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24 aprile 2014 - 24 Nissan 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
In apertura di questa Parashà, che ci invita ad essere “kedoshìm”, consacrati, dedicati a D.o attraverso un comportamento di consapevolezza e di distinzione, Rashì rileva che questa parte della Torà è stata data “be-haqhèl”, ossia in assemblea plenaria pubblica. La base testuale per quest’affermazione è chiara: la Parashà si apre dichiaratamente con l’espressione “Parla a tutta la congrega dei figli d’Israele e di’ loro......”; ma ciò che più importa non è qui la base testuale, bensì ciò che le parole di Rashì vogliono insegnarci. In altri termini, perché è così importante sapere che questi precetti sono stati dati in assemblea plenaria?
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
Di fronte alle grottesche provocazioni del grillo urlante, è importante dare rilievo e riconoscimento a chi invece in Italia lavora seriamente a favore di una capillare presa di coscienza sui temi della memoria. Un esempio benemerito, già ricordato su questa pagina, è rappresentato da UIL Scuola, oggi coordinata da Noemi Ranieri, che cerca di avvicinare una vasta platea di insegnanti, e di promuovere una riflessione comune sulla Shoah, i suoi antecedenti e le sue conseguenze. Sempre nel rispetto dell'autonomia intellettuale del singolo. Abbiamo svolto diversi seminari e discussioni nella sede severa ma serena di Yad Vashem a Gerusalemme, seguiti da una libera rielaborazione da parte dei partecipanti sui concetti e i rischi del negazionismo. Abbiamo proseguito il dialogo a Roma con una riflessione sul tema dei Giusti.
 
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Temi e immagini
del pensiero ebraico
"Temi e immagini del pensiero ebraico”. Questo il titolo del ciclo di incontri ospitato presso la nuova sede della Biblioteca Universitaria di Genova, l’ex Hotel Colombia (luogo storico della città, che ospitò e fece cantare grandi nomi tra cui anche i Beatles). L'iniziativa è organizzata da Laura Mincer (Università di Genova) da Alberto Rizzerio (Centro Culturale Primo Levi) e Ilana Bahbout (DEC-UCEI).
 
