Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Il pensiero debole evidentemente indebolisce
il pensiero. E quando questo passa al pregiudizio, alla volgarità e
all'incapacità argomentativa, si arriva al pensiero nullo. Ben lontano
dal nichilismo, di tutta altra forza. Con buona pace di Vattimo.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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“Voci da Gaza” è un rubrica che Francesca
Paci tiene su “La Stampa” ed è una rubrica che, a saperla leggere, dice
moltissimo. Ho letto con attenzione le parole di quelle molte voci, di
cui confesso, mi piacerebbe ascoltare il suono e soprattutto il tono.
Sono voci arrabbiate, piene di rancore come quella di Fedaa al Qedra 21
anni (La Stampa, 18 luglio 2014) o struggenti, che esprimono un
desiderio semplice come quella di Hesham Muhanna 24 anni,
laureato in Business Administration, master alla New York University
(La Stampa, 20 luglio 2014). Per quanto dure quelle parole mi sembrano
più autentiche e vere di quelle che corrono da questa parte del mondo.
Nelle pesanti critiche a Israele che intravedo in questi giorni, e che
molti leggono come dimostrazione di antisemitismo, c’è una nota che mi
suona falsa. In quelle parole, io leggo varie cose tra cui: una
profonda sfiducia verso il mondo palestinese di saper oltrepassare la
propria condizione di crisi e di estremismo politico; consolare senza
dare nessun elemento né nessun aiuto vero per consentire una crescita
autentica e dunque uscire dalla condizione di indigenza, frustrazione e
soprattutto sconfiggere definitivamente l’ipoteca Hamas; liberarsi del
proprio senso di colpa colonialista scaricandolo su qualcun altro.
Queste parole a differenza di quelle di Fedaa al Qedra, di Hesham
Muhanna, o dei molti, dall’altra parte, in Israele che hanno dentro la
stessa rabbia o lo stesso senso di frustrazione o di impotenza, dicono
che ciò di cui c’è bisogno è una politica che investa su un futuro
possibile. Una politica fatta di scelte economiche, di incentivazioni
su progetti, insomma di investimenti con e sulle persone, che superi i
dolori, le ferite e i lutti che stanno da tutte e due le parti.
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Hamas rompe la tregua |
I volti delle dodici ore di cessate il fuoco
per ragioni umanitarie in vigore dalle 8 del mattino della giornata di
ieri. I razzi che continuano a essere sparati contro Israele, durante
la giornata, e poi ancora a sera, quando lo Stato ebraico annuncia
l’estensione della tregua per altre 4 ore e l’organizzazione terrorista
rifiuta, lanciando missili contro Tel Aviv. La vita a Gaza dove la
gente approfitta della sospensione dei combattimenti per uscire,
rifornirsi, e, nel caso degli sfollati, tornare alle proprie case per
recuperare qualcosa e verificare la situazione. A fare il punto della
situazione è, tra gli altri, Maurizio Molinari sulla Stampa, che
racconta la situazione particolarmente drammatica nei quartieri
roccaforte di Hamas come Sujayia, dove più pesante è il bilancio degli
scontri in termini di danni alle cose e alle persone. Una zona “dove
Hamas ha un sostegno molto forte, i fondamentalisti hanno invocato la
resistenza, hanno chiesto di non andarsene, di non cedere agli
avvertimenti dell’esercito (‘dovete evacuare, stiamo per attaccare’).
Minacciavano gli israeliani: ‘Abbiamo consegnato una granata a ogni
abitante, da tirare invece delle pietre’” la descrive Davide Frattini
sul Corriere.
Ancora sul quotidiano di via Solferino, l’analisi della situazione
diplomatica, con un focus sul vertice di Parigi e sull’atteggiamento
del segretario di Stato americano John Kerry “duro verso Israele”. “E’
stato un incontro molto utile per arrivare all’obiettivo immediato di
un estensione del cessate il fuoco in vigore in queste ore. La priorità
in questo momento è fermare la perdita di vita umane a Gaza Poi si
dovrà arrivare a una tregua negoziata per permettere l’ingresso degli
aiuti umanitari e l’inizio della ricostruzione” la dichiarazione del
Ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini. Nell’articolo viene
sottolineato anche come Israele tema che “aprire i valichi permetta di
fare passare commando armati invece che civili, e cemento per
ricostruire tunnel per i missili invece che case”.
Tra gli approfondimenti, Fiamma Nirenstein sul Giornale racconta la
realtà dell’alta percentuale di riserviste che stanno prestando in
questi giorni servizio nell’esercito, conciliando lavoro, famiglie,
persino gravidanze.
“Al di là di giudizi e condanne come si esce da questa situazione?”
domanda un lettore del Fatto Quotidiano a Furio Colombo. “Un primo
tentativo può essere di ridare al passato e al presente intorno a
Israele un volto meno lontano dai fatti. Nessuna propaganda ha la
forza, la vastità e la continuità di quella contro Israele che ha la
capacità di trascinare, come detriti di un fiume in piena, tutti i
dettagli del lungo conflitto con una perfetta abilità di isolare ogni
gesto e ogni fatto israeliano come se non vi fosse mai stato un
avversario, come se tutti i governi di quel Paese fossero stati uguali
(non una traccia di Begin, che fa pace con l’Egitto e ne fa un alleato,
non di Rabin, che stava per fare la pace con tutti). Questo non è un
tentativo di dare crediti a Israele, ma di far notare che nessun gesto,
nessuna iniziativa da Camp David a Oslo o strette di mano, o garanzie
di altri Paesi arabi, fino all’abbraccio con Papa Francesco, ha mai
fatto differenza – sottolinea – Ecco la prima cosa da fare per tentare
di essere utili. Bisogna tornare dalla propaganda alla verità. La
verità non è contro i morti. È in difesa dei morti. È contro la
strategia di usare una intera città come trincea allo scoperto per
attirare sempre più reazione e mostrare sempre più cadaveri al mondo.
