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11 dicembre 2017 - 23 Kislev 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
“Mostrami la tua gloria” implorava Moshe il nostro Maestro, e l’Onnipotente gli rispose: “E mi vedrai da dietro; ma la mia faccia non può essere veduta”. Questo significa che per il mondo tutto appare alla rovescia, che ciò che pare evidente non è che il rovescio di ciò che, secondo l’uomo, deve essere. Il mondo gira le spalle alla ragione; il volto di D-o è nascosto. 
 
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Anna
Foa,
storica
Scriveva ieri Marek Halter su Repubblica: “Vista la mia lunga amicizia con l’ex premier israeliano Yitzak Rabin, assassinato nel 1995 da un colono ebreo della destra estremista, mi è stato chiesto… come avrebbe reagito alla decisione di Trump. Ebbene, non credo che una tale scelta sarebbe mai stata presa semplicemente perché Rabin non l’avrebbe mai chiesta. Diverso è per Netanyahu che si trova ora in grandi difficoltà, sia per l’opposizione della destra e degli ultra-ortodossi all’interno del suo stesso schieramento politico, sia per il vicino esito di processi giudiziari che lo riguardano. La vicenda dell’ambasciata e della richiesta fatta a Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele è il suo canto del cigno”.
 
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“Gerusalemme è capitale,
proprio come Parigi”
Vertice ieri all’Eliseo tra il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Sono d’accordo con Netanyahu quando dice che bisogna dare una chance alla pace: allora fai un gesto per i palestinesi, give a chance” ha detto Macron rivolto all’interlocutore. Per poi aggiungere: “Mi sembra che il congelamento della colonizzazione e misure di fiducia rispetto all’autorità palestinese sarebbero atti importanti”.
“Parigi è la capitale della Francia, Gerusalemme è la capitale di Israele. È così da tremila anni” ha detto Netanyahu a Macron, tra i leader europei che più fortemente hanno criticato la decisione di Trump. Di Erdogan invece Netanyahu ha detto: “Non accetto lezioni di morale da un uomo che bombarda i villaggi curdi in Turchia, imprigiona i giornalisti, aiuta l’Iran ad aggirare le sanzioni internazionali e aiuta i terroristi, in particolare a Gaza”.
La tensione resta alta anche a Gerusalemme stessa, dove ieri un soldato israeliano è stato vittima di un attacco terroristico palestinese.

La decisione di Trump continua ad essere oggetto di opinioni e approfondimenti. Sul Corriere, un’ampia riflessione dello scrittore israeliano Eshkol Nevo. “Chi ama Gerusalemme davvero, e non solo come slogan politico – scrive l’intellettuale, nipote dell’ex primo ministro Levi Eshkol – non ha bisogno che il presidente degli Stati Uniti gli dica che è la capitale di Israele. E ovvio, che sia la capitale d’Israele. Gli ebrei hanno pregato in direzione di Gerusalemme per i duemila anni di diaspora”. Ma chi ama davvero Gerusalemme, prosegue Nevo, sa anche che la sua esistenza si fonda su un delicatissimo sistema di equilibri e compromessi. “Non sono sicuro che Donald Trump se ne renda conto. Non sono sicuro – sostiene – che sappia di cosa parla quando parla di Gerusalemme”.
Sulla stessa testata così riflette Donatella Di Cesare: “Yerushalaim, capitale di Israele – chi potrebbe non riconoscerlo? – ma anche soglia che Israele è chiamato a oltrepassare. Come ha già fatto, è bene ricordarlo, con la libertà di culto. Ogni rivendicazione nazionalistica, da ambo le parti, è fuori luogo. Qui dove si richiederebbero mitezza, prudenza, perspicacia, l’atto arrogante e fragoroso del trumpismo danneggia sia israeliani sia palestinesi”.
Sul Foglio il direttore Claudio Cerasa lancia un appello: “È arrivato il momento di portare in Parlamento una mozione che prima dello scioglimento delle Camere impegni già questo governo a fare una cosa semplice: a presentare il progetto di candidatura per l’inserimento d’Israele nella lista rappresentativa del patrimonio culturale materiale dell’umanità dell’Unesco”.

Poche righe in genere per raccontare quanto accaduto invece a Göteborg, dove la sinagoga è stata raggiunta sabato notte dal lancio di alcune molotov. “L’attentato di ieri a Göteborg, seconda città svedese, è di matrice incerta, ma ha portato a tre arresti ed è un nuovo segnale di allarme” scrive Repubblica. Nella stessa pagina il quotidiano racconta l’ascesa dei movimenti neonazisti nel paese, attraverso la testimonianza di un giornalista che si è infiltrato al loro interno.
 
