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Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova
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“…e
(Isacco) sentito l’odore dei suoi vestiti (Esaù) lo benedisse
(Giacobbe) e disse: Ecco l’odore di mio figlio, è come l’odore del
campo che ha benedetto l’Eterno!” (Genesi 27:27).
Rabbì Shelomò Ytzchaqy (RaSH”Y 1040-1105) commenta che il profumo che
sentì Isacco era quello del Gan ‘Eden (Giardino dell’Eden). Il
messaggio che si evince è che, contrariamente a quanto si pensa
generalmente, la spiritualità è una realtà concreta che non è
distaccata dalla realtà fisica. Come nel mondo fisico ci sono cose che
profumano o che danno cattivo odore, lo stesso accade nel mondo
spirituale. Un Midrash racconta che il profeta Elia, insieme ad una
persona, camminava in strada. Passarono davanti a una carcassa
putrefatta di un animale e la persona che accompagnava il profeta Elia
si portò la mano al naso per non sentire il cattivo odore. Dopo,
passarono davanti ad un uomo conosciuto come un incallito peccatore e
fu, in questo caso, Elia a chiudersi il naso per il cattivo odore.
Questo Midrash, come il commento di Rash”y, ci insegnano che la Torà e
le mitzwoth permettono alla nostra essenza interiore di emettere un
profumo che si può diffondendere, ma che può essere percepito da chi,
come Isacco, non si fa deviare dall’esteriorità che spesso è il frutto
della ricerca dell’inganno e della vanità...
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Anna
Foa,
storica
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La
notizia è raccapricciante: su e-bay sono in vendita, a prezzi da
collezionista, "souvenirs" della Shoah. Il prezzo di una divisa a
righe dei campi è di 8500 dollari. E' un'ulteriore fase
della trasformazione della memoria della Shoah, il collezionismo
macabro. Deve però, credo, farci riflettere, al di là dell'orrore per
il fatto che oggetti simili stanno divenendo feticci ed ottenendo un
prezzo di mercato. Che cosa sta succedendo alla memoria? che cosa sta
succedendo agli esseri umani?
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Cultura e istruzione
per difendere la Memoria
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“L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane ha più volte ribadito che la Memoria
si tutela al meglio, ma soprattutto si difende nel modo migliore
privilegiando le armi della cultura e dell'istruzione, impegni perenni
e prioritari che nessuno potrà mai porre in secondo piano anche perché
le leggi stesse devono sempre trovare una solida base nella coscienza
collettiva”. Lo scrive il presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in un editoriale che apparso sul
quotidiano La Stampa. Per questo Gattegna annuncia l'intenzione di
coinvolgere le strutture dell'UCEI “nel rivolgere un pressante appello
e invitare a un confronto e a una collaborazione diverse categorie che
in un modo o nell'altro si trovano in prima linea nella diffusione di
cultura e di informazione nella nostra società”. Educatori, docenti,
intellettuali, giornalisti. Ma anche coloro, come i bibliotecari e gli
addetti alla vendita di libri e di giornali, “che a contatto con la
popolazione svolgono attività di diffusione e che inconsapevolmente si
trovano spesso a essere strumento di chi pubblica appelli all'odio e
all'ignoranza”. L'intervento del presidente UCEI arriva a seguito
dell'articolo in cui il quotidiano torinese annunciava, in esclusiva,
il ritiro del disegno di legge sul negazionismo e la sua trasformazione
in aggravante di reati già esistenti.
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Voci a confronto
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“Ogni
occasione, anche la barbara uccisione di due giovani, diventa un valido
pretesto per inneggiare e fare apologia di movimenti che hanno nel
proprio dna il razzismo, l’antisemitismo, la xenofobia”. Così il
presidente UCEI Renzo Gattegna, ripreso tra gli altri dal Messaggero e
dalla Gazzetta dello Sport, in merito allo striscione apparso nella
curva Nord dell’Olimpico dedicato ai due esponenti neonazisti del
partito greco Alba Dorata, uccisi il primo novembre.
