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27 luglio 2014 - 29 Tamuz 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
Il pensiero debole evidentemente indebolisce il pensiero. E quando questo passa al pregiudizio, alla volgarità e all'incapacità argomentativa, si arriva al pensiero nullo. Ben lontano dal nichilismo, di tutta altra forza. Con buona pace di Vattimo.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
“Voci da Gaza” è un rubrica che Francesca Paci tiene su “La Stampa” ed è una rubrica che, a saperla leggere, dice moltissimo. Ho letto con attenzione le parole di quelle molte voci, di cui confesso, mi piacerebbe ascoltare il suono e soprattutto il tono. Sono voci arrabbiate, piene di rancore come quella di Fedaa al Qedra 21 anni (La Stampa, 18 luglio 2014) o struggenti, che esprimono un desiderio semplice come quella di  Hesham Muhanna 24 anni, laureato in Business Administration, master alla New York University (La Stampa, 20 luglio 2014). Per quanto dure quelle parole mi sembrano più autentiche e vere di quelle che corrono da questa parte del mondo. Nelle pesanti critiche a Israele che intravedo in questi giorni, e che molti leggono come dimostrazione di antisemitismo, c’è una nota che mi suona falsa. In quelle parole, io leggo varie cose tra cui: una profonda sfiducia verso il mondo palestinese di saper oltrepassare la propria condizione di crisi e di estremismo politico; consolare senza dare nessun elemento né nessun aiuto vero per consentire una crescita autentica e dunque uscire dalla condizione di indigenza, frustrazione e soprattutto sconfiggere definitivamente l’ipoteca Hamas; liberarsi del proprio senso di colpa colonialista scaricandolo su qualcun altro. Queste parole a differenza di quelle di Fedaa al Qedra, di Hesham Muhanna, o dei molti, dall’altra parte, in Israele che hanno dentro la stessa rabbia o lo stesso senso di frustrazione o di impotenza, dicono che ciò di cui c’è bisogno è una politica che investa su un futuro possibile. Una politica fatta di scelte economiche, di incentivazioni su progetti, insomma di investimenti con e sulle persone, che superi i dolori, le ferite e i lutti che stanno da tutte e due le parti.
 
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Hamas rompe la tregua
I volti delle dodici ore di cessate il fuoco per ragioni umanitarie in vigore dalle 8 del mattino della giornata di ieri. I razzi che continuano a essere sparati contro Israele, durante la giornata, e poi ancora a sera, quando lo Stato ebraico annuncia l’estensione della tregua per altre 4 ore e l’organizzazione terrorista rifiuta, lanciando missili contro Tel Aviv. La vita a Gaza dove la gente approfitta della sospensione dei combattimenti per uscire, rifornirsi, e, nel caso degli sfollati, tornare alle proprie case per recuperare qualcosa e verificare la situazione. A fare il punto della situazione è, tra gli altri, Maurizio Molinari sulla Stampa, che racconta la situazione particolarmente drammatica nei quartieri roccaforte di Hamas come Sujayia, dove più pesante è il bilancio degli scontri in termini di danni alle cose e alle persone. Una zona “dove Hamas ha un sostegno molto forte, i fondamentalisti hanno invocato la resistenza, hanno chiesto di non andarsene, di non cedere agli avvertimenti dell’esercito (‘dovete evacuare, stiamo per attaccare’). Minacciavano gli israeliani: ‘Abbiamo consegnato una granata a ogni abitante, da tirare invece delle pietre’” la descrive Davide Frattini sul Corriere.
Ancora sul quotidiano di via Solferino, l’analisi della situazione diplomatica, con un focus sul vertice di Parigi e sull’atteggiamento del segretario di Stato americano John Kerry “duro verso Israele”. “E’ stato un incontro molto utile per arrivare all’obiettivo immediato di un estensione del cessate il fuoco in vigore in queste ore. La priorità in questo momento è fermare la perdita di vita umane a Gaza Poi si dovrà arrivare a una tregua negoziata per permettere l’ingresso degli aiuti umanitari e l’inizio della ricostruzione” la dichiarazione del Ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini. Nell’articolo viene sottolineato anche come Israele tema che “aprire i valichi permetta di fare passare commando armati invece che civili, e cemento per ricostruire tunnel per i missili invece che case”.
Tra gli approfondimenti, Fiamma Nirenstein sul Giornale racconta la realtà dell’alta percentuale di riserviste che stanno prestando in questi giorni servizio nell’esercito, conciliando lavoro, famiglie, persino gravidanze.
“Al di là di giudizi e condanne come si esce da questa situazione?” domanda un lettore del Fatto Quotidiano a Furio Colombo. “Un primo tentativo può essere di ridare al passato e al presente intorno a Israele un volto meno lontano dai fatti. Nessuna propaganda ha la forza, la vastità e la continuità di quella contro Israele che ha la capacità di trascinare, come detriti di un fiume in piena, tutti i dettagli del lungo conflitto con una perfetta abilità di isolare ogni gesto e ogni fatto israeliano come se non vi fosse mai stato un avversario, come se tutti i governi di quel Paese fossero stati uguali (non una traccia di Begin, che fa pace con l’Egitto e ne fa un alleato, non di Rabin, che stava per fare la pace con tutti). Questo non è un tentativo di dare crediti a Israele, ma di far notare che nessun gesto, nessuna iniziativa da Camp David a Oslo o strette di mano, o garanzie di altri Paesi arabi, fino all’abbraccio con Papa Francesco, ha mai fatto differenza – sottolinea – Ecco la prima cosa da fare per tentare di essere utili. Bisogna tornare dalla propaganda alla verità. La verità non è contro i morti. È in difesa dei morti. È contro la strategia di usare una intera città come trincea allo scoperto per attirare sempre più reazione e mostrare sempre più cadaveri al mondo. La guerra, nel suo orrore, è alla pari. La propaganda no. Sta vincendo Hamas, ben protetto da cumuli di cadaveri”.
Antisemitismo. In Europa non si fermano le manifestazioni di sostegno alla causa palestinese, sempre più caratterizzate da espressioni di odio verso Israele (Stampa). “Gli antisemiti e il pretesto del conflitto” si intitola l’editoriale pubblicato in prima pagina dal quotidiano torinese, che denuncia come con la scusa del conflitto riemerga in Europa l’odio antiebraico mai scomparso.
 
