Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova
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"E
questi sono coloro che non avranno parte del mondo futuro ma saranno
recisi, perduti e giudicati per la grandezza della loro malvagità e
delle loro colpe per tutta l'eternità: …chi incute paura alla
collettività senza ragione e chi versa sangue innocente…" (Rabbì Moshe
ben Maimon - Rambam: Hilkhot Teshuvà 3:6).
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Anna
Foa,
storica
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“A
egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti, o Pindemonte; e
bella e santa fanno al peregrin la terra che le ricetta”, scriveva nei
Sepolcri Ugo Foscolo. Ed è proprio per questo che è giusto negare alla
salma di Priebke la sepoltura in questa città. Perché, lungi
dall’essere forte, ha assassinato e fatto assassinare tanti uomini di
questa città. Perché ha continuato fin oltre la morte a presentare la
sua opera come giusta. Perché non deve essere un modello per nessuno
degli abitanti di questa città. Perché la sepoltura nella città da lui
ferita a morte settant’anni fa sarebbe un “pubblico scandalo”, e in
quanto tale la Chiesa, con un gesto straordinariamente importante, gli
ha vietato la sepoltura religiosa. Che il corpo di Priebke debba essere
sepolto, è ovvio. Ma non qui, non in mezzo ai figli e nipoti delle sue
vittime, non fra il clamore dei suoi ammiratori. In silenzio, senza
chiasso e senza pubblicità, con il riserbo che dovrebbe circondare la
morte di un criminale come lui. A cui fin troppo abbiamo consentito
finchè era in vita di parlare, rilasciare interviste, muoversi nella
città.
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Priebke: Roma rifiuta
ogni offesa alla Memoria
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Il
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
ha espresso il proprio apprezzamento per la sensibilità che stanno
dimostrando le autorità competenti – il sindaco di Roma Ignazio Marino,
il questore Fulvio della Rocca, il prefetto Giuseppe Pecoraro e il
Vicariato – per risparmiare alla città l’affronto di assistere a
celebrazioni in onore di quell’Erich Priebke che dei romani è stato
torturatore a Via Tasso e assassino alle Fosse Ardeatine. “Qualsiasi
manifestazione di omaggio, civile o religioso, sarebbe un intollerabile
affronto alla memoria di coloro che caddero nella lotta di liberazione
dal fascismo e dal nazismo”.
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Voci a confronto |
“Per
la prima volta si vedranno le foto di oltre trecento dei 1.022
deportati. Ma soprattutto le facce di chi andò a prenderli”. Gian Guido
Vecchi sul Corriere della Sera presenta la mostra “La razzia degli
ebrei di Roma”, che sarà inaugurata mercoledì prossimo al Vittoriano in
occasione del settantesimo anniversario del rastrellamento degli ebrei
romani da parte dei nazifascisti (16 ottobre 1943). “Immagini mai
viste, un inedito assoluto – spiega Marcello Pezzetti, curatore della
mostra e direttore scientifico della Fondazione del Museo della Shoah –
ma io mi sento male a guardarle”.
In primo piano sui giornali di oggi, la questione legata ai funerali
del criminale nazista Erich Priebke. “Anche il più malvagio ha diritto
alla sepoltura” afferma rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, in
un’intervista al Tempo che poi, alla domanda sulla decisione del Comune
di non accordare la sepoltura di Priebke, sottolinea “lei mi chiama
come rappresentante della comunità ebraica ma il lutto che ha colpito
Roma per l’eccidio delle Fosse Ardeatine riguarda tutta la città,
offe-sa dalla barbarie nazista. Il mondo della politica finalmente
risponde adeguatamente, con una presa di posizione netta”. “Teniamo
viva la memoria, non coltiviamo vendette”, sottolinea Liliana Segre,
testimone della Shoah e sopravvissuta ad Auschwitz, sul Corriere della
Sera commentando la morte del gerarca nazista. Diversi quotidiani
nazionali raccolgono poi la reazione dei parenti delle vittime e di
alcuni esponenti del mondo ebraico in merito ai funerali di Priebke
(tra gli altri Corriere , Messaggero) mentre secondo il direttore del
Centro Wiesenthal Efraim Wiesenthal – intervistato su La Stampa da
Maurizio Molinari – spetterebbe alla Germania riprendersi la salma.
Sul Corriere l’ambasciatore Sergio Romano risponde alla lettera di
Franco Cohen che rileva il silenzio caduto in questi anni sulla
cacciate di migliaia di ebrei – a metà dello scorso secolo – da diversi
paesi arabi.
“Ma quel rabbino era un cattivo maestro”, duro intervento di Abraham B.
Yehoshua su La Stampa in merito alla figura d rav Ovadia Yosef,
scomparso pochi giorni fa.
