Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Alla
demagogica provocazione di Qorach su presunti abusi di potere, Moshè
risponde che non si tratta tanto di “innalzarsi al di sopra della
Comunità”, quanto piuttosto di “stare in piedi davanti alla Comunità
per servirla ” (Bemidbar, 16; 9). Un’inquietante questione che si
ripropone incessantemente nella nostra vita istituzionale: la
differenza tra chi si serve della Comunità e chi si mette umilmente al
servizio di essa.
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Dario
Calimani,
anglista
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Ci
è stato spesso insegnato il principio di “Torah lishmà”, secondo il
quale la Torah dev’essere studiata e insegnata per sé stessa, mai per
secondi fini. Tanto che ci si pone l’interrogativo se sia lecito
studiarla a fini biecamente culturali e letterari. Ci è anche stato
detto tuttavia, da altri, che esiste un principio secondo il quale,
anche se si studia Torah per altri fini, prima o poi si arriva
ugualmente alla Torah in sé. Rimane il solito ultimo dubbio:
ogniqualvolta ci vengono lanciati messaggi che traggono spunto dal
testo della Torah e ne attualizzano il senso, che cosa dobbiamo
pensare? È lecita l’interpretazione soggettiva, anche da fonte
debitamente preparata e legittimata, al fine di indirizzare il
presente? È lecita, cioè, in senso lato, l’attualizzazione politica
della Torah? Dove sta il limite, e chi lo stabilisce?
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Ucei-Fondazione Cantoni Borse di studio per Israele |
Anche
per l’anno accademico 2014-2015 l’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane e la Fondazione Raffaele Cantoni tornano a offrire borse di
studio per ragazzi italiani che intendono sostenere un progetto di
formazione nello Stato di Israele.
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Roma, Bringbackourboys
Eyal, Gilad e Naftali |
#Bringbackourboys.
A Roma, diverse centinaia di persone si sono raccolte ieri al Portico
di Ottavia per chiedere a gran voce la liberazione dei tre ragazzi
israeliani, Eyal, Gilad e Naftali, rapiti da terroristi palestinesi
giovedì 12 giugno. Una manifestazione per sensibilizzare l’opinione
pubblica, con la distribuzione di magliette con la scritta
#Bringbackourboys, di fronte a un dramma che sta tenendo con il fiato
sospeso tutta Israele e non solo. “È un momento diverso da tutte le
altre occasioni. Sappiamo qual è il metodo di chi rapisce questi
ragazzi, gente che ha tenuto per 5 anni in una botola Gilad Shalit”, ha
affermato Pacifici nel corso della manifestazione, che ha visto il
collegamento dei famigliari dei giovani rapiti e si è conclusa con una
tefillah al Tempio Maggiore condotta dal rabbino capo Riccardo Di
Segni. Come riporta Gabriele Isman su Repubblica Roma, il sindaco di
Roma Ignazio Marino ha deciso di esprimere la solidarietà della città
esponendo in Campidoglio i volti dei tre ragazzi rapiti in
Cisgiordania. Tornando a ieri sera, Marco Pasqua nelle pagine romane
del Messaggero sottolinea come “giovani e meno giovani” si siano
“riuniti per far sentire ai famigliari dei ragazzi la loro voce, anche
attraverso un collegamento avvenuto via Skype”. Presenti alla
manifestazione, tra gli altri, il ministro della Giustizia Andrea
Orlando e l’ambasciatore d’Israele Naor Gilon. “Mi sembra giusto essere
qui accanto a una comunità che chiede la liberazione degli ostaggi e la
fine di un conflitto, di tutti i conflitti”, ha affermato il ministro
Orlando (Corriere della Sera Roma).
