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5 Marzo 2017 - 7 Adar 5777
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il progetto di ron arad doveva rilanciare la vita della città

Museo del Design di Holon, piccolo miracolo
ma senza l'auspicato "effetto Bilbao"

img headerSi trova a Holon il primo museo dedicato, in Israele, al Design. Salutato nel 2010 come "un piccolo miracolo" destinato a diventare uno dei principali centri culturali del paese, è stato progettato da Ron Arad in collaborazione con Bruno Asa e prima ancora di aprire, prima che anche una sola mostra vi fosse presentata, aveva già attirato l'attenzione su di sé. Le sue spire di metallo in tonalità decise, dall'arancio al marrone al rosso formano una delle strutture più sorprendenti costruite recentemente in Israele e nell'intenzione dei committenti dovevano attirare a Holon quello stesso genere di turisti che vanno a Bilbao per il Guggenheim Museum progettato da Frank Gehry. Un'operazione simile a quella tentata a Metz con la succursale del Pompidou di Shigeru Ban, o a Roma per il Maxxi, progettato da Zaha Hadid.
Lo stesso Ron Arad presenta il suo primo progetto per un edificio pubblico come "il gioco dinamico fra una serie di spazi interni simili a scatole poste su livelli differenti e sei nastri d'acciaio che supportano e avvolgono le aree espositive in un rapporto costante fra gli interni e lo spazio pubblico esterno". Ha scritto, anche che "il museo è considerato in ambito internazionale sia come una aggiunta riconoscibile e iconica al paesaggio culturale e architettonico del paese che come motore dello sviluppo locale". In effetti il Design Museum di Holon, aperto a marzo 2010, è parte di un'area dove si trovano anche la biblioteca, il teatro e la cinemateca che sono riunite in una Mediateca che affianca la facoltà di Design dell'Holon Institute of Technology, ma che abbia avuto l'effetto auspicato dalla municipalità che ne ha deciso la costruzione è ancora tutto da provare. Il numero di visitatori, per quanto notevole, non raggiunge quello di altre realtà più urbane del paese, e non è riuscito a cambiare la percezione della cittadina, che dopo il flusso iniziale di turisti e di curiosi non ha modificato la sua natura.
L'immagine di Holon, così, resta quella di un luogo dove si vive bene ma che non ha grandi attrattive, né uno charme particolare.

Ada Treves 


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l'ex ministro della difesa lancia la sfida al premier netanyahu

"Fondo un mio partito per guidare il Paese"
Il ritorno in politica di Moshe Yaalon

img headerA fine maggio 2016 Moshe Yaalon aveva lasciato non solo il suo incarico da ministro della Difesa ma anche il suo posto alla Knesset, il parlamento israeliano. La seconda decisione era stata dettata dalla prima: il Primo ministro Benjamin Netanyahu gli aveva chiesto un passo indietro, affidando il ministero della Difesa al leader di Israel Beitenu Avigdor Lieberman (tutt'ora al suo posto) in modo da allargare la maggioranza di governo. Il “sacrificio” di Yaalon era servito infatti a rafforzare una coalizione che fino a quel momento si reggeva su un solo voto. “Ho informato il Primo ministro che a seguito della sua gestione degli ultimi avvenimenti, e alla luce della mia mancanza di fiducia nei suoi confronti, mi dimetto dal governo e dalla Knesset e prenderò un po' di tempo per stare lontano dalla politica”, aveva detto Yaalon durante la conferenza stampa in cui annunciava le sue dimissioni. E quel tempo lontano dalla vita politica sembra essere finito: “ho deciso di fondare un partito, una forza politica e correre per la leadership nazionale”, ha annunciato l'ex ministro della Difesa, a lungo uomo di punta del Likud, il partito guidato da Netanyahu. Una notizia, in realtà, che da tempo era nell'aria. Yaalon infatti aveva già palesato le sue intenzioni nel giugno scorso quando aveva criticato aspramente l'attuale esecutivo. Nel suo discorso, aveva accusato la leadership oggi al governo  di voler “accecare” il Paese con minacce esistenziali immaginarie – l’ex ministro denunciava il tentativo di diffondere una falsa percezione che “siamo sull’orlo di una seconda Shoah” – per distrarre i cittadini dai problemi gravi che affliggono la società israeliana. Un’accusa respinta dal Likud, che in un comunicato aveva definito ipocrita il discorso di Yaalon “che solo pochi mesi fa affermava che: ‘L’Iran è una preoccupazione esistenziale per Israele’”.