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  davar
il premier israeliano a bruxelles
Netanyahu ai ministri europei:
"Seguite l
'esempio americano"
Il riconoscimento da parte del Presidente Usa Donald Trump di Gerusalemme come capitale d'Israele ha avvicinato la pace e non il contrario. A sostenerlo, da Bruxelles, il Premier israeliano Benjamin Netanyahu, impegnato in queste ore in un delicato incontro con i ministri degli Esteri dell'Unione europea. Il riconoscimento di Trump “non previene la pace, la rende possibile, perché riconoscere la realtà è la sostanza della pace, è il suo fondamento”, le parole di Netanyahu protagonista questa mattina di un incontro pubblico con l'Alto rappresentante della politica estera europea Federica Mogherini. “Anche se ancora non abbiamo un accordo, questo è quello che credo accadrà in futuro: la maggior parte dei Paesi europei sposterà le loro ambasciate a Gerusalemme, riconoscendola come capitale di Israele, e si impegneranno con forza, con noi, per sicurezza, pace e prosperità”, ha detto Netanyahu a Mogherini. Per contro, il capo della diplomazia europea Mogherini ha ribadito l'opposizione dell'Ue a un cambiamento dello status di Gerusalemme prima di un accordo di pace onnicomprensivo. Durante il suo breve discorso congiunto con Netanyahu, ha dichiarato che “l'unica soluzione realistica al conflitto tra Israele e Palestina si basa su due Stati con Gerusalemme come capitale di entrambi”.
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il dossier di pagine ebraiche dedicato ai musei
Ferrara, grande attesa per il Meis
Mattarella all'inaugurazione

Apre le porte al pubblico questa settimana il corpo centrale del Meis, il museo dell’Ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara sino ad ora costretto negli spazi della Palazzina di Via Piangipane. Un appuntamento importante - alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella -, che arriva a svelare il progetto e le idee portate avanti dalla direttrice, Simonetta Dalla Seta, che insieme al suo team sta trasformando l’ex carcere di Ferrara in un vero e proprio hub culturale dalle mille potenzialità.
“Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” è la mostra inaugurale, curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, che illustra le origini della presenza ebraica in Italia dai suoi albori sino al Medioevo, con l’obiettivo sia di evidenziarne specificità e unicità che dare risposte che a volte è più facile considerare scontate. Da dove sono venuti gli ebrei italiani? Quando? Perché? E, una volta giunti in Italia, dove hanno scelto di attestarsi? Quali rapporti hanno stabilito con le popolazioni residenti, con i poteri pubblici: prima con la Roma imperiale, poi con la Chiesa, ma anche con i Longobardi, i Bizantini e i musulmani, sotto il cui dominio hanno vissuto? Quali sono stati la vita, le consuetudini, la lingua, la cultura delle comunità ebraiche d’Italia nel corso di tutto questo lungo tempo? E soprattutto: cosa ha di particolare e di specifico l’ebraismo italiano rispetto a quello di altri luoghi della Diaspora?
Dal 14 dicembre la minoranza ebraica italiana si mostra in un percorso espositivo che prefigura la prima sezione del futuro museo per raccontare il suo primo millennio di storia italiana, il suo radicamento e il processo di formazione della sua peculiare identità.
Al Meis Pagine Ebraiche ha dedicato un nuovo speciale Musei, che dopo il dossier del settembre 2016 torna a dare spazio e attenzione al panorama dei musei ebraici in Europa. Si tratta di una realtà complessa e variegata, come mostra lo studio della Rothschild Foundation curato da Brigitte Sion che viene presentato nelle pagine, in cui grandi sono le potenzialità e anche i punti di fragilità.
E mentre a Ferrara fervono i preparativi per l’inaugurazione riproponiamo oggi l’introduzione, qui in calce, e alcuni testi dal dossier di Pagine Ebraiche.

