Gli ebrei e il fascismo

bassanoCon la recente riscoperta del fascismo e del “glorioso” operato del Duce viene focalizzato sempre più insistentemente che in definitiva molti ebrei siano stati fascisti, almeno all’inizio. Persino il leader di Casapound Simone Di Stefano qualche mese fa ha affermato sul Corriere che “l’errore delle leggi razziali fu di allontanare gli ebrei dal fascismo”, e libri su libri sono stati pubblicati sull’argomento. Certamente non sono uno storico, quindi non ho gli strumenti per confutare o convalidare questo fenomeno, ma attenendomi ignorantemente alle fonti in possesso mi risulta che dal 1928 al 1933 il 10% della popolazione ebraica si iscrisse al PNF (pari a meno di 5.000 persone – Mario Avagliano, 2002), e che circa 230 ebrei parteciparono alla marcia su Roma (su 25.000 camicie nere, Giovanni Cecini 2008). Cifre che a leggerle così non sembrerebbero così singolari, considerando anche il contesto o le ragioni di fondo che potrebbero essere disparate, come il timore nei confronti del regime, una forma di conformismo, un tentativo di maggiore assimilazione per dimostrare con l’adesione al fascismo di essere parimenti italiani. In parte si tratta di fare una sorta di “processo alle intenzioni”, visto che per quanto il fascismo sia stato da sempre un’ideologia nociva, criminale e totalitaria, questo non si differenziò specie in principio da altri nazionalismi analoghi, nelle idee e nei metodi. Dimentichiamo poi che alcuni simpatizzanti del fascismo divennero in seguito ferventi antifascisti, se non addirittura partigiani, come per esempio Teresio Olivelli.

Legittimo che qualunque argomento di natura storica debba essere scandagliato, anche al di là di ciò che potrebbe provocare nell’opinione pubblica, ma una certa attenzione deontologica dovrà comunque prevalere specie nel clima attuale, nel quale la ricerca storica viene continuamente strumentalizzata e travisata ad uso e consumo politico, e dove il demente di turno interverrà poi per confermare che il fascismo sia stato un’ideologia positiva e l’antisemitismo soltanto importato dalla Germania. Dunque cui prodest? Oppure si usano questi dati per sostenere non che gli ebrei non si differenziarono granché dal resto del popolo italiano, ma che in definitiva furono persino peggiori degli altri loro concittadini? Un po’ come coloro, storici o pseudo, che ricercano con disperazione sensazionali e presunte origini ebraiche dei trisavoli di Hitler o di Himmler, e lasciare il messaggio sottinteso “beh alla fine avete fatto tutto tra di voi”.
Diverso ricordare gli ebrei fascisti da una postura più intima per non ripetere gli errori del passato e marcare la distanza da certe amicizie, Isaac Bashevis Singer scrisse “The Jew’s worst enemies were always those elements that the modern Jew convinced himself (really hypnotized himself) were his friends”.
Negli ultimi anni i vari media hanno numerose volte continuato a incentrare la loro attenzione sugli orientamenti politici della comunità ebraica italiana, come se l’ebraismo italiano fosse un’universo unico e monolitico inequivocabilmente in linea con le simpatie e le opinioni di qualche leader comunitario o di un singolo. Il Foglio in un controverso articolo del mese scorso titolava “Cresce l’intesa tra ebrei milanesi e Lega”, il Fatto Quotidiano tre anni fa costruì e pubblicò un video nel quale intervistava cinque abitanti del Portico d’Ottavia che esprimevano la propria simpatia verso Matteo Salvini – l’intervistata principale si definì persino fascista senza mezzi termini – con la conclusione che le idee del leader leghista erano condivise in toto dagli ebrei di Roma, ed in pratica dagli ebrei italiani. Sfugge probabilmente anche che non tutti gli ebrei in Italia e nel resto del mondo appartengono a una specifica comunità ebraica, frequentano dei quartieri ebraici o vivono la loro esistenza secondo la legge ebraica, sia che si tratti di ebrei “veri e propri” secondo l’halakhà o di una comunità ebraica “allargata” riconosciuta solo dall’esterno.
Tornando al punto di partenza vale la pena ricordare che in Russia la propaganda nazionalista e antisemita ha teorizzato che il bolscevismo fosse un complotto ebraico creato con lo scopo di cancellare l’identità russa cristiano-ortodossa, considerata l’ampia presenza ebraica nei movimenti rivoluzionari e nell’apparato sovietico poi. Un domani anche in Italia qualcuno, in maniera elogiativa o dispregiativa, sosterrà forse che il fascismo fu una “cosa” ebraica o un altro complotto giudaico-massonico?

Francesco Moises Bassano