pregiudizi…

Sul Corriere della Sera di domenica scorsa un articolo di Paolo Conti riporta una lettura laica del Natale cristiano da parte dello psicoanalista Massimo Ammaniti. Secondo quest’ultimo la natività “…..ricorda alla nostra civiltà l’arrivo di un personaggio che ha comunque modificato la concezione della morale introducendo il concetto di perdono, la comprensione dell’altro e superando la vecchia legge dell’occhio per occhio, dente per dente …..” (pagina 19). Il solito copione paolino e marcioniano per il quale il Vecchio Testamento, bollato con il marchio di legalismo e vendicatività, con la sua legge del taglione, sarebbe stato superato da una nuova alleanza che avrebbe finalmente elargito quell’amore e quel perdono di cui sarebbe priva la Bibbia ebraica. Che queste tesi vengano ancora diffuse in alcune parrocchie non ci stupisce più di tanto. Quando però ci vengono propinate da un noto psicoanalista che, per la professione che svolge, dovrebbe andare oltre ad una lettura superficiale dei testi, ci getta nello sconforto. Ammaniti dovrebbe riflettere sulle fonti rabbiniche e talmudiche, quelle scritte dai tanto “deprecati ” Farisei, laddove alla ritorsione si sostituisce il risarcimento, facendo pagare al colpevole quello che si definirebbe modernamente il lucro cessante, il danno permanente e anche quello psicologico. E tutto questo molti secoli prima che la civilissima Europa (cristiana?) affrontasse questi temi. Gli esempi si potrebbero moltiplicare, ma forse bastano questi per sollecitare i nostri intellettuali a sapere di più, a cercare testi, a studiare la storia ebraica, a cercarsi Maestri, e in ultima analisi a “scoprire” gli ebrei con spirito obiettivo e alieno da antichi pregiudizi.

Roberto Della Rocca, rabbino