Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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"Ogni
disputa che avviene per fini onesti finisce per mantenersi; non così
invece delle discussioni che non avvengono per onesti fini". Così
traduceva rav Menachem Emanuele Artom, oltre venti anni fa, una famosa
mishnà dei Pirkè Avot: rendendo l'espressione ebraica leshem shamaim,
letteralmente "in nome del cielo", con "fini onesti". Il tempo, e la
correttezza dei contendenti, ci dirà se le dispute di questi giorni
sono per onesti fini. Se in futuro saranno ancora sulla scena
comunitaria, sarà paradossale segno della loro onestà. Se cadranno nel
dimenticatoio, sarà testimonianza del loro essere una riproduzione
della contestazione di Korach a Mosè ed Aron: una disputa per il potere.
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David Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Penso
che sia opportuno che qualcuno parli e affronti con autorevolezza il
tema della violenza. Ciò che è accaduto nei giorni scorsi è il dominio
della violenza e indica che non esiste nessuna muraglia (giuridica,
istituzionale,…) che separa la democrazia da un sistema fondato
sull’atto di violenza. Questo secondo tipo di sistema, non è quel
mostro che minaccia dall’esterno la democrazia è, invece,
l’indesiderato ospite che bussa di continuo alla sua porta. La violenza
non è solo ira spontanea, è anche potere. È strumento funzionale ad
assicurare l’ordine e il controllo sociale. Il suo obiettivo non è mai
chi subisce la violenza materialmente, ma controllare psicologicamente
il terzo, lo spettatore, quello che tenta di sfilarsi, di distinguersi.
Si esercita fisicamente violenza su qualcuno, per controllare tutti gli
altri. Rispondere col silenzio, o con la reiterazione dei “distinguo”,
pensando che sia possibile ancora una volta sfilarsi e sottrarsi,
significa riconoscere che la violenza paga.
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Progetti Otto per Mille
Presentazione domande
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Scadrà
il 28 febbraio il termine per la presentazione dei progetti da
realizzare con il contributo Otto per Mille. Gli Enti o associazioni
interessati dovranno compilare l'apposita scheda dimostrando di aver
presentato il modello EAS all'Agenzia delle Entrate. La Commissione
Bilancio e Otto per Mille valuterà l'ammissibilità dei progetti e
proporrà l'assegnazione del contributo previa approvazione del
Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
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Voci a confronto |
Nuovi
articoli sulle tensioni che attraversano la realtà ebraica romana sono
apparsi sui giornali di ieri, sabato, e di oggi. Sul Corriere della
Sera Andrea Garibaldi firma un pezzo intitolato “Un’aggressione
notturna, un dibattito interrotto, Le tensioni del Ghetto”. Dopo
una breve introduzione che contestualizza la situazione si dà conto dei
due episodi al centro del dibattito comunitario di questi giorni:
l’aggressione di quattro ragazzi al Portico d’Ottavia, da parte di un
gruppo di persone che uno degli aggrediti descrive come “quindici
persone con mazze da baseball e martelli, alcuni con la kippah sul
capo” e le contestazioni avvenute durante la presentazione, nella sala
della Comunità in via Balbo, del libro “Sinistra e Israele”. Viene
fatto cenno anche a una fantomatica scissione della Comunità, che
starebbe preparando “l’anima progressista” dell’ebraismo romano.
Sempre ieri il Corriere della Sera dedica un articolo alle posizioni di
Gianni Vattimo e riporta un messaggio dell’ambasciatore israeliano Naor
Gilon che scrive al professore torinese: “nonostante lei pensi di
esprimere posizioni antisioniste, di fatto rivela di essere un vero e
proprio antisemita”. Grillo non ha gradito l’autocandidatura, spiegando
subito che si tratta di una persona che non solo non è candidata, ma
neppure è candidabile. Citata anche la risposta di Renzo Gattegna,
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha
commentato che “Quelle di Vattimo sono parole di odio che non giungono
nuove”.