“Un mese fa il Medio Oriente sembrava un posto diverso”, scrive Davide
Frattini sul Corriere. Almeno per Israele che oggi, come ricorda il
giornalista, si trova con tre fronti aperti da affrontare: al nord, il
conflitto siriano ha toccato anche lo Stato ebraico, con l”uccisione
domenica di una ragazzo israeliano di 13 anni, colpito da un razzo,
attacco a cui è seguita una dura rappresaglia dell’aviazione
dell’Israel Defence Force; nel centro del paese, continua intanto
l’operazione in Cisgiordania per trovare i tre giovani rapiti; a sud,
il rischio è che il gruppo terroristico di Hamas, considerato
responsabile del rapimento, intensifichi il lancio di razzi dalla
Striscia di Gaza mentre Israele sta colpendo duramente la sua
rappresentanza nella West Bank. Su Repubblica, la notizia della
decisione le tre mamme di Gilad, Eyal e Naftal
Sulla vicenda del ragazzo israeliano colpito da razzi provenienti dalla
Siria, scrive oggi Fiamma Nirenstein sul Giornale. “Chi è stato? Le
forze di Assad o quelle dei ribelli ormai legati all’Isis,
l’organizzazione qaidista che in Siria si chiama Jabat al Nusra? – si
chiede Nirenstein – Israele ha utilizzato la logica classica:
responsabile è il governo al potere, e così ieri notte l’aviazione
israeliana ha bombardato nove postazioni strategiche, carrarmati,
batterie di artiglieria, depositi e basi militari al confine, in zone
controllate da Assad”. “Israele – sottolinea la giornalista – ha
riaffermato l’inviolabilità del suo confine”.
“Cristiani, ebrei e islamici insieme al Fiorino d’oro”, titola la
Nazione di oggi, ricordando la cerimonia che nel pomeriggio, nel Salone
dei Cinquecento di Palazzo Vecchio alla presenza del sindaco Dario
Nardella, vedrà il conferimento della prestigiosa onorificenza al
rabbino della Comunità ebraica di Firenze Joseph Levi assieme al
cardinale Giuseppe Betori e al presidente della comunità islamica di
Firenze e Toscana Elzir Izzeddin.
Haim Korsia è il nuovo gran rabbino di Francia. “Cinquantuno anni,
lionese, sefardita, cappellano generale militare israelita, uomo molto
apprezzato negli ambienti culturali francesi, aperto al dialogo con la
società, le istituzioni e con le altre religioni: più di quattordici
mesi dopo le clamorose dimissioni di Gilles Bernheim, la comunità
ebraica di Francia, la più numerosa d’Europa, ha il suo nuovo gran
rabbino” (Osservatore Romano).
“Sogno che Israele viva nella speranza e senza più paura”. Lo scrittore
israeliano Eskol Nevo, protagonista oggi a Milano con due appuntamenti,
è il protagonista di una lunga intervista pubblicata sulle pagine
milanesi di Repubblica. Tra i desideri di Nevo, “fondare la prima
scuola di scrittura creativa in Israele sul modello della Holden di
Torino, che ho visitato due anni fa e mi ha cambiato la vita”.
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Qui Roma
Una luce per #EyalGiladNaftali
Sono
passati più di dieci giorni dal rapimento dei tre adolescenti
israeliani Eyal Yifrach, Gilad Shàer e Naftali Frankel. Mentre
proseguono senza soste le ricerche l'Italia ebraica torna a stringersi
per la solidarietà, l'umanità, la giustizia. Più di 2mila persone si
sono infatti raccolte nel quartiere ebraico di Roma per testimoniare,
con la loro presenza e indossando una maglietta specifica in cui si
leggeva l'hashtag #BringBackOurBoys,
tutta la vicinanza di una Comunità vigile e solidale. Una serata nel
segno dell'unità con gli interventi, tra gli altri, del leader
comunitario Riccardo Pacifici, dell'ambasciatore d'Israele in Italia
Naor Gilon, del presidente del Keren Kayemeth LeIsrael Italia Raffaele
Sassun e della giornalista Fiamma Nirenstein. A
concludere la cerimonia, che ha visto nel ponte telefonico con il padre
di uno dei tre studenti rapiti uno dei momenti più emozionanti, la
preghiera condotta al Tempio Maggiore dal rabbino capo Riccardo Di Segni. “Non
ci piegheremo alla politica dell'odio e della rabbia, anche se siamo in
ansia perché potrebbero essere nostri figli. Vogliamo seguire l'appello
dei genitori dei tre ragazzi, delle loro mamme – ha affermato Pacifici
– che hanno chiesto di pregare di elevarci al signore e credere nella
speranza”. Un concetto sostenuto anche dall’ambasciatore Gilon che ha
ricordato come i tre giovani siano vittime del governo unitario
palestinese "in cui siedono gruppi terroristici che hanno nella
distruzione di Israele il loro principale obiettivo”. In diretta da
Israele, Nirenstein ha ricordato quanto sia importante contrastare
nelle modalità più adeguate chi quotidianamente diffama lo Stato
ebraico mentre, nel presentare l'iniziativa Sassu n,
ha sttolineato: “Non vogliamo esprimere rabbia, la nostra è
un'iniziativa di pace”. Forte l'emozione della folla al momento del
collegamento con il padre di Naftali, Avraham Frankel, che ha
immediatamente stabilito un forte legame empatico con la Comunità.
