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27 aprile 2014 - 27 Nissan 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Venerdì scorso era il 25 Aprile, anniversario della liberazione. Oggi, 27 di Nissan, è Yom ha Shoah ve ha Gevurah, giorno di ricordo della Shoah e dell'eroismo dei combattenti del ghetto di Varsavia. Gli ebrei è chiaro da che parte fossero in quei tempi tremendi: o vittime o resistenti. Da che parte fosse il gran Muftì di Gerusalemme è altrettanto chiaro: accanto ad Hitler. Non dovrebbero esserci dubbi su quali bandiere abbiano diritto a sfilare nelle cerimonie pubbliche e quali non ne abbiano alcun titolo.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Qualcosa lega i principi noachidi alla Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adotta il 10 dicembre 1948. Entrambi costituiscono la cornice preliminare per ricominciare dopo che una società è stata attraversata dalla violenza e dal sopruso. Forse può avere un senso ribadirlo oggi, nel giorno in cui noi ascoltiamo il nome di ciascuno a cui fu negato di averlo in morte. Ripetere quei nomi, ciascun nome, è necessario per dire che i carnefici non sono riusciti nella loro impresa, ma non è sufficiente se contemporaneamente non si dà un patto in grado di sancire le regole essenziali della convivenza.
 
 
'Offendere Brigata ebraica
è ingiuriare la Resistenza'
Le vicende del 25 aprile in primo piano sui quotidiani del fine settimana. “Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, il pomeriggio di giovedì 24 aprile aveva firmato una civilissima nota sul 25 aprile ricordando il ruolo che ebbe la Brigata Ebraica durante la Liberazione – commenta sul Corriere della Sera Paolo Conti – Purtroppo il presidente Gattegna aveva le sue ragioni, per preoccuparsi”. Il riferimento è a quanto accaduto nei cortei per celebrare la Liberazione a Roma e a Milano: “gruppi che alzavano bandiere palestinesi hanno aggredito e spintonato chi manifestava issando il vessillo della Brigata Ebraica. Si sono sentite grida come «Fascisti-fascisti», «Fuori i sionisti dal corteo», «Palestina libera», «Assassini»”. “A questo punto è urgente ricordare che chi offende il simbolo e il lascito della Brigata Ebraica ingiuria l’intero retaggio storico e politico della Resistenza italiana. Che l’insulto al contributo della Brigata alla Liberazione colloca automaticamente chi lo compie sulla sponda opposta all’antifascismo”.
A raccontare le dinamiche di quanto accaduto nella Capitale è, interpellato sul dorso romano di Repubblica, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici.
 
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  davar
Qui Ferrara
"Apriamo le porte con la cultura"
"Sono lieto di partecipare all'inaugurazione della Festa del Libro di Ferrara. Un appuntamento annuale ormai consolidato che vede unite e integrate, in un comune impegno, le istituzioni italiane e gli organismi rappresentativi dell'ebraismo italiano.
Questo impegno ha una finalità culturale importante e di alto livello: fare luce su interi capitoli della storia italiana per avere una visione chiara delle dimensioni e del grande ruolo che hanno svolto le comunità ebraiche nel processo della nascita e della formazione del nostro paese.
Questa festa non è fine a se stessa ma è parte integrante della preparazione di qualcosa di molto più duraturo che sorgerà qui a Ferrara, il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah, che sarà dedicato a contenere l'unica e la più completa narrazione della lunghissima storia dell'ebraismo in Italia le cui origini risalgono a circa 2200 anni fa.
Si tratta quindi di un periodo plurimillenario che ha visto l'alternarsi di periodi di tranquilla convivenza ad altri drammatici di discriminazione e di persecuzione.
Non è un caso che questa festa si svolga, e soprattutto che il museo stia sorgendo a Ferrara, dove esiste da secoli una comunità ebraica che è stata ed è tuttora attivamente e positivamente parte integrante del tessuto sociale e della vita culturale della città.
Al di là del fine didattico la ragion d'essere più vera e più generale dell'edificando museo è quella di aprire le porte e aprire le menti al dialogo, alla reciproca comprensione e al confronto tra culture e tradizioni diverse".
Così il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (nell'immagine insieme al ministro della Cultura Dario Franceschini) in occasione dell'inaugurazione della quinta edizione della Festa del Libro ebraico a Ferrara.
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qui ferrara
Al via la Festa del Libro ebraico
L'ebraismo, nelle sue diverse sfaccettature, torna protagonista a Ferrara con la Festa del Libro ebraico in Italia (26 aprile – 1 maggio). Si è aperta ieri, in un Chiostro di San Paolo gremito di persone, la quinta edizione della rassegna che attraverso letteratura, arte, musica apre al pubblico spaccati dell'immenso e plurimillenario patrimonio della cultura e tradizione ebraica.  “Queste giornate sono il simbolo del diritto ad esprimere il proprio pensiero, le proprie tradizioni, i valori contenuti nella nostra costituzione repubblicana”, ha ricordato nell'arco della serata di inaugurazione il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Renzo Gattegna. “Una scommessa vinta di cui non posso che essere orgoglioso”, ha sottolineato Riccardo Calimani, presidente della Fondazione Museo nazionale dell'ebraismo italiano (Meis), ente organizzatore della Festa. Al loro fianco, ad aprire la settimana della Festa (inaugurata con la Notte bianca ebraica), il rabbino capo della Comunità ebraica di Ferrara, rav Luciano Caro, l’assessore alla cultura della regione Emilia Romagna Massimo Mezzetti, il sindaco e l’assessore all’urbanistica del comune di Ferrara, Tiziano Tagliani e Roberta Fusari, e in rappresentanza dell'Università di Ferrara, la professoressa Giuditta Brunelli.
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qui ferrara - apre la mostra su lele luzzati
Il ministro Franceschini in visita
“Quello del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah è un grande progetto che interessa tutto il Paese ed è un onore averlo qui a Ferrara. Non è stato facile ottenerlo e la situazione finanziaria rimane complicata, ma siamo riusciti a inserirlo nel decreto legge “Valore Cultura”. I fondi per il completamente del primo lotto ci sono e ora si tratta solo di procedere”. Così il ministro della Cultura Dario Franceschini in visita alla mostra Vita, Colore, Fiabe – il mondo ebraico di Emanuele Luzzati, inaugurata oggi al Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. Al suo fianco, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. La presenza del ministro Franceschini, accompagnato nella visita della mostra su Luzzati dal presidente della Fondazione Meis Riccardo Calimani, è la dimostrazione del valore e dell'attenzione che le autorità nazionali dedicano al progetto che vedrà presto nascere il museo dell'ebraismo italiano. Una realtà in divenire che sorgerà nell'ex carcere giudiziario di via Piangipane e che da oggi dunque, fino al 27 luglio, ospiterà le opere del grande maestro genovese.
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Israele
Abbas riconosce la realtà:
"Shoah, crimine senza pari"