Andrea Pandini, su Libero di sabato, apre tentando una tenue difesa e
citando la posizione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che
sostiene che la testata è stata incauta a pubblicare le affermazioni
del deputato leghista Buonanno che ha attaccato Gad Lerner, ai suoi
occhi “colpevole di aver criticato l’atteggiamento del Carroccio nei
confronti del ministro Kyenge. Le parole di Buonanno hanno provocato
reazioni all’interno della Lega, considerata dall’UCEI corresponsabile
se non dimostrerà “un’immediata e ferma presa di distanza”.
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Progetti di futuro |
“Le due parole centrali della Torah - ha
scritto rav Benedetto Carucci Viterbi sul Portale dell’ebraismo
italiano, moked.it
- sono darosh darash: ripetizione rafforzata di cercare; ma anche di
studiare e di interpretare. Il cuore della Torah è dunque nello studio
e nel tentativo di comprendere. E nessuno si può sottrarre a questo
compito fondante: neanche Mosé il nostro maestro, colui che cerca al
centro della Torah”. Per l’ebraismo, come spiega il rav, lo studio è
uno dei pilastri della vita ebraica e nessuno può sottrarvisi. Progetti
di futuro è il titolo del dossier dedicato alle prospettive che si
aprono ai giovani dopo la scuola superiore.
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qui
cracovia
Con
i giovani per la Memoria
Toccherà
il ghetto di Cracovia, il quartiere ebraico di Kazimierz e il campo di
sterminio di Auschwitz-Birkenau il Viaggio della Memoria organizzato
dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca con il
supporto dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che è partito
questa mattina alla volta della Polonia con il coinvolgimento di oltre
un centinaio di studenti delle scuole italiane e dei Testimoni della
Shoah Sami Modiano e delle sorelle Andra e Tatiana Bucci. Al viaggio,
assieme al presidente del Senato Pietro Grasso e al ministro per
l'Istruzione Maria Chiara Carrozza, partecipano anche il presidente
dell'Unione Renzo Gattegna, l'assessore alle scuole Raffaele Turiel,
rav Alberto Funaro e Marika Venezia, moglie dell'indimenticato Shlomo.
Il gruppo sarà guidato dal direttore scientifico della Fondazione Museo
della Shoah di Roma Marcello Pezzetti e dai suoi ricercatori. In
serata, dopo la visita ai luoghi dove a Cracovia imperversò la furia
nazista, i Testimoni dialogheranno e si confronteranno direttamente con
gli studenti. Domani invece l'impatto con l'orrore di
Auschwitz-Birkenau e, nel pomeriggio, una cerimonia istituzionale in
ricordo di tutte le vittime del campo nel cortile tra i Block 10 e 11.
a.s. twitter
@asmulevichmoked
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vera
vigevani
"Giustizia,
nel nome di Franca"
Vera
Vigevani è nata a Milano nel 1928 ed è fuggita dall’Italia fascista nel
1938 insieme alla famiglia, a causa delle leggi razziste. Durante
l’esilio argentino ha sposato Giorgio Jarach, anche lui italiano di
origine ebraica, emigrato in Argentina. Nel 1954 nasce la loro unica
figlia, Franca. Vera è una Madre de Plaza de Mayo, una di quelle donne
battagliere che da decenni tengono viva la memoria dei loro figli,
scomparsi durante la dittatura argentina. Desaparecidos. Sua figlia
Franca fu una di loro: aveva 18 anni quando fu sequestrata dai militari
della dittatura civico-militare del generale Videla. Sul numero di
gennaio di Pagine Ebraiche, attualmente in distribuzione, l'intervista
a Vera Vigevani Jarach.
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qui
Roma
"Rigettare
abusi e violenze
per difendere il vivere comune"
Le
Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane appartenenti
al gruppo Binah hanno emesso la seguente nota riguardo ai fatti
avvenuti nel centro comunitario di via Cesare Balbo lo scorso 14
gennaio:
"Il clima comunitario incandescente vissuto nei giorni scorsi ci lascia
sbigottite e preoccupate.