La notizia che in queste ore ha fatto il giro del mondo è il
ritrovamento a Monaco di Baviera di quello che è stato ribattezzato il
tesoro di Hitler: 1.500 dipinti requisiti dai nazisti durante la
guerra. Picasso, Franz Marc, Chagall, Renoir, tra le opere d’arte
recuperate, alcune sottratte dai nazisti alle famiglie ebraiche prima
della deportazione, grandi capolavori di artisti celebri, rinvenuti per
caso nell’abitazione di Cornelius Gurlitt, ottantenne passato per
decenni sottotraccia e figlio di Hildebrand, critico d’arte. Ampio
spazio all’incredibile storia, pubblicata dalla rivista tedesca Focus,
sui giornali italiana tra cui Corriere della Sera, Messaggero,
Repubblica. Di “genocidio dell’arte” parla la storica Anna Foa su
Repubblica. "Hanno cancellato non solo milioni di vite, ma parte della
nostra storia e del pensiero europeo”.
“Duemila fiaccole per ricordare la Shoah”. Sul Secolo XIX il racconto
della marcia che ha portata ieri migliaia di persone a Genova ad
attraversare le vie della città in memoria dei 261 ebrei, deportati nel
novembre del 1943. Un’iniziativa organizzata dalla Comunità ebraica
genovese assieme alla Comunità di Sant’Egidio e con la testimonianza di
Gilberto Simoni.
L’International New York Times da la notizia delle scuse di EBay per
aver permesso la vergognosa vendita sul proprio sito di oggetti
appartenuti a vittime dei campi di concentramento.
Da Israele, riportata sulla Stampa, la notizia della decisione del
primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di creare un muro sul
Giordano.
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Provvedimenti antinegazionismo
Un coro a molte voci
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Il
dossier raccolto dalla redazione circa il denso dibattito a proposito
dei provvedimenti antinegazionismo che vede protagonisti storici,
intellettuali e giuristi.
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GERMANIA
Arte ritrovata, voci a confronto
Oltre
mezzo secolo chiuse a chiave in un appartamento di Monaco. Nascoste
dietro pile di cibo in scatola, 1500 opere trafugate agli ebrei dai
nazisti. Matisse, Picasso, Marc, Renoir, Chagall, l’elenco dei dipinti
ritrovati fa impressione. Un ritrovamento, avvenuto nel 2011 ma tenuto
fino ad ora nascosto, che avrà un impatto enorme sul mondo dell’arte,
aprendo una serie innumerevole di domande. Abbiamo sentito il parere e
le riflessioni di alcuni esperti: Alessandra Di Castro, Daniele
Liberanome, Sharon Reichel, Adachiara Zevi.
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ISRAELE
Scienziati in trasferta
Primo giorno: scrupoli e attese
Embedded.
Cioè a stretto contatto con chi è l'oggetto della mia indagine: in
pratica, la situazione più difficile per una giornalista. Eppure,
questa volta, mentre guardo il mare dalla stanza dell'albergo di Tel
Aviv dove trascorrerò i primi due giorni della First Science Journalism
Mission to Israel, non riesco proprio a trovare in me quel distacco e
quello spirito critico e indagatore che, mi hanno insegnato, garantisce
un reportage obiettivo. Innanzitutto perché nei prossimi 10 giorni io e
gli altri 11 giornalisti scientifici (da Giappone, Guatemala, Stati
Uniti, Germania, Canada e persino dall'Egitto, da cui arriva un collega
che scrive per la prestigiosa rivista Nature), invitati dall'Accademia
Israeliana delle Scienze per questo Grand Tour delle istituzioni
scientifiche, visiteremo alcuni dei più importanti laboratori di
ricerca e siti archeologici del Paese (e anche fuori, giacché faremo
una puntata in giornata per scoprire a che punto è la costruzione di
Sesame, l'acceleratore di particelle che ha sede in Giordania e che
riunisce scienziati di Paesi che non hanno certo relazioni amichevoli).
Poi perché incontreremo a cena almeno un paio di premi Nobel e
scrittori del calibro di Meir Shalev; infine perché sono felice quando
Israele, invece di mettere in piedi sistemi di contropropaganda, decide
semplicemente di mostrare il lato migliore di sé. Ma la scienza che
siamo venuti a raccontare è un'opera umana come le altre e riflette
anche le scelte etiche e politiche di uno Stato, è lo specchio della
società nella quale opera. È questo che spero di riuscire a raccontare
a chi legge, perché la scienza non è affatto noiosa né è argomento per
iniziati: è la lente attraverso la quale possiamo capire come un Paese
guarda al suo futuro.