Meis, il primo grande appuntamento

Una realtà multiforme ricchissima e complessa, composta da grandi enti nazionali come da piccole realtà locali. Un patrimonio enorme fatto di più di cento istituzioni, presenti in tutta Europa. Il quadro tratteggiato nel “Survey of Jewish Museums in Europe”, firmato da Brigitte Sion e pubblicato nel 2016 dalla Rothschild Foundation (Hanadiv) Europe è il risultato di una lunga ricerca. Già uno dei primi passaggi, la costruzione dell’indirizzario cui inviare il questionario, ha mostrato quanto l’argomento sia complesso: la definizione di cosa sia un museo ebraico ha posto non poche difficoltà, e non è stato semplice neppure compiere la scelta di non includere memoriali e musei dedicati alla Shoah, che però hanno obiettivi diversi dall’oggetto della ricerca.
La transizione da contenitori di manufatti al nuovo ruolo pubblico di centri educativi e informativi, e anche culturali non è uniforme, e presentare l’esperienza ebraica in Europa come un baluardo contro l’antisemitismo e come strumento pedagogico ed esemplare nella via verso l’inclusione e il rispetto interculturale non è una scelta condivisa da tutti. Come possono o devono, i musei ebraici, bilanciare il mandato originario di raccontare la storia, le tradizioni e la cultura della minoranza ebraica con il più universalistico potenziale educativo che hanno tutti i musei ebraici e non ebraici nella società europea contemporanea? In questo complesso panorama si inserisce il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah che a Ferrara si presenta al pubblico in queste settimane con l’apertura della mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”.

Ada Treves twitter ada3ves
Dossier Musei di Pagine Ebraiche, Dicembre 2017
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il dossier di pagine ebraiche dedicato ai musei
Il futuro del museo, un report
per capire valori e difficoltà

Obiettivi ambiziosi, portati avanti con determinazione da Brigitte Sion e concretizzatisi nel primo Rapporto sui musei ebraici in Europa, commissionato dalla The Rothschild Foundation (Hanadiv) Europe. Un questionario inviato a centoventi istituzioni, in trentaquattro paesi, composto di domande che vertevano su undici argomenti: dall’organizzazione alle collezioni, dalle mostre, sia temporanee che permanenti, fino ai servizi offerti ai visitatori, dal marketing alle questioni economiche. Poche le risposte, a dire la verità, rispetto alle aspettative: solo sessantaquattro organizzazioni, poco più del cinquanta per cento, hanno risposto, ma il quadro è comunque importante, e interessante, e racconta una realtà in cui l’unico dato coerente è la profonda diversificazione delle istituzioni museali. Si va dal grande museo nazionale progettato da un grande architetto, inserito nei percorsi turistici cittadini all’antica sinagoga allestita con qualche pannello aperta poche ore al mese grazie al lavoro di qualche volontario.
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domani la proclamazione dei vincitori
Musica e tradizione ebraica
sul palcoscenico a Parma

Proseguono le prove alla Casa della Musica di Parma (nell'immagine) in attesa del grande appuntamento di domani con la premiazione del “Concorso musicale nella tradizione ebraica”:  un'iniziativa – alla prima edizione - di respiro internazionale, organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con Parma OperArt e sotto la direzione artistica del Maestro Riccardo Joshua Moretti, che si propone di favorire la composizione di nuovi brani ispirati alla tradizione ebraica e di arricchire ulteriormente questo specifico ambito.
Quattro gli artisti che si contenderanno il concorso, scelti dalla giuria tra una serie di candidati: i vincitori saranno decretati alla Casa della Musica a fine concerto, aperto al pubblico e ad ingresso gratuito (12 dicembre, alle ore 17.30). L'evento - dedicato ai cinquant’anni dall’unificazione di Gerusalemme - sarà inoltre aperto dall'accensione della Chanukkiah in pubblico.
 

Qui Roma - la presentazione 
"Rav Toaff, maestro di umanità"
Sala gremita, domande stimolanti e numerosi aneddoti significativi portati all’attenzione del pubblico. Era molto attesa, e non ha tradito le aspettative, la presentazione al Museo ebraico di Roma di Perfidi giudei. Fratelli maggiori. L’edizione aggiornata, non più con Mondadori ma con Il Mulino, del celebre saggio del rav Elio Toaff. Già presentata a Livorno nelle scorse settimane, l’opera è stata illustrata nei suoi passaggi fondamentali da Sergio Della Pergola ed Enrico Mentana. Mentre a portare i saluti della Comunità sono stati la presidente Ruth Dureghello e il rav Riccardo Di Segni, introdotti da Lia Toaff. Oltre all’opera in sé, l’attenzione si è focalizzata sul suo protagonista e sulla formidabile traccia lasciata nel suo lungo magistero nella Capitale. E inoltre sulla sua umanità, sul suo essere maestro di ebraismo e di vita, coraggio, dignità.
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Qui Casale - l’incontro in comunità 
"Aleppo, ecco cosa ho visto"
Una città metodicamente distrutta, sei anni di guerra, centinaia di migliaia di morti. La voce di Domenico Quirico si alza di tono, si fa sempre più contrita nel suo incontro con la Comunità ebraica di Casale Monferrato, mentre racconta di Aleppo, la città siriana, a cui ha dedicato il suo ultimo libro presentato ieri.
Una partecipazione emotiva che non ti aspetteresti da chi dovrebbe essere avvezzo a raccontare ogni atrocità della guerra. “Giornalista di presenza” lo chiama Roberto Gabei, ripercorrendo con lui una biografia che potrebbe essere quella di un mercenario contemporaneo, se non fosse che è armato solo di parole: il Ruanda, la Libia (e il primo rapimento), l’avventura di prendere un barcone per l’Italia insieme ai migranti, il conflitto siriano (e il secondo rapimento).

