferenze che seguirono – ha detto il
giornalista – oggi si studia per mettere in contatto i linguaggi del
mondo. Dalla vostra scuola prestigiosa esce oltre la metà dei
traduttori e degli interpreti italiani accreditati dalle organizzazioni
internazionali. Nella vostra scuola si entra superando una selezione
durissima e in molti casi la relazione fra candidati e ammessi tocca il
rapporto dieci a uno. Oggi qui si apre l’opportunità di costruire una
collaborazione utile ai giornali dell’ebraismo italiano realizzati da
questa redazione, e in particolare al progetto plurilingue di Pagine
Ebraiche International Edition, utile all’ebraismo italiano, ma
necessaria anche e soprattutto alla società e alla democrazia, che
nella cultura delle differenze, del pluralismo, della valorizzazione
delle diversità possono trovare le uniche difese efficaci e l’unica
strada praticabile per costruire assieme un futuro migliore”.
Moltissime le domande, in questa prima presa di contatto con gli
studenti, per conoscere più da vicino il lavoro della redazione
giornalistica e le opportunità di formazione, ma anche la storia e i
valori testimoniati da oltre due millenni dagli ebrei italiani.
a.t. twitter @atrevesmoked
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qui trieste
Balkan, brace d'Europa
Non
conosco luogo migliore, per abbracciare l’Europa, della terrazza in
cima al vecchio Hotel Balkan di Trieste. Dal tetto dell’edificio che le
etnie slave del litorale vollero come primo centro culturale, sociale
ed economico d’Europa e fecero realizzare da maestri dell’architettura
viennese e della Secessione come Max Fabiani e Kolo Moser, si capisce
come non sia una coincidenza se oggi lì ha casa la fucina di tutti i
linguaggi e di ogni loro possibile trasposizione, la sede della scuola
traduttori e interpreti dell’Università giuliana, il primo e più
prestigioso centro accademico del settore. E non è forse un caso
nemmeno che proprio la redazione giornalistica dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane si sia data appuntamento sulla terrazza del
Balkan per definire la convenzione che vedrà la collaborazione con la
prestigiosa scuola universitaria, in appoggio al nostro notiziario
internazionale Pagine Ebraiche International Edition. Da lassù si
comprende meglio il grande scrittore triestino di lingua slovena Boris
Pahor quando afferma che la Storia si dà abitualmente appuntamento in
questa piazza di scarso pregio architettonico. Lì hanno preso corpo
l’Irredentismo, i nazionalismi, il fascismo, l’antifascismo, la
Resistenza, le deportazioni, la Liberazione, la Cortina di ferro, la
Guerra fredda, la speranza della nuova Europa. Lì, a pochi passi
dall’immenso rosone della sinagoga, il Consiglio della Regione autonoma
Friuli Venezia Giulia sventola oggi la bandiera del Patriarcato di
Aquileia e proclama il proprio nome declinando le quattro radici
cardinali, le quattro lingue, latine, ladine, germaniche e slave
parlate dalle proprie genti. Leggi
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Israele
Netanyahu, alleati da esaudire
Formare
il più presto possibile un governo. È l'obiettivo del presidente di
Israele Reuven Rivlin che domenica inizierà le consultazioni politiche
per la formazione del nuovo esecutivo, iniziando dal partito vincitore,
il Likud e il suo leader Benjamin Netanyahu. Con tutta probabilità
Netanyahu, oltre a proseguire il suo mandato a capo del governo,
riunirà attorno a sé una coalizione formata dai partiti di destra
Habayt Hayehudì e Israel Beitenu assieme ai religiosi Shas e Yahadut
HaTorah a cui dovrebbe aggiungersi Moshe Kahlon e il suo Kulanu (una
destra più moderata rispetto agli altri partiti). Dopo aver lanciato un
messaggio più o meno distensivo agli americani, Netanyahu sta lavorando
ora a trovare un equilibrio tra le varie anime della sua possibile
maggioranza. E soprattutto, dare a ciascuno un posto da ricoprire, in
particolare a Kahlon, e ai leader di Habayt Hayehudì e Israel Beitenu,
Naftli Bennet e Avigdor Lieberman. Hanno tutti grandi aspettative.
