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24 giugno 2014 - 26 Sivan 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Alla demagogica provocazione di Qorach su presunti abusi di potere, Moshè risponde che non si tratta tanto di “innalzarsi al di sopra della Comunità”, quanto piuttosto di “stare in piedi davanti alla Comunità per servirla ” (Bemidbar, 16; 9). Un’inquietante questione che si ripropone incessantemente nella nostra vita istituzionale: la differenza tra chi si serve della Comunità e chi si mette umilmente al servizio di essa.
 
Dario
Calimani,
anglista
Ci è stato spesso insegnato il principio di “Torah lishmà”, secondo il quale la Torah dev’essere studiata e insegnata per sé stessa, mai per secondi fini. Tanto che ci si pone l’interrogativo se sia lecito studiarla a fini biecamente culturali e letterari. Ci è anche stato detto tuttavia, da altri, che esiste un principio secondo il quale, anche se si studia Torah per altri fini, prima o poi si arriva ugualmente alla Torah in sé. Rimane il solito ultimo dubbio: ogniqualvolta ci vengono lanciati messaggi che traggono spunto dal testo della Torah e ne attualizzano il senso, che cosa dobbiamo pensare? È lecita l’interpretazione soggettiva, anche da fonte debitamente preparata e legittimata, al fine di indirizzare il presente? È lecita, cioè, in senso lato, l’attualizzazione politica della Torah? Dove sta il limite, e chi lo stabilisce?
 
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Ucei-Fondazione Cantoni Borse di studio per Israele
Anche per l’anno accademico 2014-2015 l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Raffaele Cantoni tornano a offrire borse di studio per ragazzi italiani che intendono sostenere un progetto di formazione nello Stato di Israele.
 
