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29 agosto 2014 - 3 Elul 5774
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Se una persona non mangia kasher, non è considerato religioso. Se qualcuno non osserva Shabbat, non è considerato religioso. Se qualcuno ruba, tradisce o addirittura fa violenza o ammazza, ripetutamente e intenzionalmente, ma lo fa indossando una kippà e mangia kasher e osserva Shabbat, è considerato religioso dal mondo intorno a lui, dai media, dalla sua comunità, dalla opinione pubblica. Non so perché le cose stiano in questo modo, ma questo è un fatto che dobbiamo cambiare. La sola presenza di una kippà rende, agli occhi di molti, ogni azione “religiosa”.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Il giustificato allarme per il riacutizzarsi dell’antisemitismo non deve a mio parere impedirci di guardare con interesse alla speculare crescita di un aperto e vivace fenomeno che non mi sembra sia stato oggetto di particolare attenzione. Si tratta di quello che sul finire dell’Ottocento avrebbe certo preso il nome di filosemitismo (non che fosse molto diffuso), ma che oggi dovremmo sforzarci di definire e di indagare nei suoi sviluppi contemporanei.
 
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"Più forti dell'odio"
Medio Oriente, società plurale, dialogo interreligioso, lotta all’odio. Sono i temi toccati dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in una intervista di Giacomo Galeazzi per La Stampa (Vatican Insider). ”Le parole di papa Francesco sul dialogo – afferma Gattegna – sono importanti e significative, come d’altronde spesso accade nei suoi interventi. L’auspicio è che alle speranze possano presto seguire i fatti anche se i segnali che ci arrivano da molti paesi del mondo vanno in una direzione diversa. Il fondamentalismo, il disprezzo per l’Altro, la violenza e la barbarie sembrano infatti imperversare. Dalla Siria alla Nigeria, dall’Iraq all’Afghanistan. Intere comunità perseguitate, come purtroppo ben sanno i fratelli cristiani”. Chiamato a intervenire sui recenti episodi di antisemitismo in Italia, il presidente dell’Unione sottolinea: “Siamo evidentemente preoccupati ma anche consapevoli dell’asse di collaborazione instaurato in questi anni con le istituzioni e le forze dell’ordine. La soglia di vigilanza è alta e stretta è la collaborazione con il Ministero dell’Interno e con altre realtà della sfera pubblica. Al Viminale, incontrando il ministro Angelino Alfano, ho avuto modo di confrontarmi su queste tematiche in occasione di un recente vertice”. In più, aggiunge Gattegna, “il numero di italiani che rigettano il razzismo e la discriminazione è largamente maggioritario rispetto a chi fomenta l’odio”. Anche per questo resta la fiducia sul fatto che “sapremo contrastare ogni forma di minaccia”.
Egitto: quattro uomini sono stati decapitati nel Sinai (come dimostra il video diffuso) dal gruppo di salafiti di Bayit Al Maqdis con l’accusa di essere spie del Mossad. Azione criminale che ricorda i metodi utilizzati dall’Isis. “Si tratta della prima volta che Bayit Al Maqdis, l’organizzazione jihadista nel Sinai, mette a segno un tipo di esecuzione in territorio egiziano e fonti militari del Cairo affermano alla Tv Al Arabiya che questo fatto avvalora l’ipotesi di un condizionamento da parte dell’Isis”, scrive Maurizio Molinari su La Stampa. I quattro uomini uccisi sono nello specifico stati accusati “di aver fornito ad Israele le informazioni utili per mettere a segno il blitz del 23 luglio nel quale tre jihadisti  sono stati eliminati”. L’Egitto però nega violazioni di ‘sovranità territoriale’.
Continua intanto il dramma dei cristiani in Iraq, con una piccola speranza appesa a un filo, quella degli “Schindler musulmani” che cercano di salvarli, come riporta Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera: “Qualcuno aiuta le vittime per soldi. Altri per il semplice fatto che rifiutano l’ideologia e le violenze dello Stato Islamico. Altri ancora un misto di entrambi (…) Infine ci sono quelli commossi dal dramma dei vicini di casa, dei compagni di scuola, dei colleghi di lavoro, e mettono a repentaglio le proprie vite”.
Sempre sul Corriere della Sera Pierluigi Battista si schiera riguardo il procedimento dell’Ordine dei Giornalisti contro Magdi Cristiano Allam, difendendo quest’ultimo: “Trasformare in un crimine un’opinione, per quanto criticabile, non dovrebbe rientrare nei compiti dello Stato che voglia conservare la sua anima liberale”.
Il Fatto Quotidiano riporta una intervista al semiologo Ugo Volli, che commenta il terribile video dell’esecuzione nel Sinai: “Spingono la paura, non avendo la forza per realizzare il proprio progetto  tentano di terrorizzare i propri avversari ed intimorire i propri adepti. Non è una novità, ma anzi è una strategia che nasce con la ghigliottina durante la Rivoluzione francese”.
In un intervento al veleno sul Fatto Quotidiano dal titolo ‘Io, ebreo e i diritti dei palestinesi’ Moni Ovadia intanto dichiara: “Gli zeloti pro israeliani quando ascoltano o leggono le mie opinioni critiche, reagiscono immancabilmente con insulti, maledizioni e invettive. Il genere è : Sei un rinnegato, nemico del popolo ebraico, ebreo antisemita o ebreo che odia se stesso”.
 
