Mario Canessa (1918-2014)

canessaIl massimo riconoscimento, assieme all’attribuzione del titolo di Giusto tra le Nazioni, gli era arrivato dalla Comunità ebraica di Livorno: la scrittura di un Sefer Torah in suo onore (e alla memoria di tutti i deportati). Caso più unico che raro per un non ebreo. “Ho fatto soltanto il mio dovere” il messaggio che aveva voluto condividere con la kehillah riunita per la solenne celebrazione nella sinagoga di piazza Benamozegh prima di lasciarsi andare a lunghe lacrime di commozione.
All’età di 97 anni scompare Mario Canessa, ex poliziotto di frontiera di origine volterrina che nei mesi più bui permetterà il passaggio di molti perseguitati, tra cui alcuni ebrei, dall’Italia alla Svizzera. Agirà in particolare nel territorio valtellinese e si muoverà con grande discrezione, sorretto dalla lealtà ai valori in cui era stato educato in famiglia e da una profonda fede religiosa cui si appiglierà nelle ore più difficili. Una storia di coraggio divenuta pubblica soltanto di recente, dopo l’interessamento dell’editore ed ex consigliere della Comunità labronica Guido Guastalla, il cui contributo si rivelerà decisivo per aprire e chiudere in tempi rapidi la pratica dello Yad Vashem. Fino ad allora Canessa ne aveva parlato soltanto con pochi intimi confidando loro di essersi comportato “come era giusto fare in quel momento”.
Ad inquadrare la vicenda di Canessa era stato tra gli altri Mario Zucchelli, giornalista del Tirreno che ne aveva raccontato l’eroismo nella biografia “Questo strano coraggio” pubblicata dal Comune di Livorno nel 2010. “Mario Canessa – scriveva Zucchelli – la faccia da eroe francamente non ce l’ha. Ammesso che gli eroi abbiano l’identikit hollywoodiano con la mascella inox e il muscolo gonfio che a scanso di dubbi scatta prima del pensiero. Non ce l’ha perché non si è mai visto un eroe con i capelli bianchi, un viso rotondo e il sorriso largo da nonno contento più quel tot di ironia bonaria toscana, forse etrusca”.

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(7 luglio 2014)