Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Moshé
ha sempre anteposto gli interessi pubblici a quelli suoi privati.
Quando scende dal Monte Sinai, dopo essere stato per quaranta giorni
lontano dalla sua famiglia, torna direttamente dalla sua comunità,
senza neppure un breve saluto a moglie e figli. Quando l'Eterno intende
distruggere il popolo ebraico per la trasgressione del vitello d'oro e
gli propone di fare solo di lui e della sua discendenza un "nuovo
Israele ", Moshé rifiuta e antepone la vita di ogni ebreo, anche di
quelli meno meritevoli, alla sua stessa vita.
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Dario
Calimani,
anglista
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Oggi
rinuncio a scrivere e mi riconcilio con La Repubblica grazie a uno dei
suoi opinionisti, Adriano Sofri. Invito a leggere il suo articolo di
domenica scorsa:‘L’odio antisemita sui muri di Roma’. E mando un pensiero ad Antonio Tabucchi. Adriano Sofri sa perché.
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A Gaza regge la tregua |
Nelle
prime 24 ore delle 72 stabilite, il cessate il fuoco tra Israele e
Hamas ha retto. Da Gaza non sono partiti missili e Tzahal non ha dovuto
usare la forza, almeno per il momento, per rispondere alla minaccia
terroristica. Intanto continuano le trattative al Cairo per
“raggiungere un cessate il fuoco ampio e permanente” (Sole 24 ore) tra
le parti coinvolte nel conflitto. Parti che, come spiega Massimo
Lomonaco sulla Gazzetta del Mezzogiorno, appaiono distanti: Israele
chiede la smilitarizzazione di Gaza; Hamas, la rimozione del blocco su
Gaza e la liberalizzazione del transito di persone e merci per i
valichi controllati da Israele e Egitto. “Posizioni che sulla carta
sembrano inconciliabili”, scrive Lomonaco che riporta il pessimismo del
ministro della Sicurezza interna Yitzhak Aharonovich sui colloqui del
Cairo. “C’è poca speranza di raggiungere un accordo. Ci vorrebbe un
mago”, prevedendo nuove ostilità alla fine delle 72 ore che scadranno
domani alle 24. A Gaza, invece, la popolazione cova sentimenti
contraddittori nei confronti della leadership di Hamas: “Nel caso di
Hamas – scrive Bernardo Valli su Repubblica – si verifica un fenomeno
sconcertante: il movimento comunque minoritario usa la popolazione con
il massimo cinismo, ma il suo prestigio in netto calo cresce con il
numero delle vittime civili, che danno ad alcuni un senso di
partecipazione popolare. Sia pure imposta, strappata, involontaria”.
Per ora dunque a Gaza l’appoggio al movimento terroristico di Hamas da
parte della popolazione tiene ma il credito – prosegue l’articolo di
Repubblica – potrebbe presto esaurirsi. Si muovono intanto le Nazioni
Unite, con la formazione della “Commissione d’inchiesta del Consiglio
dei diritti umani dell’Onu sulle violazioni delle leggi umanitarie e
del diritto internazionale commesse nell’ambito delle operazioni
militari nella Striscia di Gaza e nei territori occupati”, riporta il
Corriere. Il dito, come spesso accade alle Nazioni Unite, sembra
puntato solo nei confronti di Israele, in un conflitto iniziato a causa
delle violenze di Hamas. Giovedì sera alle 20.30 a Milano si
terrà una preghiera comune fra cattolici, musulmani ed ebrei per le
minoranze cristiane e yazide perseguitate in Iraq. È “la prima
iniziativa ecumenica in Italia, in solidarietà con le popolazioni in
fuga davanti all’avanzata delle milizie jihadiste nei territori
occupati dall’Isis”, Repubblica. “I vertici cittadini delle tre
comunità religiose sono al lavoro da ieri sera per riuscire ad
organizzare questa veglia comune, la prima dallo scoppio della crisi
mediorientale”. Tra i primi a proporre l’iniziativa, rav Giuseppe
Laras, presidente del Tribunale rabbinico del Centro nord Italia. “In
queste ore drammatiche di sofferenza e persecuzione desidero esprimere
vicinanza e solidarietà alle chiese cristiane”, aveva scritto Laras –
autore di un appello apparso ieri sul Corriere – in una lettera
pubblicata sul Portale dell’ebraismo italiano moked.it e ripresa da
Repubblica. Dal Medio Oriente, dalle zone controllate dalle
milizie jihadiste, continuano ad arrivare notizie inquietanti. Sul
Corriere della Sera, l’inviato Lorenzo Cremonesi racconta la straziante
fuga per la sopravvivenza della comunità religiosa degli yazidi,
braccati dalla persecuzione degli uomini del Califfato. Drammatico il
racconto su La Stampa del sempre più diffuso e criminale uso di
bambini-soldato da parte del’Isis, e non solo.
