Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
|
Ogni
tanto dovremmo avere il coraggio di annullare gli idoli che abbiamo
intorno. Lo hanno fatto anche gli ebrei in Egitto, prima di uscire, con
l'agnello. Basterebbe aver chiaro quali siano gli idoli contemporanei.
|
|
David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
|
Può
esistere esperienza senza che si sia il suo racconto? E questo racconto
può di stimolare altre storie oppure possiamo raccontarci solo quella
versione della storia? Me lo chiedo tutti gli anni, ogni volta che si
approssima il seder di Pesach e riprendo in mano il testo
dell’Haggadah. Un testo che funziona come la fiaba popolare con ruoli
prefissati a cominciare dai quattro figli. Per esempio ce ne potrebbe
essere un quinto? E se ce ne fossero solo tre, chi scomparirebbe?
Oppure si può fare a meno del figlio cattivo? Oppure non se ne può fare
a meno perché, come dice Capitan Uncino, cosa sarebbe il mondo senza
Capitan Uncino? L’Isola che non c’è e i suoi abitanti bambini ci
sarebbero egualmente? Un gruppo umano si raduna periodicamente e compie
gesti, dice parole in un ordine dato, non per un fine istituzionale, ma
per uno costituzionale. Non si è ebrei perché si legge l’Haggadah e si
fa il Seder. Alla rovescia, si legge l’Haggadah e si fa il Seder e così
si è ebrei. Il rito fonda l’identità e non viceversa.
|
|
|
Temi e immagini
del pensiero ebraico
|
"Temi
e immagini del pensiero ebraico”. Questo il titolo del ciclo di
incontri ospitato presso la nuova sede della Biblioteca Universitaria
di Genova, l’ex Hotel Colombia (luogo storico della città, che ospitò e
fece cantare grandi nomi tra cui anche i Beatles). L'iniziativa è
organizzata da Laura Mincer (Università di Genova) da Alberto Rizzerio
(Centro Culturale Primo Levi) e Ilana Bahbout (DEC-UCEI)
|
|
Leggi
|
|
Pesach, gli auguri
di papa Bergoglio
|
“Nell’approssimarsi
della grande festa di Pesach desidero rivolgere il più cordiale augurio
di pace a lei e a tutta la Comunità ebraica romana. La memoria della
liberazione dall’oppressione per mezzo del braccio potente del signore
ispiri pensieri di misericordia, riconciliazione e fraterna vicinanza a
tutti coloro che soffrono sotto il peso di nuove schiavitù. Volgendo il
pensiero a Gerusalemme, che avrò la gioia di visitare prossimamente,
chiedo di accompagnarmi con preghiere mentre assicuro il mio ricordo
invocando dall’altissimo copiose benedizioni”. Questo il testo del
messaggio inviato da papa Bergoglio al rabbino capo di Roma Riccardo Di
Segni nell’imminenza della festività ebraica di Pesach. Uno stralcio
del messaggio è riportato oggi sull’Osservatore Romano.
Ancora il quotidiano della Santa Sede dà conto, all’interno del
dibattito sviluppatosi sulla fecondazione eterologa, della posizione
espressa dal rav Di Segni sul notiziario Pagine Ebraiche 24 lo scorso
giovedì. “Nel commentare per Pagine Ebraiche 24 la sentenza della Corte
costituzionale, il rabbino capo di Roma – si legge – rileva che quanto
a questa specifica pratica c’è in ambito rabbinico una letteratura
unanime nel considerarla un’iniziativa da evitare. Infatti, ‘è una
procedura sconsigliata anche per motivi etici e psicologici e, nel caso
in cui questa avvenga, è imprescindibile porsi alcune domande. Ci si
deve per esempio interrogare sull’identità del donatore, sulle
possibilità che vengano trasgrediti alcuni divieti, tra cui quello
gravissimo dell’incesto (sui figli del donatore), e sui problemi che
possono sorgere nei rapporti padre-figlio e madre-figlio’”.
Sulla Stampa due pagine di racconto, a firma del direttore Mario
Calabresi, dell’ultimo Viaggio della Memoria ad Auschwitz-Birkenau.
