Elia Richetti,
rabbino
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La Parashah di questa settimana è una delle
più complesse, specialmente a causa di due argomenti “scomodi”: il
brano relativo alla Sotah (la donna sospettata di adulterio) e quello
del Nazìr, la persona che per voto al Signore si astiene da qualunque
derivato dall’uva e mira a mantenersi in stato di purità rituale,
evitando il contatto con defunti.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Il puzzle dell'elezione del nuovo presidente
dello Stato d'Israele che verrà scelto dalla Knesset il 10 giugno si è
parzialmente chiarito con la presentazione della lista finale dei sei
candidati, numero storicamente senza precedenti. Quasi impossibile
prevedere chi sarà il successore di Shimon Peres, ed è praticamente
certo che si arrivi al ballottaggio del secondo turno fra i due più
votati se nessuno dei candidati conseguirà la maggioranza di 61 voti al
primo scrutinio. In ordine di età i concorrenti sono Dalia Itzik (61)
nata a Gerusalemme da famiglia irakena; Meir Sheetrit (66) nato in
Marocco; Dan Shechtman (73) nato a Tel Aviv; Reuven Rivlin (75) nato a
Gerusalemme; Binyamin Ben Eliezer (78) nato in Irak; Dalia Dorner (80)
nata a Istambul da famiglia russa. Dunque, ricapitolando, quattro
uomini e due donne, tre sabres (nati in Israele) e tre olim (nati
all'estero), tre sefarditi e tre ashkenaziti, quattro politici, tutti
ex-ministri e di cui due ex-presidenti della Knesset, e due civili, una
ex-giudice della Corte suprema e un professore di chimica premio Nobel.
Da destra a sinistra: Rivlin, Sheetrit, Itzik, Shechtman, Ben Eliezer,
Dorner. Dopo un lungo tormentone, alla fine il premier Benjamin
Netanyahu ha dichiarato il suo appoggio per Rivlin. Rivlin, dicono, ha
accettato il doloroso annuncio con compostezza.
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Ucei-Fondazione Cantoni
Borse di studio per Israele |
Anche per l’anno accademico 2014-2015
l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Raffaele
Cantoni tornano a offrire borse di studio per ragazzi italiani che
intendono sostenere un progetto di formazione nello Stato di Israele.
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Euroscettici in cerca
di alleati |
Ormai ben chiari i risultati delle elezioni
per rinnovare il Parlamento europeo, gli euroscettici del continente si
ritrovano a Bruxelles per cercare o consolidare alleanze e formare i
gruppi parlamentari (per questo passaggio, indispensabile per
partecipare ai lavori delle Commissioni, ci vogliono almeno 25 deputati
provenienti da sette paesi). Così, spiega il Corriere della Sera) il
leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo ha incontrato il numero uno
del partito dell’ultradestra nazionalista britannica dell’Ukip Nigel
Farage, mentre il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ha
rilanciato il suo asse con la leader della ultra destra nazionalista
francese del Front National Marine Le Pen (Farage tra l’altro ha
escluso l’alleanza con l’Fn giudicandolo antisemita). E di
antisemitismo si è parlato nella conferenza stampa di Salvini con Le
Pen, con il segretario leghista che commenta le affermazioni del
presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici (“Un grande
passo indietro che non fa onore a molti leghisti, a cominciare dal
presidente della Regione Lombardia Maroni, che sappiamo non essere
xenofobi”) :“Sono seduto qui tranquillo. Penso che la lotta contro
l’estremismo islamico sia anche nel loro interesse. Quel signore più
che fare il suo mestiere fa politica” (Corriere).
Sulla Stampa un approfondimento sull’Otto per Mille (tra i destinatari
l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane): riportata la notizia di un
aumento dei fondi erogati alla Chiesa cattolica quest’anno, anche se
non sono ancora disponibili i dati completi delle dichiarazioni dei
redditi 2011 (i dati vengono sempre diffusi a tre anni di distanza).
Repubblica sceglie di pubblicare in prima pagina un intervento del
filosofo Guido Ceronetti dal titolo “Non cercate la storia leggendo la
Bibbia”. “Gli archeologi smontano la verità intoccabile dell’Antico
Testamento” e “A rigore neppure il nome Israele è legittimo Presuppone
che sia vero o creduto vero lo scontro fisico narrato nella Genesi” i
passaggi messi in evidenza nel testo, che suscita decisamente
perplessità, non solo per la curiosa idea che un nome debba “essere
legittimo” (o forse tramite un’affermazione del genere, si cerca di
mettere in dubbio la legittimità di qualcos’altro?), ma anche per altre
considerazioni, come quella che chiude l’articolo: “L’identità ebraica
è un valore costruito da qualche millennio; l’identità israeliana, nata
ebraica tra Vienna e Londra un po’ più di cento anni fa, salutata
messianica nel giugno 1967, dalla guerra permanente è tenuta in vita:
nella pace che tutti si augurano si perderebbe”. Considerazione grave.
