David
Sciunnach,
rabbino
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"Questa
sarà la legge di colui che è affetto da tzaràt ... Egli sarà condotto
al sacerdote ..." (Vaikrà 14, 2). Il grande Rabbì Yakòv Krantz,
conosciuto come il Maghìd di Dubnav, diceva riguardo a questo: Molte
persone sottovalutano e disprezzano i divieti legati alla lashòn ha rà
- maldicenza. Essi pensano in cuor loro: "Non ho fatto nessuna azione
negativa, ho solamente prestato attenzione a parole dette in vano".
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David
Assael,
ricercatore
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Nella
medicina antica si contrapponevano due teorie: il male si cura col suo
opposto (se ho i crampi stendo la gamba), il male si cura col suo
simile (se prendo una botta in testa me ne do un'altra). François
Hollande sembra iscriversi a questa seconda scuola. Per contrastare la
deriva xenofoba e nazionalista apertasi con il successo elettorale del
FN cosa fa il Presidente francese, già fortemente indebolito da
scandali personali e scelte politiche? Si rivolge ai francesi
annunciando l'entrata in scena del “poliziotto di Francia” Valls,
distintosi in passato per gli inconsueti, almeno per la sua parte
politica, toni identitari.
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ROMA
- Si presenta questa sera a Roma, al Centro Ebraico Il Pitigliani,
l’ultimo libro dell’attore Gioele Dix – “Quando tutto questo sarà
finito. Storia della mia famiglia perseguitata dalle leggi razziali”
(ed. Mondadori). L’incontro avrà inizio alle 20.30. Interverranno
Nicola Fano e Gualtiero Peirce.
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Un ciclo di incontri sull'etica medica
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Un
ciclo di incontri sull’etica medica patrocinato dal Dipartimento
Educazione e Cultura UCEI, avrà luogo nei locali del Tempio dei Giovani
sull’Isola Tiberina con cadenza settimanale. Appuntamento ogni lunedì
alle 20. Tra i rabbinim coinvolti Roberto Colombo, Roberto Della Rocca,
Riccardo Di Segni, Cesare Efrati, Gianfranco Di Segni, Benedetto
Carucci, Ariel Di Porto, Amedeo Spagnoletto, Gavriel Levi, Umberto
Piperno.
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Negoziato di pace,
cresce l'incertezza
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Si
fa sempre più intricata e complessa la partita del processo di pace in
Medio Oriente. Tra i punti all’ordine del giorno la liberazione di
Jonathan Pollard, incarcerato nel 1985 e condannato dagli Stati Uniti
per attività di spionaggio. Una ‘pedina’ che diventa sempre più
importante alla luce delle nuove difficoltà diplomatiche emerse.
L’accordo cui si lavora sarebbe basato su una triangolazione. “Gli Usa
– scrive Maurizio Molinari sulla Stampa – liberano Pollard entro
l’imminente Pesach (la Pasqua ebraica), in cambio Israele dichiara un
congelamento ‘non formale’ degli insediamenti in Cisgiordania e si
impegna a liberare circa 400 detenuti palestinesi, mentre l’Anp accetta
di prolungare il negoziato fino al 2015”.
È saltata la visita del segretario di Stato John Kerry a Ramallah. Ad
impedire la missione l’intervento del leader dell’Anp Abu Mazen che
ieri sera, in diretta tv, ha annunciato di voler proseguire l’impegno
per ottenere il riconoscimento come Stato dalle Nazioni Unite. In
quest’ottica, scrive Repubblica, “presenterà istanze per entrare a far
parte di 15 agenzie Onu e chiederà l’adesione a trattati
internazionali, a cominciare dalla Quarta Convenzione di Ginevra, per
la protezione dei civili in tempo di guerra”.
Crescerebbe intanto la sfiducia della popolazione palestinese nei suoi
confronti. “Nella Anp, così come dentro Fatah – scrive Fabio Scuto – si
prepara una notte dei lunghi coltelli, una resa dei conti, per chi alla
fine guiderà i palestinesi (forse) verso l’indipendenza. Una volta era
un argomento tabù, adesso in ogni caffè di Ramallah si parla della
successione ad Abu Mazen”. Tra i nomi più gettonati quelli di Mohammed
Dahlan, ex delfino di Arafat; Jibril Rajoub, potente commissario del
Cio palestinese; Marwan Barghouti, l’ex capo dei Tanzim di Fatah in
cella in Israele con cinque ergastoli.
Interessante infine, sempre sul tema mediorientale, il reportage sui
“cristiani d’Israele arruolati contro la jihad” di Fiamma Nirenstein
(Il Giornale).
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iSRAELE
Il negoziato si complica
Molto
rumore per nulla. Il titolo della tragicomica opera shakespeariana
riassume gli umori di molti commentatori israeliani e internazionali in
merito ai negoziati di pace tra Israele e Autorità nazionale
palestinese. Trascinatesi per mesi, con aperture reciproche seguite da
reciproche accuse, le trattative rischiano ora di fermarsi al
capolinea. A mettere in crisi i già delicati equilibri, lo spettacolo
offerto ieri in diretta televisiva dal leader dell'Anp Mahmoud Abbas
(nella foto). Per riconquistare il controllo su una West Bank sempre
più divisa e in cerca di nuovi timonieri, Abbas, davanti ai riflettori,
ha firmato un documento diretto ad ottenere, attraverso l'ammissione in
agenzie Onu e organismi internazionali, il riconoscimento della
Palestina come Stato. Un modo per aggirare i colloqui di pace e forzare
la mano a Israele affidandosi alla comunità internazionale. La doppia
via di Abbas (che avrebbe assicurato il proseguo del suo impegno sul
fronte dei trattati) non è piaciuta a Israele e nemmeno ai mediatori
americani, con il segretario di Stato Usa John Kerry costretto a far
saltare l'incontro previsto per ieri sera con il presidente dell'Anp.