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#IsraeleDIfendelaPace
Domande e risposte
Domande chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora. L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a notizie, schede, dichiarazioni  sugli ultimi sviluppi relativi all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto scrivendo a desk@ucei.it
 
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  davar

IL PRESIDENTE UCEI renzo gattegna A LA STAMPA
"Più forti di chi diffonde odio"
Medio Oriente, società plurale, dialogo interreligioso, lotta all’odio. Sono i temi toccati dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in una intervista per La Stampa (sezione Vatican Insider) firmata dal vaticanista Giacomo Galeazzi. Di seguito il testo dell’intervista.

Presidente, dalla frontiera coreana come in numerosi Angelus domenicali papa Francesco ha lanciato messaggi di dialogo tra le religioni. Sono appelli che avranno effetto secondo lei?
“Le parole di papa Francesco sono importanti e significative, come d’altronde spesso accade nei suoi interventi. L’auspicio è che alle speranze possano presto seguire i fatti anche se i segnali che ci arrivano da molti paesi del mondo vanno in una direzione diversa. Il fondamentalismo, il disprezzo per l’Altro, la violenza e la barbarie sembrano infatti imperversare. Dalla Siria alla Nigeria, dall’Iraq all’Afghanistan. Intere comunità perseguitate, come purtroppo ben sanno i fratelli cristiani”.
Nei giorni scorsi a Roma sono comparsi insulti e minacce sui negozi di commercianti ebrei. C’è il rischio di una nuova ondata antisemita in Italia?
“Episodi di matrice antisemita sono accaduti non solo a Roma ma anche in altre città. Siamo evidentemente preoccupati ma anche consapevoli dell’asse di collaborazione instaurato in questi anni con le istituzioni e le forze dell’ordine. La soglia di vigilanza è alta e stretta è la collaborazione con il Ministero dell’Interno e con altre realtà della sfera pubblica. Al Viminale, incontrando il ministro Angelino Alfano, ho avuto modo di confrontarmi su queste tematiche in occasione di un recente vertice. In più, il numero di italiani che rigettano il razzismo e la discriminazione è largamente maggioritario rispetto a chi fomenta l’odio. Sono fiducioso sul fatto che sapremo contrastare ogni forma di minaccia”.
Mai più violenza in nome di Dio, ha ammonito il Pontefice. C’è il rischio che le diversità di fede diventino un pretesto per conflitti geopolitici ed economici?
“Le più grandi, lunghe e sanguinose guerre che hanno afflitto l’umanità spesso, oltre a finalità di conquista, di dominio e di acquisizione di risorse naturali, hanno avuto una matrice religiosa. Spesso gli scontri di civiltà sono stati in realtà sanguinose guerre di religione, rese ancor più spietate dal fatto che i protagonisti agivano nella fanatica convinzione di assecondare o di realizzare una presunta superiore volontà divina, che non escludeva ma anzi contemplava anche l’uccisione di credenti di fedi diverse definiti come “infedeli”. Il dialogo interreligioso non è quindi solo auspicabile ma è necessario per superare fondamentalismi, integralismi, pregiudizi, superstizioni, deficit di reciproca conoscenza”.
Il dialogo interreligioso può aiutare a superare le divisioni?
“Il dialogo è sicuramente necessario ma probabilmente non è sufficiente a sventare il pericolo che in futuro l’umanità non regredisca nuovamente verso posizioni di cieca e sterile intolleranza. Un forte antidoto rispetto a questo rischio, sulla base dell’esperienza politica, religiosa e civile, è l’approdo di tutti a posizioni di laicità intesa non come anti-religiosità ma, al contrario come libertà di praticare qualsiasi culto o fede o anche di attestarsi su posizioni agnostiche o atee purché sempre nella pari dignità e nel reciproco rispetto”.
La guerra a Gaza aumenta il rischio di antisemitismo?
“Come già avvenuto in passato, l’intensificarsi di situazioni di conflittualità in Medio Oriente finisce per avere ricadute anche sulle varie comunità ebraiche della Diaspora. Un esempio drammatico ci arriva dalla Francia, dalla quale provengono preoccupanti segni di antisemitismo con aggressioni sia fisiche che verbali e sinagoghe prese d’assalto dai manifestanti. Il rischio esiste, sta a noi lavorare affinché – diffondendo cultura, mettendo a disposizione della collettività i plurimillenari valori dell’ebraismo italiano – vengano meno i pregiudizi e si arrivi alla costruzione di una società autenticamente plurale dove ogni diversità è tassello inalienabile di un mosaico più ampio e articolato”.