Daniel Reichel 


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il fotografo i cui scatti hanno raccontato la storia d'israele

Rubinger e l'album di famiglia di una nazione

img headerDavid Rubinger era nella zona della penisola del Sinai quando gli arrivò la voce della conquista del Muro Occidentale di Gerusalemme. Stava immortalando a sud la situazione del conflitto del 1967, la celebre guerra dei sei giorni quando decise di precipitarsi verso Gerusalemme. Riuscì a farsi dare un passaggio da un elicottero fino a Be’er Sheva, dove aveva parcheggiato la sua macchina. Troppo stanco per mettersi al volante, chiese ad un soldato di guidare l’auto al suo posto e macinare quei 100 chilometri che lo dividevano dalla foto che lo rese celebre. Rubinger arrivò nella Città Vecchia e si diresse subito al Kotel. Nei pressi del Muro Occidentale si sdraiò, immortalando tre paracadutisti dell’esercito israeliano (con altri in secondo piano) che guardavano intensamente quanto appena conquistato: il luogo più sacro e importante per il mondo ebraico. Quell’immagine, che Rubinger definì bruttina – “c’è una faccia tagliata sulla destra, nel mezzo c’è un naso che si fa notare troppo, e sul lato sinistro c’è un’altra mezza faccia… da un punto di vista fotografico, non è un granché-, divenne un’icona della guerra dei sei giorni e della riconquista di Gerusalemme.
A quello scatto ne seguirono molti altri , e le fotografie di Rubinger, scomparso oggi all’eta di 92 anni, diventarono presto l’album di famiglia d’Israele. “Ci sono quelli che scrivono le pagine della storia, e ci sono quelli che le illustrano tramite l’obiettivo della loro macchina fotografica. Attraverso la sua fotografia, David ha immortalato la storia come sarà per sempre impressa nella nostra memoria”, il ricordo del Presidente d’Israele Reuven Rivlin.

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(Nell'immagine in alto scattata da Rubinger, la gioia con cui furono accolti in Israele gli uomini del commando dell'operazione Entebbe - 1976. Nell'immagine in basso, le proteste del movimento misrahi delle Pantere Nere - Gerusalemme 1971) 


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dana shachar e la cyber-unità

Gli hacker vanno a lezione

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Esplora il significato del termine: Il berretto è grigio come i vecchi telefoni perché per i primi hacker cornetta e modem erano la miccia che innescava gli attacchi informatici. La mostrina raggruppa i simboli delle forze di terra, mare e aria attraversati da un fulmine e circondati dagli anelli di un atomo. Come a dire: la nostra scienza vi proteggerà. Eppure le unità speciali per la cyber-guerra non puntano a reclutare piccoli sapientoni digitali, saper (già) programmare non è un requisito. "Per noi non basta che le ragazze o i ragazzi pensino fuori dagli schemi. Vogliamo giovani senza schemi", racconta la maggiore Dana Shachar, nel suo ufficio alla Kirya, il cubo bianco nel mezzo di Tel Aviv dove è concentrato il comando militare israeliano.
Esplora il significato del termine: Sullo schermo del computer lascia scorrere i modelli in 3 dimensioni di quello che diventerà il campus-caserma, una accademia pronta prima dell’estate per addestrare i soldati ad affrontare il terreno di battaglia virtuale.

Davide Frattini, Corriere della Sera

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il provvedimento della knesset

La marijuana legalizzata

Il governo israeliano ha approvato nelle scorse ore la depenalizzazione dell'uso della marijuana in Israele in base ad una proposta avanzata dal ministeri della sicurezza e della giustizia.
La nuova norma - che dovrà ora essere approvata dal Parlamento - stabilisce che chi è colto, per la prima volta, mentre fuma in pubblico la sostanza, non sia più perseguito penalmente bensì multato.
Il ministro della giustizia Ayelet Shaked ha definito il varo del provvedimento come "una pietra miliare. Migliaia di persone normali non saranno più considerate criminali".
Tamar Zandberg (del partito Meretz), presidente della Commissione speciale della Knesset sul consumo di droga e abuso di alcool, ha detto che "questo è un passo importante, ma non è la fine della strada. Si manda il messaggio che un milione di israeliani che consumano marijuana non sono criminali. Continueremo a seguire i dettagli proposti dalla commissione e a garantire che il cambiamento sia implementato".
 




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