Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Oggi,
con il digiuno del 17 di Tamuz, ha inizio quel periodo di lutto di
tre settimane culminante nel digiuno del 9 di Av. La Tradizione indica
nel 17 di Tamuz il giorno in cui ebbe inizio l'assedio di Gerusalemme
che si concluse il 9 di Av con la distruzione della città e del
suo Tempio.
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Dario
Calimani,
anglista
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Grazie
a un’amica, leggo sul Corriere della Sera online: “L’aviazione
israeliana ha lanciato oltre 800 razzi da Gaza su Israele in cinque
giorni: più di 160 al giorno.” Ora, che il desiderio della stampa anche
moderatamente terzomondista (e purtroppo di molti amici di sinistra)
sia di addossare sempre su Israele la responsabilità dei mali del mondo
è da tempo assodato. Che meno si nominano i terroristi di Hamas e i
loro supporter e più si evidenzia l’esclusiva prepotenza israeliana è
altrettanto evidente.
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Gli ebrei italiani e Israele
"No distorsioni dei media"
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Il
disagio che cresce nella comunità ebraica: informazione distorta”. È il
titolo di un lungo articolo che Gian Guido Vecchi del Corriere della
sera dedica alla riunione del Consiglio UCEI della scorsa domenica
svoltasi alla presenza dell’ambasciatore d’Israele a Roma Naor Gilon e
al disagio manifestato dagli stessi consiglieri sul modo in cui molti
media riportano il conflitto tra Israele e i terroristi di Hamas. Ad
essere raccolte sono le voci del presidente dell’Unione Renzo Gattegna
e del direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale e si dà menzione di
alcuni spunti offerti durante la seduta dagli ‘italkim’ Sergio Della
Pergola, Vittorio Dan Segre e Sergio Minerbi.
“Il mondo ebraico è variegato e complesso, il confronto di opinioni è
la norma e non mancano talvolta scontri anche aspri. Così – scrive
Vecchi – è significativo che sia stato approvato all’unanimità un testo
che ‘condanna con forza qualsiasi narrazione dei fatti che non
riconosca a Israele il diritto alla difesa dei propri cittadini
minacciati da nemici come Hamas, che propugnano nei loro atti ufficiali
la sua distruzione’”. Un testo che condanna pure chi, nel mondo
dell’informazione, “mistifica i diversi rapporti di causalità del
conflitto, per offrire al pubblico un’immagine distorta di Israele”.
A tal proposito il presidente Gattegna sottolinea: “Siamo rimasti
sorpresi e impressionati dal fatto che su alcuni media italiani si
tenda a parlare delle sofferenze della gente di Gaza senza spiegare che
sono causate anzitutto da chi ha aggredito e usa la popolazione civile
come scudo degli arsenali e delle rampe di missili, mentre i militanti
stanno nei bunker”.
“Quella che riteniamo vada chiarita, anzitutto – afferma ancora
Gattegna – è la distinzione tra cui aggredisce e chi si difende: questa
esplosione di violenza è nata da una pioggia di missili inviata con un
crescendo impressionante sulle città israeliane”.
“La realtà – spiega Vitale – è che gli avvenimenti di questi giorni,
nel mondo ebraico, hanno creato un consenso generale sul fatto che il
mondo occidentale sia troppo poco sensibile al logoramento di una
popolazione civile bersagliata ogni giorno da razzi”.
Nell’articolo si riporta inoltre un intervento di Emanuele Fiano,
parlamentare del Partito Democratico ed ex presidente della Comunità
ebraica milanese. “Non tacerò mai – il suo ammonimento – quando la
storia di quelle terre viene raccontata come se il male fosse tutto da
una parte e il bene dall’altra. E quando il male viene identificato
sempre e solo con Israele”.
Lo scenario è ancora nebuloso mentre è al vaglio la proposta di cessate
il fuoco formulata dall’Egitto (anche se Hamas, con l’ultimo lancio di
razzi verso Eilat, sembra aver espresso il proprio parere). “Tra gli
sforzi diplomatici quello di Federica Mogherini, la ministra degli
Esteri italiana, che arriva oggi in Israele e visiterà anche Ramallah”,
ricorda Davide Frattini sul Corriere.
Sulla Stampa Maurizio Molinari racconta la sua visita all’interno di
una batteria di Iron Dome, il sistema anti-missilistico che ha permesso
a Israele di scongiurare la perdita di molte vite. “Da quando questa
crisi è iniziata, Hamas si è resa conto che l’Iron Dome è un avversario
temibile. E più volte lo ha sfidato” afferma il portavoce delle forze
armate. Nelle scorse ore è stato ad esempio lanciato un drone, subito
abbattuto dall’Idf davanti alla costa della città di Ashdod.
Nonostante le forti tensioni, nonostante il continuo lancio di razzi
dalla Striscia di Gaza, il turismo sembra tenere. Scrive Daniel Mosseri
su Libero: “La pioggia di missili che da Gaza cade ormai su quasi ogni
località israeliana non ha provocato la fuga delle decine di migliaia
di turisti che affollano spiagge e alberghi di Tel Aviv, dei pellegrini
di ogni fede che visitano i luoghi santi a Gerusalemme né dei sub
attirati dai pesci del Mar Rosso. L’Iron Dome si sta dimostrando
efficace anche per i turisti”. Diverso, prosegue il giornalista,
potrebbe essere lo scenario qualora le tensioni non accennassero a
placarsi.
Tra i molti interventi significativi sul Medio Oriente la riflessione
di Furio Colombo (Il Fatto Quotidiano) sul tema del disprezzo della
vita umana da parte della leadership di Hamas e sull’utilizzo delle
vittime civili a fini propagandistici. “L’impegno e l’orgoglio di chi
li lancia i missili imperfetti di Hamas – sottolinea il giornalista – è
di provocare una risposta terribile da mostrare al mondo, qualunque
cosa costi in vite palestinesi. A questo punto la guerra asimmetrica si
rovescia: è Israele il colpevole. I media del mondo offrono le prove,
che sono spaventose. Ma il lancio di razzi continua, in modo che la
reazione di Israele continui e appaia ‘sproporzionata’. Ed ecco lo
spettacolo che giustamente ci sconvolge tutti”.
Polemica all’interno del Consiglio comunale di Milano tra Anita Sonego
della Sinistra per Pisapia e Ruggero Gabbai del Partito Democratico. In
apertura di seduta l’esponente di Sinistra per Pisapia ha letto in aula
i nomi delle vittime palestinesi dell’operazione ‘Barriera protettiva’.
Ha poi preso la parola Gabbai: “La Sonego, nella sua iniziativa, si è
dimenticata di dire due cose: che nello scontro fra Israele e Hamas,
che non è un Paese ma una organizzazione terroristica, tutti sanno che
i civili vengono usati come scudi umani, e che nello stesso periodo
sono stati lanciati 500 missili contro le città di Israele” (Il Giorno).
Scompare all’età di 90 anni la scrittrice ebrea Nadine Gordimer, che in
Sudafrica fu tra le intellettuali più impegnate per denunciare le
vessazioni inflitte dal governo dei bianchi alla maggioranza nera. Su
Repubblica Inge Feltrinelli la ricorda così: “Ne ammiravo le qualità
umane, il suo essere una intellettuale passionale e battagliera senza
rinunciare mai alla brillantezza. Sapeva conciliare le lotte politiche
con l’amore per la vita. Femminista per inclinazione naturale, mai
ideologica. Era esile ma si batteva con forza per i diritti umani,
contro l’apartheid”.
Sulle pagine culturali dell’Osservatore Romano Giovanni Preziosi
raccoglie la testimonianza di Yvette Haim, sopravvissuta alla Shoah
grazie al coraggio delle suore di Gesù Redentore a Firenze. Tra quanti
si impegnarono per metterla in salvo dagli aguzzini, Yvette ricorda la
figura di Giulia Della Pergola, proprietaria di una pensione in pieno
centro a pochi passi da Piazza della Signoria. “Zia Giulia, com’era
affettuosamente chiamata a quell’epoca la proprietaria – scrive
Preziosi – aveva grande familiarità con tutti i membri della comunità
ebraica fiorentina, anche perché una sua nipote, Anna Di Gioacchino,
era la moglie del rabbino Nathan Cassuto”.
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ucei e pagine ebraiche al corriere della sera il
Gli ebrei italiani denunciano:
"Basta distorsioni dei media"
"Il
disagio che cresce nella comunità ebraica: informazione distorta”. È il
titolo di un lungo articolo che Gian Guido Vecchi del Corriere della
sera dedica alla riunione del Consiglio UCEI della scorsa domenica
svoltasi alla presenza dell’ambasciatore d’Israele a Roma Naor Gilon e
al disagio manifestato dagli stessi consiglieri sul modo in cui molti
media riportano il conflitto tra Israele e i terroristi di Hamas. Ad
essere raccolte sono le voci del presidente dell’Unione Renzo Gattegna
e del direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale e si dà menzione di
alcuni spunti offerti durante la seduta dagli ‘italkim’ Sergio Della
Pergola, Vittorio Dan Segre e Sergio Minerbi. Nell’articolo si riporta
inoltre un intervento di Emanuele Fiano, parlamentare del Partito
Democratico ed ex presidente della Comunità ebraica milanese.
