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13 maggio 2014 - 13 Iyar 5774
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
“...chi cammina per la strada studiando e interrompe e dice: come è bello questo albero!, come è bello questo solco!, è considerato  come uno che mette in pericolo la propria persona...” (Pirqè Avòt, 3; 9). In questa situazione un pò estrema, assistiamo ad un'irruzione dell’estetica nell’etica. In questo insegnamento, letto lo scorso Shabàt, si prospetta come lo studio della Torah deve costituire una continuità "in cammino" che proibisce ogni forma di interruzione. Lo sviare lo sguardo durante il nostro percorso può risultare una distrazione fatale per la continuità dei nostri progetti. Apparentemente questo insegnamento potrebbe indurci a concludere che anche un certo amore per la natura debba essere escluso dall'universo ebraico. Niente affatto.
 
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Dario
Calimani,
anglista
Deprimente dover tornare sull’argomento. Ora tuttavia sappiamo finalmente chi sono i veri nemici di Israele: Yehoshua, Grossman, Oz, Barenboim e qualche altro che non vale neppure la pena nominare. Dopo tanti articoli, servizi e veline, ora ce lo dice a chiare lettere un libro illuminante, scritto da un vero amico di Israele. Un amico che, vivendo al sicuro altrove, ci informa che in Israele si vive bene così e che non c’è bisogno di cercare compromessi e migliorare la situazione. C’è dunque una quinta colonna in Israele; il nemico del popolo ebraico si è insinuato dentro lo stato, fra i suoi cittadini ebrei, fra i suoi scrittori, fa parte della sua intellighentzia, allo stesso modo in cui la mafia si è insinuata nelle pieghe della politica italiana. Sono cittadini che lavorano e hanno diritto di voto e di pensiero, e i loro figli sono morti per difendere Israele, e, ciò nonostante, sono nemici di Israele.
 
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TORINO - “Come costruire o ricostruire l'armonia?”. Questo il tema dell'incontro cui partecipano questa sera alle 21 in Comunità il direttore del Dec UCEI Roberto Della Rocca e l'educatore Clive Lawton.
 
"Shoah, rigettiamo
paragoni fuori luogo"
"Gli ebrei italiani assistono con sgomento e preoccupazione a una campagna elettorale in cui ripetutamente si evocano simbologie, fatti e personaggi di un passato terrificante per lanciare messaggi subliminali e denigrare avversari, nella illusoria speranza di raccogliere facili consensi fra un elettorato che in realtà è molto più maturo di quanto non si ritenga”. Così è intervenuto il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
 
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"Shoah imparagonabile, ma capisco Amos Oz"
Grande intervista sul Corriere della sera per il politico israeliano Yair Lapid, ministro delle Finanze e leader del partito Yesh Atid. Con Davide Frattini Lapid parla dei temi caldi del momento: la politica negoziale, il futuro del Medio Oriente, la tutela delle minoranze religiose. Relativamente alle affermazioni di Amos Oz, che aveva condannato gli episodi di intolleranza verso alcune comunità cristiane di Israele parlando di “neonazisti ebrei”, il ministro spiega: “Sono figlio di un sopravvissuto alla Shoah, mio nonno è morto nel campo di Mauthausen. La Shoah è imparagonabile, il nazismo un fenomeno unico. La frase di Amos Oz nasce da rabbia e frustrazione comprensibili”.
Altro barcone, altro naufragio, altra tragedia del mare al largo di Lampedusa. Duro attacco del primo ministro Matteo Renzi all’Unione Europea per la scarsa collaborazione che questa fornirebbe nella gestione dei flussi migratori dai paesi più disagiati. “Ci lascia soli, ma non può salvare gli Stati, le banche e poi lasciare morire le madri con i bambini”, è la dichiarazione riportata oggi dal Corriere.
Ergastolo. È la richiesta del pubblico ministero nel processo che vede alla sbarra l’ex 007 Giulio Trevisani per l’omicidio di Rafael Cohen, commerciante ed esponente di spicco della Comunità ebraica di Roma. “L’ex agente segreto in servizio all’Aise – scrive Miichela Allegri sul Messaggero – avrebbe sferrato un unico fendente, in modo preciso, senza una minima esitazione. Trevisani ha un movente: la gelosia. È follemente innamorato di Alessia Marini, che lavora come commessa in uno dei negozi di Cohen e che, almeno in un paio di occasioni, avrebbe subito avances non gradite da parte del principale. Trevisani lo scopre e la rabbia è troppo forte”. Secondo l’accusa, lo 007 non avrebbe esitato a vendicarsi “pur di difendere l’onore della sua donna”.
 