“La Shoah è stato il più efferato crimine contro l’umanità dell’era moderna”. Alla vigilia di Yom HaShoah (Yom HaZikaron laShoah ve-laG'vurah, il Giorno in cui Israele celebra il ricordo “della Shoah e dell’eroismo”), il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas ha diffuso queste parole, in inglese e in arabo, in una nota pubblicata su WAFA, l’agenzia di informazione palestinese, esprimendo inoltre la sua partecipazione ai familiari delle vittime e a tutti gli innocenti uccisi dai nazisti. Una dichiarazione che, notano giornalisti e commentatori della stampa israeliana e internazionale, rappresenta la più netta presa di posizione sull’argomento mai assunta dal presidente dell’Anp, che tra l’altro fu autore, nel 1982, di una tesi di dottorato con contenuti negazionisti. La notizia delle nuove parole di Abbas si intreccia nel puzzle complesso di un momento di grande tensione diplomatica, dopo l’annuncio della riconciliazione tra la stessa Autorità palestinese e il gruppo terroristico di Hamas.
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25 aprile
Con la Brigata, in tutta Italia
“È urgente ricordare che chi offende il simbolo e il lascito della Brigata Ebraica ingiuria l'intero retaggio storico e politico della Resistenza italiana. Che l'insulto al contributo della Brigata alla Liberazione colloca automaticamente chi lo compie sulla sponda opposta all'antifascismo”. Lo ha scritto con forza il Corriere della
Sera, all’indomani del 25 aprile, rilanciando il messaggio del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. Una verità compresa da tanti cittadini che hanno scelto di partecipare alla celebrazione proprio sotto le insegne della Brigata ebraica, in tanti luoghi d’Italia. Non solo Roma e Milano, ma, tra gli altri, Trieste, Livorno, Verona (nell’immagine in alto la cerimonia alla Risiera di San Sabba con il rav Elia Richetti in uno scatto di Giovanni Montenero, poi il corteo a Roma, a Milano, con, tra gli altri, il vicepresidente UCEI Roberto Jarach, a Livorno e a Verona).
E se sotto i riflettori finiscono gli insulti, gli attacchi tristi e squallidi, vanno segnalati invece i tanti applausi, spontanei, che accolgono il passaggio dei simboli della Brigata ebraica.
Applausi che riaffermano, con dignità, che al di là dei facinorosi, sono tanti i cittadini consapevoli del concetto che tengono a ribadire oggi su questo notiziario anche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e il rav Benedetto Carucci Viterbi.
“Vorrei proporre un'impressione (da verificare con esattezza, con qualche speranza di essere smentito) e una domanda conseguente - spiega rav Di Segni - Ho l'impressione che l'attenzione e l'impegno
istituzionale e dei media (tv, giornali ecc.) intorno al 25 aprile e alla Resistenza siano progressivamente calati, mentre sono cresciuti quelli intorno al giorno della Memoria del 27 gennaio. Sono entrambi eventi che ci interessano e ci coinvolgono. Ma che sta succedendo nella società intorno a noi? L'ebreo va ricordato solo come vittima e la Liberazione dai persecutori (con il nostro contributo) va dimenticata o marginalizzata? In nome di che cosa?”.
“Venerdì scorso era il 25 Aprile, anniversario della Liberazione. Oggi, 27 di Nissan, è Yom haShoah ve haGevurah, giorno di ricordo
della Shoah e dell'eroismo dei combattenti del ghetto di Varsavia – scrive rav Carucci - Gli ebrei è chiaro da che parte fossero in quei tempi tremendi: o vittime o resistenti. Da che parte fosse il gran Muftì di Gerusalemme è altrettanto chiaro: accanto ad Hitler. Non dovrebbero esserci dubbi su quali bandiere abbiano diritto a sfilare nelle cerimonie pubbliche e quali non ne abbiano alcun titolo”.