Daniela Ovadia, giornalista scientifica
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RAZZISMO
"Accorgimenti severi contro
chi fomenta odio negli stadi"
Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
“Ogni pretesto, anche la barbara uccisione di due giovani, diventa – in
determinate frange del tifo italiano – un valido pretesto per
inneggiare e fare apologia di movimenti che hanno nel proprio dna il
razzismo, l’antisemitismo, la xenofobia. Quanto accaduto oggi nella
curva della Lazio, con lo srotolamento di uno striscione in favore di
Alba Dorata, segna una nuova tappa di un processo degenerativo cui
guardiamo con forte preoccupazione. Il razzismo negli stadi è un
fenomeno inammissibile e come tale deve essere trattato. Per questo
auspichiamo un pronto intervento e severi accorgimenti da parte delle
autorità competenti”.
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DOSSIER
Lotta al negazionismo
Un dibattito a molte voci
Storici,
intellettuali e giuristi a confronto sull'opportunità di varare
specifiche norme penali che puniscano il negazionismo della Shoah e di
altri genocidi.
"Non so quale sia la formula giuridica migliore per fermare i
negazionisti. Mi rendo conto che una legge potrebbe essere inefficace,
perché la materia è troppo magmatica per poter essere definita
univocamente. Pure - scrive la storica del Cdec e consigliere
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Liliana Picciotto sul
Corriere della sera - essa avrebbe un forte valore simbolico, una
specie di dichiarazione di intenti di un ipotetico codice etico
virtuale condiviso".
Clicca qui per scaricare il dossier raccolto dalla redazione del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it
(Nel dossier gli interventi di Renzo Gattegna, Furio Colombo, Liliana
Picciotto, Anna Foa, Fabio Levi, Riccardo Pacifici, Adriano Prosperi,
Pierre Vidal, Sergio Romano, Donatella Di Cesare, Marcello Flores,
Simon Levi Sullam, Carlo Ginzburg, Enzo Traverso, Giovanni Belardelli,
Marco Tarquinio, Alberto Cavaglion, Fiamma Nirenstein, Jörg Luther,
Claudio Vercelli, Giuliano Zincone, Corrado Augias, Anna Foa,
Bernard-Henri Lévy, Riccardo Di Segni, Angelo d'Orsi, Mario Pirani,
Benedetto Ippolito, Stefano Jesurum, Dino Levi, Amos Luzzatto, Giovanni
Cocco, Salvatore Carrubba, Ubaldo Casotto, Dino Cofrancesco, Stefano
Levi Della Torre, Emanuele Fiano, Giorgio Israel, Stefano Rodotà, David
Bidussa)
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Oltremare - "Cartina in mano"
Cartina
in mano e naso in aria, perduti nel centro di Tel Aviv. Coppia di mezza
età vestita di bianco quasi integrale: basandomi su nasi e avambracci
parecchio arrossati mi rivolgo in inglese. Persi? Si. (Sorrisi tra
l’imbarazzato e il grato.) Dove volete arrivare? Al Dizengoff Center.
Ah, beh, siete su King George, ci arrivate anche se non volete…
Non capita spesso, a dire il vero: Tel Aviv è come Torino e come
Manhattan, è quasi a quadretti qui in centro. Perdersi è proprio
difficile.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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In
cornice - Jeff Wall
Le
fotografie che Jeff Wall espone al Museo di Tel Aviv vanno lette a
diversi livelli, ma colpiscono a tutti. Le immagini di per sé
coinvolgono per la loro perfezione, per l’attenzione a ogni dettaglio
tecnico: per scattarle, Wall prepara un vero e proprio set
cinematografico con attori professionisti; poi, cura con attenzione
maniacale anche la fase di post-produzione perché i colori, le
ombreggiature, siano perfette.
Daniele Liberanome,
critico d'arte
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Tea
for two - New York
La
prima parola che ho imparato a leggere è stata Alitalia. Mio padre
tornava a bordo di quell’aereo tricolore dai suoi numerosi viaggi
americani anni ’90. E non si dimenticava mai di me, portando doni degni
del paese della cuccagna: una hanukkiah con personaggi Disney, per
dirne una. Ciambelle ricoperte da un sottile strato di cioccolata con
marchio kasher, per dirne un’altra.
Rachel Silvera, studentessa
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