Paolo Sciunnach,
insegnante
|
Ho
scelto la via della speranza e dell'attesa. Anche se lunga e difficile:
che ci sia concesso di vedere il tempo messianico presto, ai nostri
giorni, in cui la gloria dell'Onnipotente sarà rivelata a tutti e tutta
l'umanità vivrà in pace.
|
|
Anna
Foa,
storica
|
Mentre
in Siria continuano da tre anni, senza che il mondo vi presti
attenzione, i massacri della popolazione civile; mentre la persecuzione
dei cristiani in molti paesi dell’Africa e del’Asia ha raggiunto
livelli terribili; mentre in Iraq i cristiani sono spinti con la
violenza alla conversione e donne e bambini della minoranza yazida sono
sepolti vivi dai miliziani del Califfato; mentre i bombardieri
americani cominciano – e non possiamo non essere felici di questa
decisione degli Stati Uniti – a lanciare le loro bombe sui
massacratori: in questo contesto in cui stiamo vivendo, il mondo si
interroga sull’uso della forza di fronte ai genocidi, sulla prevenzione
degli stermini, sulle terribili violenze fatte in nome di Dio
|
|
Leggi
|
|
"Non si abbandonino
i cristiani perseguitati"
|
Le
aperture dei giornali di oggi sono dedicate alla grave situazione
irachena (tra gli altri, Corriere della Sera, La Stampa e Repubblica).
Bagdad ieri ha dichiarato di avere prove certe dell'eccidio di
centinaia di yazidi da parte dei jihadisti sunniti dello Stato
Islamico. Cinquecento persone uccise e buttate in fosse comuni, in
molti casi ancora vive. È la cruda testimonianza della violenza che i
miliziani del Califfato stanno perpetrando contro le diverse minoranze
che popolano l'Iraq. E contro queste persecuzioni si leva l'appello
pubblicato oggi dal Corriere della Sera, con apertura in prima pagina
di rav Giuseppe Laras, presidente del Tribunale Rabbinico del Centro
Nord Italia. “Da numerosi anni, in una regione estremamente vasta, che
va dal Nord Africa sino alla Siria e all'Iraq, nel silenzio generale
dell'Occidente e dell'Europa in particolare – scrive rav Laras -
cristiani e altre minoranze, tra cui i pacifici yazidi, sono sottoposti
a terrore, violenze continue e morte”. Il rav ricorda come in quelle
stesse terre, gli ebrei subirono anni fa le stesse persecuzioni e anche
in quel caso “vi fu il colpevole silenzio dell'Occidente”. Per Laras
ora non si può più rimanere silenti e non agire. “Abbandonare quelle
terre equivale ad abbandonare le nostre radici. Tollerare tali
persecutori sulla scena internazionale pone un'enorme ipoteca sul
futuro del Medio Oriente, del Nord Africa e dell'Occidente”.
|
|
Leggi
|
|
|
MEMORIA - A 70 ANNI DALLA STRAGE
Giustizia, libertà, tolleranza
Un nuovo monito da Sant'Anna
Settant’anni
dopo, la lacerante ferita delle stragi perpetrate dalle truppe tedesche
durante la ritirata delle Alpi Apuane è ancora aperta. Dopo una lunga
rimozione, la memoria delle vittime civili massacrate dai nazisti torna
in piena luce e continua a far discutere. Un patrimonio di dolore
destinato a rinsaldare perpetuamente i principi repubblicani di
giustizia e di libertà e un caposaldo dell’Italia nata dalla Resistenza
cui gli ebrei italiani hanno tributato un contributo determinante.
E ancora un’occasione per tornare sui difficili sentieri montani di
Sant’Anna di Stazzema (560 vittime civili, di cui 130 bambini).
Alla cerimonia di commemorazione delle vittime della strage, assieme ai
rappresentanti del Governo e alle autorità locali, quest’anno anche il
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
La sua presenza, nel nome di tutti gli ebrei italiani, sta proprio a
significare che il destino della più antica comunità della Diaspora
resta inscindibilmente legato a quello della liberazione dal
nazifascismo, della democrazia e della Costituzione italiana.
Nelle stesse ore, sugli schermi della 67esima edizione del Festival del
cinema di Locarno, appassiona e suscita interesse una rilettura
cinematografica dei fatti di allora di Simone Rapisarda Casanova. Si
tratta di una riflessione sul destino di luoghi che portano ancora il
profondo segno del dolore, il fascino di una natura e di un paesaggio
straordinario. Ma che conservano ancora il fascino del mistero
recondito e del misterioso a poca distanza dalle spiagge affollate
della Versilia.