La violenza verbale e fisica, gli scontri, la ripetuta presenza sulle
pagine dei media è negativa e allarmante.
La nostra Comunità è stata oltraggiata e offesa, e ne esce svilita e
impoverita.
Il dialogo costruttivo, la legittima e democratica risposta a
provocazioni o posizioni anche non condivise sono la misura di una
stimolante vita comunitaria, così come la libertà di opinione ed
espressione, che devono essere garantite. Israele è la casa, gli ebrei
la famiglia dove ognuno ha un'idea, dove si litiga, si discute e ci si
scontra ma nessuno resta fuori dalla porta. Non esiste un solo modo di
amare e difendere Israele, e non esiste quello giusto.
I leader comunitari, gli educatori, così come ciascuno di noi, devono
prendersi le proprie responsabilità e cambiare immediatamente tono e
direzione di marcia. Non è ammissibile accettare o sollecitare
divisioni, né tacere dinanzi alle stesse. Non possiamo permetterci uno
scollamento. Non possiamo permetterci la perdita di un solo ebreo.
Nessuno deve sentirsi isolato o calpestato per le sue idee, e mai più
tollereremo attacchi personali, fisici o verbali.
I valori fondamentali della religione ebraica ci impongono di reagire e
trovare la via, se ancora possibile, per compattare gli animi di una
Comunità: della nostra Comunità. Mai dobbiamo dimenticare che siamo
responsabili l'uno dell'altro e che siamo sempre stati percepiti
dall'esterno come un'entità coesa e unica. È questa la nostra forza,
non ci indeboliamo".
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Le
parole storpiate |
C’è
chi fiuta l’aria, osserva in quale direzione vada il vento e poi si
comporta di conseguenza. Mentre ci si interroga dolorosamente sul peso
della memoria, sulla funzionalità, o meno, dei giorni dedicati,
soprattutto per i non ebrei, ai temi della deportazione e dello
sterminio, c’è chi ha un orizzonte diverso, pensando che le elezioni a
venire meritino ben più di una qualche affermazione politica di
circostanza. Così per quell’europarlamentare uscente che, pur
dichiarandosi annoiato di quanto è andato facendo (o non facendo?)
nell’augusta assemblea comunitaria durante la legislatura in via di
conclusione, ma confidando ora in una sua rielezione in un’altra lista
(che nel mentre ha provveduto a rigettare l’autocandidatura), ritorna
su antichi temi, ossessivamente riproposti.
Claudio Vercelli
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Nugae
- Storia di una mania |
“Ecco
la mia dieta. Ogni mattina impara qualche verso, una breve poesia, o
come hanno fatto fare a noi, La Cavallina Storna o Il sabato del
villaggio”. Il dietologo in questione è Umberto Eco, e chi riceve il
consiglio è suo nipote, destinatario di una lettera pubblicata
sull'Espresso un paio di numeri fa insieme ad altre tredici di
altrettanti prestigiosissimi padri e nonni. Un'operazione di quelle
portatrici di una marea di buoni sentimenti tipica da inizio anno, e
dunque di copie comodamente vendute. Ma stavolta chi se ne importa: qui
c'è qualcuno di sufficientemente autorevole che spalleggia e alimenta
le mie manie da secchiona. Perché di solito l'affermazione “mi diverte
imparare cose a memoria” desta sempre meraviglia forse mista a un po'
di compatimento, e la minaccia di mettersi a ripetere versi della
Divina Commedia è molto utile quando si vuol essere lasciati in pace.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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Identità:
Isahiah Berlin |
Nel
1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion
si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità
ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che
avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di
Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del
professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa
significa essere ebreo?” - scaricabile dai siti www.proedieditore.it e
www.hansjonas.it - ha messo in luce per la prima volta in Italia quella
discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul
nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le
loro risposte. Oggi
Isahiah Berlin, filosofo e politologo.
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