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Giornata della Cultura Ebraismo in piazza |
Il
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
ha espresso il proprio apprezzamento per la sensibilità che stanno
dimostrando le autorità competenti – il sindaco di Roma Ignazio Marino,
il questore Fulvio della Rocca, il prefetto Giuseppe Pecoraro e il
Vicariato – per risparmiare alla città l’affronto di assistere a
celebrazioni in onore di quell’Erich Priebke che dei romani è stato
torturatore a Via Tasso e assassino alle Fosse Ardeatine. “Qualsiasi
manifestazione di omaggio, civile o religioso, sarebbe un intollerabile
affronto alla memoria di coloro che caddero nella lotta di liberazione
dal fascismo e dal nazismo”.
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memoria
Priebke: Roma resta unita
"Niente offese alla Memoria"
Tensione, attesa e stretta vigilanza a Roma all’indomani del decesso
del criminale nazista Erich Priebke, mentre tutte le autorità civili e
religiose oppongono un fermo diniego a ogni forma pubblica di
celebrazione funebre per l’ex capitano delle SS che compilò le liste
delle vittime della strage delle Fosse Ardeatine.
I leader delle istituzioni ebraiche, le autorità della Capitale, e
italiane, i vertici della Chiesa cattolica, hanno parlato con voce
chiara esprimendo l’idea che Roma non tollererà alcuna forma di
cerimonia pubblica e nessun luogo di culto potrà lasciare spazio a
quelle frange di nostalgici che sperano di tramutare la necessità di
dare sepoltura al criminale in un’occasione di propaganda.
Il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Renzo Gattegna
prosegue i costanti contatti con le autorità e aveva già sabato sera
lanciato un chiaro messaggio, esprimendo “apprezzamento per la
sensibilità che stanno dimostrando le autorità competenti – il sindaco
di Roma Ignazio Marino, il questore Fulvio della Rocca, il prefetto
Giuseppe Pecoraro e il Vicariato – per risparmiare alla città
l’affronto di assistere a celebrazioni in onore di quell’Erich Priebke
che dei romani è stato torturatore a Via Tasso e assassino alle Fosse
Ardeatine”. Parole chiare che segnano per gli ebrei italiani un confine
invalicabile. “Qualsiasi manifestazione di omaggio, civile o religioso
– prosegue Gattegna – sarebbe un intollerabile affronto alla memoria di
coloro che caddero nella lotta di liberazione dal fascismo e dal
nazismo”.
Il concreto rischio che le esequie di Priebke si trasformino in una
adunata nostalgica, è evocato anche dal presidente della Comunità
ebraica di Roma Riccardo Pacifici, che aggiunge “un’eventuale tomba
nella città teatro della tragedia delle Fosse Ardeatine sarebbe come
uccidere una seconda volta quelle persone”, unendosi all’appello perché
il capitano nazista venga sepolto in Germania, ipotesi approfondita
oggi sul Corriere della Sera, ma anche in un’intervista al direttore
del Centro Wiesenthal Efraim Zuroff, firmata da Maurizio Molinari per
La Stampa “La cosa migliore è consegnare le spoglie alla Germania,
affinché vengano cremate, per due motivi. Primo: Priebke era originario
di una località prussiana. Secondo: la Germania ha le leggi più idonee
per evitare che il funerale o la sepoltura di un ex nazista si
trasformi in uno show di neonazisti”.
Alla vicenda è attribuito ancora molto spazio sui giornali di oggi.
Sconcerto e indignazione continua a suscitare la provocatoria prima
pagina del quotidiano romano Il Tempo, che nell’edizione domenicale ha
presentato a tutta pagina un’immagine del criminale in divisa da SS
titolando: “Basta con l’odio, un funerale anche a Priebke”. La stessa
rotta provocatoria è mantenuta ancora oggi, proponendo con grande
evidenza il titolo “La danza macabra intorno a Priebke”. “Funerali.
Chiese negate e giallo sulla sepoltura. L’avvocato: esequie in strada.
Il rabbino: la terra non si nega a nessuno. Cervi: più feroce lui o un
terrorista?” il sottotitolo dell’apertura. Il giornale della destra
romana ha comunque rivolto alcune domande al rabbino capo della
Capitale Riccardo Di Segni. “La sepoltura – afferma il rav – non si
nega a nessuno, anche al più malvagio. Nella nostra tradizione, però,
può essere onorevole o disonorevole. Quest’ultima forma non è prevista
da nessun regolamento comunale. La questione è politica e
amministrativa e, mi perdonerà, non entro nel merito”. “Anche una
funzione in forma privata sarebbe un oltraggio alla città?” chiede
ancora il giornalista. “L’offesa ci sarebbe – è la risposta – se
venissero permesse manifestazioni filonaziste. Quella sarebbe una
violenza intollerabile per la città. Un’eventualità che va
assolutamente evitata”. Il rav Di Segni tiene anche a precisare “Lei mi
chiama come rappresentante della comunità ebraica, ma il lutto che ha
colpito Roma per l’eccidio delle Fosse Ardeatine riguarda tutta la
città, offesa dalla barbarie nazista. Il mondo della politica
finalmente risponde adeguatamente, con una presa di posizione netta”.