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Israele, pace al capolinea
Il giorno dopo l'accordo tra Hamas e Autorità nazionale palestinese, ci si chiede quale volto avranno ora i palestinesi, quale sarà il destino dei negoziati di pace e cosa faranno israeliani e, in seconda battuta, americani di fronte a quello che ha il sapore di uno strappo definitivo. Interrogativi e analisi che compaiono oggi sui maggiori quotidiani nazionali. Su La Stampa, Maurizio Molinari ricostruisce i termini dell'accordo tra le due fazioni palestinesi: entro cinque settimane, riporta il giornalista in merito, dovrebbe nascere un 'governo di unità nazionale' guidato da Abu Mazen o da Nasser al- Din al-Shaer, ex vicepremier di Hamas, mentre entro sei mesi si dovrebbero svolgere le elezioni per rinnovare parlamento e presidente. Condizionale d'obbligo perché, come spiega Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera, non è la prima volta che Hamas, gruppo terroristico che controlla la Striscia di Gaza, e l'Autorità nazionale palestinese, che gestisce la Cisgiordania, provano a riconciliarsi. Dopo sette anni di conflitto interno, con uccisioni, violenze e incarcerazioni, non è ancora chiaro quanto la stretta di mano di ieri tra i due contendenti sia solida. Per Israele è invece evidente la volontà di Abu Mazen di far saltare i colloqui di pace perché, “con i negoziati di pace ancora in corso – ha attaccato il premier israeliano Benjamin Netanyahu - Abu Mazen ha preferito la pace con Hamas a quella con Israele, ma non sono conciliabili. Chi sceglie Hamas, non vuole la pace”. L'ex ambasciatore israeliano Avi Pazner (Repubblica) e il politologo Yossi Klein Ha Levi (La Stampa) sono d'accordo con Netanyahu. “Con questa decisione – afferma Levi, riferendosi all'accordo Hamas-Anp – il processo di pace è morto”. E intanto le violenze continuano, con tre razzi Kassam lanciati dalla Striscia di Gaza contro il sud di Israele, preceduti da un attacco mirato dell'aviazione israeliana.   “Dobbiamo avere il coraggio di guardarci indietro senza paura e senza omissioni, perché un Paese che nasconde e teme la propria storia è un Paese senza futuro”. Così il presidente del Senato Piero Grasso è intervenuto sulla questione della pubblicazione di documenti, sino ad oggi riservati, legati alle stragi che hanno insanguinato la storia italiana. Tra cui quella del 9 ottobre 1982 al Tempio Maggiore di Roma, su cui il presidente della Comunità ebraica capitolina Riccardo Pacifici ha chiesto, come riporta il Corriere, di far cadere il segreto per poter avere chiarezza sull'attentato che costò la vita al piccolo Stefano Gaj Taché. 
Una multa di 25mila euro. Questa la decisione del giudice sportivo Gianpaolo Tosel per i cori antisemiti provenienti dalla Curva della Juventus, durante il match contro la Fiorentina dello scorso 9 marzo. “Gli accertamenti esperiti dalla Questura di Torino  - scrive Tosel - costituiscono fonte inoppugnabile di prova circa il fatto che, all'inizio della gara, alcuni sostenitori della società bianco-nera, collocati nel settore denominato "Curva Sud", abbiano indirizzato alla tifoseria avversaria un insultante coro di tenore antisemita” (Corriere dello Sport). “Ma i tre collaboratori della Procura non li hanno percepiti come tali – riporta la Gazzetta dello Sport - quindi non é discriminazione”.  Diverse le critiche piovute sulla decisione del giudice sportivo, giudicata troppo leggera a fronte della gravità del fatto, su cui vi era a disposizione della procura una prova audio ed era stata richiesta dallo stesso Tosel un supplemento di indagine. 
Milano, come tutta Italia, si prepara a veder sfilare per le sue strade il tradizionale corteo che celebra, il 25 aprile, la Liberazione dal nazifascismo. I festeggiamenti milanesi si aprono però con una polemica - datata nel tempo - dovuta alla manifestazione che si vorrebbe tenere la prossima settimana in memoria di Sergio Ramelli, simpatizzante del Msi ucciso il 29 aprile 1975. Lo scontro, esacerbato quest'anno dal danneggiamento della lapide in memoria di Ramelli, è tra gli organizzatori e le autorità cittadine, preoccupate che il corteo diventi una manifestazione di nostalgici neofascisti. La situazione appare tesa con minacce di scontri, provenienti da destra e sinistra. E intanto per il 29 è stata organizzata una contro manifestazione dal comitato “Milano 29 aprile: nazisti no grazie”.
“Sulla utilità sociale delle religioni”. È il titolo della riflessione di Corrado Augias che su Repubblica, rispondendo a un lettore, scrive “in molti paesi occidentali (Italia compresa) la religione influenza sempre meno i comportamenti degli individui; che in un paese culturalmente insufficiente come il nostro la tenuta sociale portata un tempo dalla religione non è stata rimpiazzata da una sufficiente educazione alla democrazia con i suoi diritti ma anche con i suoi doveri (devo dimostrarlo?)”. Sulla questione, Augias propone poi di aprire un dibattito: “si può volendo continuare a discuterne. Potrebbe essere utile”.
 
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  davar
25 aprile
Le insegne della Brigata Ebraica
in piazza per la Liberazione

