Il dibattito pubblico sull’Islam
Non appena sono giunti i primi dati elettorali, molti esponenti della politica milanese si sono abbandonati allo slogan «Con la sinistra Milano si riempirà di minareti». La minaccia dell’invasione islamica e della città tappezzata di moschee è stata tra le più rozze e gettonate in campagna elettorale. Ma si è rivelata non così potente. Nella ricerca del comitato «Passatopresente» presentata alla Camera dei Deputati è uno dei dati più clamorosi: la maggioranza degli intervistati è favorevole alla costruzione delle moschee.
Ma per quale motivo gli ebrei italiani dovrebbero interessarsi alle moschee? Direi essenzialmente per tre ragioni: 1) I musulmani italiani, quelli che vogliono pregare, lo fanno sia se la moschea c’è sia in caso contrario. Riunirsi nei garage non è solo poco igienico, ma anche assai meno rassicurante sul piano della sicurezza (cosa predicano gli imam?). Solo la struttura, fisica e giuridica, della moschea consente alla comunità islamica di discutere e negoziare con le istituzioni e con tutta la società. 2) Il rapporto tra ebrei e musulmani, oggi ben più numerosi, non può essere semplice. Molte questioni, a cominciare dalla politica internazionale, ci divideranno. Ma siccome è altamente auspicabile che le relazioni non si traducano in scontro, è altrettanto auspicabile che le due comunità sappiano ingerirsi reciprocamente non solo nel male ma anche nel bene. Se ebrei e musulmani (e altre minoranze) sapranno combattere alcune battaglie comuni sarà possibile confrontarsi lealmente, e anche animatamente, sui motivi di dissenso. 3) Come cittadini e come minoranza dobbiamo vigilare sullo stato dei diritti nel nostro paese. La qualità del dibattito pubblico sul tema dell’Islam (e sulle moschee) è semplicemente vergognosa. La politica cavalca una fobia pericolosa e incivile. Gli strumenti proposti – per esempio il referendum – sono assolutamente inadeguati: come si può sottoporre il diritto alla libertà religiosa di una minoranza alla valutazione di una maggioranza, per giunta strumentalmente sobillata?
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas