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2 aprile 2014 - 2 Nissan 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
"Questa sarà la legge di colui che è affetto da tzaràt ... Egli sarà condotto al sacerdote ..." (Vaikrà 14, 2). Il grande Rabbì Yakòv Krantz, conosciuto come il Maghìd di Dubnav, diceva riguardo a questo: Molte persone sottovalutano e disprezzano i divieti legati alla lashòn ha rà - maldicenza. Essi pensano in cuor loro: "Non ho fatto nessuna azione negativa, ho solamente prestato attenzione a parole dette in vano".
 
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David
Assael,
ricercatore
Nella medicina antica si contrapponevano due teorie: il male si cura col suo opposto (se ho i crampi stendo la gamba), il male si cura col suo simile (se prendo una botta in testa me ne do un'altra). François Hollande sembra iscriversi a questa seconda scuola. Per contrastare la deriva xenofoba e nazionalista apertasi con il successo elettorale del FN cosa fa il Presidente francese, già fortemente indebolito da scandali personali e scelte politiche? Si rivolge ai francesi annunciando l'entrata in scena del “poliziotto di Francia” Valls, distintosi in passato per gli inconsueti, almeno per la sua parte politica, toni identitari.
 
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ROMA - Si presenta questa sera a Roma, al Centro Ebraico Il Pitigliani, l’ultimo libro dell’attore Gioele Dix – “Quando tutto questo sarà finito. Storia della mia famiglia perseguitata dalle leggi razziali” (ed. Mondadori). L’incontro avrà inizio alle 20.30. Interverranno Nicola Fano e Gualtiero Peirce.
 
Un ciclo di incontri sull'etica medica
Un ciclo di incontri sull’etica medica patrocinato dal Dipartimento Educazione e Cultura UCEI, avrà luogo nei locali del Tempio dei Giovani sull’Isola Tiberina con cadenza settimanale. Appuntamento ogni lunedì alle 20. Tra i rabbinim coinvolti Roberto Colombo, Roberto Della Rocca, Riccardo Di Segni, Cesare Efrati, Gianfranco Di Segni, Benedetto Carucci, Ariel Di Porto, Amedeo Spagnoletto, Gavriel Levi, Umberto Piperno.
 
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Negoziato di pace,
cresce l'incertezza
Si fa sempre più intricata e complessa la partita del processo di pace in Medio Oriente. Tra i punti all’ordine del giorno la liberazione di Jonathan Pollard, incarcerato nel 1985 e condannato dagli Stati Uniti per attività di spionaggio. Una ‘pedina’ che diventa sempre più importante alla luce delle nuove difficoltà diplomatiche emerse. L’accordo cui si lavora sarebbe basato su una triangolazione. “Gli Usa – scrive Maurizio Molinari sulla Stampa – liberano Pollard entro l’imminente Pesach (la Pasqua ebraica), in cambio Israele dichiara un congelamento ‘non formale’ degli insediamenti in Cisgiordania e si impegna a liberare circa 400 detenuti palestinesi, mentre l’Anp accetta di prolungare il negoziato fino al 2015”.
È saltata la visita del segretario di Stato John Kerry a Ramallah. Ad impedire la missione l’intervento del leader dell’Anp Abu Mazen che ieri sera, in diretta tv, ha annunciato di voler proseguire l’impegno per ottenere il riconoscimento come Stato dalle Nazioni Unite. In quest’ottica, scrive Repubblica, “presenterà istanze per entrare a far parte di 15 agenzie Onu e chiederà l’adesione a trattati internazionali, a cominciare dalla Quarta Convenzione di Ginevra, per la protezione dei civili in tempo di guerra”.
Crescerebbe intanto la sfiducia della popolazione palestinese nei suoi confronti. “Nella Anp, così come dentro Fatah – scrive Fabio Scuto – si prepara una notte dei lunghi coltelli, una resa dei conti, per chi alla fine guiderà i palestinesi (forse) verso l’indipendenza. Una volta era un argomento tabù, adesso in ogni caffè di Ramallah si parla della successione ad Abu Mazen”. Tra i nomi più gettonati quelli di Mohammed Dahlan, ex delfino di Arafat; Jibril Rajoub, potente commissario del Cio palestinese; Marwan Barghouti, l’ex capo dei Tanzim di Fatah in cella in Israele con cinque ergastoli.
Interessante infine, sempre sul tema mediorientale, il reportage sui “cristiani d’Israele arruolati contro la jihad” di Fiamma Nirenstein (Il Giornale).
 
