…profughi

La Fondazione Memoriale della Shoah è un luogo che va innanzitutto visitato e conosciuto (soprattutto se se ne vogliono criticare le politiche meritorie di accoglienza). Vi collaborano e ci lavorano a vario titolo decine di persone e sta diventando un importante punto di riferimento della realtà milanese. Al suo ingresso domina una parola in lettere giganti che è espressione etica estrema: INDIFFERENZA. Durante l’anno, sono a decine di migliaia gli studenti che visitano quel luogo, e quel concetto, indifferenza, viene indicato come la radice che è stata alla base, che ha permesso che avvenissero le deportazioni e la Shoah. È un’espressione etica generale, che si estende a molte altre situazioni in cui nel passato come nel presente popolazioni civili hanno dovuto subire oppressione, deportazioni, massacri di fronte agli occhi indifferenti di una varia umanità fatta di spettatori muti. Al contrario di quanti in questi giorni hanno voluto attaccare il Memoriale per la sua iniziativa umanitaria che ormai è giunta al terzo anno, non c’è alcuna ideologizzazione nell’ospitare per la notte dei profughi di passaggio e senza un tetto in uno spazio culturale dedicato all’esaltazione dell’etica a fronte del buco nero delle deportazioni e della Shoah. Si tratta solo di civiltà, e non è un’operazione né di destra né di sinistra. Travolgere con polemiche estreme, tentando di arruolare in ipotetiche operazioni “di destra” o di “sinistra”, un’operazione umanitaria limitata ma dall’altissimo valore simbolico non fa onore all’intelligenza e banalizza una delle (per fortuna) molte esperienze di indiscutibile valore umanitario e morale di cui il nostro paese è ancora capace. Farlo poi accusando di “strumentalizzazione” le principali istituzioni ebraiche impegnate da decenni in un intenso lavoro di ricerca, ricostruzione e divulgazione della Memoria della Shoah, significa non conoscere in nulla l’argomento di cui ci si vuole impadronire per portare avanti una polemica che con ogni evidenza ha altri obiettivi. Liberi tutti di criticare le politiche dell’immigrazione e di suggerire alternative, ma non si infanghi un’iniziativa umanitaria di grandissimo valore, che identifica proprio negli spazi in cui si fa memoria della Shoah il luogo adatto per portare a riflettere sul valore universale della lotta all’indifferenza.

Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC

(11 agosto 2017)