Alberto Angelino
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qui siena - l'evento in sinagoga
"Con Firenze rapporto più stretto"
Domenica davvero speciale nella sinagoga di Siena, in collaborazione con la locale Società Israelitica di Misericordia. La comunità si è riunita – gli adulti, ma anche i ragazzi e i molti amici arrivati da Firenze – assieme ai due rabbini: rav Crescenzo Piattelli, responsabile per la sezione di Siena, e rav Amedeo Spagnoletto, nuovo rabbino capo della Comunità di Firenze, per la prima volta dal suo insediamento in visita alla sezione senese. Una domenica speciale per la presenza di due soferim, che hanno tenuto una lezione congiunta sulla tecnica di scrittura dei Kitvè Ha-Kodesh e sulla preziosa collezione dei Sifrè Torà di Siena, che rav Spagnoletto conosce per averli catalogati tutti.

Anna Di Castro
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qui firenze
Israele, uno sguardo a 360 gradi
Uno sguardo a 360 gradi su vita, economia, musica, cucina, tecnologia, sport, scienza, sicurezza e religione in Israele. A proporlo la conferenza “Love for Israel”, svoltasi in tre giornate a Firenze con ospite d’onore Ran Margaliot, team manager della Israel Cycling Academy, la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo che a maggio (grazie a una wild card che sarà prossimamente ufficializzata) sarà al via del Giro d’Italia.
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INFORMAZIONE – INTERNATIONAL EDITION 
Tutto pronto per il Meis 
Il Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah è pronto per l’inaugurazione ufficiale, in programma il 13 dicembre. Ad approfondire l’evento, e raccontare  non soltanto il Meis ma lo stato dei Musei ebraici d’Europa è il dossier del numero di Pagine Ebraiche di dicembre, attualmente in distribuzione. Parte del dossier, curato da Ada Treves, è riproposto anche sull’odierna uscita dell’edizione internazionale di Pagine Ebraiche, grazie al lavoro delle studentesse della Scuola Traduttori e Interpreti di Trieste che stanno svolgendo il proprio tirocinio nella redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (a essere coinvolte nel progetto sul dossier Musei sono state Federica Alabiso, Sara Volpe e Milena Porsch). Oltre all’introduzione del dossier, inseriti anche gli interventi del presidente del Meis Dario Disegni e della direttrice Simonetta Della Seta, che si sofferma tra l’altro sull’importanza di Ferrara come luogo dell’Italia ebraica, e sul profondo significato che la location in cui il Museo sorge, l’ex carcere di via Piangipane, assume.
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pilpul
Oltremare - Sport
Una cosa che salta all’occhio quando si gira estensivamente il paese, ovvero fuori dalla tayelet di Tel Aviv e dall’area intorno alla Porta di Jaffa a Gerusalemme, è che in Israele pullulano i negozi di abbigliamento e attrezzature per lo sport. Se si fa mente locale sulla pianeggiante geografia locale, ci si può aspettare che questi negozi vendano tutto quel che serve a ciclisti di ogni sorta, e a nuotatori più o meno professionali. E invece basta entrare e ci si sente come a Cortina, tolti gli sci. Gli israeliani, contro ogni logica come in molte altre manifestazioni della nostra cultura, sono montanari. D’altra parte, se come dice il detto in Polonia sono tutti antisemiti anche adesso che non ci sono più ebrei, non si vede perché l’assenza di montagne possa impedire agli israeliani di avere una passione sfrenata per ogni tipo di alpe, cima, catena di montagne e altitudine.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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