Cori ebraici, un festival europeo a Roma da oggi a domenica. E russi e
ucraini canteranno insieme: “Quando la situazione in Crimea è
degenerata i 15 coristi del Varnitshkes, senza visto e con poche
finanze, si sono trovati costretti a rinunciare al festival. Ma grazie
alla mobilitazione dell’Unione delle comunità ebraiche italiane e alla
spinta arrivata anche dal popolo dei social network, siamo riusciti a
garantire la loro partecipazione. Pur di esserci hanno attraversato
l’Europa a bordo di un pulmino” ha raccontato al Corriere Richard Di
Castro, organizzatore della rassegna e presidente del Coro Ha-Kol.
Apologia di fascismo, elogio aperto del nazismo, parole deliranti
sull’agguato antisemita di Bruxelles e sulle fantomatiche trame della
finanza ebraica. È il vomitevole contenuto di un’intervista a un
militante dell’estrema destra italiana andata in onda nella puntata
conclusiva de Le Iene su Italia 1. Un’operazione molto pericolosa
perché se da una parte l’intervistatore ha apertamente dissentito dai
deliri del militante, dall’altra si è permesso a un criminale di
vomitare odio e ingiurie senza censura nel corso di un programma che ha
tra i suoi target un pubblico di giovani e giovanissimi che può, in
alcuni casi, non avere gli strumenti culturali necessari per
rapportarsi a tematiche così delicate. L’Ufficio Stampa dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane è entrato in contatto con i colleghi
di Mediaset per segnalare la gravità dell’accaduto.
Prosegue a Roma il processo contro gli esponenti del gruppo neofascista
Militia: in aula come testimone destinatario di ingiurie l’ex
presidente della Camera Gianfranco Fini, mentre non si presenta, senza
avvisare, l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno (Repubblica Roma, dove
si riporta pure la motivazione della sentenza di appello che aveva
confermato la condanna contro i leader del sito neonazista Stormfront).
A Milano richiesta di rinvio a giudizio per il leader di Fiamma
tricolore Gabriele Leccisi per aver fatto il saluto fascista seduto tra
il pubblico durante una seduta del Consiglio comunale (Giorno).
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INFORMAZIONE
Mediaset,
imbarazzato silenzio
Nessuna
assunzione di responsabilità, soltanto un generico dispiacere se
qualcuno, tra il pubblico, “può aver mal interpretato”. È la risposta
arrivata dai vertici del programma Le Iene alle ferme contestazioni
espresse dall’ufficio stampa dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane dopo l’intervista all’estremista di destra Roberto Jonghi
Lavarini. Apologia di fascismo, aperta ammirazione per il nazismo,
parole inquietanti sull’agguato antisemita di Bruxelles e sulle
fantomatiche trame della finanza ebraica oltre che offese a sfondo
sessuale, razzista e xenofobo. Deliri e farneticazioni sui quali si è
fatto leva per destare sensazione diffondendo irresponsabilmente il
messaggio di un criminale a milioni di persone. Nell’intervista
Lavarini ha tra l’altro elogiato “le sane manganellate” del fascismo e
denunciato l’eccessiva bontà di Mussolini nei confronti dei suoi
oppositori politici mentre il regime, più in generale, avrebbe segnato
un’epoca “di riforme sociali e grandezza dell’Italia”. Il saluto
romano? Un gesto “chiaro, pulito, igienico, solare”. I sei milioni di
morti della soluzione finale? È perché i tedeschi sono “precisi” e “ben
organizzati” L’attentato di Bruxelles puzzerebbe invece “di servizi,
lobby e internazionali”. Una mattinata intera di evasività, di mancate
risposte, di imbarazzanti silenzi da parte della dirigenza Mediaset
fino a quando il presidente UCEI Renzo Gattegna non ha intrapreso una
doppia azione legale: nei confronti dell’intervistato, ma anche nei
confronti dei responsabili della trasmissione televisiva.
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dopo
l'attacco al museo ebraico di bruxelles
Ferrara,
#LaCulturaNonSiFerma
Questo
l'hashtag scelto dal Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della
Shoah di Ferrara per sviluppare, in occasione della giornata dei musei
ebraici a porte aperte come risposta all'agguato mortale di Bruxelles,
una discussione con gli utenti di Twitter sul ruolo delle istituzioni
museali e sull'importanza di fare cultura per stimolare la
consapevolezza e combattere il pregiudizio. Il Meis sarà aperto in
forma straordinaria dalle 19.30 analogamente agli altri sei musei
(Firenze, Siena, Bologna, Livorno, Milano, Ferrara e Venezia) che hanno
risposto, in diversi orari, all'appello formulato dal presidente della
Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia Dario Disegni. Un plauso
all'iniziativa dei musei a porte aperte arriva anche dall'American
Jewish Committee in una nota a firma della rappresentante in Italia e
presso la Santa Sede Lisa Billig.