Parlando di suo figlio ma anche di Eyla e Gilad ha raccontato: "Sono
ragazzi semplici, non coinvolti in nessun tipo di conflitto. Ragazzi
che tornavano a casa da scuola e rapiti solo perché ebrei. Tutto il
popolo ebraico in Israele e quello della diaspora si è unito per
chiedere il loro ritorno. L'esercito lavora senza sosta per trovarli e
noi preghiamo e li supportiamo". Domani intanto prenderà il volo per
Israele una missione di solidarietà della Comunità ebraica guidata dal
presidente Pacifici. In rappresentanza dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane è stata designata a partecipare il consigliere e
membro di Giunta Jacqueline Fellus.
Angelo Piazza
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Qui Roma - #eyalgiladnaftali
Solidarietà in Campidoglio
“Il
sindaco di Roma Ignazio Marino, per esprimere la propria vicinanza alla
Comunità ebraica colpita nei giorni scorsi dal tragico rapimento degli
studenti israeliani sedicenni Naftali Frenkel, Gilad Shaar e Eyal
Yifrach, ha deciso di affiggere nei prossimi giorni le foto dei tre
rapiti in Campidoglio. Le immagini saranno sistemate dove è già esposta
la gigantografia dedicata ai Marò, per mantenere viva l’attenzione su
quanto accaduto”. È il messaggio diramato dall’Ufficio Stampa di Roma
Capitale alla vigilia della cerimonia di raccoglimento svoltasi ieri
sera al Portico d’Ottavia. Un segno di attenzione che ha raccolto il
plauso e la gratitudine del presidente della Comunità ebraica Riccardo
Pacifici, che ha affermato: “Al sindaco vanno i nostri più sentiti
ringraziamenti per aver dato seguito a un’iniziativa che avevamo
condiviso in questi giorni e che gli organi di informazione hanno
rilanciato”. Trasversale il supporto all’iniziativa che era arrivato
negli scorsi giorni da esponenti delle istituzioni cittadine.
Promotrici della richiesta di esposizione delle foto erano state
Alessia Salmoni, presidente del 12esimo Consiglio Municipale, e la
presidente del Municipio Cristina Maltese. Alla loro azione erano
seguite le parole del presidente del Partito Democratico Tommaso
Giuntella: “Sono molto preoccupato per i tre ragazzi israeliani rapiti
e lo sono ancora di più per il silenzio che sto notando intorno a
questa terribile vicenda. Esorto il governo, le istituzioni, i media e
tutti noi – aveva detto – a fare ciascuno la propria parte e a mettere
in campo tutte le iniziative possibili, dalla testimonianza all’azione,
con un unico obiettivo: riportiamo a casa quei ragazzi”.
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ACCADDE DOMANI – EYAL, GILAD, NAFTALi
L’ora dei fatti
Fra
le tante ferite, le tante dolorose maturazioni che inevitabilmente
portano con sé la sofferenza di Eyal, Gilad e Naftali, ce n’è una
nell’aria, in Israele e in tutto il mondo ebraico, importante e
inattesa. Insieme, uniti, vogliamo rispondere. Insieme vogliamo
combattere per la loro liberazione. Insieme vogliamo pregare,
manifestare, protestare. Vogliamo invocare l’intervento dei grandi
della terra, vogliamo che la Pace non sia più una parola vana, ma un
valore sinceramente messo in atto. E nella sua diversità il mondo
ebraico si è dimostrato una nuova volta capace di elaborare le risposte
più diverse, di mettere in opera la fantasia e il coraggio per reagire
a questo scempio della dignità umana rappresentato dal rapimento di tre
adolescenti disarmati. Fermo restando l’indiscusso valore nella
sincerità degli slogan, degli hashtag propagati dai social network,
delle manifestazioni, collegamenti multimediali su maxischermo, degli
stendardi, dei viaggi di solidarietà, delle preghiere appositamente
consigliate anche dal rabbinato italiano, c’è ancora una domanda che
resta senza compiuta risposta, c’è ancora un bisogno che resta
insoddisfatto. È l’urgenza dei fatti, è il dovere di superare le parole
e i gesti formali, è la necessità di afre qualcosa per loro e non solo
per noi stessi. Un giovane israeliano ci ha pensato e ha deciso di
provarci. E la sua risposta è semplice, perché chiama a raccolta la
gente chiedendo un piccolo gesto concreto. Ricorriamo al crowd funding,
al microfinanziamento popolare che può muovere grandi cose e che
rappresenta probabilmente una leva preziosa per sviluppare progetti di
valore anche nella difficile realtà dell’ebraismo italiano.
