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19 gennaio 2014 - 18 Shevat 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
"Ogni disputa che avviene per fini onesti finisce per mantenersi; non così invece delle discussioni che non avvengono per onesti fini". Così traduceva rav Menachem Emanuele Artom, oltre venti anni fa, una famosa mishnà dei Pirkè Avot: rendendo l'espressione ebraica leshem shamaim, letteralmente "in nome del cielo", con "fini onesti". Il tempo, e la correttezza dei contendenti, ci dirà se le dispute di questi giorni sono per onesti fini. Se in futuro saranno ancora sulla scena comunitaria, sarà paradossale segno della loro onestà. Se cadranno nel dimenticatoio, sarà testimonianza del loro essere una riproduzione della contestazione di Korach a Mosè ed Aron: una disputa per il potere.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Penso che sia opportuno che qualcuno parli e affronti con autorevolezza il tema della violenza. Ciò che è accaduto nei giorni scorsi è il dominio della violenza e indica che non esiste nessuna muraglia (giuridica, istituzionale,…) che separa la democrazia da un sistema fondato sull’atto di violenza. Questo secondo tipo di sistema, non è quel mostro che minaccia dall’esterno la democrazia è, invece, l’indesiderato ospite che bussa di continuo alla sua porta. La violenza non è solo ira spontanea, è anche potere. È strumento funzionale ad assicurare l’ordine e il controllo sociale. Il suo obiettivo non è mai chi subisce la violenza materialmente, ma controllare psicologicamente il terzo, lo spettatore, quello che tenta di sfilarsi, di distinguersi. Si esercita fisicamente violenza su qualcuno, per controllare tutti gli altri. Rispondere col silenzio, o con la reiterazione dei “distinguo”, pensando che sia possibile ancora una volta sfilarsi e sottrarsi, significa riconoscere che la violenza paga.
 
 
Progetti Otto per Mille
Presentazione domande
Scadrà il 28 febbraio il termine per la presentazione dei progetti da realizzare con il contributo Otto per Mille. Gli Enti o associazioni interessati dovranno compilare l'apposita scheda dimostrando di aver presentato il modello EAS all'Agenzia delle Entrate. La Commissione Bilancio e Otto per Mille valuterà l'ammissibilità dei progetti e proporrà l'assegnazione del contributo previa approvazione del Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
 
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Voci a confronto
Nuovi articoli sulle tensioni che attraversano la realtà ebraica romana sono apparsi sui giornali di ieri, sabato, e di oggi. Sul Corriere della Sera Andrea Garibaldi firma un pezzo intitolato “Un’aggressione notturna, un dibattito interrotto, Le tensioni del Ghetto”. Dopo una breve introduzione che contestualizza la situazione si dà conto dei due episodi al centro del dibattito comunitario di questi giorni: l’aggressione di quattro ragazzi al Portico d’Ottavia, da parte di un gruppo di persone che uno degli aggrediti descrive come “quindici persone con mazze da baseball e martelli, alcuni con la kippah sul capo” e le contestazioni avvenute durante la presentazione, nella sala della Comunità in via Balbo, del libro “Sinistra e Israele”. Viene fatto cenno anche a una fantomatica scissione della Comunità, che starebbe preparando “l’anima progressista” dell’ebraismo romano.
Sempre ieri il Corriere della Sera dedica un articolo alle posizioni di Gianni Vattimo e riporta un messaggio dell’ambasciatore israeliano Naor Gilon che scrive al professore torinese: “nonostante lei pensi di esprimere posizioni antisioniste, di fatto rivela di essere un vero e proprio antisemita”. Grillo non ha gradito l’autocandidatura, spiegando subito che si tratta di una persona che non solo non è candidata, ma neppure è candidabile. Citata anche la risposta di Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha commentato che “Quelle di Vattimo sono parole di odio che non giungono nuove”.
Andrea Pandini, su Libero di sabato, apre tentando una tenue difesa e citando la posizione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che sostiene che la testata è stata incauta a pubblicare le affermazioni del deputato leghista Buonanno che ha attaccato Gad Lerner, ai suoi occhi “colpevole di aver criticato l’atteggiamento del Carroccio nei confronti del ministro Kyenge. Le parole di Buonanno hanno provocato reazioni all’interno della Lega, considerata dall’UCEI corresponsabile se non dimostrerà “un’immediata e ferma presa di distanza”.
 