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  davar
qui torino - pagine e incontri
Copie esaurite, tanti nuovi amici
Erano migliaia, ma le copie di Pagine Ebraiche portate al Salone internazionale del libro di Torino quest’anno non sono bastate, e lunedì, poco dopo l’ora di pranzo, ne restavano poche decine, tenute da parte per essere distribuite alla conferenza stampa di chiusura. La soddisfazione è ovviamente tanta ma ancora più interessante è stato per la redazione lavorare in trincea: nonostante il rumore costante - uno dei punti critici del Salone - la scelta è stata di non chiudersi in sala stampa.
Dall’arrivo prima dell’apertura fino a quando venivano spente le luci a sera il lavoro dei giornalisti del portale dell’ebraismo italiano www.moked.it è stato intenso. Organizzare l’azione dei ragazzi che hanno distribuito migliaia di copie di Pagine Ebraiche, suddividersi fra i vari incontri da seguire e la presenza allo stand, pianificare le uscite sul notiziario quotidiano ed essere sempre pronti a raccontare, spiegare, rispondere. E, ovviamente, portare avanti il normale lavoro di tutti i giorni. Grande fatica, certo, ma soprattutto enormi soddisfazioni.
L’interesse è stato costante e decine di persone si sono fermate non solo per prendere una copia del giornale ma soprattutto per chiedere, capire, e lasciare un recapito. Molti amici della redazione sono passati per un saluto, i colleghi per condividere un pezzo della giornata, un caffè, o un commento sulle ultime notizie, e tante, tantissime facce sconosciute hanno voluto sapere di cosa tratta il giornale, o chi scrive su Pagine Ebraiche. In tanti hanno chiesto dove si compra, come riceverlo. Sono davvero molte le persone interessate alla cultura e alla vita quotidiana della minoranza ebraica italiana, e l’impegno della redazione ad essere sempre presente, sempre disponibile a fermarsi a spiegare e raccontarsi è stato ripagato dal favore con cui il pubblico del Salone ha accolto il giornale.
Il pubblico è sempre più numeroso, anche se non si è arrivati allo sperato record di 400mila presenze, e anche la ripresa delle vendite ha fatto ben sperare per una ripresa dell’editoria. Dando così ragione a Gian Arturo Ferrari, ospite di Pagine Ebraiche nel giorno dell’apertura insieme all’editore Massimiliano Schiozzi per “Libri Controvento”, che durante la tavola rotonda organizzata dalla redazione si era detto ottimista sul futuro del libro. Grande successo per la Quinta lezione Primo Levi, con il dialogo fra la storica Anna Bravo e Domenico Scarpa - sala piena all’inverosimile soprattutto di studenti - e per tutti gli incontri dedicati alla letteratura israeliana. Molto seguiti anche i momenti di confronto e dialogo interreligioso, e nell’ambito del Salone Off anche DafDaf, il giornale ebraico dei bambini, ha organizzato insieme alla casa editrice Giuntina una lettura - laboratorio, durante la quale i piccoli lettori hanno costruito, distrutto e ricostruito torri e torri fatte di scatole di cartone. Avvicinandosi intanto ai libri che - indipendentemente dalla forma che prenderanno - restano fondamentali per il futuro di tutti.