Affianchiamoci alle Forze di difesa di Israele che stanno
disperatamente cercando di trovare i ragazzi nelle mani dei rapitori,
affianchiamoci all’azione dei governi e dei politici con un nostro
gesto forte. Finanziamo mettendo sul tavolo una taglia significativa
destinata a chiunque sia in grado di fornire indicazioni utili alla
liberazione dei ragazzi. Diamo qualcosa di nostro per la loro libertà
liberandoci dalle frustrazioni della retorica e dei gesti fini a se
stessi. La corsa per raccogliere un primo capitale di mezzo milione di
shekalim (circa 120 mila euro) è già cominciata. Il cinque per cento
del capitale necessario per partire è stato già finanziato in poche ore.
Tutti i lettori possono ora dare una mano e impartire a proprie spese e
con il proprio gesto concreto una lezione di civiltà e di trasparenza.
È facile, basta accedere alla presentazione del progetto del giovane
Matan Nachmani su Headstart.co.il
È alla portata di tutti, perché ognuno può scegliere il suo livello di
intervento. È utile, perché effettivamente può portare a un segnale di
svolta, ma soprattutto perché può dimostrare al mondo la nostra
concreta solidarietà. È privo di rischi, perché anche se le
informazioni sperate malauguratamente non pervenissero l’intero
capitale sarà in ogni caso destinato alle organizzazioni israeliane di
assistenza, che sono le migliori e le più rigorose del mondo.
E aiuta a convogliare le energie là dove devono andare. A fare qualcosa di vero. A sentirsi meglio.
Che siano in molti a farlo e che venga presto, assieme alla libertà di
Eyal, Gilad e Naftali, assieme al ritorno a casa di questi nostri
fratelli, la stagione in cui le idee e gli slogan siano capaci di
tramutarsi in avvenimenti.
gv
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qui roma - Mostra artiste del novecento- La creatività delle donne
Continuano
gli appuntamenti legati alla mostra Artiste del Novecento tra visione e
identità ebraica, esposta fino al 5 ottobre alla Galleria di Arte
Moderna di Roma. Al Chiostro della Gam, infatti, si terrà questo
pomeriggio l'incontro organizzato dall'associazione Soroptimist La
Creatività delle donne, un momento di studio dedicato al legame tra
l’arte, donne ed ebraismo. Tre elementi che caratterizzano la mostra
stessa, che riporta i riflettori su quindici straordinarie artiste,
protagoniste del panorama culturale italiano dello scorso secolo.
L'esposizione è stata curata da Marina Bakos, Olga Melasecchi e
Federica Pirani e realizzata dalla Fondazione per i Beni Culturali
Ebraici in Italia assieme a Roma Capitale, assessorato alla Cultura,
Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni
Culturali e al Museo Ebraico di Roma. Leggi
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Brasile, la nostra voce in campo |
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- In fuga dal Trasimeno |
Nel
biennio dell’occupazione tedesca ci furono diversi religiosi italiani
che aiutarono gli ebrei a nascondersi e a sottrarsi all’arresto e alla
deportazione da parte dei nazifascisti. Una vicenda su cui si è fatta
luce solo di recente è quella della liberazione dei circa trenta ebrei
confinati nel Castello Guglielmi dell’Isola Maggiore sul Lago
Trasimeno, in Umbria, a seguito della circolare del 30 novembre 1943
della Repubblica Sociale Italiana che stabiliva che «Tutti gli ebrei,
anche se discriminati, a qualunque nazionalità appartengono, e comunque
residenti nel territorio nazionale, debbono essere inviati in appositi
campi di concentramento»..
Mario Avagliano
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