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Progetti di futuro
“Le due parole centrali della Torah - ha scritto rav Benedetto Carucci Viterbi sul Portale dell’ebraismo italiano, moked.it - sono darosh darash: ripetizione rafforzata di cercare; ma anche di studiare e di interpretare. Il cuore della Torah è dunque nello studio e nel tentativo di comprendere. E nessuno si può sottrarre a questo compito fondante: neanche Mosé il nostro maestro, colui che cerca al centro della Torah”. Per l’ebraismo, come spiega il rav, lo studio è uno dei pilastri della vita ebraica e nessuno può sottrarvisi. Progetti di futuro è il titolo del dossier dedicato alle prospettive che si aprono ai giovani dopo la scuola superiore.
 
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  davar
qui cracovia
Con i giovani per la Memoria
Toccherà il ghetto di Cracovia, il quartiere ebraico di Kazimierz e il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau il Viaggio della Memoria organizzato dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca con il supporto dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che è partito questa mattina alla volta della Polonia con il coinvolgimento di oltre un centinaio di studenti delle scuole italiane e dei Testimoni della Shoah Sami Modiano e delle sorelle Andra e Tatiana Bucci. Al viaggio, assieme al presidente del Senato Pietro Grasso e al ministro per l'Istruzione Maria Chiara Carrozza, partecipano anche il presidente dell'Unione Renzo Gattegna, l'assessore alle scuole Raffaele Turiel, rav Alberto Funaro e Marika Venezia, moglie dell'indimenticato Shlomo. Il gruppo sarà guidato dal direttore scientifico della Fondazione Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti e dai suoi ricercatori. In serata, dopo la visita ai luoghi dove a Cracovia imperversò la furia nazista, i Testimoni dialogheranno e si confronteranno direttamente con gli studenti. Domani invece l'impatto con l'orrore di Auschwitz-Birkenau e, nel pomeriggio, una cerimonia istituzionale in ricordo di tutte le vittime del campo nel cortile tra i Block 10 e 11.

a.s. twitter @asmulevichmoked 


vera vigevani
"Giustizia, nel nome di Franca"
Vera Vigevani è nata a Milano nel 1928 ed è fuggita dall’Italia fascista nel 1938 insieme alla famiglia, a causa delle leggi razziste. Durante l’esilio argentino ha sposato Giorgio Jarach, anche lui italiano di origine ebraica, emigrato in Argentina. Nel 1954 nasce la loro unica figlia, Franca. Vera è una Madre de Plaza de Mayo, una di quelle donne battagliere che da decenni tengono viva la memoria dei loro figli, scomparsi durante la dittatura argentina. Desaparecidos. Sua figlia Franca fu una di loro: aveva 18 anni quando fu sequestrata dai militari della dittatura civico-militare del generale Videla. Sul numero di gennaio di Pagine Ebraiche, attualmente in distribuzione, l'intervista a Vera Vigevani Jarach.
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qui Roma
"Rigettare abusi e violenze
per difendere il vivere comune"

Le Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane appartenenti al gruppo Binah hanno emesso la seguente nota riguardo ai fatti avvenuti nel centro comunitario di via Cesare Balbo lo scorso 14 gennaio:

"Il clima comunitario incandescente vissuto nei giorni scorsi ci lascia sbigottite e preoccupate.
La violenza verbale e fisica, gli scontri, la ripetuta presenza sulle pagine dei media è negativa e allarmante.
La nostra Comunità è stata oltraggiata e offesa, e ne esce svilita e impoverita.
Il dialogo costruttivo, la legittima e democratica risposta a provocazioni o posizioni anche non condivise sono la misura di una stimolante vita comunitaria, così come la libertà di opinione ed espressione, che devono essere garantite. Israele è la casa, gli ebrei la famiglia dove ognuno ha un'idea, dove si litiga, si discute e ci si scontra ma nessuno resta fuori dalla porta. Non esiste un solo modo di amare e difendere Israele, e non esiste quello giusto.
I leader comunitari, gli educatori, così come ciascuno di noi, devono prendersi le proprie responsabilità e cambiare immediatamente tono e direzione di marcia. Non è ammissibile accettare o sollecitare divisioni, né tacere dinanzi alle stesse. Non possiamo permetterci uno scollamento. Non possiamo permetterci la perdita di un solo ebreo.
Nessuno deve sentirsi isolato o calpestato per le sue idee, e mai più tollereremo attacchi personali, fisici o verbali.
I valori fondamentali della religione ebraica ci impongono di reagire e trovare la via, se ancora possibile, per compattare gli animi di una Comunità: della nostra Comunità. Mai dobbiamo dimenticare che siamo responsabili l'uno dell'altro e che siamo sempre stati percepiti dall'esterno come un'entità coesa e unica. È questa la nostra forza, non ci indeboliamo".


qui roma
Il Consiglio convocato d'urgenza
Anche il Consiglio della Comunità ebraica di Roma sarà riunito d'urgenza per discutere dei fatti avvenuti nella sede del centro comunitario di via Cesare Balbo lo scorso 14 gennaio. La decisione fa seguito alla convocazione di una Giunta straordinaria dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, disposta la scorsa settimana dal Presidente dell'Unione per ascoltare i cinque Consiglieri che erano presenti ai fatti e valutare quanto accaduto. La decisione di convocare il Consiglio romano è stata resa nota dal sito di un notiziario pubblicato dagli organi comunitari.
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pilpul
Le parole storpiate
C’è chi fiuta l’aria, osserva in quale direzione vada il vento e poi si comporta di conseguenza. Mentre ci si interroga dolorosamente sul peso della memoria, sulla funzionalità, o meno, dei giorni dedicati, soprattutto per i non ebrei, ai temi della deportazione e dello sterminio, c’è chi ha un orizzonte diverso, pensando che le elezioni a venire meritino ben più di una qualche affermazione politica di circostanza. Così per quell’europarlamentare uscente che, pur dichiarandosi annoiato di quanto è andato facendo (o non facendo?) nell’augusta assemblea comunitaria durante la legislatura in via di conclusione, ma confidando ora in una sua rielezione in un’altra lista (che nel mentre ha provveduto a rigettare l’autocandidatura), ritorna su antichi temi, ossessivamente riproposti.

Claudio Vercelli
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Nugae - Storia di una mania
“Ecco la mia dieta. Ogni mattina impara qualche verso, una breve poesia, o come hanno fatto fare a noi, La Cavallina Storna o Il sabato del villaggio”. Il dietologo in questione è Umberto Eco, e chi riceve il consiglio è suo nipote, destinatario di una lettera pubblicata sull'Espresso un paio di numeri fa insieme ad altre tredici di altrettanti prestigiosissimi padri e nonni. Un'operazione di quelle portatrici di una marea di buoni sentimenti tipica da inizio anno, e dunque di copie comodamente vendute. Ma stavolta chi se ne importa: qui c'è qualcuno di sufficientemente autorevole che spalleggia e alimenta le mie manie da secchiona. Perché di solito l'affermazione “mi diverte imparare cose a memoria” desta sempre meraviglia forse mista a un po' di compatimento, e la minaccia di mettersi a ripetere versi della Divina Commedia è molto utile quando si vuol essere lasciati in pace.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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Identità: Isahiah Berlin
Nel 1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa significa essere ebreo?” - scaricabile dai siti www.proedieditore.it e www.hansjonas.it - ha messo in luce per la prima volta in Italia quella discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le loro risposte. Oggi Isahiah Berlin, filosofo e politologo.  
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