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Roma, Bringbackourboys
Eyal, Gilad e Naftali
#Bringbackourboys. A Roma, diverse centinaia di persone si sono raccolte ieri al Portico di Ottavia per chiedere a gran voce la liberazione dei tre ragazzi israeliani, Eyal, Gilad e Naftali, rapiti da terroristi palestinesi giovedì 12 giugno. Una manifestazione per sensibilizzare l’opinione pubblica, con la distribuzione di magliette con la scritta #Bringbackourboys, di fronte a un dramma che sta tenendo con il fiato sospeso tutta Israele e non solo. “È un momento diverso da tutte le altre occasioni. Sappiamo qual è il metodo di chi rapisce questi ragazzi, gente che ha tenuto per 5 anni in una botola Gilad Shalit”, ha affermato Pacifici nel corso della manifestazione, che ha visto il collegamento dei famigliari dei giovani rapiti e si è conclusa con una tefillah al Tempio Maggiore condotta dal rabbino capo Riccardo Di Segni. Come riporta Gabriele Isman su Repubblica Roma, il sindaco di Roma Ignazio Marino ha deciso di esprimere la solidarietà della città esponendo in Campidoglio i volti dei tre ragazzi rapiti in Cisgiordania. Tornando a ieri sera, Marco Pasqua nelle pagine romane del Messaggero sottolinea come “giovani e meno giovani” si siano “riuniti per far sentire ai famigliari dei ragazzi la loro voce, anche attraverso un collegamento avvenuto via Skype”. Presenti alla manifestazione, tra gli altri, il ministro della Giustizia Andrea Orlando e l’ambasciatore d’Israele Naor Gilon. “Mi sembra giusto essere qui accanto a una comunità che chiede la liberazione degli ostaggi e la fine di un conflitto, di tutti i conflitti”, ha affermato il ministro Orlando (Corriere della Sera Roma).
“Un mese fa il Medio Oriente sembrava un posto diverso”, scrive Davide Frattini sul Corriere. Almeno per Israele che oggi, come ricorda il giornalista, si trova con tre fronti aperti da affrontare: al nord, il conflitto siriano ha toccato anche lo Stato ebraico, con l”uccisione domenica di una ragazzo israeliano di 13 anni, colpito da un razzo, attacco a cui è seguita una dura rappresaglia dell’aviazione dell’Israel Defence Force; nel centro del paese, continua intanto l’operazione in Cisgiordania per trovare i tre giovani rapiti; a sud, il rischio è che il gruppo terroristico di Hamas, considerato responsabile del rapimento, intensifichi il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza mentre Israele sta colpendo duramente la sua rappresentanza nella West Bank. Su Repubblica, la notizia della decisione le tre mamme di Gilad, Eyal e Naftal
Sulla vicenda del ragazzo israeliano colpito da razzi provenienti dalla Siria, scrive oggi Fiamma Nirenstein sul Giornale. “Chi è stato? Le forze di Assad o quelle dei ribelli ormai legati all’Isis, l’organizzazione qaidista che in Siria si chiama Jabat al Nusra? – si chiede Nirenstein – Israele ha utilizzato la logica classica: responsabile è il governo al potere, e così ieri notte l’aviazione israeliana ha bombardato nove postazioni strategiche, carrarmati, batterie di artiglieria, depositi e basi militari al confine, in zone controllate da Assad”. “Israele – sottolinea la giornalista – ha riaffermato l’inviolabilità del suo confine”.
“Cristiani, ebrei e islamici insieme al Fiorino d’oro”, titola la Nazione di oggi, ricordando la cerimonia che nel pomeriggio, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio alla presenza del sindaco Dario Nardella, vedrà il conferimento della prestigiosa onorificenza al rabbino della Comunità ebraica di Firenze Joseph Levi assieme al cardinale Giuseppe Betori e al presidente della comunità islamica di Firenze e Toscana Elzir Izzeddin.
Haim Korsia è il nuovo gran rabbino di Francia. “Cinquantuno anni, lionese, sefardita, cappellano generale militare israelita, uomo molto apprezzato negli ambienti culturali francesi, aperto al dialogo con la società, le istituzioni e con le altre religioni: più di quattordici mesi dopo le clamorose dimissioni di Gilles Bernheim, la comunità ebraica di Francia, la più numerosa d’Europa, ha il suo nuovo gran rabbino” (Osservatore Romano).
“Sogno che Israele viva nella speranza e senza più paura”. Lo scrittore israeliano Eskol Nevo, protagonista oggi a Milano con due appuntamenti, è il protagonista di una lunga intervista pubblicata sulle pagine milanesi di Repubblica. Tra i desideri di Nevo, “fondare la prima scuola di scrittura creativa in Israele sul modello della Holden di Torino, che ho visitato due anni fa e mi ha cambiato la vita”.
 