L’attenzione è rivolta in particolare a quelle che i partecipanti ai
Viaggi, l’ultimo dei quali organizzato dalla Regione Lazio, hanno
imparato a conoscere come le “bambine” (da una definizione dello
storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico della Fondazione Museo
della Shoah di Roma): le sorelle fiumane Andra e Tatiana Bucci. Al loro
fianco altri due Testimoni dei crimini della Shoah: l’ebreo di Rodi
Sami Modiano e il romano Piero Terracina. Un viaggio, scrive Calabresi,
“tra sensi di colpa, emozioni e il bisogno di ricordare”.
|
|
Leggi
|
|
|
informazione
Pagine Ebraiche varca i confini
Grandi
storie da raccontare, grandi valori da testimoniare, e un obiettivo:
quello di raggiungere nuovi orizzonti e tutti i potenziali lettori. Per
festeggiare il suo quinto compleanno il giornale dell’ebraismo italiano
Pagine Ebraiche lancia una nuova sfida, un impegno che rappresenta
molto più di un semplice progetto editoriale: nasce infatti Pagine
Ebraiche International Edition, un notiziario settimanale in lingua
inglese, che, insieme a un portale web dedicato
(moked.it/international, attivo dalle prossime ore), si propone di offrire ai lettori di tutto il
mondo un assaggio, un ricco affresco, di cosa ha da offrire la vibrante
vita ebraica della penisola.
Un traguardo speciale che proietta la storia gloriosa dell’ebraismo
italiano verso il futuro e la apre al mondo, quello delle grandi
comunità della diaspora, Stati Uniti, Inghilterra, Canada, ma anche
della stessa Israele, delle istituzioni d’Europa e non solo.
“Il grande fascino della nostra storia, tradizioni e cultura continua
certamente a risplendere, ma dobbiamo essere capaci di parlare del
presente e del futuro, dei problemi della vita reale, dei progetti
delle Comunità italiane. Una realtà che è importante conoscere, oltre
agli stereotipi, in un mondo ebraico sempre più globalizzato” ha
scritto nell’editoriale che ha aperto il primo notiziario alla vigilia
di Pesach Guido Vitale, coordinatore dei dipartimenti Informazione e
Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Per la redazione
dell’UCEI un impegno che si va ad aggiungere alla produzione di tre
mensili stampati, Pagine Ebraiche, Italia Ebraica e DafDaf, di due
notiziari quotidiani, Bokertov alla mattina, con l’elaborazione della
rassegna stampa di giornata in cui entrano centinaia di schede, e
Pagine Ebraiche 24 nelle caselle email degli utenti nel primo
pomeriggio, alla presenza sui social network e nei principali festival
culturali italiani, all’organizzazione di seminari di formazione. “Oggi
celebriamo l'inizio di una nuova sfida, a costo zero e con risultati
ambiziosi da perseguire – ha scritto il presidente UCEI Renzo Gattegna
- Un'iniziativa che vede al lavoro una redazione giovane e motivata con
l'obiettivo di raggiungere la stampa internazionale, le istituzioni di
governo dell'ebraismo europeo e mondiale, i tanti lettori di lingua
inglese interessati a conoscere una realtà unica nel suo genere”.
Tra gli argomenti trattati nel notiziario in inglese, gli
impareggiabili sapori della tradizione ebraica italiana, gli eventi
cuore della vita culturale, dal Moked di Milano Marittima, alla Festa
del Libro ebraico di Ferrara, la sfida del dialogo interreligioso, che
nel paese che ospita la città del Vaticano assume contorni unici, e poi
ancora una rubrica “Italian Word of the Week” (la parola italiana della
settimana) per raccontare ai lettori stranieri i termini fondamentali
del lessico della vita ebraica nel Belpaese, a iniziare proprio dal
termine “Comunità”.
In una società che spesso fatica a raccontarsi all’estero, un piccolo
grande contributo offerto dalla sua minoranza più antica: Pagine
Ebraiche International racconterà anche questo.
|
informazione
Raccontiamo a tutto il mondo
la nostra vita e la nostra cultura
Cari lettori,
è grande l'emozione nello scrivere questo messaggio di saluto per
inaugurare il primo notiziario in lingua inglese mai prodotto
dall'ebraismo italiano.
Un salto di livello che è parte di una più ampia strategia di
comunicazione e che si è reso necessario per avvicinare un numero
sempre più ampio di persone a un mondo che, pur piccolo nei numeri,
racchiude storie e istanze straordinarie. Un'eredità e un presente che
ci inorgogliscono e allo stesso tempo impegnano per far sì che
l'immenso patrimonio di valori di cui siamo depositari non venga mai
disperso e viva attraverso le generazioni.
È con questa consapevolezza che l'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane ha deciso, alcuni anni fa, di dotarsi di strumenti
comunicativi e informativi che potessero raggiungere ogni giorno molte
migliaia di lettori. Due notiziari quotidiani, tre periodici cartacei,
un servizio di rassegna stampa, una presenza professionale nel mondo
dei social network.
