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17 gennaio 2017 - 19 Tevet 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Oggi, 17 gennaio, è il giorno in cui la Chiesa cattolica, da ormai 27 anni, dedica alla conoscenza e al dialogo con l'ebraismo. Per dare un senso autentico e realistico ai vari incontri di oggi e di quelli che seguiranno, si dovrebbero posporre gli alti discorsi filosofici e dottrinali, sui quali, tra l'altro, non troveremo sostanziali convergenze, per mettere l'accento sul  legame indissolubile tra il popolo ebraico e lo Stato di Israele.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
È sempre più difficile e imbarazzante parlare di memoria.
Il 20 aprile 1945, mentre l’esercito americano si stava avvicinando, i nazisti cercarono di evacuare il campo di concentramento di Flossenburg costringendo ventiduemila prigionieri a una marcia forzata verso il campo di Dachau. Durante la marcia morirono settemila persone, molte di queste uccise perché non in grado di proseguire.
Il 23 aprile 1945, Anthony Hecht, ventiduenne, entrò nel campo di Flossenburg con le truppe americane di liberazione e, come agente del controspionaggio, ebbe l’incarico di raccogliere fra gli internati le testimonianze sui crimini di guerra, testimonianze che sarebbero state poi usate durante il processo di Norimberga. Quelle interviste e quei racconti produssero nella mente di Hecht un trauma indelebile che segnò la sua vita e la sua poesia.
 
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Il filosofo Henri Levy: "Israele, un odio antico"
È preoccupante che la comunità internazionale divisa su tutto si unisca per attaccare tramite l’Onu lo Stato di Israele.
È il senso dell’appassionato intervento del filosofo francese Bernard Henri Levy, pubblicato oggi dal Corriere della sera sotto il titolo “Israele e quell’odio antico che può diventare religione”. Scrive il noto intellettuale: “Sono stato profondamente colpito dalla confusione che si è creata, a Natale, sul voto dell’ormai famosa Risoluzione 2334 che esige la ‘cessazione immediata’ della ‘colonizzazione’ nei territori palestinesi occupati. Innanzitutto c’è il luogo: l’assemblea dell’Onu che da decenni continua a condannare, demonizzare, ostracizzare Israele e che rappresenta uno degli ultimi luoghi al mondo dove si possa sperare, su questo problema come su altri, sia presa una posizione equilibrata o coraggiosa. C’era lo spettacolo di quelle quindici mani incapaci di alzarsi, appena qualche giorno prima, per fermare il massacro ad Aleppo”.

La Giornata delle radici. Nella giornata dell’amicizia ebraico-cristiana, ampia riflessione del segretario della commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo della Santa Sede padre Norbert Hofmann. Scrive l’esponente vaticano sull’Osservatore Romano: “La giornata dell’ebraismo che si celebra in Italia il 17 gennaio è segno del grande apprezzamento che esiste all’interno della Chiesa cattolica nei confronti dell’ebraismo. Essa vuole offrire ai cristiani una proficua occasione per ricordare con gratitudine le radici ebraiche della loro fede, come pure prendere coscienza, con sensibilità, del dialogo in corso con l’ebraismo di oggi”.

La Memoria viva. Numerosi gli approfondimenti sui temi e le iniziative di questo Giorno della Memoria. Sul dorso romano di Repubblica si segnala Run for Mem, la corsa tra Storia e Memoria organizzata per questa domenica dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane insieme a Maratona di Roma e Maccabi Italia. Sul Corriere Roma spazio invece al grande concerto dell’Auditorium, la Serata colorata dedicata al campo di Ferramonti in programma il 26 gennaio (progetto sviluppato da Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese. A Repubblica Milano, Liliana Picciotto Fargion (direttrice per la ricerca del Cdec) racconta come sono state scelte le pietre d’inciampo che saranno apposte in questi giorni nel capoluogo lombardo. Una pietra sarà posta oggi anche a Torino in ricordo di Gemma Vitale Servadio. Sulla Stampa, Elena Loewenthal racconta la sua storia.
 