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte
Domande chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede, dichiarazioni  sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
 
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  davar
#IsraeleDifendeLaPace
Hamas, razzi sulla tregua
Dopo l’intensificazione del lancio di ordigni dalla Striscia di Gaza avvenuto in regime di tregua umanitaria israeliana, Tzahal ha ripreso le operazioni militari. “Un’azione inevitabile”, ha spiegato il primo ministro Benjamin Netanyahu. Pieno supporto alle iniziative adottate dal governo è arrivato dal neo presidente della Repubblica Reuven Rivlin, subentrato nella giornata di giovedì a Shimon Peres. “Ho fiducia al cento per cento nell’operato del gabinetto d’emergenza sulla sicurezza”, ha spiegato nel corso della visita ai familiari di uno dei soldati uccisi durante le operazioni via terra a Gaza.
Nelle scorse ore le sirene d’allarme sono suonate in numerose località tra cui Ashdod, Ashkelon, Petah Tikwa e Gan Yavne oltre ai siti in prossimità del confine con la Striscia di Gaza. E ancora suonano nel pomeriggio, dopo la richiesta di cessate il fuoco formulata da Hamas (ma seguita dal lancio di nuovi razzi oltreconfine).
Allo stesso tempo cresce il timore per la possibilità di attacchi terroristici anche provenienti dalla Cisgiordania: una conferma dall’episodio avvenuto nelle scorse ore all’ingresso della città di Beitar Illit. Un uomo, alla guida di una vettura (dall’andatura “particolarmente lenta”, come rilevano fonti ufficiali) è stato infatti fermato dalla polizia. L’ispezione ha portato al rinvenimento di un ingente quantitativo di materiale esplosivo e l’uomo è stato così posto in stato di arresto. Il traffico attorno a Beitar Illit è stato immediatamente bloccato.
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#IsraeleDifendeLaPace
Nell'ora del dolore
Niente auto militari, un semplice taxi civile. E abiti civili sono indossati anche dalla prima persona a scendere dalla macchina per verificare di aver individuato l’indirizzo giusto. Talvolta, se qualche dubbio persiste, viene chiamato il telefono di casa, per avere conferma, sentendo squillare l’apparecchio dalla parte opposta della porta, di essere davvero arrivati. È così che gli incaricati delle forze di difesa israeliane portano alle famiglie dei soldati caduti la notizia più terribile. Un percorso studiato nei minimi dettagli perché se non esiste al mondo la possibilità di rendere meno atroce la perdita, si tenta almeno di “ammorbidire il momento” come ha raccontato al Times of Israel un capitano che ha servito a lungo nel dipartimento incaricato di questo compito, fino al momento in cui ha realizzato di non avere più “l’immensa forza spirituale necessaria” per una mansione del genere.
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#ISRAELEDIFENDELAPACE
Il gufo, e gli altri
È stato fortunato, il gufo ferito da un colpo di mortaio lanciato dai terroristi di Hamas: è riuscito a sopravvivere al colpo, esploso alle porte del Kibbutz Nirim, a pochissima distanza dalla Striscia di Gaza, che non ha neppure fatto troppi danni... Oltre ai morti di cui tutti i giornali tengono quotidianamente e meticolosamente il conto, anche gli animali patiscono per la situazione. Non mancano i morti, né i feriti, ma anche coloro che sono fortunati abbastanza da vivere sul territorio israeliano sono spesso terrorizzati dalle sirene, dalle fughe verso i rifugi, e percepiscono chiaramente la tensione costante dei loro compagni umani.
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qui ancona
Vattimo premiato, la Comunità:
"Pronti a ritirare partecipazione"

