Paolo Sciunnach,
insegnante
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Si
legge nel Capitolo II dei Pirkei Avoth: "Rabban Gamliel, figlio di
Rabbi Yehudah HaNassih, affermava: una cosa magnifica è lo studio della
Torah abbinato a Derech Eretz ("occupazione pratica"), poiché la fatica
che deriva da ambedue fa dimenticare il peccato.
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Anna
Foa,
storica
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A
proposito di Torino e delle farneticazioni di un comico. Che cosa vuol
dire "oltre"? E che cosa vuol dire "oltre Hitler"? Che si ripromette di
fare più di quello che ha fatto Hitler? Oppure altro di quello che ha
fatto Hitler, come il contesto sembra indicare? In questo caso, l'uso
del termine sarebbe improprio, cosa che del resto non dovrebbe stupirci
troppo, nel caso del leader di un movimento i cui membri, eletti alla
Camera dei deputati, dicono "circonciso" invece di "conciso". Attenti,
sembra ridicolo ma non lo è. E va anche oltre, termine che uso in senso
proprio, l'utilizzazione selvaggia di metafore sulla Shoah che
caratterizza in Italia questa campagna elettorale e che il presidente
dell'Unione Gattegna giustamente ha deplorato.
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La politica degli insulti
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In
politica non c’è follia senza metodo e la peculiare follia italiana
sembra essere arrivata, metodicamente, al suo fondo”. Così Stefano
Bartezzaghi, su Repubblica, commenta la frequente evocazione di Hitler
e di Auschwitz nel linguaggio politico, fenomeno che “non è storia,
nemmeno revisionista; non è filosofia politica, non è narrazione”.
L’analisi continua spiegando che Hitler e Auschwitz “assicurano titoli
su giornali e telegiornali, sollevano nubi di confusa indignazione,
tolgono la parola all’interlocutore deviandola verso i binari morti
della confutazione storiografica o della ripulsa nauseata”. E, sulla
degenerazione del linguaggio politico, ha aggiunto: “Senza tema di
smentite, oltre a Hitler e Auschwitz non c’è nulla: si è raggiunto il
limite estremo nella capacità di assordamento della comunicazione”.
Intervistato su Il Mattino Roberto Fico, parlamentare grillino e
presidente della commissione di Vigilanza spiega che il riferimento
di Grillo era a “Il grande dittatore di Chaplin” e sostiene:
“Hitler? Un paradosso. Ora tutti ci inseguono”. Ricorda poi che il
primo a utilizzare Hitler, Stalin e Pol Pot per i suoi paragoni
politici è stato Berlusconi. La Nazione-Carlino-Giorno titola “Hitler,
ebetino, salma, sciacallo. I leader fanno a gara di insulti” e riporta
il fuoco incrociato di insulti degli ultimi giorni, in cui la violenza
verbale sta dominando la campagna elettorale. Fino ad arrivare
all’hashtag #OltreHitler, creato da Grillo.
La Stampa, insieme ad altre testate, riporta come Berlusconi, ribadendo
che le sue parole sono state divulgate fuori contesto, e criticando
comunque la stampa sia estera che italiana, abbia chiesto scusa a
“coloro che si sono sentiti offesi” dalle sue recenti affermazioni sul
fatto che i tedeschi non riconoscerebbero l’esistenza dei lager.
La vittoria del Maccabi Tel Aviv in Eurolega esce dalle pagine dei
giornali sportivi per arrivare sul Corriere della Sera, che titola
“Maccabi strepitoso: Real domato, l’Europa è sua”. Nella sorpresa più
assoluta la squadra israeliana vince la sua quinta Eurolega ed è “Tutto
esageratamente bello, grandissimo basket a Milano, e non poteva finire
se non dopo un tempo supplementare, durante il quale la fionda di un
piccolo re David abbatteva anche i giganti spagnoli”. Il Maccabi Tel
Aviv su La Gazzetta dello Sport “Ha regalato le emozioni più grandi, ha
compiuto rimonte straordinarie, ha eliminato la squadra più ricca
d’Europa, ha battuto in finale quella che aveva dominato la stagione”.
Un trionfo legato strettamente anche a un grande allenatore, e David
Blatt è celebrato, sempre sulla Gazzetta, da un ritratto in cui cita
Steve Jobs e il suo celebre “Wow!”.
A pochi giorni dalla riapertura, a Settimo Torinese, della palazzina
gialla in stile liberty dove ha lavorato come chimico Primo Levi -
trasformata in un luogo dedicato alla memoria e all’impegno civile - il
Corriere della Sera ripropone un’edizione de La tregua e Liliana
Picciotto ne ripercorre la narrazione di un’umanità disperata in cerca
di se stessa, nel tentativo di recuperare una dimensione in cui
ritrovarsi dopo i traumi e lo sradicamento subiti.