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  davar
iSRAELE
Il negoziato si complica

Molto rumore per nulla. Il titolo della tragicomica opera shakespeariana riassume gli umori di molti commentatori israeliani e internazionali in merito ai negoziati di pace tra Israele e Autorità nazionale palestinese. Trascinatesi per mesi, con aperture reciproche seguite da reciproche accuse, le trattative rischiano ora di fermarsi al capolinea. A mettere in crisi i già delicati equilibri, lo spettacolo offerto ieri in diretta televisiva dal leader dell'Anp Mahmoud Abbas (nella foto). Per riconquistare il controllo su una West Bank sempre più divisa e in cerca di nuovi timonieri, Abbas, davanti ai riflettori, ha firmato un documento diretto ad ottenere, attraverso l'ammissione in agenzie Onu e organismi internazionali, il riconoscimento della Palestina come Stato. Un modo per aggirare i colloqui di pace e forzare la mano a Israele affidandosi alla comunità internazionale. La doppia via di Abbas (che avrebbe assicurato il proseguo del suo impegno sul fronte dei trattati) non è piaciuta a Israele e nemmeno ai mediatori americani, con il segretario di Stato Usa John Kerry costretto a far saltare l'incontro previsto per ieri sera con il presidente dell'Anp. “I negoziati tra israeliani e palestinesi – scrive su Yedioth Ahronoth Nahum Barnea, una delle più autorevoli firme del giornalismo israeliano – sono la versione diplomatica del caso dell'aereo malese scomparso: sono scomparsi dal radar. Per otto mesi sono rimasti da qualche parte, senza segnali di decesso, senza segni di vita. Il buonsenso ci dice di annunciarne lo schianto, ma le parti coinvolte insistono che l'aereo è ancora in volo”.
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QUI MILANO
Guido Luzzatto, il varcafrontiere
Curata dalla Fondazione Guido Lodovico Luzzatto di Milano, una grande mostra, Frontiere varcate – il critico Guido Lodovico Luzzatto 1922-1940, rende giustizia, al Museo del Novecento della città lombarda, al critico d’arte Guido Lodovico Luzzatto (Milano 1903-1990) a ventiquattro anni dalla sua scomparsa e a diciotto dalla nascita della Fondazione a lui intitolata. Antifascista della prima ora, figlio di uno dei dodici professori che nel 1931 rifiutarono il giuramento al regime, dopo la laurea in storia dell’arte con Paolo D’Ancona iniziò a collaborare a Giustizia, Sera e a numerose riviste d’arte, come Le Arti Plastiche, Il Giornale dell’arte, La Casabella, L’Arte di Adolfo e Lionello Venturi, oltre che ai giornali della concentrazione antifascista di Parigi per i quali tenne dal 1929 al 1933 un costante aggiornamento sui fatti italiani.
(Nell'immagine Guido Lodovico Luzzatto, a sinistra, ritratto con la sorella Gina e i fratelli Lucio e Dino)
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QUI TORINO
L'odio che avanza in Europa
Tira un brutto vento in Europa con la crescita esponenziale di movimenti di estrema destra che fanno del razzismo una vera e propria bandiera. Ucraina, Francia, Ungheria: tre realtà, molto diverse tra loro, in cui questo fenomeno sembra attecchire in modo particolare. Per approfondirne le specificità l'Associazione ex Allievi e Amici della Scuola di Torino
ha organizzato per la serata di domani un convegno così sottotitolato "Tra antisemitismo e ascesa delle nuove destre". L'incontro, in programma alle 21 nel centro sociale comunitario, avrà come ospiti Guido Franzinetti del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università Piemonte Orientale, il ricercatore del Cdec Stefano Gatti e il giornalista di Pagine Ebraiche e del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it Daniel Reichel. A introdurre gli interventi il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni.

