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David
Sciunnach,
rabbino
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La Torah ci narra che quando morì Yakòv, ci
fu un lutto molto grande e difficile (Bereshìt 50,10). Il Talmud (Sotà
13a) afferma che non solo gli uomini fecero lutto per la sua morte, ma
anche i cavalli e gli asini. Rabbì Yosèf Chayìm di Bagdad, conosciuto
come Ben Ish Chay, spiega che durante i giorni del lutto di Yakòv non
fu dato da mangiare agli animali; Rabbì Shmuèl Eidèls (Maharshà)
spiega, invece, che i cavalli e gli asini delle carrozze furono vestiti
di nero, come segno di lutto; una prova a sostegno di entrambi i
commenti è il lutto della città di Ninevè descritto nel libro di Yonàh
dev’è detto (3, 7-8): " ... gli uomini e gli animali non mangino nè
bevano nulla ... si vestirono di sacco, sia gli uomini che gli
animali". Rabbì Meyìr Simchà ha-Cohèn di Dwinsk, autore del commento
Mèshèch Chòchmà, spiega questo passo talmudico sulla base di un Midràsh
(Sifrì su Devarìm 11,1; Toseftà di Sotà 10,3) secondo il quale con la
morte di Yakòv tornò la carestia in Egitto,e in questo senso, anche gli
animali si resero conto della morte di Yakòv, perché, come dice il
profeta Isaia (1, 3) "L’asino riconosce la mangiatoia del suo padrone",
ossia, che è il suo padrone a dargli da mangiare.
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David
Assael,
ricercatore
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È morto Nelson Mandela, senza retorica, uno
dei grandi del nostro tempo. In un momento in cui in Europa tornano i
peggiori fantasmi, non è superfluo ricordare quale abominio sia stata
l’apartheid. Come noto, il termine compare per la prima volta nel 1917,
ma solo dopo la vittoria elettorale del Partito Nazionale del 1948,
l’idea si è trasformata in un vero e proprio sistema legislativo, che
molto deve alle influenze naziste del periodo bellico. Cosa prevedeva
il nuovo “corso” politico? Istituzione di quei ghetti chiamati
bantustan, proibizione dei matrimoni misti, proibizione di rapporti
sessuali fra gente bianca e di colore, strade diverse, scuole diverse,
strutture pubbliche diverse, persino fontane diverse. Dal 1956, le
proibizioni vengono estese a tutte le persone di colore, non solo di
origine africana. Nel 1973 le nazioni Unite dichiarano l’apartheid
crimine contro l’umanità, nel 1990 il peggiore esperimento politico dai
tempi di Hitler si conclude e nel 1994, Mandela verrà eletto
Presidente. Quale forza interiore lo abbia spinto ad evitare la
vendetta, davvero solo D.o lo sa. E certo fa pensare che apartheid
signifchi “separazione”.
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ROMA - “Le attività di prevenzione e
contrasto all'usura nella città di Roma”. Questo il titolo
dell'incontro che si svolgerà domani, a partire dalle 17, al Palazzo di
Cultura della Comunità ebraica di Roma.
L'incontro sarà aperto da un saluto del presidente Riccardo Pacifici e
si concluderà con le parole di Rosy Bindi, presidente della commissione
parlamentare antimafia. Interverranno don Francesco De Donno, Luigi
Ciatti, Tano Grasso, Michele Prestipino, Elisabetta Belgiorno.
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Renzo Gattegna: “Futuro, responsabilità e
risorse” |
"Se è vero che l’immobilità è una pura
illusione perché in verità chi non avanza sicuramente retrocede, che la
semplice conservazione senza prospettive di sviluppo maschera la
decadenza, che l’isolamento è la peggiore minaccia per la nostra
sopravvivenza, non possiamo e non dobbiamo perdere l’occasione storica
che le nostre generazioni stanno vivendo di poter uscire
coraggiosamente e definitivamente dal ruolo di vittime in un mondo come
l’attuale nel quale chi si sente vittima, e si presenta come tale,
prima o dopo lo diventa veramente". Lo ha dichiarato il presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nella
relazione introduttiva al Consiglio UCEI dell'8 dicembre 2013.