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  davar
Qui Roma
Una luce per #EyalGiladNaftali
Sono passati più di dieci giorni dal rapimento dei tre adolescenti israeliani Eyal Yifrach, Gilad Shàer e Naftali Frankel. Mentre proseguono senza soste le ricerche l'Italia ebraica torna a stringersi per la solidarietà, l'umanità, la giustizia. Più di 2mila persone si sono infatti raccolte nel quartiere ebraico di Roma per testimoniare, con la loro presenza e indossando una maglietta specifica in cui si leggeva l'hashtag #BringBackOurBoys, tutta la vicinanza di una Comunità vigile e solidale. Una serata nel segno dell'unità con gli interventi, tra gli altri, del leader comunitario Riccardo Pacifici, dell'ambasciatore d'Israele in Italia Naor Gilon, del presidente del Keren Kayemeth LeIsrael Italia Raffaele Sassun e della giornalista Fiamma Nirenstein. A concludere la cerimonia, che ha visto nel ponte telefonico con il padre di uno dei tre studenti rapiti uno dei momenti più emozionanti, la preghiera condotta al Tempio Maggiore dal rabbino capo Riccardo Di Segni. “Non ci piegheremo alla politica dell'odio e della rabbia, anche se siamo in ansia perché potrebbero essere nostri figli. Vogliamo seguire l'appello dei genitori dei tre ragazzi, delle loro mamme – ha affermato Pacifici – che hanno chiesto di pregare di elevarci al signore e credere nella speranza”. Un concetto sostenuto anche dall’ambasciatore Gilon che ha ricordato come i tre giovani siano vittime del governo unitario palestinese "in cui siedono gruppi terroristici che hanno nella distruzione di Israele il loro principale obiettivo”. In diretta da Israele, Nirenstein ha ricordato quanto sia importante contrastare nelle modalità più adeguate chi quotidianamente diffama lo Stato ebraico mentre, nel presentare l'iniziativa Sassun, ha sttolineato: “Non vogliamo esprimere rabbia, la nostra è un'iniziativa di pace”. Forte l'emozione della folla al momento del collegamento con il padre di Naftali, Avraham Frankel, che ha immediatamente stabilito un forte legame empatico con la Comunità. Parlando di suo figlio ma anche di Eyla e Gilad ha raccontato: "Sono ragazzi semplici, non coinvolti in nessun tipo di conflitto. Ragazzi che tornavano a casa da scuola e rapiti solo perché ebrei. Tutto il popolo ebraico in Israele e quello della diaspora si è unito per chiedere il loro ritorno. L'esercito lavora senza sosta per trovarli e noi preghiamo e li supportiamo". Domani intanto prenderà il volo per Israele una missione di solidarietà della Comunità ebraica guidata dal presidente Pacifici. In rappresentanza dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane è stata designata a partecipare il consigliere e membro di Giunta Jacqueline Fellus.

Angelo Piazza

Qui Roma - #eyalgiladnaftali
Solidarietà in Campidoglio
“Il sindaco di Roma Ignazio Marino, per esprimere la propria vicinanza alla Comunità ebraica colpita nei giorni scorsi dal tragico rapimento degli studenti israeliani sedicenni Naftali Frenkel, Gilad Shaar e Eyal Yifrach, ha deciso di affiggere nei prossimi giorni le foto dei tre rapiti in Campidoglio. Le immagini saranno sistemate dove è già esposta la gigantografia dedicata ai Marò, per mantenere viva l’attenzione su quanto accaduto”. È il messaggio diramato dall’Ufficio Stampa di Roma Capitale alla vigilia della cerimonia di raccoglimento svoltasi ieri sera al Portico d’Ottavia. Un segno di attenzione che ha raccolto il plauso e la gratitudine del presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, che ha affermato: “Al sindaco vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per aver dato seguito a un’iniziativa che avevamo condiviso in questi giorni e che gli organi di informazione hanno rilanciato”. Trasversale il supporto all’iniziativa che era arrivato negli scorsi giorni da esponenti delle istituzioni cittadine. Promotrici della richiesta di esposizione delle foto erano state Alessia Salmoni, presidente del 12esimo Consiglio Municipale, e la presidente del Municipio Cristina Maltese. Alla loro azione erano seguite le parole del presidente del Partito Democratico Tommaso Giuntella: “Sono molto preoccupato per i tre ragazzi israeliani rapiti e lo sono ancora di più per il silenzio che sto notando intorno a questa terribile vicenda. Esorto il governo, le istituzioni, i media e tutti noi – aveva detto – a fare ciascuno la propria parte e a mettere in campo tutte le iniziative possibili, dalla testimonianza all’azione, con un unico obiettivo: riportiamo a casa quei ragazzi”.