Con il 25 aprile tornano in piazza anche le gloriose insegne della Brigata Ebraica, il corpo di alcune migliaia di volontari che dalla Palestina mandataria (il futuro Stato di Israele) raccolsero la chiamata al coraggio delle truppe alleate per liberare l'Europa dal nazifascismo. Sbarcati in Italia dopo una preparazione di alcuni mesi in Africa, i soldati della Brigata si resero protagonisti di numerose iniziative ad alto contenuto strategico tra cui lo sfondamento della Linea Gotica, l'ingresso in alcune località del Centro Italia, l'assistenza alle popolazioni colpite dalla guerra. Un impegno pagato al prezzo del sangue e ricordato ogni anno, con solennità, all'interno del cimitero di Piangipane (Ravenna) dove molti di quegli eroi oggi riposano.
Le insegne della Brigata saranno in prima fila nei grandi cortei in programma a Milano, Roma e nelle principali città italiane. In alcune località saranno inoltre esposti i gonfaloni delle diverse Comunità ebraiche di riferimento così da ricordare il grande contributo che questa minoranza seppe dare alla causa resistenziale.
La speranza è che gli indegni episodi di intolleranza verificatisi negli scorsi anni ad opera di una minoranza di attivisti non abbiano a ripetersi e che tutti, nessuno escluso, possano finalmente godere di un 25 aprile all'insegna dei valori e delle libertà comuni.
Relativamente a quanto accaduto lo scorso anno, quando la memoria della Brigata Ebraica era stata nuovamente offesa a Roma e in altre città, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna aveva denunciato il pregiudizio e la mancanza di consapevolezza storica da parte di chi aveva ideato tali iniziative e rivendicato l'importanza di essere a Piangipane “per contrastare le intolleranze” e “ripristinare la verità”. Una verità che è importante difendere domani come ogni giorno perché, spiega Gattegna, offendere la memoria della Brigata significa offendere il sacrificio di tutti coloro che, spesso a prezzo della propria vita, seppero trascinare l'Italia fuori dall'incubo della dittatura “per avviarla verso un orizzonte di libertà e democrazia”.
Su questo tema da segnalare anche l'intervento del consigliere UCEI e presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello che, in un lungo articolo che appare sull'Huffington Post, scrive: “Sarebbe giusto e bello se i contestatori (della Brigata Ebraica, ndr) rileggessero la storia, si informassero su ciò che è stato per evitare, di nuovo, un'offesa alla Resistenza”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

israele
Un patto debole ma pericoloso 
Questa mattina il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha riunito un consiglio di sicurezza per discutere sulla presunta riconciliazione tra Autorità nazionale palestinese e Hamas. Presunta perché sono in molti a dubitare che le due fazioni siano veramente arrivate a un accordo, dopo un sanguinoso conflitto interno, protrattosi per sette anni. Non ne sono convinti gli analisti del ministero degli Esteri israeliano che in un report presentato al premier Netanyahu parlano di un “accordo molto generico, deliberatamente ampio e ancora lontano dall'essere implementato”. Il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, preceduto ieri da Netanyahu, ha ribadito che Israele non siederà al tavolo dei negoziati, ormai seriamente a rischio, fino a che il leader dell'Anp Mahmud Abbas non sceglierà con chi stare: con la pace o con i terroristi di Hamas, spiega Lieberman. In questi polverone, gli analisti si chiedono cosa succederà se il patto dovesse reggere e intanto l'esercito israeliano si prepara davanti al pericolo di un'escalation di violenze.
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25 aprile
1945, la primavera della libertà
Il La primavera-estate del 1945 e il ritorno alla libertà. Sono appuntamenti sempre molto sentiti a Milano quelli in cui si ricorda la Liberazione dal nazifascismo, ogni anno celebrata in piazza da migliaia di persone. Quelle giornate, per alcuni, ebbero un sapore ancora più speciale: gli ebrei milanesi, che uscivano non soltanto dal buio della guerra, ma dall’incubo della persecuzione, delle leggi razziste, della deportazione, per ritrovare diritti e dignità. A condividere i loro ricordi sono per Pagine Ebraiche tre persone dalle storie diverse: Emanuele Cohenca, che durante la guerra rimase nascosto a Milano; Paola Sereni, che adolescente trovò rifugio in un paesino delle Marche, e poi trascorse l’inverno 1944-1945 a Roma prima di tornare nel capoluogo lombardo; Gustavo Latis, che riuscì a superare con il fratello la frontiera con la Svizzera e lì rimase fino alla Liberazione. Ma il rientro fu doloroso: suo cugino era infatti quel Giorgio Latis che fu uno degli ultimi partigiani uccisi negli scontri a Torino il 26 aprile, mentre la famiglia di Giorgio non fece mai ritorno da Auschwitz. Nei racconti, la gioia, l’emozione indicibile della consapevolezza di avercela fatta, traspaiono vibranti anche a tanti decenni di distanza, ma si sbiadiscono quando viene rievocata l’ansia per i propri cari di cui non si aveva notizia, e che in certi casi non sarebbero tornati. Fu in quei giorni, che si cominciò a prenderne atto.