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eurolega
- il trionfo del maccabi
La
grande gioia travolge Milano
Dopo
la vittoria sugli spalti, con una tifoseria che ha suscitato
ammirazione in tutta Milano per il suo calore e la sua sportività, la
vittoria più bella: quella sul campo. Il Maccabi Tel Aviv è campione
d’Europa per la sesta volta nella sua storia. Un successo all’ultimo
tuffo, nell’extra time contro il Real Madrid, che ha acceso gli
entusiasmi dei supporter che hanno affollato gli spalti del Forum di
Assago (e che si sono poi riversati nelle strade del centro gremendo
tra le altre piazza Duomo) e portato milioni di persone nelle strade di
tutta Israele. A partire da Tel Aviv, naturalmente, in cui si è
festeggiato fino alle primi luci dell’alba.
Troppo forte, troppo emozionante questo Maccabi, artefice già in
semifinale di uno straordinario sorpasso sul Cska Mosca, sconfitto con
un solo punto di differenza in una lotta all’ultimo canestro che ha
restituito centralità al grande basket continentale anche sulle pagine
dei giornali italiani.
Incontenibile
la gioia del presidente della Repubblica, Shimon Peres, che ha diffuso
attraverso i social network una foto che lo ritrae decisamente
soddisfatto davanti a un televisore su cui scorrono le immagini del
dopo-partita. “Siete il nostro orgoglio”, ha twittato il capo dello
Stato.
Un trionfo dal sapor d’Italia. Alla conduzione del Maccabi spicca
infatti David Blatt, tecnico tra i più esperti del panorama cestistico
e con un passato alla guida di Treviso. È lui il primo artefice di
questo nuovo alloro che pochi, alla vigilia della Final Four, erano
stati in grado di pronosticare. Ed è lui il protagonista che sceglie di
raccontare la Gazzetta dello Sport in una significativa intervista
raccolta a fine gara. “Sapete cosa ha detto Steve Jobs un secondo prima
di morire? Sapete cosa ha detto un grande uomo, un genio, visionario?
Ha detto: “Wow!”. Quell’ultima parola – afferma Blatt – è stata
meravigliosa. Racchiude una positività incredibile, è un inno alla
vita. Ci ha insegnato che bisogna andare avanti. Ho pensato a lungo a
quella frase. Anche il basket è così: ci sono sfide, tanti problemi, ma
il compito di un allenatore è portare i suoi giocatori fuori dalle
tenebre”.
Iniziò
nel 1977 la gloriosa cavalcata europea della squadra israeliana. Allora
fu un piccolo miracolo di una generazione che avrebbe trovato in Tal
Brody, carismatico campione venuto dagli Stati Uniti per trascinare il
team verso nuovi lidi di gloria, il suo principale punto di
riferimento. “Anachnu al hamapa” (“Siamo sulla mappa”) avrebbe gridato
Brody al termine di una indimenticabile semifinale vinta, anche in
questo caso, contro i russi del Cska. Tra corsi e ricorsi storici una
certezza: chi ancora oggi tentenna sui confini del Medio Oriente
qualche fondamentale l’avrà finalmente imparato.
Adam
Smulevich
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verso
le elezioni
Unione
giovani ebrei d’Italia
Europee, un voto per il futuro
L’Europa,
ma quale Europa? A meno di una settimana dall’appuntamento con le
elezioni, l’Unione giovani ebrei d’Italia organizza l’incontro “Guarire
l’Europa, senza discriminazioni. Un sogno possibile?” al Campus Luigi
Einaudi dell’Università degli Studi di Torino (ore 18), insieme alla
Rivista Europae degli studenti di Scienze politiche.
Un’occasione per riflettere, con la partecipazione dei candidati al
Parlamento europeo Giuseppe Catizone del Partito Democratico, Sonia
Fatnassi di Forza Italia, Matteo Forte del Nuovo Centrodestra, Frederic
Gebhard di Scelta Europea e Daniela Padoan di L’Altra Europa con
Tsipras, in un dibattito che sarà moderato dal direttore di Europae
Antonio Scarazzini e introdotto dal presidente Ugei Simone Disegni, che
spiega tra l’altro come l’invito rivolto dagli organizzatori al
Movimento Cinque Stelle sia rimasto senza risposta.
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Qui
torino
Il
laboratorio di Primo Levi
Torna
a nuova vita la palazzina gialla in stile liberty della Siva, l’azienda
chimica di Settimo Torinese in cui Primo Levi ha lavorato per quasi 30
anni. Abbandonata da molti anni, la Palazzina vuole ricordare il senso
dei valori, dell’importanza del lavoro e dell’impegno sociale cari allo
scrittore piemontese. Insieme a iniziative su Memoria, Resistenza e
accoglienza ospiterà al suo interno convegni, incontri, e un ristorante
con un punto vendita di prodotti coltivati nelle terre confiscate ai
boss della mafia. Primo Levi è passato alla storia come scrittore e
come testimone della
Shoah, ma è importante ricordare che - come ha raccontato più volte
anche nei suoi libri - è riuscito a sopravvivere ad Auschwitz anche
grazie alle sue conoscenze di chimico. E molto del suo essere chimico,
del suo avere una formazione scientifica, è passato nelle pagine che ci
ha lasciato, ed ha influenzato la sua scrittura, il suo stile. Il
lavoro stesso alla Siva ha lasciato tracce e molti riferimenti anche
diretti nei suoi libri.
