L’origine di Tu beAv

Tu beAvNulla a che fare con San Valentino, nonostante capiti spesso di vedere le due ricorrenze paragonate, ma non si più negare che quando si pensa a Tu beAv vengano in mente soprattutto immagini di coppie innamorate. In un passaggio della Mishnah – l’unica fonte che parli di questa ricorrenza – si legge: “Nessun giorno era buono per Israele come il 15 di Av e come il Giorno dell’Espiazione, quando i figli di Gerusalemme si facevano prestare abiti bianchi… e le giovani di Gerusalemme uscivano, e andavano a danzare nelle vigne”. Sul motivo delle danze nel Talmud si trovano ben sei possibili spiegazioni, dal senso ben diverso dall’operazione di marketing commerciale che sta sempre più snaturando il senso di Tu beAv. Che si tratti della celebrazione annuale del giorno in cui venne rimosso il divieto di sposarsi fra appartenenti a tribù diverse, o del giorno in cui cessò il divieto di sposare le figlie della tribù di Beniamino, sempre di faccende di cuore si tratta.
Ma c’è anche la teoria secondo cui Tu beAv fu il giorno in cui smise di morire la generazione destinata a terminare la propria vita nel deserto per espiare il peccato del Vitello d’oro. Secondo un midrash a ogni 9 di Av morivano migliaia di persone, al punto da creare non poche difficoltà logistico-organizzative… al punto che Mosè decretò che ognuno doveva scavarsi una tomba e dormirci dentro la notte di Tisha beAv. Chi si fosse svegliato il giorno successivo avrebbe semplicemente coperto coloro che invece erano morti durante la notte. E l’anno in cui finalmente nessuno morì la notte di Tisha beAv Mosè ordinò che tutti continuassero a dormire nelle proprie tombe per altre sei notti – ossia fino a Tu beAv – per arrivare fino alla luna piena ed essere così sicuri che non ci fosse stato un errore di calcolo e che veramente fosse passato Tisha beAv.
Ma c’è anche la teoria propugnata da Ulla, un talmudista che sostenne che la ricorrenza era l’anniversario della decisione di annullare il divieto di pellegrinaggio a Gerusalemme, promulgato dal re Geroboamo. Ma Tu beAv potrebbe anche ricordare il giorno in cui i romani avevano permesso di seppellire i loro morti, caduti a migliaia durante la rivolta di Bar Kochba.
Oppure, semplicemente, si tratta di una festa collegata all’equinozio d’estate, quando le giornate ricominciano ad accorciarsi e finisce la stagione secca. Era anche l’ultimo giorno in cui si poteva fare legna per il fuoco nel Tempio. Una festa dal significato poco simbolico, quindi, legata a avvenimenti naturali… una ricorrenza minore, marcata da pochissime tradizioni. Ma con il recupero delle antiche tradizioni attuato da alcuni scrittori del Sionismo, la rinascita di una festa gioiosa come questa prese sempre più importanza, al punto che negli anni venti e trenta a Tel Aviv venivano organizzate grandi feste in cui tutti gli invitati si vestivano di bianco. Ma la tradizione non prese veramente piede fino agli anni novanta, gli anni del marketing, della pubblicità e delle feste commerciali. Per la gioia di fioristi, ristoratori e venditori di cioccolatini a forma di cuore… e per lo scandalo di coloro che già si scatenano contro qualsiasi celebrazione imposta dalla sua rendita commerciale. Ma in fondo, soprattutto di questi tempi, non è bello avere una scusa per festeggiare almeno una giornata di gioia, e per celebrare l’amore?

a.t.
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(11 agosto 2014)