ACCADDE DOMANI – EYAL, GILAD, NAFTALi
L’ora dei fatti
Fra le tante ferite, le tante dolorose maturazioni che inevitabilmente portano con sé la sofferenza di Eyal, Gilad e Naftali, ce n’è una nell’aria, in Israele e in tutto il mondo ebraico, importante e inattesa. Insieme, uniti, vogliamo rispondere. Insieme vogliamo combattere per la loro liberazione. Insieme vogliamo pregare, manifestare, protestare. Vogliamo invocare l’intervento dei grandi della terra, vogliamo che la Pace non sia più una parola vana, ma un valore sinceramente messo in atto. E nella sua diversità il mondo ebraico si è dimostrato una nuova volta capace di elaborare le risposte più diverse, di mettere in opera la fantasia e il coraggio per reagire a questo scempio della dignità umana rappresentato dal rapimento di tre adolescenti disarmati. Fermo restando l’indiscusso valore nella sincerità degli slogan, degli hashtag propagati dai social network, delle manifestazioni, collegamenti multimediali su maxischermo, degli stendardi, dei viaggi di solidarietà, delle preghiere appositamente consigliate anche dal rabbinato italiano, c’è ancora una domanda che resta senza compiuta risposta, c’è ancora un bisogno che resta insoddisfatto. È l’urgenza dei fatti, è il dovere di superare le parole e i gesti formali, è la necessità di afre qualcosa per loro e non solo per noi stessi. Un giovane israeliano ci ha pensato e ha deciso di provarci. E la sua risposta è semplice, perché chiama a raccolta la gente chiedendo un piccolo gesto concreto. Ricorriamo al crowd funding, al microfinanziamento popolare che può muovere grandi cose e che rappresenta probabilmente una leva preziosa per sviluppare progetti di valore anche nella difficile realtà dell’ebraismo italiano. Affianchiamoci alle Forze di difesa di Israele che stanno disperatamente cercando di trovare i ragazzi nelle mani dei rapitori, affianchiamoci all’azione dei governi e dei politici con un nostro gesto forte. Finanziamo mettendo sul tavolo una taglia significativa destinata a chiunque sia in grado di fornire indicazioni utili alla liberazione dei ragazzi. Diamo qualcosa di nostro per la loro libertà liberandoci dalle frustrazioni della retorica e dei gesti fini a se stessi. La corsa per raccogliere un primo capitale di mezzo milione di shekalim (circa 120 mila euro) è già cominciata. Il cinque per cento del capitale necessario per partire è stato già finanziato in poche ore.
Tutti i lettori possono ora dare una mano e impartire a proprie spese e con il proprio gesto concreto una lezione di civiltà e di trasparenza. È facile, basta accedere alla presentazione del progetto del giovane Matan Nachmani su Headstart.co.il
È alla portata di tutti, perché ognuno può scegliere il suo livello di intervento. È utile, perché effettivamente può portare a un segnale di svolta, ma soprattutto perché può dimostrare al mondo la nostra concreta solidarietà. È privo di rischi, perché anche se le informazioni sperate malauguratamente non pervenissero l’intero capitale sarà in ogni caso destinato alle organizzazioni israeliane di assistenza, che sono le migliori e le più rigorose del mondo.
E aiuta a convogliare le energie là dove devono andare. A fare qualcosa di vero. A sentirsi meglio.
Che siano in molti a farlo e che venga presto, assieme alla libertà di Eyal, Gilad e Naftali, assieme al ritorno a casa di questi nostri fratelli, la stagione in cui le idee e gli slogan siano capaci di tramutarsi in avvenimenti.
 
gv

Qui Firenze - mercati e valori
Luigi Zingales: “Verso il futuro,
proposte oltre le etichette”