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Voci a confronto |
Intervistato da Il Mattino, il presidente
della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, ricorda come
“l’apartheid, dopo la Shoah, è una vergogna su cui dovremmo ancora
interrogarci” e ha commentato i risultati del rapporto annuale della
Commissione europea contro razzismo e intolleranza, che ha messo in
evidenza l’aumento del razzismo nei paesi del Consiglio d’Europa. E
durante la cerimonia funebre a Nelson Mandela, raccontata da tutte le
principali testate nazionali, è stata notata l’assenza di Shimon Peres
e Benyamin Netanyahu.
Il Messaggero pubblica l’intervista a Tobia Zevi, renziano, candidato
alla segreteria romana del Partito Democratico (sconfitto da Lionello
Cosentino), che ragiona sui risultati delle primarie del PD e sulla
corsa alla segreteria regionale. Il Secolo XIX, invece, spiega le
posizioni di Yoram Gutgeld, il consigliere economico di Renzi, già
consulente McKinsey, nato in Israele e ora cittadino italiano.
Sul Mattino di Napoli viene dato conto dell’accensione della Chanukkia
a Napoli, alla presenza del rabbino capo di Napoli e del Mezzogiorno
Scialom Bahbout e dell’ex consigliere dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Fabrizio Gallichi.
Su la Repubblica un articolo di Fabio Scuto racconta l’esperienza
dei medici dell’ospedale israeliano di Safed che ha curato centinaia di
pazienti siriani che vengono lasciati addirittura al confine, su
barelle improvvisate, diventando una sorta di presidio chirurgico di
prima linea, con sale operatorie sempre piene, così come la terapia
d’urgenza. E sempre su Repubblica viene intervistato lo scrittore
Grossman, che commenta l’ordine dato dal generale Gantz a febbraio, di
dare assistenza ai siriani augurandosi che esperienze come questa
“riescano a far cadere gli stereotipi”.
Sull’Osservatore Romano e sull’Unità viene descritto lo storico accordo
sull’acqua che, dopo undici anni, è stato firmato fra Israele,
Giordania e Autorità palestinese, che permetterà di salvare il Mar
Morto grazie alle acque del Mar Rosso e di lottare contro la carenza di
risorse idriche della regione. Il progetto era già contenuto nel
trattato di pace firmato nel 1994 da Israele e Giordania, ma non era
mai stato attuato.
Assenza giustificata, per motivi di salute nel caso del presidente
israeliano e per i costi proibitivi della trasferta dell’apparato di
sicurezza nel caso di Netanyahu, che ha però attirato l’attenzione de
il manifesto, mentre gli altri giornali si sono concentrati sulla
storica stretta di mano fra il presidente USA Obama e il “lider” cubano
Raul Castro.
Sull’Avvenire viene fatta una panoramica dei molti testi che continuano
a raccontare la Seconda guerra mondiale dagli scaffali delle librerie,
con una particolare attenzione alla Shoah e alla Resistenza e con la
caratteristica più recente di una particolare attenzione all’impianto
iconografico dei volumi. Il Secolo XIX racconta della polemica in corso
in Israele per la decisione dell’Orchestra filarmonica di Gerusalemme
di organizzare, per il 17 e il 18 dicembre, un evento dedicato a
Richard Wagner, compositore tedesco di cui sono ben noti i sentimenti
fortemente anti ebraici. Il direttore dell’orchestra forse anche per la
sua storia familiare – Yair Stern, che è anche giornalista televisivo
ed è figlio di quell’Avraham Yair Stern che fu capo carismatico della
nota Banda Stern – ha dichiarato di non avere nessuna intenzione di
tirarsi indietro. Sempre sul fonte dell’arte invece sul Wall Street
Journal si può leggere un articolo sulla situazione delle opere d’arte
che furono depredate durante il nazifascismo agli ebrei, perché la
Germania renda agli eredi quello che venne sottratto.
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da
Sotheby’s il dipinto perduto di Oppenheim
Il
rapimento di Edgardo Mortara
"Riportiamo il quadro in Italia"
Un
dipinto a lungo perduto, una rappresentazione così vicina all'epoca dei
fatti da costituire una testimonianza unica di quella che fu
l’emozionalità ebraica in una stagione buia della storia d’Italia e dei
tormentati rapporti degli ebrei con la Chiesa. “Il rapimento di Edgardo
Mortara”, firmato da Moritz Oppenheim (Hanau, 1800-Francoforte, 1882),
considerato il primo pittore ebreo dell’età moderna, è stato ritrovato
di recente in Inghilterra (in precedenza erano conosciuti soltanto i
suoi lavori preparatori) e verrà messo all’asta il 17 dicembre da
Sotheby’s a New York, dopo alcuni giorni in esposizione.