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  davar
le tappe del percorso breve di domenica
Run For Mem, di corsa per la vita
Largo 16 Ottobre 1943, Piazza San Bartolomeo all’Isola, Via della Lungara. Sono le tre tappe del percorso breve per famiglie, tre chilometri e mezzo in tutto, della corsa tra Storia e Memoria “Run for Mem” organizzata per questa domenica a Roma dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con il supporto di Maratona di Roma e Maccabi Italia e sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“Lo sport come momento di aggregazione è un modo per affermare la vita e il dialogo” sottolinea la Presidente UCEI Noemi Di Segni dando appuntamento a domenica (partenza prevista per le 10).
Due testimonial d’eccezione: Shaul Ladany, ex marciatore israeliano sopravvissuto a Bergen Belsen e alla strage compiuta dai terroristi palestinesi a Monaco ’72; Franca Fiacconi, vincitrice nel 1998 della Maratona di New York.
Due i percorsi possibili: quello di tre chilometri e mezzo, appunto; ma anche una prova più ampia di dieci chilometri, per cui è necessario iscriversi (
clicca qui per scaricare il modulo).
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qui torino - la giornata di studi 
L’eredità di un grande Maestro
Cinquant’anni senza rav Disegni

Dalla Torah al Talmud, dal Talmud alla Torah.
È il titolo della giornata di studio organizzata per questa domenica a Torino in memoria di rav Dario Disegni (1878-1967), uno dei grandi Maestri dell’ebraismo italiano novecentesco. A cinquant’anni dalla scomparso, l’omaggio di oltre una decina di rabbini che accoreranno nel centro sociale comunitario.
Ad aprire i lavori di questa giornata, che ha ricevuto anche il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sarà il presidente della Comunità torinese Dario Disegni, nipote del grande rabbino, con un saluto introduttivo in programma alle 10.30.
La sessione mattutina, sul tema della “Traduzione”, vedrà invece protagonisti il rabbino capo di Torino Ariel Di Porto, il rabbino capo di Firenze Joseph Levi, il rabbino capo di Genova rav Giuseppe Momigliano, il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni e il traduttore Moise Levy.
Nel pomeriggio, in cui invece si parlerà di “Tradizione”, interverranno il direttore della Scuola Rabbinica Margulies-Disegni Alberto Somekh, il rabbino capo di Ferrara Luciano Caro, rav Jacov Di Segni dell’Ufficio Rabbinico di Roma, il rabbino capo di Milano rav Alfonso Arbib, il rav Roberto Colombo delle scuole ebraiche di Roma.
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la proposta per coinvolgere anche l'italia
Da Israele arriva Yom HaIvrit
"Il 21 di Tevet parliamo ebraico"