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QUI
TORINO
Il
costo dell’analfabetismo
Il
Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia, curato da Alberto
Melloni e pubblicato da Il Mulino, è stato presentato nella biblioteca
del Circolo degli Artisti di Torino, che recentemente ha ospitato anche
una sessione di JNet, il seminario che la redazione di Pagine Ebraiche
dedica alla presenza ebraica nel mondo della rete e dei social network.
Presentati da Francesca Cadeddu, ricercatrice della Fondazione per le
scienze esperto Giovanni XXIII che ha realizzato il volume, gli
interventi del professor Melloni, ordinario di Storia del
cristianesimo, di Paolo Naso, coordinatore del Master in religioni e
mediazione culturale alla Sapienza e di Maria Chiara Giorda, Studiosa
di storia delle religioni, hanno messo l’accento sul costo sociale
dell’analfabetismo religioso, molto radicato in Italia.
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Problema
reale, libro debole |
Il numero di giugno del giornale
dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche affida ad Emanuele Ottolenghi
(Foundation for Defense of Democracies, Washington DC) la recensione
del pamphlet di Giulio Meotti "Ebrei nemici di Israele" (Belforte
editore) che nei giorni scorsi aveva suscitato un vivace dibattito su
questo notiziario quotidiano. Le sue valutazioni appaiono assieme ad
altri interventi in una doppia pagina, nello spirito di attenzione ai
dibattiti attuali e di rispetto per la diversità delle opinioni che da
sempre caratterizza il giornale.
Ecco qui di seguito
il testo dell'autorevole politologo, che è considerato fra i massimi
esperti di Medio Oriente, Israele e mondo islamico, nella versione
arricchita dei rimandi ai diversi documenti citati. Tale versione
apparirà anche nelle edizioni elettroniche di Pagine Ebraiche
disponibili dalla prossima domenica.
Non
è cosa da poco accusare degli ebrei d’esser complici degli antisemiti,
ancorché con prove alla mano. Se Giulio Meotti in “Ebrei contro
Israele” avesse rafforzato l’impalcatura analitica della sua tesi,
invece che concentrarsi sull’invettiva, avrebbe utilmente rafforzato la
credibilità delle sue asserzioni. Le lacune del suo atto d’accusa
offrono un pretesto ai suoi detrattori per ignorarne la sostanza,
concentrandosi sul vizio di forma e sulle mancanze procedurali, che
sono palesi. Le documentate leggerezze deontologiche del personaggio
non aiutano, naturalmente.
Ma a prescindere dalla forma, il tema dell’ebreo odiatore di sé stesso
è attuale e meritevole di studio, oltre che ovviamente imbarazzante per
alcuni dei critici di Meotti. I temi affrontati nel suo lavoro sono
legittimi e meritano un dibattito, non reazioni scomposte e vituperio.
La letteratura è parca in materia ma il fenomeno ha radici antiche. Ne
scrisse per primo Camillo Berneri, un anarchico discepolo di Gaetano
Salvemini, che dal suo temporaneo esilio parigino scrisse il brillante
Le Juif Antisemite nel 1935 (tradotto e ristampato da Carucci editore
nel 1984). Il libro soffre del fatto che Berneri, a Parigi, dovette
scrivere molto a memoria, a causa della sua vita da fuggiasco. Ma
merita ancora attenzione, per le brillanti intuizioni e il disprezzo
profondo per chiunque, ebreo o meno, presti il fianco al pregiudizio
antiebraico.
Emanuele Ottolenghi, Senior Fellow
Foundation for Defense of Democracies, Washington DC
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Setirot
- Coincidenze |
Tu
chiamale se vuoi coincidenze... Nelle stesse ore in cui leggevo Dario
Calimani su Moked (“...dialettica”), alla prima di un ciclo di lezioni
di Roberto Della Rocca al Teatro Parenti, il rav insegnava che “il
Talmud riporta sempre anche il parere della minoranza”. Proprio mentre
Calimani tramutava una sua riflessione sulla natura stessa del Talmud
in un – mi pare di aver intuito – auspicio: “(…) Forse c’è da meditare
su questa deliberata costruzione dialettica del testo in cui voci
diverse si ascoltano e si rispettano. E non si offendono, e non si
danno la censura. E, in mancanza di argomenti, non cedono alla
tentazione di strumentalizzarsi a vicenda”. Non credendo però alle
coincidenze, penso invece che sempre più nella jewry italiana ci sia
bisogno di Talmud in senso stretto e in senso figurato.
Stefano Jesurum, giornalista
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Time
out - Voto utile |
Non
che sia un dato ufficiale e statistico, ma sembrerebbe che gli ebrei
abbiano seguito il trend nazionale e abbiano votato in massa Matteo
Renzi. Poche alternative valide e soprattutto il rischio che Grillo
prendesse più voti rispetto alle scorse elezione hanno portato gli
ebrei a scegliere il Pd.
Daniel Funaro
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