…Pisanò

Domani il quotidiano il Giornale, che già nel recente passato ha pubblicato la prima traduzione italiana del Mein Kampf di Adolf Hitler, metterà in vendita nelle edicole quella che viene annunciata come “una nuova opera dedicata alla vera storia della guerra civile in Italia dal 1943 al 1945” di Giorgio Pisanò. Si tratta in realtà di un vecchio testo diffuso in numerosi fascicoli già nel 1966. È stata all’epoca una delle prime opere di revisionismo storiografico, e soffre di non pochi difetti. Innanzitutto manca di un sufficiente apparato di fonti, per cui non può essere considerato lavoro di ricerca storica ma al più di divulgazione. In secondo luogo è un testo fortemente caratterizzato da fini propagandistici di riabilitazione dell’opera e del pensiero di Benito Mussolini. Infine, è un libro vecchio e datato, scritto senza il riferimento della grande letteratura storiografica prodotta sulla storia del fascismo e dell’Italia contemporanea negli ultimi sessant’anni. Non conosce la grande biografia di Mussolini in più volumi scritta da Renzo De Felice, e ignora un altro grande testo che fa propria l’espressione fortunata di “guerra civile” e regalatoci da Claudio Pavone che aveva – lui sì – utilizzato e presentato una consistente mole di fonti archivistiche. Di certo l’intera società civile dovrebbe manifestare il proprio allarme nel momento in cui si ripubblica senza cenni critici e contestualizzazioni di sorta un testo di chiara impronta neofascista che attacca a più riprese i valori stessi su cui si fonda la Repubblica italiana, che si riconosce nei valori dell’antifascismo, della libertà civile e dell’eguaglianza. A me qui preme di segnalare un riferimento strumentale e manipolatore che l’opera originale contiene in capo al capitolo sessantanovesimo dedicato a “Mussolini, la RSI e gli ebrei”. Vi si legge: “Dai documenti di fonte ebraica e antifascista risulta, senza possibilità di equivoci, che tra il 1938 e il 1945 il Capo del fascismo fu l’unico statista che, nonostante l’antisemitismo ufficiale, si sia prodigato concretamente in favore di centinaia di migliaia di ebrei – La gigantesca opera di salvataggio compiuta in Polonia, Francia, Jugoslavia e Grecia nelle testimonianze raccolte dal “Centro di documentazione ebraico” (CDEC ndr) – Il crollo del regime fascista e la successiva capitolazione dell’Italia provocano la deportazione e il massacro delle Comunità israelitiche rimaste, fino a quel momento, sotto la protezione delle nostre Forze armate. La verità sulle razzie compiute dalle SS in Italia nell’ottobre del 1943. I decisi interventi di Mussolini e delle autorità repubblicane per sottrarre gli ebrei a un tragico destino”. Questa titolazione introduttiva, che imposta l’intera questione in termini del tutto falsificanti e mistificatori, lascia poi il campo a una narrazione contestabile punto per punto, che usa a piacimento fonti vere, ma utilizzate in maniera parziale distorcendole e forzandole in un disegno ideologico completamente improntato alla riabilitazione di Mussolini e della RSI. Un testo inaccettabile e già ampiamente contestato dal dibattito storiografico, quindi sostanzialmente inutile oggi, al quale seguì un anno dopo la pubblicazione da parte dello stesso autore del volume “Mussolini e gli ebrei” (FPE, Milano 1967).
Allora perché ripubblicarlo? Perché diffonderlo nelle edicole dopo aver già pubblicato Hitler? Se l’intento è quello di mettere a disposizione del pubblico una piccola biblioteca neofascista, magari con l’obiettivo di fornire strumenti alle giovani e ignare schiere che popolano i circoli di Casa Pound o di altre formazioni di estrema destra che si apprestano a partecipare alle elezioni, ci permettiamo di proporre alla direzione de “il Giornale” altri titoli che promettono un buon riscontro propagandistico: I Protocolli dei Savi Anziani di Sion, il Saggio sull’ineguaglianza delle Razze Umane, Indirizzi per una educazione razziale (Julius Evola forse merita la pubblicazione dell’opera omnia), L’Ebreo Internazionale e altri. Un buon accordo editoriale con la casa editrice AR di Franco Freda potrebbe risparmiare agli editori de “il Giornale” anche fastidiose questioni sui diritti di autore, aprendo una nuova stagione culturale che poi, chissà, potrebbe sfociare in nuove e opportune iniziative di carattere legislativo restrittive di una condizione di eccessiva libertà di cui ormai, francamente, si può anche fare a meno.

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC

(31 marzo 2017)