(Nell’immagine, uno scatto risalente al 25 aprile 1945, in via Eupili con un soldato della brigata ebraica, pubblicata grazie all’accordo strategico fra Archivio fotografico della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea Milano e Archivio della redazione giornalistica UCEI)
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Rossella Tercatin
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qui venezia
I tesori del Ghetto al Belvedere
Si celebrerà nel 2016 il cinquecentesimo anniversario dalla Fondazione del Ghetto di Venezia. Nato come luogo di segregazione il Ghetto diventò – pur nella notevole avversità ambientale - un luogo di incontro di numerosi gruppi di ebrei di nazionalità diverse e una fondamentale risorsa per lo stimolo della cultura ebraica in tutto il mondo. In vista dell'importante anniversario l'organizzazione Venetian Heritage, in collaborazione con il Museo del Belvedere di Vienna, ha deciso di promuovere una mostra dedicata al restauro di alcuni preziosi oggetti liturgici ebraici veneziani di proprietà della Comunità ebraica che sono stati restaurati dall'organizzazione stessa con il supporto della maison Vhernier. 
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ucraina 
Rapito un reporter israeliano 
“In Ucraina non c’è posto per l’antisemitismo”. Sono passate meno di 48 ore dalle dure affermazioni del vicepresidente americano Joe Biden e le notizie allarmanti dalla regione si moltiplicano. Dopo i volantini che chiedevano la registrazione degli ebrei, distribuiti da uomini incappucciati all’ingresso di una sinagoga di Donetsk (tra le città nelle regioni dell’est che si sono proclamate indipendenti), ancora bombe incendiarie e vandalismo, fino al rapimento di un giovane giornalista dalla doppia cittadinanza israeliana e americana. Nato nell’ex Unione Sovietica, Simon Ostrovsky, 33 anni, si trovava da due mesi nella regione per realizzare un documentario sugli avvenimenti.
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pilpul
Setirot - Liberi
Agghiacciante, vergognosa vignetta postata da Magdi Cristiano Allam per la propria campagna elettorale. Si vede un volontario avvolto in una bandiera della Pace, vicino a diversi individui di varie nazionalità, tra questi anche una bimba. La scritta in alto recita: “Benvenuti in Italia”. Poi il dialogo in cui il volontario chiede alla piccola che si appresta a entrare nel nostro paese come si chiami. La risposta: “Ebola”. È di pochi giorni fa l'orrore della manovra 5Stelle su Auschwitz e Primo Levi.

Stefano Jesurum, giornalista
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Time out - Riconciliazioni
Ora che Hamas e Fatah hanno dato avvio alla riconciliazione siamo sicuri che non tarderà ad arrivare la voce di qualche intellettuale ebreo per la pace che ci ricorderà come anche questa scelta sia responsabilità del governo Netanyahu e delle destre israeliane. Così estremiste e così intransigenti di fronte alla possibilità di fare concessioni hanno spinto i docili e mansueti esponenti di Fatah tra le braccia dei terroristi di Hamas.

Daniel Funaro
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Ucraina - La salvezza nella notte
“È successo un grande miracolo” ha affermato l’emissario del Rebbe di Lubavitch e rabbino capo di Mykolaiv in Ucraina, Shalom Gotlib.
Sabato mattina alle ore 2:08, un uomo si è avvicinato alla sinagoga, ristrutturata l’anno scorso, e ha lanciato una bottiglia molotov contro la porta principale. L'aggressore ha proseguito lanciando poi un secondo e un terzo ordigno, che hanno colpito l’edificio, facendo salire le fiamme nella sinagoga, ma lasciando intatto il santuario
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Menachem Lazar, rabbino
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In visita con i neocatecumeni
Il rabbino David Rosen è insignito di una medaglia vaticana di qualche ordine cavalleresco, che a Roma chiamerebbero una patacca. Egli è convinto di essere un gran conoscitore del Vaticano e ha creato un flusso ininterrotto di esponenti comunitari ebrei provenienti dagli Stati Uniti, impazienti di visitare il Pontefice (chiunque esso sia). Le immagini diffuse in Vaticano faranno poi aumentare i fondi per finanziare il viaggio a Roma. Ma in quanto a ingenuità alcuni rabbini israeliani possono superare perfino i capi comunitari americani. Qualche settimana fa Rosen ha condotto ad Auschwitz un gruppo di rabbini israeliani per assistere ad una cerimonia organizzata dai Neocatecumeni.

Sergio Minerbi, diplomatico
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