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20 dicembre 2013 - 17 Tevet 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Scialom Bahbout, rabbino capo
di Napoli
La tendenza alla disaffezione dalla vita ebraica può essere fermata? Certamente! Come dicono i Maestri: “Chi desidera diventare saggio, vada verso sud” (Bavà Batrà 25b).
 
Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Mettere in rete i musei ebraici mi sembra una buona idea. In genere le reti culturali funzionano, costringono gli operatori a pensare e lavorare in un’ottica meno legata al locale e maggiormente proiettata a una strategia culturale condivisa con altre realtà. Ed è anche interessante l’idea di proporre una visibilità sul web (almeno parziale) di quel che offrono in termini di opere d’arte, testimonianze e percorsi didattici i numerosi musei curati dalle comunità o dalle istituzioni pubbliche.
 
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Renzo Gattegna: "Futuro, responsabilità e risorse"
"Se è vero che l’immobilità è una pura illusione perché in verità chi non avanza sicuramente retrocede, che la semplice conservazione senza prospettive di sviluppo maschera la decadenza, che l’isolamento è la peggiore minaccia per la nostra sopravvivenza, non possiamo e non dobbiamo perdere l’occasione storica che le nostre generazioni stanno vivendo di poter uscire coraggiosamente e definitivamente dal ruolo di vittime in un mondo come l’attuale nel quale chi si sente vittima, e si presenta come tale, prima o dopo lo diventa veramente". Lo ha dichiarato il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nella relazione introduttiva al Consiglio UCEI dell'8 dicembre 2013.
 
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Voci a confronto
Storico accordo per salvare il Mar Morto tra Israele, Giordania e Autorità Nazionale Palestinese. È prevista la costruzione di un acquedotto di 180 chilometri, che pomperà dal porto giordano di Aqaba l’acqua del Mar Rosso. Oltre ad alimentare il Mar Morto, sarà trasformata in acqua potabile. “L’accordo aiuterà la pace”?, si chiede Panorama. Giuliano Ferrara, in un editoriale non firmato sul Foglio, prende spunto dalle recenti affermazioni dell’onorevole Brunetta che aveva definito “una marchetta” il finanziamento di 900mila europ alla Fondazione Memoriale della Shoah di Milano. “L’inutile polemica fra Renato Brunetta e la comunità ebraica – scrive – è un ‘classico dell’antisemitismo del passato’, come è stato definito dagli storici. Poi c’è ‘l’antisemitismo fattivo’, l’odio politico, morale e religioso per gli ebrei vivi, la Shoah che lancia riverberi agghiaccianti sul presente”. La retorica pseudoeducativa sull’antisemitismo, scrive ancora Ferrara, “è spesso evocata per impedire, proibire, riconoscere la realtà attuale, di chiamare le cose con il loro nome”. Così, mentre tutta la nostra vigilanza morale veglia sui sei milioni di ebrei morti”, “esponiamo i sei milioni di ebrei vivi alla violenza genocida”. Sull’inserto Sette del Corriere della sera Stefano Jesurum riflette sul libro “Cosa significa essere ebreo?” del sociologo Eliezer Ben Rafael (ed. Proedi, scaricabile come ebook). “È un testo – scrive – che parla di pluralismo, di forme di convivenza civile, di democrazia e di cittadinanza nel rispetto della dignità individuale e delle comunità di cui ciascuno fa parte. Palesemente, un tema che riguarda noi tutti, e il cui respiro va ben oltre l’ambito ebraico”. La traduzione in italiano è stata promossa dall’associazione di cultura ebraica Hans Jonas. Sul Corriere della sera Danilo Taino parla delle lentezze della burocrazia tedesca nel restituire le opere d’arte trafugate dai nazisti. Un tema quanto mai attuale in considerazione del recente ritrovamento a Monaco. “La Germania – si legge – predica bene ma razzola male”.
 
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  davar
qui milano - memoria
"Brunetta venga al Memoriale"
Il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e vicepresidente Fondazione Memoriale della Shoah di Milano
Roberto Jarach ha rivolto a Renato Brunetta il seguente messaggio:

Egr. Onorevole Brunetta,

le scrivo nella veste di Vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano ONLUS in relazione alla sua dichiarazione alla stampa sugli emendamenti alla Legge di Stabilità. Credo che le reazioni del Presidente UCEI Gattegna e della Comunità Ebraica di Milano le abbiano già fatto comprendere che l’aver inserito il Memoriale tra quei finanziamenti che Lei ha definito “marchette”, ha toccato molte persone che da anni dedicano tempo, intelligenza ed energie, per vedere completare un’opera che diventerà un patrimonio della Città di Milano e un importante centro di ricerca storica e formazione delle coscienze dei giovani. Personalmente sono portato a considerare questo inserimento frutto di una insufficiente attenzione ai contenuti dell’elenco dei destinatari dei fondi e, forse, alla non conoscenza da parte Sua del progetto. Sarei quindi molto lieto se lei volesse accettare l’invito a visitare il Memoriale, che già da questo mese è visitato da numerose scolaresche, per rendersi conto della sua valenza di salvaguardia della Memoria e di strumento formativo. Attendo fiducioso un suo cortese accoglimento dell’invito appena passate le prossime festività, per le quali le formulo i miei più sinceri auguri.