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#IsraeleDifendeLaPace Domande e risposte |
Domande chiare e risposte chiare e
autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi
mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare
chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di
Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova
area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede,
dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle
forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini
che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire
il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it.
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sant'anna di stazzema - a 70 anni dalla strage
La memoria degli eccidi del 1944 e l’impegno per il futuro
“A
70 anni da uno degli eccidi più sanguinosi, a 70 anni dai terribili
lutti inflitti dai nazisti alle popolazioni dell’Alta Versilia, le
bandiere d’Italia e Germania sventolano una a fianco dell’altra nel
cielo di Sant’Anna di Stazzema. È un’immagine che fortemente si imprime
nei cuori delle molte centinaia di persone che anche quest’anno,
sfilando strade e sentieri impervi, si ritrovano in questo angolo di
Toscana così affascinante ma allo stesso tempo così carico di dolore.
Assieme al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Stefania Giannini, sfila dietro al gonfalone di Stazzema anche il
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
La sua è una presenza altamente simbolica, sottolinea il ministro,
perché nata nel segno di un comune impegno per la Memoria: una Memoria
consapevole, una Memoria di tutti. “Conservare la Memoria – spiega il
ministro davanti all’ossario che raccoglie i resti dei caduti – è lo
strumento per mantenere l’identità di un popolo. È un valore da
recuperare e per il quale serve l’impegno di ognuno di noi. Partendo
dal mondo della scuola, la chiave per il nostro futuro” Furono 560 le
vittime della furia nazista a Sant’Anna: uomini e donne, anziani e
bambini. Una strage efferata che avrà tra i suoi testimoni oculari un
giovane partigiano ebreo: il 29enne Elio Toaff, futuro rabbino capo di
Roma. “Figura paradigmatica dell’ebraismo italiano, come molti suoi
correligionari scelse di combattere per la libertà nelle fila della
Resistenza”, spiegherà
il presidente Gattegna inaugurando la mostra “Now I know” realizzata
con il contributo di 35 studenti da tutto il paese che, coordinati dal
Miur, hanno trascorso un’intera settimana a Sant’Anna
Dopo essere stato protagonista, in questi stessi luoghi, di un fraterno
abbraccio con il suo omologo tedesco Joachim Gauck, il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano affida quest’anno i suoi pensieri a un
messaggio. “Provo ammirazione per quanti continuano a lavorare
instancabilmente per la verità e la giustizia”, scrive il Capo dello
Stato. Il riferimento è anche ai recenti approfondimenti giudiziari
disposti dalla corte di Karlsruhe.
Un tema che sarà toccato nel corso dei molti interventi della
mattinata. Dal sindaco di Stazzema Maurizio Verona al vicepresidente
Anpi Marisa Ombra, dal costituzionalista Valerio Onida al console
generale di Germania Peter Dettmar. Commozione anche per le parole di
Enrico Pieri, che nell’eccidio perse tutta la famiglia e che a 10 anni
si ritrovò solo a lottare contro le asperità della vita: “Oggi,
ricordando quanti caddero a Sant’Anna, ricordiamo le vittime di tutte
le guerre”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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sant'anna di stazzema - a 70 anni dalla strage
"Da qui, la rinascita dell'Europa"
In
occasione della cerimonia per il 70esimo anniversario dell’eccidio di
Sant’Anna di Stazzema il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna ha tenuto il seguente intervento:
“Illustre signor sindaco, rappresentanti delle associazioni partigiane
e antifasciste, illustri autorità civili, militari e religiose,
illustre signor console di Germania, cari amici e carissimi ragazzi.