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qui torino
Un fermo No al terrorismo
Torino
contro il terrorismo. Questo lo striscione appeso al balcone di Palazzo
di Città, davanti al quale nella serata di ieri si è svolta una
manifestazione di solidarietà fortemente voluta dal sindaco del
capoluogo piemontese, Piero Fassino, nei confronti delle vittime
dell’attentato di Tunisi. La piazza di fronte alla sede del Consiglio
Comunale era gremita di persone, di bandiere, di fiaccole. Il primo
pensiero va alle ventidue vittime, va ai quattro italiani che hanno
perso la vita: alcuni erano dipendenti comunali della città. Attorno a
Fassino tante autorità, a cominciare dal presidente della Regione
Piemonte, Sergio Chiamparino, sindaci dei comuni piemontesi e italiani,
Consiglieri regionali, esponenti della comunità tunisina di Torino,
membri dei sindacati. E con loro molti esponenti della Comunità
ebraica, a cominciare dal rabbino capo di Torino Ariel Di Porto, dal
presidente uscente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre che ha
appena passato il testimone al nuovo presidente Dario Disegni e dalla
Consigliera Alda Guastalla.
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Danni irreparabili |
La
violenza paga. Spesso vorremmo illuderci che non sia così, e che, anzi,
di fronte a crimini efferati ci sarà un risveglio, una presa di
coscienza collettiva, e che tutti si uniranno, anche superando barriere
ideologiche profonde, per esprimere il loro rifiuto. In effetti questo
quasi sempre accade, ma non impedisce che i criminali abbiano raggiunto
almeno in parte i propri scopi, per quanto tutti concordino nel
giudicarli repellenti: certo nei prossimi tempi il numero di turisti in
Tunisia calerà drasticamente, certo gli ebrei europei sono spaventati e
molti hanno preso in considerazione l’ipotesi di emigrare. È proprio
quello che i terroristi volevano.
Anna Segre, insegnante
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Mehoz Hatzafon |
Forse
non molti sanno, almeno tra i detrattori del sionismo, che il Distretto
Nord (Mehoz Hatzafon) dello Stato d'Israele è abitato in maggioranza da
cittadini arabo-israeliani. Nazareth è la capitale del Mehoz Hatzafon,
divisa da una popolazione araba per il 70% musulmana e per il 30%
cristiana. È interessante la ragione principale della sua omogeneità
araba: nella guerra arabo-israeliana del 1948, Benjamin Dunkelman, un
ebreo canadese, comandante di una propria brigata nell'IDF, firmò un
accordo con l'amministrazione di Nazareth per mettere fine alle
reciproche ostilità. Dopo l'accordo, Ben Dunkelman, ricevette
ugualmente la direttiva dal capo di stato maggiore dell'IDF Haim
Leskov, di evacuare la popolazione della cittadina. Egli, nel rispetto
della parola data, rifiutò caparbiamente l'ordine di Leskov.
Francesco Moises Bassano, studente
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Capodanni |
Quest’anno il 21 marzo e il 1° Nissan coincidono. Inizia per tutti la primavera e con questa, un nuovo anno.
In Iran, Azerbaigian, Afghanitan, Albania, Georgia, in vari paesi
dell’Asia centrale come il Turkmenistan, il Tagikistan, l’Uzbekistan,
il Kirghizistan e il Kazakistan e presso le comunità iraniane in Iraq,
Pakistan, Turchia e in molti altri paesi ricorre oggi Norouz, la festa
sacra zoroastriana che celebra il nuovo anno, sempre in concomitanza
con l’equinozio di primavera. Il 1° Nissan è il primo Capodanno
di cui trattano i maestri della Mishnà. Chissà che questa coincidenza,
tra tanta tensione, non sia di buon augurio.
Ilana Bahbout
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