Rossella Tercatin
 
QUI VENEZIA
In piazza per la libertà
“È difficile pensare oggi come - solo un anno prima della Liberazione, 70 anni fa appunto - a partire dalla notte del 5 dicembre ‘43 - Venezia avesse visto la frenetica caccia agli ebrei dalle loro case e dalla Casa di ricovero, con l’arresto e la deportazione di più di duecento persone (che fossero vecchi, donne o bambini – anche di pochi mesi), finite per la maggior parte nel campo di sterminio di Auschwitz. Deportazione cui i fascisti italiani diedero il loro orrendo contributo. E quanto mai incomprensibili possono apparire oggi - tra quelle atroci violenze - le vicende particolarmente odiose che videro il prelevamento dalla Casa di riposo di 21 ultrasettantenni assieme al rabbino capo della Comunità Adolfo Ottolenghi: proprio da quel campo di Ghetto, dove solo nel gennaio di quest’anno è stata posta una pietra di inciampo, a ricordo di tali tragici avvenimenti”. Queste le parole pronunciate dal consigliere della Comunità ebraica di Venezia, Enrico Levis, durante le celebrazioni per il 69° anniversario della Liberazione.
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dialogo - Wojtyla e Roncalli
Il ricordo dei rabbini italiani
Grande l’attenzione dedicata in questi giorni dalla stampa alle relazioni speciali con il mondo ebraico che seppero instaurare i due papi festeggiati oggi dalla cristianità come santi. Ad intervenire alcuni dei più importanti rabbini italiani, testimoni e allo stesso tempo protagonisti di questa nuova stagione di amicizia che, nel rispetto delle differenze, avrebbe aperto fronti inimmaginabili sul fronte del dialogo e della conoscenza reciproca.
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pilpul
25 aprile: 'Per chi ha combattuto,
non solo per le vittime'
Vorrei proporre un'impressione (da verificare con esattezza, con qualche speranza di essere smentito) e una domanda conseguente. Ho l'impressione che l'attenzione e l'impegno istituzionale e dei media (tv, giornali ecc.) intorno al 25 aprile e alla Resistenza siano progressivamente calati, mentre sono cresciuti quelli intorno al giorno della Memoria del 27 gennaio. Sono entrambi eventi che ci interessano e ci coinvolgono. Ma che sta succedendo nella società intorno a noi? L'ebreo va ricordato solo come vittima e la Liberazione dai persecutori (con il nostro contributo) va dimenticata o marginalizzata? In nome di che cosa?

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Il visibile e l’invisibile
I giornali italiani riprendono con enfasi e preoccupazione i risultati di una inchiesta condotta da Le Monde in Francia dalla quale emerge che un corposo numero di studenti francesi crede alle teorie complottiste. La storia, così come anche la più minuta cronaca, sarebbero il prodotto di una volontà occulta, una coalizione di elementi capaci di condizionare gli eventi senza che tuttavia tale intenzione sia da essi esplicitata. Mettiamo allora in chiaro da subito cosa intendiamo con la parola complottismo.

Claudio Vercelli
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Incontrarsi al Moked
Il Moked primaverile in quattro parole? Il raduno annuale dell’ebraismo italiano. Detto a parole mie, quattro giorni per stare insieme, parlare, aggiornarsi, conoscere chi è lontano e scoprire chi è vicino, per un tempo necessario a fare esperienza, senza però venirsi a noia! Gruppi di lavoro tematici, workshop creativi, lezioni, dibattiti, svago: attività a scelta per tutti i gusti dove chi partecipa fa la differenza. Un’attività che rappresenti il Moked 2014? Il Tish: dopo due giorni di discussioni e workshop pratico-creativi, un’occasione per ritrovarsi tutti, e passare del tempo ispirandosi a vicenda con racconti, pensieri e canti, creando un coro di voci diversissime tra loro, all’insegna del buon umore, magari con l’aiuto di qualche bicchiere di vino…Tutti possono parlare, cantare o semplicemente ascoltare, partecipando così a un momento intimo e sociale al tempo stesso. Questo, in fondo, è il Moked

Ilana Bahbout

25 aprile: "La mia indignazione"
Con questo messaggio che ho scritto anche a nome di molti amici e che rivolgo all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) voglio esprimere la mia indignazione per quanto è accaduto questo 25 aprile. Con il vostro cosciente e deliberato disegno di provocare tensione e scontro all’interno del corteo per inficiare il ricordo di quella gloriosa giornata, che era e doveva rimanere, solo ed esclusivamente italiana, diciamo basta a ogni futura partecipazione ad attività promosse o indette da voi.

Settimio Di Porto
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