
Paolo Sciunnach,
insegnante
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Parafrasando
le parole di un grande pensatore del ’900, Abraham Joshua Heschel:
dobbiamo ritoranre ai principi di base. Tornare al pensiero della
Torah. Quando leggiamo le opere della filosofia occidentale, sono
Platone o Aristotele, gli stoici o i neoplatonici che incontriamo
continuamente. Lo spirito del loro pensiero aleggia su qualsiasi pagina
di argomento filosofico. Tuttavia, cercheremmo invano la Torah nei
recessi della metafisica occidentale.
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Anna
Foa,
storica
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Di
solito scrivo queste poche righe settimanali senza citare le parole
altrui. Ma mi accorgo, in questi giorni tristissimi di guerra e di
morte, che ho bisogno di appoggiare il mio pensiero a quello di persone
che sento più autorevoli di me. La scorsa settimana era Yehoshua, oggi
è il rabbino inglese Neil James, in una lettera pubblicata alcuni
giorni fa su Haaretz.
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Netanyahu alla Cnn: "Triste per vittime civili"
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Quarta
giornata di operazioni militari nella Striscia di Gaza. Gli scontri si
sono concentrati particolarmente nella zona di Shajaiya, dove
l’esercito israeliano aveva già annunciato un intervento invitando la
popolazione civile ad abbandonare le abitazioni. Per sintetizzare una
giornata segnata dalla perdita di molte vite umane il Corriere della
sera parla di “battaglia dei cento morti”. Tra cui 13 soldati
israeliani, tutti appartenenti alla brigata Golani. “Le perdite più
gravi in una sola battaglia da quella nel villaggio libanese di Bint
Jbeil, durante il conflitto contro Hezbollah di otto anni fa” ricorda
Davide Frattini.
“Proviamo tristezza per ogni civile che viene ucciso. Non è nelle
nostre intenzioni. È questa la differenza tra noi e loro. Hamas prende
deliberatamente di mira i civili e deliberatamente si nasconde tra la
popolazione civile. Nascondono tra i civili i loro soldati, i loro
missili e le altre armi. Che scelta ci resta? Dobbiamo proteggerci.
Ecco perché cerchiamo di prendere di mira coloro che lanciano i
missili, è chiaro. Non intendiamo colpire i civili, è Hamas che intende
farceli colpire”. Così il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu
alla Cnn. Il colloquio con il giornalista Wolf Blitzer è interamente
tradotto da Repubblica. Secondo quanto riporta la stessa Repubblica,
Hamas avrebbe intanto manifestato l’intenzione di farsi scudo non solo
con la popolazione civile ma anche con alcuni giornalisti. Tanto che
una quindicina tra reporter, fotografi e televisioni, approfittando
delle ore di tregua, hanno immediatamente abbandonato la Striscia.
Sui giornali anche le voci di due autorevoli intellettuali.
Intervistato da Repubblica, Abraham Yehoshua dice di farsi portavoce
del desiderio di una parte della società di mediare con Hamas. “Ho
servito nell’esercito fin dagli anni ’50 nel Sinai, a Gerusalemme sono
stato tre mesi sotto le bombe giordane, vivendo nei rifugi: però
abbiamo sempre scelto il dialogo e alla fine abbiamo fatto la pace.
Dobbiamo trattare seriamente con Hamas, aprire il blocco della Striscia
e ottenere la demilitarizzazione di Gaza”. Yehoshua afferma inoltre di
essere in ansia per il figlio 40enne, impegnato in queste ore a Gaza.
Ad Alain Elkann (La Stampa), lo scrittore Aharon Appelfeld motiva
l’ineluttabilità dell’attacco: “Tutti i ricordi della seconda guerra
mondiale mi stanno tornando in mente e sono sicuro che questo accada a
tutti i sopravvissuti dell’Olocausto e a quelli della guerra dei sei
giorni e di quella dello Yom Kippur. Non è facile vivere quando tutte
le nostre città sono sotto l’attacco dei razzi”.
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte
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Domande
chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi
problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora.
L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra
lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova
area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede,
dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle
forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini
che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire
il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
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#israeledifendelapace - domande e risposte
CRISI / Cos’è Shuja’iya?
Il
quartiere residenziale di Shuja’iya, che si trova a pochissima distanza
dal confine con Israele, è stato trasformato da Hamas in una sorta di
fortezza, con magazzini per le armi e per i missili, un centro di
comando, e numerosi passaggi sotterranei. I residenti della zona, poi,
vengono utilizzati come scudi umani. A partire dalla presa di potere di
Hamas avvenuta nel 2007, sono state sviluppate numerose infrastrutture
in tutta l’area. Circa 150 missili sono stati fatti partire da
Shuja’iya durante la prima dozzina di giorni di operazioni e almeno 10
sono i tunnel che vi conducono, scoperti dall’esercito israeliano. Sono
passaggi che servono per i rifornimenti di munizioni, per spostare
uomini e materiali di ogni genere, ma anche per infiltrarsi in
territorio israeliano, come spiega l’infografica realizzata da Tzahal.
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Oltremare
- "Paradiso in guerra" |
Nell’ultimo
fine settimana m’è preso un attimo di vera ribellione: alla faccia
della tensione, delle sirene, e delle notizie che non fanno che
peggiorare. Ho preso la sacca e sono scesa in spiaggia. Sulla porta il
dubbio: ok la spiaggia, ma dove? Dove si va a fare un bagno, abbastanza
vicini a un luogo sicuro?
E subito addio alla libertà: anche il momento di ribellione dipende
dalla realtà assurda che ci portiamo dietro da settimane (e paiono
mesi). Per fortuna, Tel Aviv è dotata di una fila di hotel sulla
spiaggia, scoordinati e cacofonici quanto si vuole, ma parecchio vicini
all’acqua. Ho fatto due conti e ho scelto il mio punto perfetto. Un po’
di onde, nessuna medusa, pochissima gente, e zero matkot (racchettoni).
Insomma il paradiso.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Tea
for two - Silenzio |
Questa settimana solo silenzio. Non per pigrizia, ma per rispetto.
Nella speranza che, oggi che compio 24 anni, possa continuare a
sperare. Perché parlare in questo momento mi fa disperare. Scrivere
cercando candidamente di non sembrare una superficialotta con lo smalto
sbertucciato sarebbe ancora peggio. Amo chi prende parola in preda
all’illuminazione, amo ancora di più chi spegne il proprio egocentrismo
quando è ancora buio intorno.
Rachel Silvera, studentessa/stagista
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