L’Europa, l’Italia, il futuro. Si apre oggi con l’intervento di Luigi Zingales il seminario “Mercati e valori” organizzato dalla redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità ebraica di Firenze per riflettere sul rapporto tra il mondo dell’economia e della finanza, l’etica e la visione della tradizione ebraica.
Un’occasione per approfondire i temi trattati nell’ultimo libro del professore dell’Università di Chicago pubblicato da Rizzoli “Europa o no. Sogno da realizzare o incubo da cui uscire”, presentato nella grande intervista su Pagine Ebraiche di giugno.
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qui firenze - Fiorino d'oro a rav joseph levi
“Nuove prospettive nel dialogo”
Si richiama ai più alti valori dell'ebraismo e dell'umanesimo il rabbino capo di Firenze Joseph Levi, premiato oggi con la più alta onorificenza cittadina – il Fiorino d'Oro – per il suo impegno a favore del dialogo interreligioso e dell'incontro tra popoli e culture diverse. Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked il testo integrale dell'intervento tenuto nel pomeriggio a Palazzo Vecchio
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qui roma - Mostra artiste del novecento-
La creatività delle donne
Continuano gli appuntamenti legati alla mostra Artiste del Novecento tra visione e identità ebraica, esposta fino al 5 ottobre alla Galleria di Arte Moderna di Roma. Al Chiostro della Gam, infatti, si terrà questo pomeriggio l'incontro organizzato dall'associazione Soroptimist La Creatività delle donne, un momento di studio dedicato al legame tra l’arte, donne ed ebraismo. Tre elementi che caratterizzano la mostra stessa, che riporta i riflettori su quindici straordinarie artiste, protagoniste del panorama culturale italiano dello scorso secolo. L'esposizione è stata curata da Marina Bakos, Olga Melasecchi e Federica Pirani e realizzata dalla Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia assieme a Roma Capitale, assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e al Museo Ebraico di Roma.
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qui torino
Insieme contro l’indifferenza
Alla chiamata a combattere contro indifferenza e rassegnazione, a Torino hanno risposto in tanti: davanti a Palazzo Carignano, luogo simbolo del Risorgimento e del percorso verso i diritti civili e politici delle religioni minoritarie, la Comunità ebraica è stata invitata dalla Comunità di Sant’Egidio e dal Comune di Torino a portare la propria voce durante la serata di solidarietà verso la sofferenza dei cristiani che oggi continuano a essere vittime della violenza.
A intervenire, tra gli altri il rabbino Alberto Somekh, il presidente della Comunità di Torino Beppe Segre, Daniela Sironi di Sant’Egidio, e l’arcivescovo Cesare Nosiglia. Un pensiero è stato rivolto alle famiglie di Eyad, Gilad e Naftali, i ragazzi israeliani rapiti.
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Qui Roma
Dopo il 16 ottobre
Occupazione, resistenza, crisi economica, accoglienza, delazioni. Sono gli ambiti in cui si andrà a scavare questo pomeriggio, nella biblioteca della Camera dei deputati, in occasione del convegno “Dopo il 16 ottobre. Gli ebrei a Roma e Provincia” organizzato dal dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità ebraica di Roma, dall’Archivio Storico e dalla Fondazione Museo della Shoah con il contributo dell’Otto per Mille destinato all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che ha permesso l’implementazione delle ricerche storiche.
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qui roma
Massimo Micciulli (1947-2014)
Massimo Micciulli era nato a Roma nel 1947 e aveva lavorato presso l'Alitalia. Era un esperto di immagini, di fotografia, e, in questa veste, ne curava la rivista Ulisse. Maestro di Arti marziali; alpinista, più volte sull'Himalaya; studioso di Kabbalah e di cultura ebraica; musicista: suonava in un complesso di musica irlandese e klezmer; attivo nel gruppo di rinascita dell'ebraismo del sud: era fiero delle sue antiche origini marrane calabresi.

Myriam Silvera

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pilpul
Brasile, la nostra voce in campo

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas

Storie - In fuga dal Trasimeno
Nel biennio dell’occupazione tedesca ci furono diversi religiosi italiani che aiutarono gli ebrei a nascondersi e a sottrarsi all’arresto e alla deportazione da parte dei nazifascisti. Una vicenda su cui si è fatta luce solo di recente è quella della liberazione dei circa trenta ebrei confinati nel Castello Guglielmi dell’Isola Maggiore sul Lago Trasimeno, in Umbria, a seguito della circolare del 30 novembre 1943 della Repubblica Sociale Italiana che stabiliva che «Tutti gli ebrei, anche se discriminati, a qualunque nazionalità appartengono, e comunque residenti nel territorio nazionale, debbono essere inviati in appositi campi di concentramento»..

Mario Avagliano
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