L’opera risale al 1862, solo quattro anni dopo il momento in cui a
Bologna il piccolo Edgardo, sei anni appena, era stato sottratto alla
famiglia da emissari papali, con la scusa di un battesimo impartito
segretamente al bambino durante una malattia dalla domestica che
imponeva un’educazione cattolica. A nulla valse l’ondata di
indignazione che i fatti suscitarono in un’opinione pubblica in cui si
facevano strada i valori risorgimentali e la volontà di ridimensionare
il potere del Vaticano, né l’intervento di importanti personalità
dell’epoca, addirittura il re di Francia Napoleone III. Oppenheim che
aveva trascorso un periodo in Italia come studente d’arte e aveva
conosciuto in prima persona la paura delle conversioni forzate che si
respirava nelle comunità ebraiche, scelse così di ritrarre il
rapimento. “Un evento del passato ebraico italiano, che ha contribuito
alla fine dell’età dei ghetti e all’unità d’Italia” ricorda Elèna
Mortara Di Veroli, docente di Letteratura anglo-americana
all'Università di Roma Tor Vergata e discendente della famiglia di
Egdardo, lanciando un appello perché dopo oltre un secolo il dipinto
ritrovato possa tornare a far riflettere sull’episodio.
“Sarebbe auspicabile che un’istituzione museale ebraica italiana, ad
esempio il Museo ebraico di Roma, grazie al contributo di fondi
istituzionali o magari di qualche privato benefattore, avesse la
possibilità di partecipare all’asta, in modo che non venga persa
l’eccezionale occasione di esporre permanentemente al pubblico questo
importante documento storico e artistico, di possibile grande richiamo
internazionale. I giorni rimasti prima della vendita sono veramente
pochi”.
Rossella Tercatin
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Qui
Roma
Guardare
Israele da sinistra
Guardare
Israele attraverso le lenti della sinistra, in particolare di quella
italiana, è un esercizio complicato. L'immagine è frammentata, a volte
distorta o contraddittoria, modificatasi nell'arco di oltre
sessant'anni. Questo rapporto complicato è al centro dell'analisi di
Fabio Nicolucci, giornalista esperto di Medio Oriente, e del suo
Sinistra e Israele – La frontiera morale dell'Occidente (Salerno
editore), presentato ieri all'istituto della Enciclopedia Italiana di
Roma. Al suo fianco, l'ambasciatore di Israele a Roma Naor Gilon e lo
storico, nonché senatore del Pd, Miguel Gotor. A moderare, l'incontro
il giornalista Pierluigi Battista.
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Ticketless
- Paesaggi Sereni |
Rileggo
dopo tanti anni la “Storia del paesaggio agrario” di Emilio Sereni
(1961). Un libro geniale, dove le fonti archivistiche si intrecciano
con quelle iconografiche per una passeggiata nel paesaggio agrario che
attraversa i secoli. Permanenze e discontinuità. Dall’antichità
pre-romana alla società industriale quanto è mutato il paesaggio?
Colpisce l’assonanza fra il pensiero di Emilio e la pratica sionista
del fratello, Enzo, pioniere in Erez Israel di una trasformazione di un
paesaggio mediterraneo che verde e arboreo non era, ma poi sarebbe
diventato.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- La sinfonia stonata |
Sottoscrivo
pienamente, parola per parola, la critica formulata dal rabbino capo di
Roma, Riccardo Di Segni – riportata sul numero di dicembre di Pagine
Ebraiche – riguardo alla scelta di rappresentare, lo scorso mese di
giugno, sul piazzale antistante l’ingresso di Auschwitz, una sinfonia
corale, intitolata “la sofferenza degli innocenti”, nella quale si
rievoca il dolore della Vergine Maria sotto la croce, afflitta tanto
per la morte di suo figlio, quanto per tutte le sofferenze degli
innocenti, di ogni luogo e ogni tempo (fa cui i martiri della Shoah).
Francesco Lucrezi, storico
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