Illustre ministro professoressa Stefania Giannini, come già tante altre
volte ci troviamo uniti per perseguire un fine comune, quello di
offrire ai nostri studenti un’occasione per acquisire non solo
erudizione e nozioni ma anche vera cultura fatta di conoscenza e di
coscienza. È per me un grande onore poter intervenire oggi in questo
luogo e in questa cerimonia così ricca di significati.
Nel ricordare i crimini che furono compiuti vogliamo infatti
consolidare nella memoria collettiva gli orrori di un passato che non
tornerà a verificarsi nelle nostre vite e in quelle dei nostri figli
soltanto se saremo stati capaci di apprendere la terribile lezione di
quel 12 agosto di 70 anni fa. Sant’Anna di Stazzema è stata luogo di
violenza e morte per antonomasia. Il teatro di uno dei più abbietti
crimini realizzati dai nazisti nel nostro paese. Uomini e donne,
anziani e bambini: 560 innocenti barbaramente uccisi. Una tragedia
incommensurabile, una delle molte atrocità senza senso di quel periodo
oscuro. Come sempre accade quando prevale la violenza e la barbarie il
prezzo più alto viene pagato dagli innocenti e dagli indifesi.
Tra i testimoni di quell’orrore spicca una figura paradigmatica
dell’ebraismo italiano: il futuro rabbino capo di Roma Elio Toaff,
allora 29enne, che come molti suoi correligionari scelse di combattere
per la libertà nelle fila della Resistenza. Un capitolo di storia
ancora poco conosciuto eppure straordinariamente significativo: furono
infatti oltre un migliaio, nella piccola comunità ebraica italiana già
colpita da leggi discriminatorie e violente persecuzioni, a rispondere
alla chiamata della lotta partigiana. Un contributo fondamentale, che
risultò evidente in molte circostanze. Furono partigiani, tra gli
altri, Enzo ed Emilio Sereni, Vittorio Foa, Carlo Levi, Primo Levi,
Umberto Terracini, Leo Valiani. Era un ebreo la più giovane vittima
della lotta di Resistenza, il mantovano Franco Cesana, ucciso all’alba
dei 14 anni a Pescarola. In una intervista al Corriere di alcuni anni
fa rav Toaff ricorda: “Quando entrammo in Sant’Anna, verso le 11,
eravamo soltanto una dozzina. E prima di vedere l’orrore fummo assaliti
da un odore terribile, di carne umana, bruciata. C’era una donna,
seduta di spalle, di fronte a un tavolo. Per un attimo pensai che fosse
viva. Ma, appena avanzai, vidi che aveva il ventre squarciato da un
colpo di baionetta. Era una donna incinta e sul tavolo giaceva il
frutto del suo grembo. Avevano tirato un colpo d’arma da fuoco anche in
testa a quel povero bimbo non ancora nato”. È ancora rav Toaff a
parlare: “La prima casa che trovammo era alla Vaccareccia: fumava
ancora. Dentro c’erano i corpi di un centinaio di persone, in
maggioranza donne e bambini. Le Ss, quattro colonne da 100 uomini
ciascuna di quella stessa XVI divisione che ha agito poi a Marzabotto,
li avevano chiusi lì dentro, poi avevano dato fuoco alla paglia e
avevano gettato dentro delle bombe. Vedemmo un ammasso
irriconoscibile”.. Eppure, come rileverà lo steso Toaff, l’oblio
sarebbe a lungo calato sull’eccidio. Dal silenzio di quegli anni si è
oggi arrivati a una nuova stagione di consapevolezza e Sant’Anna di
Stazzema è diventato il luogo di rinascita di un’Europa che, sulle
ceneri dei molti drammi del suo passato, ha saputo ricostituirsi e
credere in un futuro migliore. Oggi Sant’Anna di Stazzema è il luogo
dove i presidenti della Repubblica di Italia e Germania possono unirsi
in un abbraccio carico di risvolti simbolici. Oggi Sant’Anna di
Stazzema è il luogo in cui possiamo finalmente sentirci cittadini
d’Italia, d’Europa, uomini liberi. Sono qui per portarvi il saluto
delle comunità ebraiche italiane e l’abbraccio degli ebrei italiani.