Ada Treves @atrevesmoked
israele
La caduta di Olmert
“Queste sono cose che accadono nei paesi democratici. Io non ho alcun ruolo nel potere giudiziario, ed esso è libero da influenze. Da un punto di vista personale però è un giorno triste”. In visita di Stato in Norvegia, il presidente israeliano Shimon Peres ha commentato così la sentenza emessa dal giudice della Corte distrettuale di Tel Aviv David Rozen che condanna l’ex premier Ehud Olmert a sei anni di reclusione per corruzione.
A poche ore dal verdetto, che stabilisce la pena per due tangenti (di circa 17mila dollari per spese personali e 144mila per coprire i debiti del fratello) incassate da Olmert durante il suo mandato da sindaco di Gerusalemme nell’ambito dell’affare Holyland, sono proprio questi i sentimenti che sembrano prevalere nei leader dello Stato ebraico: la positiva consapevolezza di vivere in una democrazia capace di individuare e punire i colpevoli anche se appartenenti alle più alte sfere e la tristezza nel vedere un uomo “brillante, intelligente, rispettato, che ha dato tanto al paese” commettere un crimine di “turpitudine morale” secondo le stesse parole del magistrato, che ha spiegato come “un pubblico funzionario che accetta tangenti sia affine a un traditore”.
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iSRAeLE
Lo scandalo Gerusalentopoli
Il 3 o 4 giugno 1967, all'apice della tensione alla vigilia della guerra dei Sei giorni, dopo il richiamo alle armi di tutti gli studenti, erano rimasti negli alloggi dell'università di Gerusalemme a Givat Ram solamente i neoimmigrati come me e qualche altro italiano, gli studenti arabi tutti militesenti, e i pochi israeliani della riserva accademica, ossia quei giovani designati a compiere i loro studi universitari prima del servizio militare e poi a servire nell'esercito per un certo numero di anni nelle loro capacità professionali. Questo gruppetto eterogeneo era intento a riempire sacchi di sabbia e a stendere strisce di plastica gommata sulle vetrate per difendere gli edifici dalle prevedibili cannonate della legione giordana. Fra questi giovani della riserva accademica c'era uno studente di legge chiamato Ehud Olmert. Molti anni dopo, quando Olmert era sindaco di Gerusalemme, gli ricordai le circostanze del nostro primo incontro e lui mi rispose: "Non ricordo dove mi trovavo alla vigilia, so solo che la guerra dei sei giorni l'ho finita sul Golan". Ora, non c'è persona in Israele che non sappia perfettamente dove si trovava e che cosa stava facendo al momento della sirena che annunciò l'inizio del conflitto. La risposta voleva forse minimizzare la situazione certo legittima ma non proprio eroica in cui ci eravamo trovati, sottolineando invece un finale più epico. Ma forse in quelle poche parole c'era anche una briciola di un tratto che Olmert ha ampiamente rivelato negli anni successivi: la memoria selettiva.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
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QUI ROMA
Identità, voci a confronto