«Vede, quella che riteniamo vada chiarita, anzitutto, è la distinzione
tra chi aggredisce e chi si difende: questa esplosione di violenza è
nata da una pioggia di missili inviata con un crescendo impressionante
sulle città israeliane…». Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle
comunità ebraiche italiane, tira un lungo sospiro, non sono giorni
facili neanche per gli ebrei della diaspora e l’aggressione alla
sinagoga di Parigi non aiuta, «in Francia c’è una situazione di
tensione più alta ma sappiamo che fatti incresciosi potrebbero accadere
anche qui, da parte nostra si cercano di prendere tutte le precauzioni
possibili…». Domenica il consiglio dell’Ucei si è riunito e ha discusso
a lungo. Il mondo ebraico è variegato e complesso, il confronto di
opinioni è la norma e non mancano talvolta scontri anche aspri. Così è
significativo che sia stato approvato all’unanimità, in un’assemblea di
52 persone, un testo che «condanna con forza qualsiasi narrazione dei
fatti che non riconosca a Israele il diritto alla difesa dei propri
cittadini minacciati da nemici come Hamas, che propugnano nei loro atti
ufficiali la sua distruzione». E condanna pure «chi, nel mondo
dell’informazione, mistifica i diversi rapporti di causalità del
conflitto, per offrire al pubblico un’immagine distorta di Israele». Ne
hanno discusso con tre esponenti di primo piano della «comunità degli
italkim», gli italiani di Israele. Collegati in video, c’erano il
demografo Sergio Della Pergola, consigliere di Sharon quando nel 2004
decise il ritiro dalla Striscia di Gaza, il diplomatico Vittorio Dan
Segre e Sergio Minerbi, già ambasciatore di Israele a Bruxelles, che
faceva notare la «consecutio temporum» degli ultimi giorni, «una
escalation di violenza iniziata dal lancio di razzi da Gaza», come
riporta Pagine ebraiche : «Israele è rimasta tre giorni senza reagire e
poi ha deciso di intervenire, quindi non dice il vero chi racconta che
questo conflitto è iniziato per volontà israeliana». Considera il
direttore del mensile, Guido Vitale: «La realtà è che gli avvenimenti
di questi giorni, nel mondo ebraico, hanno creato un consenso generale
sul fatto che il mondo occidentale sia troppo poco sensibile al
logoramento di una popolazione civile bersagliata ogni giorno da
razzi». A questo si aggiunge la consapevolezza di quanto sia ormai
decisivo il «piano politico-mediatico» notava Dan Segre, fino a
osservare: «Israele ha capito che le azioni terrestri sono inutili e
politicamente perdenti». C’è una guerra che si combatte sui social
network e basta un’occhiata all’hashtag #GazaUnderAttack , su Twitter,
per vedere la strategia di «disinformazione in immagini» dimostrata
dalla Bbc e dal francese Libération , quotidiano della sinistra
francese mai tenero con Israele: foto di archivio dei massacri in Siria
e Iraq, da Aleppo a Bagdad, spacciate come immagini di Gaza. «A questo
punto i mezzi di comunicazione sono fondamentali in tutti questi
conflitti» dice ancora Vitale: «Anche la vendetta repellente contro il
ragazzo palestinese viene da mondi alimentati dalla “demenza digitale”,
persone che si lasciano strumentalizzare da social network pilotati: i
deboli di mente sono facilmente manipolati». E poi c’è la «narrazione»
del conflitto, riflette Renzo Gattegna: «Siamo rimasti sorpresi e
impressionati dal fatto che su alcuni media italiani si tenda a parlare
delle sofferenze della gente di Gaza senza spiegare che sono causate
anzitutto da chi ha aggredito e usa la popolazione civile come scudo
degli arsenali e delle rampe di missili, mentre i militanti stanno nei
bunker». Durante il consiglio si è parlato delle telefonate
dell’esercito israeliano ai civili palestinesi, «non si è mai vista al
mondo una guerra condotta in questo modo, per tutelare gli innocenti»,
degli avvisi di evacuazione «mentre Hamas pubblica avvisi contrari
perché il numero delle vittime cresca», l’opposto di quanto ha fatto
Israele con Iron Dome . Resta la tragedia di due popoli e un disagio
che nella comunità ebraica fa sfumare la distinzione tra conservatori e
progressisti. «Parlare solo dei bombardamenti su Gaza e non delle
centinaia di missili che piovono su Israele, da parte dei militanti di
Gaza, vuol dire fomentare l’odio contro Israele e nascondere la verità»
ha scritto all’inizio del conflitto Emanuele Fiano, già presidente
della comunità ebraica milanese (il padre Nedo fu deportato con
l’intera famiglia a Birkenau, di undici persone tornò solo lui) e oggi
deputato del Pd: «Io sono un ebreo che ha sempre lavorato per la pace,
conosco e ho criticato i limiti e gli errori dei governi di Israele,
conosco e difendo i diritti dei palestinesi ad avere un loro Stato e di
Israele a vivere in sicurezza, ma non tacerò mai quando la storia di
quelle terre viene raccontata come se il male fosse tutto da una parte
e il bene dall’altra. E quando il male viene identificato sempre e solo
con Israele».