Roberto Jarach
Vicepresidente Fondazione Memoriale della Shoah di Milano
Vicepresidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
MEMORIA
Palatucci, si riaprono gli archivi

Prima riunione per il “Gruppo di ricerca su Fiume-Palatucci 1938-1945” convocato su impulso di Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano con l'obiettivo di far luce sulla figura del Giusto tra le Nazioni Giovanni Palatucci (nell'immagine), che fu questore di Fiume e che fu ucciso a Dachau nell'inverno del 1945.
L'incontro, svoltosi nei locali del Cdec, ha visto la partecipazione di tutti i componenti dell'organo: Michele Sarfatti (Fondazione CDEC; coordinatore del Gruppo), Mauro Canali (Università di Camerino), Matteo Luigi Napolitano (Università degli Studi Guglielmo Marconi), Marcello Pezzetti (Fondazione Museo della Shoah di Roma), Liliana Picciotto (Fondazione CDEC), Micaela Procaccia (dirigente della Direzione generale per gli archivi del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), Susan Zuccotti (Centro Primo Levi, New York).
Numerosi gli aspetti messi a fuoco già a partire da questa prima riunione, compreso l'avvio di una significativa ricognizione degli archivi noti o ancora da consultare. Al termine dei lavori, previsti in sei mesi, il Gruppo pubblicherà una relazione sui risultati delle ricerche con allegati i documenti rilevanti.
progetto edot
Milano, mappature di Memoria

E' in svolgimento a Milano, nei locali del Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, l'incontro "Fare storia degli ebrei dai paesi arabi e mediorientali. I progetti Edot e Mapping Living Memories". Protagonisti del seminario Frédéric Abécassis (docente di Storia contemporanea all’Ecole Normale Supérieure di Lione) e le ricercatrici del progetto Mapping Living Memories Barbara Spadaro e Piera Rossetto; a introdurre e moderare i lavori la storica del Cdec e consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Liliana Picciotto
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STATI UNITI
Una Fondazione ebraica lotta
per la dignità di Hopi e Apache

In America l'impegno di una fondazione che porta il nome del filantropo ebreo Walter Annenberg ha permesso la restituzione di alcuni manufatti sacri a due tribù indiane: gli Hopi e gli Apache San Rarlos. Una vicenda complessa e con gli ingredienti del giallo. Ma fortunatamente, a lieto fine.
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pilpul
Kasher amaro
Prodotti kasher con un marchio unico nazionale, facilmente disponibili e a buon mercato: forse se lo vorremo non sarà un sogno, e ha fatto bene Pagine ebraiche a dedicare sul numero di dicembre ampio spazio a questo tema. Intanto, però, soprattutto nelle medie e piccole comunità, facciamo i conti con una realtà ben diversa, e in parte paradossale. Un tempo i prodotti kasher semplicemente non c’erano e bisognava farli arrivare da lontano (ricordo nella mia infanzia terribili formaggi olandesi, o qualcosa del genere, che comparivano per Pesach); oggi pare che il mercato internazionale kasher sia sempre più interessato all’Italia, e ogni tanto ci giungono notizie di produzioni kasher a pochi chilometri da noi destinate in toto all’esportazione e di cui per imperscrutabili motivi non ci è concesso di usufruire (o, meglio, potremmo usufruire delle nostre specialità locali solo facendole tornare indietro dai luoghi a migliaia di chilometri di distanza in cui vengono inviate). Quando sento queste notizie mi viene l’amaro in bocca.

Anna Segre, insegnante
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Il coraggio di Nekrasov
Nel lontano 1987, due mesi prima che si spegnesse a Parigi, ho avuto la fortuna di conoscere lo scrittore russo Viktor Nekrasov, uno degli esponenti più noti dell’emigrazione russa. Nekrasov non era ebreo, ma la sua sensibilità verso la specificità della condizione ebraica era davvero eccezionale ed eccezionale era il suo coraggio. Al suo impegno si deve il primo monumento che a Babij Jar (presso Kiev) commemora le vittime delle fucilazioni di massa perpetrate dai nazisti nel 1941 (tra le cento e le centocinquantamila persone). Sergej Dovlatov, nel libro di ritratti “Non solo Brodskij”, così lo ricorda: “Si commemorava l’anniversario delle fucilazioni di massa di Babij Jar. Si svolgeva un comizio non ufficiale. Tra i partecipanti c’era Viktor Nekrasov. Andò al microfono e cominciò a parlare. Dalla folla qualcuno si mise a gridare: - Qui non sono sepolti solo gli ebrei! - Sì, è vero, – rispose Nekrasov, – è vero. Qui non sono sepolti solo gli ebrei. Ma solo gli ebrei sono stati uccisi perché erano ebrei…”.

Laura Salmon, slavista
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