guardando al Limmud
“Liberiamo la creatività, ascoltiamo tutte le voci di sfida, diamo il benvenuto a chi non la pensa come noi. La dialettica e il confronto sono il modo più autentico di vivere l'identità ebraica”. È il messaggio che l'educatore londinese Clive Lawton, fondatore del Limmud e tra le personalità più influenti dell'ebraismo mondiale, ha voluto lanciare in occasione dell'incontro “Questioni di identità” organizzato al Centro Pitigliani di Roma grazie al supporto del dipartimento Educazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e con il patrocinio dell'associazione di cultura ebraica Hans Jonas. A confronto con Lawton il direttore del Dec Roberto Della Rocca e l'artista Evelina Meghnagi, che ha introdotto gli interventi.Leggi
LOTTA ALL'ANTISEMITISMO
Pregiudizio, questione globale
“Gli ebrei hanno troppo potere nel mondo degli affari”. Probabilmente vero, probabilmente falso, non lo so. Tre opzioni fra cui scegliere, undici quesiti a cui rispondere, 53.100 intervistati in 96 lingue diverse. L'imponente ricerca, commissionata dall'Anti-Defamation League (Adl)– che sarà presentata oggi negli Stati Uniti – traccia un quadro inquietante della dimensione del fenomeno antisemita a livello globale: un quarto della popolazione mondiale, stando ai risultati del sondaggio, è d'accordo con un certo numero di affermazioni negative sugli ebrei, definendole “probabilmente vere”. Centouno i paesi coinvolti, tra cui anche i territori palestinesi, e diverse le sfumature di ciascuna realtà. Il dato globale parla invece di un 26% di intervistati che, su undici domande, hanno espresso almeno in sei il proprio pregiudizio nei confronti del mondo ebraico.
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QUI ROMA
A luci spente per la solidarietà
Una mobilitazione rivolta a tutta la città. Luci spente e fiaccole accese perché cessino in ogni parte del mondo le violenze contro i cristiani perseguitati, con particolare riferimento alla vicenda delle oltre 200 studentesse nigeriane rapite dagli integralisti di Boko Haram. È lo spirito che anima l'iniziativa ''Colosseo a luci spente” organizzata congiuntamente dalla Comunità ebraica di Roma e dalla Comunità di Sant'Egidio, e con il supporto di Roma Capitale, per la serata di giovedì. Appuntamento alle 19.45 davanti all'Anfiteatro Flavio.
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qui roma
Bele sì, storie di ebrei ad Asti
Una vivace Comunità ebraica oggi scomparsa. Costumi, memorie, tradizioni dal Trecento ad oggi, in particolare della famiglia De Benedetti che popolò a lungo la zona, rivivono in un denso volume – Belè sì (proprio qui) Ebrei ad Asti, edito dalla Morcelliana – in presentazione  a Roma. L’appuntamento è per giovedì 15 maggio nella Galleria Sestieri di Piazza Margana. Assieme a Maria Luisa Giribaldi, che ne ha curato la stesura con Rose Marie Sardi, interverranno lo storico Giovanni Orsina e i giornalisti Enrico Mentana, Nathania Zevi e Stefano Folli. Tra i relatori anche Franco De Benedetti, che firma l’introduzione dell’opera.
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pilpul
Due voci per capire
Tra ieri e l’altro ieri ho avuto occasione di ascoltare due interventi molto interessanti. Domenica, a Venezia, Amos Luzzatto ha concluso la IV edizione del Master Hans Jonas rivolgendosi alla platea di ragazze e ragazzi che hanno frequentato il corso di quest’anno. A partire dalla sua straordinaria esperienza intellettuale, sempre al confine tra cultura ebraica, umanistica e scientifica, Luzzatto ha tracciato un quadro dell’ebraismo odierno, diviso tra spinte più tradizionaliste e correnti più progressiste.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Il Visconti ritrovato
In questi giorni si è molto parlato del documentario di Luchino Visconti e di Marcello Pagliero intitolato “Giorni di gloria”, che racconta alcuni momenti della Resistenza Italiana e della guerra di liberazione e, tra l’altro, anche il dramma delle Fosse Ardeatine. Una pellicola che era già conosciuta ma di cui da tempo si cercava la versione integrale che, come ha scritto per primo il quotidiano la Repubblica, è stata scovata e acquistata per pochi dollari negli Stati Uniti da Luciano Martini, 87 anni, endocrinologo, già docente dell’Università di Milano, appassionato di musica, cinema e storia.
Si tratta di un’opera cinematografica in realtà collettiva, coordinata da Giuseppe De Santis e montata da Mario Serandrei (che ne fu anche l´ideatore), prodotta da Fulvio Ricci per conto della Titanus e dell´Associazione Nazionale Partigiani d´Italia, che si avvalse di immagini girate dai partigiani e dagli Alleati, oltre che da Visconti e Pagliero.


Mario Avagliano
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