Il 21 di Tevet, ovvero il 19 gennaio nel calendario civile 2017, corrisponde al Giorno della lingua ebraica – יום הלשון העברית: ovvero la data scelta da Israele per celebrare e promuovere la lingua ebraica all’interno dei confini nazionali così come in tutto il mondo. Un modo per sensibilizzare e far conoscere al pubblico la ricchezza dell’ebraico che ha radici antiche ma che al contempo possiamo considerare giovane ed in continua evoluzione. E lo dimostra la continua introduzione da parte dell’Accademia ebraica di Gerusalemme di nuovi termini al vocabolario corrente. Ultime in ordine di tempo (introdotte ufficialmente proprio il 16 gennaio) parole come כְּפַרְוָר (Kfarvar), che unisce la parola villaggio a quella che indica l’insediamento agricolo e indica, spiega l’Accademia, i nuovi sobborghi delle città in espansione. È il caso ad esempio di Tel Aviv, metropoli in espansione
che ha inglobato terreni prima agricoli, oggi edificati e diventati parte della città. E rimanendo sul tema urbano, troviamo עִיר הֲלִיכָה (ir Halicha), ovvero una città percorribile a piedi, ma anche רַב־כְּרַךְ (ravKrach), megalopoli (qui le altre parole). Termini che, come si vede, seguono l’evoluzione e si adattano ai tempi così come insegna il lavoro sulla lingua fatto dal grande filologo Eliezer Ben Yehuda, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento e considerato uno dei padri dell’ebraico moderno. E non è un caso se Yom HaIvrit cade proprio nel giorno ebraico della nascita di Ben Yehuda, il 21 di Tevet. Un momento dunque di festa che guarda al passato e al contempo al futuro, a cui la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni invita a partecipare. Un invito rivolto sia alle realtà ebraiche italiane sia a tutti coloro che amano l'ebraico a organizzare un momento di studio per ogni età, collettivo o personale, di alcune ore o anche breve per il 19 gennaio prossimo, magari utilizzando proprio quelle nuove parole introdotte dall'Accademia della lingua ebraica.
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Qui Roma 
A confronto sulla circoncisione
Incrementare l’attività scientifica e istituzionale dell’ente, restituire un’immagine positiva della struttura. Questo lo scopo del ciclo di cinque conferenze sul tema “Tra Corpo e Spirito” organizzato dall’Ospedale Israelitico di Roma in accordo con l’ufficio rabbinico, la direzione sanitaria e l’Associazione Medica Ebraica.
Circoncisione, nutrizione, medicina di genere, eutanasia e maternità surrogata: questi i temi che saranno affrontati nel corso delle conferenze, cui parteciperanno medici, rappresentanti istituzionali, rappresentanti religiosi e professionisti.
Primo appuntamento questa sera alle 18, al Centro Bibliografico UCEI, sul tema della circoncisione e in particolare sulle sue implicazioni religiose, scientifiche e sociali.
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Qui Torino 
La Memoria in bianco e nero
Presentata nei locali della Comunità Ebraica di Torino la mostra fotografica “Aktion Reinhard” di Renzo Carboni, curata da Marisa Quirico. L’inaugurazione presso la  Biblioteca civica Primo Levi si terrà a distanza di una settimana, il 23 gennaio. L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino all’11 febbraio.
Dalla Conferenza di Wannsee alla Soluzione della Questione ebraica. Questo il tema ricostruito attraverso un percorso fotografico del sistema dei campi di sterminio intesi come semplici terminali dotati soltanto delle strutture minimali (camere a gas) per le uccisioni in massa.
"Questa mostra è l’esito di un lungo lavoro durato vent’anni anni, in cui abbiamo girato l’Europa individuando dei temi per raccontare storie, storie di memoria", commenta l’autore degli scatti Renzo Carboni.

Alice Fubini
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pilpul
Immagini e ferite
Le immagini possiedono una forza spaventosa. Semmai, nell’epoca digitale, corrono il rischio di inflazionarsi rapidamente, di essere presto dimenticate nel fluire continuo sui nostri monitor ogni giorno. Anche le parole, però, hanno una potenza impressionante. Si può discutere se davvero siano equiparabili alle pietre, ma possono rovinare delle esistenze, creare senso comune, indurre menti più deboli a compiere atti sconsiderati.
I nuovi mezzi di comunicazione, da questo punto di vista, sono una sciagura. Qualunque diaframma e ogni controllo su quanto viene scritto sembra saltato.
Prendiamo le immagini, tremende, dei profughi in fila in mezzo alla neve in un centro per migranti alle porte di Belgrado. Sono della settimana scorsa, e ci interrogano profondamente come esseri umani e come cittadini europei. 


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie – Una pagina nera
Settant’anni fa, il 26 dicembre del 1946, nasceva il Movimento Sociale Italiano, dalle ceneri della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini, che era stata alleata di Hitler e protagonista autonoma di violenze efferate verso civili, ebrei e ribelli, oltre che complice della strategia di sterminio degli ebrei messa in atto dal nazismo.
In un contesto generale che volgeva verso la guerra fredda, il Msi venne infatti fondato per iniziativa di alcuni reduci di Salò, tra cui Giorgio Almirante e Pino Romualdi, ex volontari delle SS italiane come Rutilio Sermonti ed ex esponenti del regime fascista come Augusto De Marsanich e Arturo Michelini.


Mario Avagliano
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