La guerra, nel suo orrore, è alla pari. La propaganda no. Sta vincendo
Hamas, ben protetto da cumuli di cadaveri”.
Antisemitismo. In Europa non si fermano le manifestazioni di sostegno
alla causa palestinese, sempre più caratterizzate da espressioni di
odio verso Israele (Stampa). “Gli antisemiti e il pretesto del
conflitto” si intitola l’editoriale pubblicato in prima pagina dal
quotidiano torinese, che denuncia come con la scusa del conflitto
riemerga in Europa l’odio antiebraico mai scomparso.
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte |
Domande chiare e risposte chiare e
autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi
mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare
chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di
Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova
area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede,
dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle
forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini
che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire
il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
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#IsraeleDifendeLaPace
Hamas,
razzi sulla tregua
Dopo
l’intensificazione del lancio di ordigni dalla Striscia di Gaza
avvenuto in regime di tregua umanitaria israeliana, Tzahal ha ripreso
le operazioni militari. “Un’azione inevitabile”, ha spiegato il primo
ministro Benjamin Netanyahu. Pieno supporto alle iniziative adottate
dal governo è arrivato dal neo presidente della Repubblica Reuven
Rivlin, subentrato nella giornata di giovedì a Shimon Peres. “Ho
fiducia al cento per cento nell’operato del gabinetto d’emergenza sulla
sicurezza”, ha spiegato nel corso della visita ai familiari di uno dei
soldati uccisi durante le operazioni via terra a Gaza.
Nelle scorse ore le sirene d’allarme sono suonate in numerose località
tra cui Ashdod, Ashkelon, Petah Tikwa e Gan Yavne oltre ai siti in
prossimità del confine con la Striscia di Gaza. E ancora suonano nel
pomeriggio, dopo la richiesta di cessate il fuoco formulata da Hamas
(ma seguita dal lancio di nuovi razzi oltreconfine).
Allo stesso tempo cresce il timore per la possibilità di attacchi
terroristici anche provenienti dalla Cisgiordania: una conferma
dall’episodio avvenuto nelle scorse ore all’ingresso della città di
Beitar Illit. Un uomo, alla guida di una vettura (dall’andatura
“particolarmente lenta”, come rilevano fonti ufficiali) è stato infatti
fermato dalla polizia. L’ispezione ha portato al rinvenimento di un
ingente quantitativo di materiale esplosivo e l’uomo è stato così posto
in stato di arresto. Il traffico attorno a Beitar Illit è stato
immediatamente bloccato.
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#ISRAELEDIFENDELAPACE
Il
gufo, e gli altri
È
stato fortunato, il gufo ferito da un colpo di mortaio lanciato dai
terroristi di Hamas: è riuscito a sopravvivere al colpo, esploso alle
porte del Kibbutz Nirim, a pochissima distanza dalla Striscia di Gaza,
che non ha neppure fatto troppi danni... Oltre ai morti di cui tutti i
giornali tengono quotidianamente e meticolosamente il conto, anche gli
animali patiscono per la situazione. Non mancano i morti, né i feriti,
ma anche coloro che sono fortunati abbastanza da vivere sul territorio
israeliano sono spesso terrorizzati dalle sirene, dalle fughe verso i
rifugi, e percepiscono chiaramente la tensione costante dei loro
compagni umani.
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I
fatti |
Forse
sarebbe bene chiarirsi un po' le idee su come stiano le cose nella
Striscia di Gaza. Perché altrimenti questa puntata, l'ennesima, del
confronto con Israele rischia di risultare non solo incomprensibile ma
anche piena di fraintendimenti. I quali, volutamente vengono sostituiti
ai fatti, essendo questi ultimi molto legati a quell'azione
asfissiante, ossessiva di mitologizzazione della realtà che è in corso.
Un diluvio di immagini, in altre parole, tutte molto simili se non
identiche, dalle quali si desume poco o nulla. Ovvero, se non che ci
sarebbero militari contrapposti a civili. Già abbiamo detto che
quest'ultimo aspetto, la guerra delle raffigurazioni, è parte
integrante della contrapposizione in atto.
Claudio Vercelli
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Dialogo
sotto l’arcobaleno |
Dopo
mesi di programmazioni, scambi di mail e sforzi per mettere insieme
tutti i personaggi coinvolti, la delibera per accogliere i ragazzi
della Mondialità è giunta… Ma insieme è giunta anche la guerra in Medio
Oriente e un’estate di pioggia e il programma dell’evento che si
sarebbe dovuto svolgere in Piazza Duomo ha rischiato di essere
annullato. Ma l’avvocatessa Cecilia Collini che era stata ospite a Sasa
con la Parrocchia di S. Eugenia e sua figlia Giulia non si sono date
per vinte! Amiche della contrada del Nicchio insieme ad altre della
contrada della Tartuca, Federico Nesi, assessore sensibile e
determinato e una frotta di bambini e ragazzi pronti a ogni
richiesta ci hanno accolto con un affetto e una devozione senza pari.
Sono giorni difficili, allestire lo spettacolo Beresheet che racconta
l’anelito al dialogo attraverso leggeri passi di danza mentre in
Israele le sirene d’allarme continuano a lacerare l’animo, mentre si
combatte contro il terrorismo per dare una vita serena ad israeliani e
palestinesi, è di per sé un impegno e preparare lo spettacolo con
ragazzi che provengono da giorni di disagio, di paura, proprio da
quegli stessi luoghi di tempesta sembrava una missione impossibile.
Angelica Edna Calo Livne
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