Oggi celebriamo l'inizio di una nuova sfida, a costo zero e con
risultati ambiziosi da perseguire. Un'iniziativa che vede al lavoro una
redazione giovane e motivata con l'obiettivo di raggiungere la stampa
internazionale, le istituzioni di governo dell'ebraismo europeo e
mondiale, i tanti lettori di lingua inglese interessati a conoscere una
realtà unica nel suo genere.
Renzo Gattegna,
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
|
accadde domani
Benvenuti nel futuro
Gli
ebrei italiani hanno un grande passato da raccontare. Ma anche un
futuro da conquistare. Dopo oltre due millenni di vita in Italia, gli
ebrei italiani, la più antica comunità della Diaspora, corrono il
rischio di essere conosciuti più per la loro storia gloriosa che per la
loro vita attuale.
Gli ebrei in Italia sono una minoranza piccola nei numeri, ma molto grande in quanto a storia, cultura e valori testimoniati.
Il grande fascino della storia, delle tradizioni, della cultura
continuerà certo a risplendere, ma è necessario anche raccontare il
presente e il futuro, la vita reale, i problemi e i progetti degli
ebrei in Italia. Una realtà che è importante far conoscere, al di là
degli stereotipi, in un mondo ebraico sempre più globalizzato.
Un notiziario settimanale internazionale in lingua inglese si affianca
ora al giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, al giornale
ebraico dei bambini DafDaf, al giornale di cronache comunitarie Italia
Ebraica, al portale dell’ebraismo italiano www.moked.it e ai notiziari
quotidiani Bokertov e Pagine Ebraiche24.
Benvenuti nel futuro.
Guido Vitale,
coordinatore Informazione e Cultura UCEI
|
il comunicato dell'assemblea ari
Rabbini, il nuovo Consiglio
L’Assemblea
Rabbinica Italiana ha diffuso la seguente nota: “In data 8 Nissan 5774
/8 Aprile si sono riuniti i rabbanim Alfonso Arbib, Riccardo Di Segni,
Alberto Funaro, Adolfo Locci e in teleconferenza Giuseppe Momigliano,
risultati eletti per il Consiglio dell’ARI nell’assemblea tenutasi a
Firenze il 12 gennaio /11 Shevat, che hanno a tutti gli effetti
dichiarato costituito il nuovo Consiglio dell’ARI.
Per procedere all’effettivo insediamento del Consiglio è stato
necessario risolvere un’eccezione di irregolarità relativa allo
svolgimento delle votazioni congressuali, sollevata da un collega
membro dell’ARI; la verifica del caso è stata demandata al parere di
un’importante autorità rabbinica mediante sheelah – (quesito halakhico)
– che ha dato come risultato la conferma dell’esito delle votazioni.
Sulla base di tale verdetto il Consiglio si è insediato iniziando
l’analisi delle situazioni più urgenti e rimandando le nomine ufficiali
alla prossima riunione.
In prossimità della festa di Pesach, Il Consiglio desidera porgere alle
Comunità, alle istituzioni ebraiche e a tutti gli ebrei in Italia i più
fervidi auguri di Pesach Kasher Vesameach”.
Il documento porta in calce le firme dei rabbini Alfonso Arbib,
Riccardo Di Segni, Alberto Funaro, Adolfo Locci e Giuseppe Momigliano.
|
PESACH 5774
Stranieri foste in terra d'Egitto
Il
problema dell'immigrazione clandestina riguarda ormai non solo
l'Italia, ma tutti i Paesi del Mediterraneo. Profughi dal Sudan e
dall'Eritrea considerano di fatto Israele un avamposto della civiltà.
La lingua ebraica, con la sua duttilità, ha già elaborato un termine
per definire questo tipo di immigrati: mistannenim, letteralmente
"infiltrati", da sinnùn, "filtro" (Shabbat 134a). Anche in Israele,
come dappertutto, le forze politiche sono divise sul modo di affrontare
il problema. La sinistra reclama per lo più il diritto degli immigrati
all'accoglienza in nome del fatto che non si tratta di criminali da
respingere, mentre la destra mette l'accento sul pericolo sociale,
economico e culturale che il fenomeno implicherebbe per la società,
almeno sul medio periodo. La novità consiste nel fatto che per la prima
volta ci si interroga seriamente su "cosa l'ebraismo pensi"
dell'immigrazione clandestina. Peraltro, come scriveva quest'inverno
una giornalista, "sappiate che ogni volta che ricevete una sola
risposta netta a una domanda del genere siete vittima di un bluff. Se
ciò è vero in generale, tanto più su un argomento così complesso e
sensibile: quando cioè si parla di persone costrette ad abbandonare la
loro terra che cercano asilo presso di noi" (Yokhi Brandes in Israel
ha-shavùa, 27 dicembre 2013, p. 14). La Torah prescrive: "Non
riconsegnare uno schiavo al suo padrone dopo che ha trovato riparo
presso di te dal suo padrone. Risiederà con te in mezzo a te nel luogo
che si sarà scelto in una delle tue città dove si trova bene: non
opprimerlo!" (Deut. 23, 16-17).