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qui
milano
Sentirsi
sicuri con la krav maga
Sentirsi
sicuri, imparare a difendersi nel corpo, ma prima ancora nello spirito,
grazie alla Krav Maga, la tecnica di lotta sviluppata in Israele e
apprezzata ormai in tutto il mondo. Grande interesse a Milano per la
serata “Sicura-Mente – Imparare a difendersi trasformando la mente e il
corpo” che si è svolta presso il Centro Congressi della Provincia. A
portare il saluto della Provincia, il presidente Guido Podestà e
l’assessore alle Pari Opportunità Cristina Stancari. “È stata una
serata speciale, un’occasione per affrontare non soltanto
la piaga della violenza contro le donne, ma del bullismo” sottolinea
Gabrielle Fellus, istruttrice di Krav Magah e anima dell’incontro, cui
hanno preso parte anche l’attrice Elda Olivetti, Luca Bernardo,
direttore del Dipartimento materno infantile e responsabile del Centro
disagio adolescenziale dell’Ospedale Fatebenefratelli e Paola
Brodoloni, presidente dell’associazione Cuore e Parole.
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Il
collega Giulio Meotti è autore di un libro ("Ebrei contro Israele",
Belforte editore) coraggioso e significativo che sta suscitando un
vivace dibattito. L'ho letto con grande interesse e ne consiglio a
tutti la lettura, anche se a mio avviso la pretesa dell'autore di
interpretare il mondo ebraico con una logica che ebraica non è ne
compromette il risultato. È una vergogna e una sconfitta per l'ebraismo
italiano che sia lo stesso autore a dover difendere da solo il suo
libro, mentre tanti altri, nel vicolo cieco del teppismo dei social
network e della demenza digitale, non riescono nemmeno a mettere in
fila un paio di frasi compiute. Sono per questo molto onorato di
pubblicare il testo che mi ha fatto pervenire, così come mi auguro che
Meotti possa proseguire con coraggio, competenza e amore per la libertà
d'espressione il proprio lavoro. Il fatto che non mi ritrovi
necessariamente nelle sue affermazioni, che credo siano in parte
infondate, ma in parte invece molto vere, non fa che aumentare
l'orgoglio della redazione di averlo ospite e l'augurio che da un
confronto sincero fra sensibilità diverse possano nascere, come spesso
avviene nel mondo ebraico, nuove consapevolezze e nuove amicizie.
gv
"Gli
intolleranti siete voi"
Da
due settimane il vostro organo di informazione, specchio e voce
delle comunità ebraiche italiane, è impegnato in una campagna
quotidiana contro il mio nuovo libro “Ebrei contro Israele” (Salomone
Belforte Editore). Pensavo che l’ebraismo fosse contrassegnato dai
valori del pluralismo e della libertà, che fosse la religione del
libro. Non mi sbagliavo. Siete voi a dimostrarvi indegni di quella
tradizione millenaria.
Giulio Meotti
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Oltremare
- Rehov HaArbaa |
Rehov
HaArbaa è l'indirizzo della Cinematheque di Tel Aviv, e di conseguenza
è stato uno dei primi luoghi noti nella mia personale geografia
cittadina. La Cinematheque stessa somiglia a una piscina pubblica di un
paese ex-Sovietico, e neanche il recente restauro ne ha migliorato di
molto l'aspetto. Quella architettura irregolare fatta di linee spezzate
e i tubi colorati di rosso chiaro, che forse volevano dare al palazzo
un tono da Centre Pompidou parigino, non hanno alcun afflato artistico
e si può solo sperare che il palazzo diventi presto modernariato
urbano, e recuperi un po' di considerazione almeno come oggetto storico.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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In
cornice - "Famiglia ebrea" |
"Famiglia
ebrea" di Bernardino Luini (1482-1532), ora in mostra al Palazzo Reale
di Milano, pone più di un interrogativo. A prima vista, il titolo pare
sbagliato: parrebbe trattarsi di una tipica "Sosta durante la fuga in
Egitto" di cui si tratta in vari passi dei Vangeli. In primo piano,
infatti, Luini ha dipinto una donna con un bambino in braccio, accanto
a lei un uomo e nello sfondo un cammello in riposo. Ma il titolo è
giusto, perché l'uomo è giovane, non vecchio come il Giuseppe dei
Vangeli.
Daniele Liberanome, critico d'arte
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Tea
for two - Milano scolata |
Milano
è una città assai strana, la mia vita non riesce a prescindere da lei.
Entro in ufficio e Niccolò mi dice: "Beh non hai visto? Nell'hotel
accanto al nostro ufficio ci sono i giocatori del Maccabi Tel Aviv,
perché non vai a conoscerli? Magari trovi qualcuno!". Ho completamente
deviato la Direzione Marketing & Comunicazione penso sorridendo.
Rachel Silvera, studentessa
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