“Siamo disorientati e allibiti. Certo non possiamo obbligare gli organizzatori a fare dietrofront sull’assegnazione del premio, ma se verrà mantenuto è probabile che ritireremo la nostra partecipazione”. Così il neo presidente della Comunità ebraica di Ancona Manfredo Coen in un’intervista al Messaggero che arriva a seguito della notizia dell’assegnazione a Gianni Vattimo del premio Festival Adriatico Mediterraneo 2014, manifestazione promossa dalla stessa Comunità marchigiana. In un recente intervento ai microfoni della trasmissione radiofonica La Zanzara Vattimo aveva riversato tutto il suo odio nei confronti di Israele e palesato in modo inequivocabile i suoi pregiudizi non solo anti-israeliani ma anche anti-ebraici.
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#IsraeleDifendeLaPace - ajc
"Sgomento e senso di vergogna
per risoluzione Nazioni unite"
 
“Chiunque fosse interessato a sapere cos’è che non va col principale ente garante dei diritti umani delle Nazioni Unite, il voto di Ginevra ne è la perfetta illustrazione”. Parola di David Harris, direttore esecutivo dell’American Jewish Committee, intervenuto a seguito dell’adozione da parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite di una risoluzione fortemente critica verso Israele, che assolve del tutto Hamas da qualunque ruolo o responsabilità nel conflitto.
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#IsraeleDifendeLaPace
CRISI / Amici o nemici?
Le reti di rapporti che si intrecciano in Medio Oriente sono di una tale complessità che due giornalisti, Joshua Keating e Chris Kirk, hanno elaborato - e pubblicato su Slate - una tabella “semplificata” e interattiva, pensata per aiutare chi non è esperto dell’argomento e vorrebbe però riuscire a capirci qualcosa. In Italia è stata ripresa dal post, che ha aggiunto anche una serie di schede, presentate come “qualche dritta per capire meglio il contesto”.
Una serie di faccine rosse, gialle e verdi rappresentano i rapporti fra i gruppi politici e gli stati principali del Medio Oriente, e gli Stati Uniti. È ovviamente una rappresentazione molto schematica, ma è utile anche per ricordare che dare per scontato che l’ISIS sia semplicemente parte di al Qaida è sbagliato, e che Hamas e Autorità Palestinese non hanno relazioni eccellenti e spesso vorrebbero cose diverse.
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Sorgente di vita
Francia, allarme antisemitismo
Le ultime manifestazioni di protesta contro Israele a Parigi con gli attacchi contro le sinagoghe, le provocazioni antisemite, gli umori della comunità ebraica e le iniziative delle autorità per stroncare le violenze. Un breve servizio di Antonio Di Bella, corrispondente della Rai da Parigi, apre la puntata di Sorgente di Vita di domenica 27 luglio.
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pilpul
I fatti
Forse sarebbe bene chiarirsi un po' le idee su come stiano le cose nella Striscia di Gaza. Perché altrimenti questa puntata, l'ennesima, del confronto con Israele rischia di risultare non solo incomprensibile ma anche piena di fraintendimenti. I quali, volutamente vengono sostituiti ai fatti, essendo questi ultimi molto legati a quell'azione asfissiante, ossessiva di mitologizzazione della realtà che è in corso. Un diluvio di immagini, in altre parole, tutte molto simili se non identiche, dalle quali si desume poco o nulla. Ovvero, se non che ci sarebbero militari contrapposti a civili. Già abbiamo detto che quest'ultimo aspetto, la guerra delle raffigurazioni, è parte integrante della contrapposizione in atto.

Claudio Vercelli
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Dialogo sotto l’arcobaleno
Dopo mesi di programmazioni, scambi di mail e sforzi per mettere insieme tutti i personaggi coinvolti, la delibera per accogliere i ragazzi della Mondialità è giunta… Ma insieme è giunta anche la guerra in Medio Oriente e un’estate di pioggia e il programma dell’evento che si sarebbe dovuto svolgere in Piazza Duomo ha rischiato di essere annullato. Ma l’avvocatessa Cecilia Collini che era stata ospite a Sasa con la Parrocchia di S. Eugenia e sua figlia Giulia non si sono date per vinte! Amiche della contrada del Nicchio insieme ad altre della contrada della Tartuca, Federico Nesi, assessore sensibile e determinato e una frotta di bambini  e ragazzi pronti a ogni richiesta ci hanno accolto con un affetto e una devozione senza pari. Sono giorni difficili, allestire lo spettacolo Beresheet che racconta l’anelito al dialogo attraverso leggeri passi di danza mentre in Israele le sirene d’allarme continuano a lacerare l’animo, mentre si combatte contro il terrorismo per dare una vita serena ad israeliani e palestinesi,  è di per sé un impegno e preparare lo spettacolo con ragazzi che provengono da giorni di disagio, di paura, proprio da quegli stessi luoghi di tempesta sembrava una missione impossibile.

Angelica Edna Calo Livne
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