QUI FIRENZE
Giustizia e disobbedienza
Disobbedire è giusto? Questa la domanda che ha guidato il secondo incontro fiorentino del ciclo “Aspettando il Balagan” presso la Comunità ebraica insieme al Dipartimento Educazione e Cultura dell’UCEI. A parlarne sono stati rav Scialom Bahbout e il giudice Ferdinando Imposimato. Da entrambe le relazione, ricchissime di spunti, è emersa una questione fondamentale: se da una parte è giusto obbedire alla legge, come espressione della giustizia e dei diritti inviolabili dell’uomo, dall’altra ci sono casi in cui la disobbedienza si presenta invece come scelta legittima per l’attuazione di questa stessa.
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LOTTA ALL'ANTISEMITISMO
Usa, aggressioni in aumento
Notizie parzialmente positive dagli Stati Uniti sul fronte dell'antisemitismo. Se infatti, stando ai dati dell'inchiesta annuale dell'Anti-Defamation Leaugue, gli incidenti antisemiti sono diminuiti lo scorso anno del 19 per cento, si è assistito a un preoccupante aumento delle aggressioni fisiche contro ebrei. “Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un calo significativo e incoraggiante per numero e intensità degli atti antisemiti in America", ha detto Abraham Foxman (nella foto), direttore nazionale dell'Anti-Defamation League, ong impegnata nella lotta contro la discriminazione. Ma al calo generale è corrisposto un significativo aumento di aggressioni violente, passate da 17 nel 2012 alle 31 del 2013. “Questo numero elevato di aggressioni fisiche è un promemoria che fa riflettere. Nonostante il calo complessivo degli incidenti antisemiti – ha proseguito Foxman nel suo intervento - c'è ancora un sottoinsieme di americani che sono profondamente avvelenati dall'antisemitismo e che si sentono abbastanza coperti per dare sfogo al loro bigottismo”.
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pilpul
Ticketless - Una Gerico di carta
Ci sono libri che non si possono conquistare con un assalto diretto: devono essere presi come Gerico. Ortega y Gasset diceva così del Don Chisciotte. Yerushalmi del libro più inquietante di Freud, L’uomo Mosé e la religione monoteistica. Ognuno di noi dovrebbe fare i conti con la sua Gerico di carta. I critici letterari di oggi mi sembra tendano a dimenticarlo. Ne aveva parecchie di Gerico da espugnare il compianto Cesare Segre, ma non quante l’italianista giovane in carriera (non solo in Italia). A seguire certi percorsi di ricerca uno s’immagina un assalitore stremato, che vaga sotto le mura di centinaia di Gerico assolutamente inespugnabili per mancanza di energia.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - L'ebraicità di Israele
Dunque, lo scorso 25 marzo, i leader della Lega Araba, in occasione del loro summit in Kuwait, hanno espresso, relativamente ai cd. “colloqui di pace” in corso tra Israele e ANP, un verdetto che più chiaro non si può: “Esprimiamo il nostro assoluto e decisivo rifiuto nel riconoscere Israele come Stato ebraico”. Si tratta di un punto, evidentemente, per la Lega molto importante, e sul quale riterrebbe molto grave che possano generarsi equivoci. Qualcuno, a forza di parlare di pace, di colloqui, di trattative ecc. ecc., potrebbe, a lungo andare, confondersi, perdere di vista il punto essenziale, e pensare che il dialogo sia tra un ‘quasi stato’ arabo, destinato a diventare e a essere riconosciuto come uno stato a pieno titolo – ovviamente arabo -, e uno stato ebraico che, almeno per alcuni, già esiste, e che aspirerebbe semplicemente a continuare a continuare ad esistere e ad essere quello che già è, ossia uno stato ebraico, in quanto patria del popolo ebraico. Gravissimo, inaudito, intollerabile errore.

Francesco Lucrezi, storico
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