Come figli, fratelli, familiari di vittime innocenti della follia
nazista condividiamo il dolore per coloro che abbiamo perduto e al
tempo stesso siamo consapevoli della necessità che questo passato non
venga dimenticato”.
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#IsraeleDifendeLaPace
Al Cairo, prove per un accordo
Manca
un giorno alla fine del cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Poche ore
utili per districare una situazione molto complessa. Perché a dispetto
delle voci di questa mattina, il divario tra le parti rimane ampio. A
confermarlo una fonte ufficiale israeliana che ha dovuto smentire la
notizia di una firma imminente di una tregua duratura. La partita si
sta svolgendo al Cairo e sul tavolo ci sono le richieste della
delegazione israeliana, la smilitarizzazione di Gaza in primis, e di
quella palestinese, che vorrebbe soprattuto la rimozione del blocco
sulla Striscia. Stando alle informazioni riportate dal quotidiano
israeliano ynet, sembra che i rappresentanti del governo di Gerusalemme
abbiano aperto ad alcune concessioni: attenuazione del blocco,
ampliamento gradualmente della zona di pesca di fronte a Gaza, forte
incremento del passaggio di camion dal valico di Kerem Shalom (si parla
di 600 al giorno, praticamente il doppio rispetto alla cifra attuale).
Non mancano le polemiche, in particolare su un punto: il trasferimento
di denaro alla Striscia di Gaza per il pagamento degli stipendi dei
funzionari di Hamas. “Un pericoloso eufemismo”, ha dichiarato Naftali
Bennet, ministro dell'Economia israeliano (nella foto a sinistra, a
fianco il ministro della Difesa Moshe Yaalon e il premier Benjamin
Netanyahu). Se la proposta verrà messa ai voti, Bennet ha fatto sapere
che farà di tutto per ostacolarla. Intanto stanno emergendo altri
dettagli sui possibili accordi.
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Il Vaticano e i cristiani in Iraq |
Di
fronte ai massacri di cristiani in Iraq, il papa ha agito: ha mandato
sul posto come suo inviato personale, il cardinale Fernando Filoni che
fu a suo tempo pro nunzio a Bagdad. Forse è troppo poco. Di fronte
all'esodo di centinaia di migliaia di cristiani verso il Kurdistan,
nella speranza di trovarvi rifugio, ci vorrebbe una coalizione di stati
pronti a intervenire. Bisogna battersi militarmente contro gli
estremisti islamici che massacrano i cristiani, li espellono dalle loro
case e li uccidono. Papa Francesco si è detto fiducioso che si possa
trovare una soluzione politica efficace per metter fine ai crimini.
Sergio Minerbi, diplomatico
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La situazione |
"In Italia la situazione é grave, ma non é seria" (Ennio Flaiano).
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Diario di guerra
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Come
si stava dalla parte di chi è perseguitato durante una guerra violenta
come quella del 1939-1945? Ce lo racconta il diario di Giulio Supino,
“Diario della guerra che non ho combattuto. Un italiano ebreo tra
persecuzione e Resistenza”, appena uscito per i tipi di Aska Edizioni,
a cura di Michele Sarfatti, che firma anche la prefazione.
Supino, professore di Idraulica espulso dall’Università nel 1938 perché
ebreo, appuntò su alcuni taccuini nel 1939-1940 e nel 1943-1945 (per il
periodo intermedio sono conservati fogli sparsi) le sue impressioni
sulla vita di quegli anni a Bologna, le vicende belliche, la
persecuzione antiebraica, l’inizio del suo impegno antifascista, e poi
la Resistenza nelle fila del Partito d’Azione, la partecipazione alla
vita sociale, lo studio, la rete amicale, la vita clandestina con la
famiglia a Firenze nel 1943-1944, e l’impegno nella ricostruzione, fino
al rientro a Bologna appena liberata.
Mario Avagliano
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