Provocazione tentata anche da altri giornali di destra (“Il balletto
indecente sul cadavere di Priebke” titolava Libero, “Priebke scaricato
da tutti. Anche la Chiesa gli dice no” la scelta del Giornale).
“Portare la Shoah nelle scuole, così si protegge la Memoria” è invece
il messaggio che lancia Liliana Segre, 83 anni, deportata ad Auschwitz
quando ne aveva soltanto 13 dal Binario 21 della Stazione centrale di
Milano, che oggi è diventato il Memoriale della Shoah. Lo fa in
un’intervista sulla prima pagina del Corriere della Sera, in cui il
giornalista Paolo Conti le chiede la sua riflessione di fronte alle
parole dal famoso cacciatore di nazisti Serge Klarsfeld, che ieri sullo
stesso quotidiano di via Solferino, aveva spiegato “Dobbiamo essere in
grado di fermarci, di non accanirci. I grandi colpevoli non ci sono
più. Resta qualche pesce piccolo, e il problema con loro è accertarsi
che abbiamo davvero commesso crimini contro l’umanità… la prospettiva
di condannare un innocente mi spaventa tanto quanto quella di lasciare
indisturbato un massacratore”. “Non si può parlare di chiusura di
un’epoca, né mai si potrà farlo per ciò di cui stiamo parlando. Adesso
è essenziale non dimenticare, preservare la memoria. Questo è il vero
impegno – il monito di Liliana – Raccontare bene alle nuove generazioni
cosa hanno fatto certi personaggi che sono arrivati a cent’anni d’età
bevendo birra la sera e facendo belle gite, del tutto indisturbati,
dopo aver ucciso gente innocente. Io ho molto ammirato Simon Wiesenthal
per il suo lavoro. Così come ho ammirato lo stesso Klarsfeld. Quindi
capisco il suo pensiero. Adesso bisogna aiutare a non far dimenticare
chi è stato sterminato, e in che modo, semplicemente per la colpa di
essere nato”.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
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dialogo
Israele, il papa conferma la visita
L’invito
a visitare Israele, come già i suoi predecessori Giovanni Paolo II e
Benedetto XVI era arrivato già lo scorso aprile a poca distanza dalla
sua elezione. A formularlo, durante un incontro con Jorge Bergoglio nel
corso di una visita ufficiale a Roma, lo stesso presidente Shimon
Peres. Oggi la volontà del papa di accettare quell’invito e di recarsi
nello Stato ebraico, già espressa in più occasioni, come sul volo di
ritorno dal Brasile dove si era recato per la Giornata mondiale della
gioventù, assume contorni più concreti. Secondo il canale televisivo
israeliano Channel 2 infatti, Francesco avrebbe fissato il suo viaggio
per il prossimo marzo. Ad accompagnarlo sarà anche il rabbino
conservative Abraham Skorka, amico personale di Jorge Bergoglio e
autore con lui del libro “Il cielo e la terra", pubblicato in Italia da
Mondadori.
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qui firenze Le vetrate tornano a Brooklyn
Hanno rischiato di scomparire, sparire per sempre dalla circolazione.
Un destino evitato grazie alle amorevoli cure degli artigiani
dell’Antica Ditta Pelloni e all’Opera del Tempio Ebraico di Firenze che
ne ha patrocinato i lavori di restauro. Ultima vestigia di un Beth
haKnesset di Brooklyn demolito negli anni Sessanta, due suggestive
vetrate sinagogali – acquistate e donate dall’antiquario Giovanni
Turchi – prendono adesso la strada dell’associazione ebraica
statunitense Aipac, da anni impegnata a difesa delle ragioni di
Israele.
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Oltremare - Autunno
D'autunno
qui a Tel Aviv non cadono le foglie. Davvero, non cadono, e in effetti
non ci sono ippocastani e castagne matte, né alberi che prendono tutti
i colori dal giallo al rosso e ritorno. Anche a questo ci si abitua,
soprattutto se l'altro lato della medaglia è che si va in spiaggia fino
a fine ottobre, a volte oltre.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Tea
for two - Diari
“Ciao Hashem, ho una domanda da farti: anche se mi piace l’albero di
Natale posso essere ebrea lo stesso? Lo so che Lo sai che so già la
risposta”. Era il 15 dicembre 1999 ed iniziavo il mio primo diario
segreto con una bella crisi mistica. Prima di ogni grande cambiamento,
prima di ogni viaggio, prima di ogni separazione, recupero i miei
numerosissimi diari segreti per appurare la mia eventuale evoluzione.
Rachel Silvera, studentessa
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