“I negoziati tra israeliani e palestinesi – scrive su Yedioth Ahronoth
Nahum Barnea, una delle più autorevoli firme del giornalismo israeliano
– sono la versione diplomatica del caso dell'aereo malese scomparso:
sono scomparsi dal radar. Per otto mesi sono rimasti da qualche parte,
senza segnali di decesso, senza segni di vita. Il buonsenso ci dice di
annunciarne lo schianto, ma le parti coinvolte insistono che l'aereo è
ancora in volo”.
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QUI MILANO
Guido Luzzatto, il varcafrontiere
Curata
dalla Fondazione Guido Lodovico Luzzatto di Milano, una grande mostra,
Frontiere varcate – il critico Guido Lodovico Luzzatto 1922-1940, rende
giustizia, al Museo del Novecento della città lombarda, al critico
d’arte Guido Lodovico Luzzatto (Milano 1903-1990) a ventiquattro anni
dalla sua scomparsa e a diciotto dalla nascita della Fondazione a lui
intitolata. Antifascista della prima ora, figlio di uno dei dodici
professori che nel 1931 rifiutarono il giuramento al regime, dopo la
laurea in storia dell’arte con Paolo D’Ancona iniziò a collaborare a
Giustizia, Sera e a numerose riviste d’arte, come Le Arti Plastiche, Il
Giornale dell’arte, La Casabella, L’Arte di Adolfo e Lionello Venturi,
oltre che ai giornali della concentrazione antifascista di Parigi per i
quali tenne dal 1929 al 1933 un costante aggiornamento sui fatti
italiani.
(Nell'immagine Guido Lodovico Luzzatto, a sinistra, ritratto con la sorella Gina e i fratelli Lucio e Dino)
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QUI TORINO
L'odio che avanza in Europa
Tira
un brutto vento in Europa con la crescita esponenziale di movimenti di
estrema destra che fanno del razzismo una vera e propria bandiera.
Ucraina, Francia, Ungheria: tre realtà, molto diverse tra loro, in cui
questo fenomeno sembra attecchire in modo particolare. Per
approfondirne le specificità l'Associazione ex Allievi e Amici della
Scuola di Torino
ha organizzato per la serata di domani un convegno così sottotitolato
"Tra antisemitismo e ascesa delle nuove destre". L'incontro, in
programma alle 21 nel centro sociale comunitario, avrà come ospiti
Guido Franzinetti del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università
Piemonte Orientale, il ricercatore del Cdec Stefano Gatti e il
giornalista di Pagine Ebraiche e del portale dell'ebraismo italiano
www.moked.it Daniel Reichel. A introdurre gli interventi il
vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio
Disegni.
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Ticketless
- Una Gerico di carta |
Ci
sono libri che non si possono conquistare con un assalto diretto:
devono essere presi come Gerico. Ortega y Gasset diceva così del Don
Chisciotte. Yerushalmi del libro più inquietante di Freud, L’uomo Mosé
e la religione monoteistica. Ognuno di noi dovrebbe fare i conti con la
sua Gerico di carta. I critici letterari di oggi mi sembra tendano a
dimenticarlo. Ne aveva parecchie di Gerico da espugnare il compianto
Cesare Segre, ma non quante l’italianista giovane in carriera (non solo
in Italia). A seguire certi percorsi di ricerca uno s’immagina un
assalitore stremato, che vaga sotto le mura di centinaia di Gerico
assolutamente inespugnabili per mancanza di energia.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- L'ebraicità di Israele |
Dunque,
lo scorso 25 marzo, i leader della Lega Araba, in occasione del loro
summit in Kuwait, hanno espresso, relativamente ai cd. “colloqui di
pace” in corso tra Israele e ANP, un verdetto che più chiaro non si
può: “Esprimiamo il nostro assoluto e decisivo rifiuto nel riconoscere
Israele come Stato ebraico”. Si tratta di un punto, evidentemente, per
la Lega molto importante, e sul quale riterrebbe molto grave che
possano generarsi equivoci. Qualcuno, a forza di parlare di pace, di
colloqui, di trattative ecc. ecc., potrebbe, a lungo andare,
confondersi, perdere di vista il punto essenziale, e pensare che il
dialogo sia tra un ‘quasi stato’ arabo, destinato a diventare e a
essere riconosciuto come uno stato a pieno titolo – ovviamente arabo -,
e uno stato ebraico che, almeno per alcuni, già esiste, e che
aspirerebbe semplicemente a continuare a continuare ad esistere e ad
essere quello che già è, ossia uno stato ebraico, in quanto patria del
popolo ebraico. Gravissimo, inaudito, intollerabile errore.
Francesco Lucrezi, storico
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