Sfidando il confine tra finzione, antropologia e fantasticheria, la
vicenda del suo film, La creazione di significato, è ambientata nelle
Alpi Apuane, in Toscana, dove verso la fine della Seconda guerra
mondiale le forze di occupazione tedesche massacrarono, prima della
loro ritirata, centinaia di civili. Pacifico, un pastore nato subito
dopo la guerra in questo splendido territorio, rischia ora di doverlo
abbandonare. Sospesa tra i fantasmi di un sanguinoso passato e i
presagi di un oscuro futuro, la sua esistenza deve piegarsi all’avvento
di una nuova Europa.
Ex ricercatore informatico e laureato in produzione cinematografica
alla York University di Toronto, Simone Rapisarda Casanova è cresciuto
nella campagna siciliana e oggi risiede a Montreal. Nel 2002 dirige il
suo primo cortometraggio, Ti con zero, seguito da Through the Gate
(2003), Days of Shrub (2004) e Open Sea (2005). Il documentario El
árbol de las fresas (2011), suo lungometraggio d’esordio, è stato
selezionato a Locarno nella sezione Cineasti del presente.
gv
(nell’immagine una scena de La creazione di significato, presentato al festival di Locarno)
|
#israeledifendelapace Al Cairo si torna a trattare Altre
72 ore per trovare una soluzione a un conflitto che si protrae da oltre
un mese. Dopo il cessate il fuoco stabilito ieri, le delegazioni
israeliane e palestinese sono nuovamente al Cairo per trattare,
attraverso la mediazione egiziana, un accordo che porti a una tregua
duratura. I colloqui sono iniziati questa mattina e sul tavolo le
richieste già divulgate nei giorni scorsi: Israele vuole il disarmo di
Hamas, la controparte palestinese la fine del blocco su Gaza,
l'apertura di un porto e il rilascio di prigionieri detenuti nelle
carceri israeliane. Le parti sembrano essere ancora distanti, come
dichiarava piuttosto chiaramente questa mattina il ministro Yitzhak
Aharonovitch, per cui solo “un mago” potrebbe portare ad un accordo in
queste 72 ore di calma concordata. Un cessate il fuoco preceduto dal
continuo lancio di missili da parte di Hamas, che non ha esitato a
sparare anche contro il valico di Kerem Shalom (nell'immagine). Da qui
passano gli aiuti umanitari per la popolazione palestinese nella
Striscia di Gaza, centinaia di camion bloccati dagli attacchi del
movimento terroristico. “Ieri Hamas ha sparato razzi contro il valico
di Kerem Shalom, impedendo a 280 camion che trasportavano aiuti, cibo e
medicinali di raggiungere Gaza”, ha sottolineato su Twitter il
portavoce del primo ministro Benjamin Netanyahu, Ofir Gendelman. Contro
ogni logica, dunque, Hamas ha colpito la sua stessa popolazione di beni
di prima necessità, fondamentali in queste ore difficili.
Leggi
|
#israeledifendelapace - un appello scomodo
Wiesel, parole chiare su Hamas
“Gli
ebrei hanno rifiutato il sacrificio di bambini tremila e cinquecento
anni fa. Ora tocca a Hamas”. Un’affermazione che colpisce, pubblicata,
tra gli altri, da New York Times, Washington Post e Wall Street
Journal. Ma il Times, a Londra, ha rifiutato di ospitare sulle sue
pagine quello che non è uno slogan qualsiasi, ma il titolo di una
pagina pubblicitaria sponsorizzata da The Values Network,
l’organizzazione fondata da rav Shmuley Boteach, che ha per obiettivo
la diffusione dei valori universali dell’ebraismo. Il rifiuto è stato
motivato dal Times con queste parole: “Le opinioni che vi sono
contenute colpiscono troppo, e sono espresse in una maniera troppo
forte, possono essere causa di preoccupazione per un numero
significativo di lettori del Times”. Privati così della possibilità di
conoscere l’opinione di un premio Nobel come Elie Wiesel.
Leggi
|
Oltremare
- "In piazza e fuori" |
Quando
un paese è nel processo di decidere se entrare in un conflitto che
prevede l’utilizzo di forze armate in un paese straniero, di solito le
piazze si riempiono di manifestanti, che brandendo arcobaleni e
bandiere variamente colorate fanno sentire le loro voci contro
l’entrata in guerra. Le ultime due occasioni che ricordo con nitidezza
sono la guerra del Golfo nel 1990-91 in Italia, e la guerra in Iraq a
New York.
Daniela Fubini, Tel Aviv
Leggi
|
|
Tea
for two - Estate |
Era
da un bel po’ che il termine ‘ebreo’ non subiva scossoni di questa
portata. Era da un po’ che non tornavo a casa furente di rabbia ed
intristita per l’ennesima lite con gli amici. Era da un po’ infine che
non si parlava sul serio di liste e proscrizioni, di complotti e
banchieri. La domanda che mi faccio da giorni: e se il mondo poi
impazzisce per davvero?
Rachel Silvera, studentessa
Leggi
|
|
|