Gian Guido Vecchi, Corriere della sera 15 luglio 2014
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israele
Hamas rifiuta la tregua
Hamas
ha respinto la proposta di cessate il fuoco formulata dall’Egitto e
sostenuta da Stati Uniti, Unione europea, Lega araba, e Autorità
nazionale palestinese, dopo che Israele, in seguito alla riunione del
proprio Consiglio di sicurezza, aveva già dato il proprio assenso.
Mentre in accordo con le disposizioni del governo, l’esercito
israeliano in mattinata ha sospeso le azioni mirate contro gli
obiettivi di Hamas a Gaza per rispettare la tregua, sono state decine i
razzi sparati dall’organizzazione terrorista contro le città di tutto
il paese (47 tra le 9 e le 15, che si aggiungono ai 1088
complessivi dell’ultima settimana, come riporta l’Idf). In piena notte
cinque missili sono stati lanciati contro Eilat all’estremo sud del
paese, ferendo diverse persone. Rimane in condizioni critiche al Soroka
Medical Center di Beer Sheba la bambina di 11 anni colpita ieri nella
città beduina di Lakiya (in buone condizioni la sorella tredicenne
ferita nello stesso attacco). E prende il via in queste ore la visita
nella regione del ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini.
Tra le prime tappe, Ashdod, uno dei centri più bersagliati dai missili
sparati da Hamas (nell’immagine la batteria di Iron Dome a difesa della
città).
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letteratura
Nadine Gordimer (1923-2014)
“Una
volta, insieme a un ricco filantropo, mi recai in un villaggio del Mali
per donare alcuni computer alla popolazione locale, che ci accolse con
calore ed entusiasmo. Quando ci fu fatto notare che nel villaggio non
c’era energia elettrica, capimmo che non avremmo potuto ripagare la
loro commovente accoglienza: i nostri doni erano inutilizzabili. Invece
dei computer, avremmo dovuto regalare loro dei libri, che hanno la
fortuna di non avere bisogno né di una spina né di un caricatore per
‘funzionare’. Ecco come i libri sono eterni ed insostituibili”.
Novembre 2009: prima uscita per il mensile dell’ebraismo italiano
Pagine Ebraiche. Nelle pagine culturali l’intervista a una donna che
avrebbe abbracciato, lasciandone una forte traccia nei suoi scritti, la
lotta per i diritti dei neri del Sudafrica e di tutti i popoli piagati
dal razzismo, dall’odio e dall’incomprensione. Invitata al Festival
Letteratura di Mantova per parlare del suo paese, della fine del regime
di apartheid ma anche delle contraddizioni sociali ancora irrisolte,
non avrebbe tuttavia rinunciato a condividere con i lettori di Pagine
Ebraiche il suo punto di vista sul valore (“irrinunciabile”) del libro
come tramite per la consapevolezza e sul rapporto con le proprie
origini. “Ho un approccio distaccato nei confronti della religione –
sottolineava – quasi un ‘rapporto di buon vicinato’ figlio
dell’educazione laica che ho ricevuto in famiglia. È stato solo quando
mi fu cucita sugli abiti una stella gialla che mi resi veramente conto
di essere diversa dagli altri”. Leggi
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Di fronte ai drammi |
Nel
giugno di quest’anno il mondo ha conosciuto Vincent Lambert, francese
di 39 anni in stato vegetativo dal 2008. La sua storia, simile a quella
di Terry Schiavo, ha mobilitato l’opinione pubblica francese e le
istituzioni della République: il Consiglio di Stato ha autorizzato la
fine dei trattamenti (alimentazione, idratazione), percepiti come
“accanimento”, ma la Corte europea dei Diritti dell’Uomo ha sospeso gli
effetti di questa sentenza. A rendere diversa e forse più drammatica
questa vicenda, la posizione della famiglia dell’uomo, assolutamente
contraria all’eutanasia.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Il poliziotto giusto |
Nell’Italia
occupata del 1943-1945 era possibile anche un’altra scelta, oltre a
quella del collaborazionismo di Salò con i tedeschi o
dell’indifferenza. A testimoniarlo, a rischio della propria vita, ci
furono uomini come Mario Canessa, scomparso – come ha scritto L’Unione
Informa qualche giorno fa – lo scorso 7 luglio a Livorno, all’età di 97
anni.
La sua storia merita di essere ricordata.
Mario Avagliano
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