Alberto Moshe Somekh
Leggi
|
Verso il negazionismo 2.0 |
La
parola negazionismo (creata dallo storico Henry Rousso nella seconda
metà degli anni Ottanta del secolo scorso, per distinguere e
identificare quanti rifiutavano aprioristicamente lo sterminio degli
ebrei attraverso le camere a gas in quanto fatto storico) si presta ad
un uso e ad una connotazione apparentemente incontrovertibili e
inconfondibili. Quanto meno, sembra richiamare disposizioni d’animo
eatteggiamenti (una mentalità, un insieme di pratiche discorsive, una
retorica) ben definiti. Il che è vero ma, per più aspetti, non
sufficiente. È negazionista colui che per l’appunto nega l’evidenza del
fatto genocidario. Ma il nocciolo del negazionismo, in quanto
provocazione calcolata, basata non sulla scienza ma su un atteggiamento
“scientista”, dotato comunque di una sua logica ferrea e indiscutibile,
in realtà parte anche da un altro presupposto. Ossia che Auschwitz si
dia in quanto colossale truffa, come mistificazione totale: i nazisti
non sterminarono nessuno ma di certo chi li ha sconfitti militarmente,
politicamente e moralmente ha costruito ad arte una colpa che poi ha
attribuito a loro ingiustamente.
Claudio Vercelli
Leggi
Mazzot con sorpresa |
Nell’imminenza
di Pesach ti fornisci di matzoth dal solito fornitore nazionale e ti
arrivano pacchi a cui è stato tolto il sigillo per infilarci dentro un
grazioso libriccino dal titolo ‘La vera libertà’, prodotto dai Lubàvich
che, dopo aver inneggiato al Rebbe Mashìach (‘Viva il Re Maschìach!’)
ti illumina su significati e riti della festa. I quesiti che la
sorpresa pone al fruitore, non necessariamente sostenitore degli ideali
Lubàvich, sono di genere diverso.
Dario Calimani, anglista
Leggi
|
|
|
|
Nugae
- Parlare |
In
una quieta sera di primavera, di fronte a un piatto di gnocchi con una
montagna di formaggio grattugiato consumato in tête à tête, un’amica
s’illumina nel descrivere la gioia da cibo. Praticamente una
conversazione tipo la scena delle cose per cui vale la pena vivere di
Woody Allen in Manhattan, ma molto meno da intellettuale con
registratore. Ripensandoci, in cima a questa lista di felicità primarie
stilata da esseri piuttosto elementari, ancor più che mangiare –
attività irrimediabilmente legata al tormento di diete iniziate e mai
finite – bisognerebbe mettere il parlare.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
Leggi
|
|
Identità: Abraham Y. Heschel
|
Nel
1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion
si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità
ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che
avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di
Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del
professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa
significa essere ebreo?” - scaricabile dai siti www.proedieditore.it e
www.hansjonas.it - ha messo in luce per la prima volta in Italia quella
discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul
nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le
loro risposte. Oggi quella di Abraham Yoshua Heschel (1907-1972).
Figlio di una famiglia di eruditi discendente da Dov Baer di Meserich e
di Levy Yitzhak di Berdichev, riceve un’educazione tradizionale prima
di iniziare gli studi all’università di Berlino. Nel 1937 sostituisce
Martin Buber come insegnante e responsabile dell’insegnamento in varie
scuole ebraiche ma viene arrestato dai nazisti ed espulso verso la
Polonia (1938). Dopo aver insegnato in un istituto di studi ebraici a
Varsavia, emigra in Inghilterra dove, a Londra, fonda l’Institute for
Jewish Learning. Partito per gli Stati Uniti, è nel 1940 all’Hebrew
Union College di Cincinnati dove insegna filosofia ed ebraismo. A
partire dal 1945, insegna Etica ebraica e misticismo al Jewish
Theological Seminary. Scrive molte opere sulla filosofia di Saadia
Gaon, Ibn Gabirol e Maimonide, nonché sulla Kabbalah e lo chassidismo.
Leggi
|
|
|