Grande
andirivieni e un lieve profumo di borotalco. Sono queste le sensazioni
che accolgono il visitatore alla reception del Baby Lis Hotel di Tel
Aviv. Ci sono medici, infermiere, amici e parenti che si aggirano con
palloncini rosa o azzurri. Ma soprattutto ci sono loro, mamme e papà
che trasportano i bebè nelle culline di plastica per andare a bere un
caffè al bar, incontrare il dottore nella nursery o partecipare al
corso per imparare a fare il bagnetto.
Ventisei camere a cinque stelle, pasti e pensione completa, più una
serie di extra speciali. «Il nostro obiettivo è trasformare la
maternità in un’esperienza da principessa» sottolinea Natalie Hurwits,
energica quarantenne madre di tre figli e direttrice dell’albergo.
Oltre a quello gestito da lei, in Israele, che è il Paese con il più
alto numero di figli per donna dell’area Ocse (3,1), esistono altri tre
baby hotel, Baby Assaf e Sheba Baby nei dintorni di Tel Aviv, e Hadassa
Baby a Gerusalemme. A renderli unici è il fatto di essere parte degli
ospedali cui sono associati, garantendo alle clienti la loro assistenza
medica. Il Baby Lis, il solo completamente privato, si trova nello
stesso complesso dell’Ichilov, eccellenza nel cuore della città. Le
future mamme possono prenotare 60 giorni prima del parto. Quando
arrivano in ospedale con le doglie, avvertono anche l’hotel, che rimane
in costante contatto con i medici. Il trasferimento può avvenire già
otto/dieci ore dopo la nascita.
Rossella Tercatin, La Stampa
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