Donne d’Israele 1 – Tzipi Livni La nuova Golda guarda avanti

Il prestigioso settimanale Time la considera fra le persone più influenti al mondo, la rivista Forbes l’ha inserita nella classifica delle cento donne più potenti che esistano. E’ la seconda donna nella storia, dopo Golda Meir, a ricoprire la carica di ministro degli Esteri di Israele. Ora con ogni probabilità quarant’anni dopo Golda ci sarà un’altra donna a guidare il governo israeliano. Il suo nome è Tzipora Malka, ma tutti sono abituati a chiamarla Tzipi. E Tzipi Livni può essere ormai considerata tra le donne più conosciute al mondo.
Le sue capacità diplomatiche hanno impressionato Washington.
Il Segretario di Stato americano Condoleezza Rice, che ovviamente l’ha spesso frequentata, parla di lei come un’amica, e in un articolo del Time racconta del profondo affetto e dell’altissima stima che nutre per lei, non solo per le sue capacità politiche ma ancor di più per il suo lato umano. Sentirla parlare con così tanto orgoglio della famiglia e dei figli l’ha emozionata.
La Rice definisce la loro amicizia intramontabile, non cesserà nemmeno quando entrambe abbandoneranno il palcoscenico del mondo.
Tutti sanno che è una donna tenace, coraggiosa, forte, e decisa.
Raccontare la storia della famiglia Livni equivale a raccontare la storia dello Stato di Israele. I suoi genitori servivano l’Irgun, il gruppo militante sionista che operò nel corso del Mandato britannico sulla Palestina (1931-1948) per la costruzione dello Stato ebraico. E’ evidente come l’amore per la patria, per il progetto biblico di una Grande Israele, valori fortemente sentiti dalla Livni, nascano da qui, dai suoi genitori.
Eli Livni, fratello di Tzipi, intervistato dal New York Times ha affermato: “nella famiglia Livni tuo padre e tua madre non ti abbracciano mai. Quello che ti trasmettono è un’educazione rigida, costituita da alti valori morali, fra i quali l’attaccamento alla patria”.
La dote del coraggio sembra averla ereditata dalla madre, Sara Rosenberg, che giovanissima, arrestata dagli inglesi, per farsi liberare, si iniettò in vena del latte di mucca e si procurò un febbrone.
Gli ideali politici sembrano invece essergli stati trasmessi dal padre, Eitan Livni, sulla sua tomba un’incisione, richiesta espressamente prima della morte ai familiari, la mappa della Grande Israele con un fucile che la taglia trasversalmente e una frase “Solo così”.
Ma qualcosa non torna.. Tzipi Livni attuale leader del partito di Kadima non è lo stesso politico che si batte per “due popoli, due stati”? Come riesce a far coincidere i valori e i principi tramandati da suo padre e allo stesso tempo tenere un linea politica distante dalla realizzazione della Grande Israele? In molti le hanno fatto questa domanda, lei spiega che il padre le ha trasmesso un combinazione di valori, per lui, oltre all’Irgun contava il rispetto per la vita degli altri. Dice di essere dovuta scendere a compromessi, e una linea coerente l’ha trovata, è disposta a rinunciare al territorio ma non al rispetto per le vite umane. Difende e difenderà sempre lo stato di Israele da coloro che ne minacciano la distruzione, un insegnamento molto importante, al primo posto nella scala dei suoi valori.
Il suo carattere forte e la sua inclinazione al mestiere politico erano evidenti fin dall’infanzia. Il New York Times ha raccontato un aneddoto sulla Livni dei tempi della scuola: “ Tzipi Livni già a 12 anni era in grado di far sentire le proprie ragioni, era a scuola, e un’insegnate faceva una lezione sulla storia di Israele, citò i due partiti simbolo della nazione Haganah e Palmach, con un coraggio tutto speciale, unica tra la classe, la Livni si alzò e si ribellò, manifestando il suo dissenso per ciò che ascoltava, ha chiesto all’insegnante il perché dell’omissione nel suo discorso dell’importanza anche dell’Irgun e della banda Stern”.
Alla stessa età la decisione di diventare vegetariana, lo è ancora oggi.
Ha fatto il militare, ricoprendo la carica di ufficiale, e ha ottenuto grandi riconoscimenti per il suo servizio. Sarà per questo che a 22 anni è entrata nel Mossad, i servizi segreti israeliani. Fu mandata a Parigi a tenere in “caldo” un appartamento che il servizio avrebbe potuto utilizzare per le sue operazioni, svolse tale compito ma ufficialmente studiava alla Sorbonne.
Tornata a Tel Aviv, si è laureata in legge all’Università Bar Ilan, e ha lavorato per dieci anni come avvocato.
Si è sposata nel 1983 con Naftali Spitzer, proprietario di un’agenzia pubblicitaria, con il quale ha avuto due bambini.
Il suo esordio in politica nel 1996, quando candidata fra le liste del Likud, partecipò alle elezioni ma purtroppo non ottenne i voti necessari per entrare alla Knesset.
Nel 1999 finalmente mette piede nel parlamento israeliano, eletta fra i membri del partito Likud di Ariel Sharon. Più volte ministro, prima della cooperazione regionale, poi dell’agricoltura, per lo sviluppo rurale, per l’immigrazione, per la sicurezza, quindi degli Esteri.
Oggi guida il partito di maggioranza relativa, Kadima e punta dritta all’incarico di Primo ministro.
Nel 2004 ha vinto il premio Abirat Ha-Shilton per l’alta qualità del lavoro prestato.
Nel marzo 2006 viene nominata viceprimo ministro.
Con Olmert in disparte dopo le sue dimissioni, alle primarie di Kadima, del settembre 2008, vince su tutti.
E con fermezza dichiara: “Voglio essere Primo ministro e lavorerò per questo obiettivo: dobbiamo cambiare le cose, perché la gente non ha più fiducia nei politici e bisogna ripristinare questa fiducia” – parole, chiare, ferme e decise, e ancora: “Sono pronta per essere messa alla prova non solo per quanto ho detto, ma anche per quanto ho fatto: ho tutte le carte per diventare primo ministro”.
In attesa delle elezioni politiche di febbraio, comunque vada, per molte donne di Israele è un grande esempio. Che diventi o meno Primo ministro, Tzipi ha già vinto: è riuscita a tenere assieme i ruoli di madre, di donna in carriera e di leader politico in una stagione difficile e drammatica per tutto il Medio Oriente.

Valerio Mieli

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