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12 settembre 2017 - 22 Elul 5777
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FESTIVAL

Una stagione di pagine da scoprire

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Mantova ha aperto come ogni anno la stagione dei festival culturali dell'autunno italiano, con la ventunesima edizione del Festivaletteratura: decine di migliaia di biglietti staccati, circa altrettante presenze agli incontri ad accesso libero, per più di centoventimila presenze. Una grande festa, non solo il festival culturale capostipite e il primo degli appuntamenti che ormai praticamente tutta Italia dedica alla cultura, in un calendario sempre più affollato, che costringe tutti a girandole infermali da un luogo all'altro, da una data all'altra. Sono stati giorni pienissimi, iniziati già il fine settimana prima dell'apertura ufficiale, una folla gioiosa e partecipe, come sempre, scrittori, lettori, critici, editori, giornalisti e professionisti dell'editoria che si mescolano alle centinaia di giovani volontari, ai mantovani che affollano gli incontri e che cercano anche di portare avanti la propria vita intanto che collaborano alla buona riuscita del festival allestendo vetrine a tema, dando informazioni e genericamente mostrandosi sempre calorosi e ospitali.

Ada Treves 

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SAGGISTICA

L’ebraismo e il significato di fratellanza

img headerDavide Assael / LA FRATELLANZA NELLA TRADIZIONE BIBLICA / Centro studi campostrini

“La più grande invidia è tra fratelli. Perciò esiste la leggenda di Caino e Abele”. Con queste parole riprese da L’ultima leggenda di Caino di Miguel de Unamuno si apre il secondo volume di La Fratellanza nella Tradizione Ebraica (Centro studi campostrini, 2017) di Davide Assael, un percorso ermeneutico iniziato nel 2014 con la coppia Giacobbe/Esaù e dedicato in questa tappa al racconto biblico di Caino e Abele. Ma cosa s’intende innanzitutto per fratello e fratellanza? Al di là di ogni legame genetico ed identitario, fratello secondo l’autore è colui “che viene riconosciuto come tale”, ed è proprio ripensando questa storia narrata in Bereshit, e dalla sua interpretazione filosofica, artistica e religiosa nel corso dei secoli che viene ricercata una definizione di fratellanza la quale include inevitabilmente il problema della relazione con l’altro. Analizzando il testo originale e i suoi passaggi talvolta ambivalenti, viene interrogata la letteratura midrashica per capire soprattutto perché Caino finisce per acquistare un significato negativo, se non propriamente quello di colui che porta per primo la morte e la perfidia nel mondo. Egli è il primo assassino, l’iniziatore della riflessione sulla teodicea, dove se “tutto è creazione, come può coniugarsi con ciò la sua malvagità?”. Non c’è solo l’enigma della sua nascita e del suo nome, il quale significherebbe “acquisto, possesso”, ma è proprio il rapporto dualistico con Abele ad essere un elemento fondante di tutta la tradizione successiva.

Francesco Moises Bassano, Pagine Ebraiche, agosto 2017 

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Graphic novel

«Il nostro fumetto
su Anne Frank serve»  


Identità 

II filosofo russo che fece
la rivoluzione dubitando

Ari Folman e David Polonsky / ANNE FRANK - DIARIO / Einaudi

«Temo che stia arrivando il momento in cui non ci saranno più scampati all'Olocausto, gli ultimi sopravvissuti stanno morendo e non avremo più testimoni in vita in grado di raccontare la storia. Il rischio è che l'Olocausto diventi una vecchia vicenda della quale ci si può dimenticare, quindi è importante trovare qualsiasi modo per preservare l'interesse, soprattutto delle nuove generazioni», dice Ari Folman, il regista israeliano (Valzer con Bashir, 2008) che ha curato la sceneggiatura del Diario di Anne Frank in versione fumetto. Il graphic diary che il 15 settembre uscirà in 50 Paesi tra i quali l'Italia (per Einaudi), 70 anni dopo la prima pubblicazione del libro, è stato presentato ieri a Parigi dall'editore francese Calmann Lévy e dagli autori, ovvero Folman e il disegnatore israeliano David Polonsky (che già collaborò con Folman per i film di animazione Valzer con Bashir e The Congress), assieme al Anne Frank Fonds creato da Otto Frank, il padre di Anne e l'unico componente della famiglia a tornare dai campi di sterminio.

Stefano Montefiori Corriere del Sera
8 settembre 201
7

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Benjamin Fondane / IN DIALOGO CON LEV SESTOV / Aragno

Lev Sestov nacque il 31 gennaio 1866, a Kiev, da una famiglia ebraica ricca e rispettata: il suo vero nome era Lev Isaàkovic Svarcman. A Kiev, fin da giovane, aveva assorbito la tradizione religiosa ebraica: del giudaismo comprese subito il dramma fondamentale; la fusione, nelle profondità di ogni uomo, della presenza e dell'assenza di dio. Nei profeti ebrei, dei quali coltivò specialmente Giobbe, che riteneva un filosofo superiore a Platone e ad Hegel, ammirò "L'incanto dell'inquietudine" - la sua ininterrotta, dolorosa ed allegra inquietudine. In tutta la vita Sestov esaltò la Bibbia contro la Grecia: sopra tutto contro Platone ed Aristotele: Gerusalemme contro Atene; così dice il titolo di uno dei sui libri più famosi. Come Kafka, pensava che esistono, per noi, due specie di verità, rappresentate dall'albero della conoscenza del bene e del male e dall'albero della vita. Nella prima, il bene si distingue dal male: nella seconda il frutto dell'albero della vita non è altro che la vita stessa, ed ignora sia il bene che il male.



Pietro Citati
La Repubblica
12 settembre 201
7

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