francia -  ricordo del rabbino abraham bloch
Il rav eroe della Grande Guerra
Esattamente cento anni fa, mentre la Prima guerra mondiale infuriava, un soldato vagava in cerca di una croce. Il soldato, un cappellano militare, era così lontano dalla vita che gli apparteneva fino a qualche mese prima; mai e poi mai avrebbe creduto che si sarebbe trovato a bussare alle porte chiedendo un crocifisso. Era Abraham Bloch, rabbino a Remiremont poi caporabbino in Algeria ed a Lione e si era arruolato per difendere la libertà di Francia. Cercava una croce per esaudire l'estremo desiderio di un compagno che, ferito mortalmente, gli aveva chiesto aiuto. Senza remora ed incurante del pericolo, Bloch si mise a vagare tra i villaggi per tentare di realizzare l'ultima volontà dell'uomo. Proprio mentre tornava vittorioso, un colpo mortale lo colpì e lo fece accasciare a terra. Così il 29 agosto 1914, il rabbino Bloch moriva per permettere al proprio compagno in battaglia di pregare per la propria salvezza. La storia del rav è da anni parte integrante dei miti del paese a ed una stele commemorativa a Saint-Dié-des-Vosges celebra il suo coraggio. Il rabbino capo di Francia, Haïm Korsia lo ricorda su Le Figaro.
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#israeledifendelapace
Ancora una vittima del conflitto
Era in licenza Netanel Maman (nella foto). Era tornato a casa, a Gan Yavne, dopo aver partecipato all'operazione via terra nella Striscia di Gaza. Con il fratello Tamir, venerdì scorso, Netanel aveva preso la macchina per andare un attimo a comprare le sigarette. Un gesto normale e quotidiano, spezzato dall'urlo delle sirene e dall'improvvisa esplosione di un missile a poca distanza dall'auto dei due fratelli. Tamir se l'è cavata con qualche ferita superficiale. Netanel, 21 anni, è invece la 71esima vittima israeliana del conflitto tra Israele e Hamas. Troppo gravi le ferite riportate dall'esplosione del missile di venerdì scorso. Dopo aver combattuto una settimana in ospedale, Netanel si è spento questa mattina. Ora tra Israele e Hamas vige la tregua, un mese di tempo per trovare un accordo per una tregua duratura. Il Sud di Israele, e non solo, sogna di non dover sentire più le sirene, di non veder più piovere i razzi da Gaza e piangere vittime come Netanel. Ma lo scetticismo è molto diffuso. La diplomazia avrà meno di 30 giorni per portare qualche risultato e intanto l'attenzione dell'esercito israeliano si concentra al nord, sulle alture del Golan.
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QUI NAPOLI - UGE
La sfida dell'integrazione
Appuntamento targato Unione Giovani Ebrei d’Italia dal 18 al 21 settembre a Napoli. “J-YES Jewish Youth European Summit – Managing integration and cultural diversity in Europe: perspectives from the Jewish minority”, questo il titolo di un weekend che avrà luogo nella città partenopea in collaborazione con l’European Union of Jewish Students e che sarà dedicato all’integrazione e alla diversità culturale in Europa.
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QUI VENEZIA - BIENNALE
Parma e il cinema d'altri tempi
Sono le musiche di Riccardo Moretti (nella foto), compositore con un vasto background ebraico, ad impreziosire il documentario “Poltrone rosse – Parma e il cinema” di Francesco Barilli in concorso alla Biennale di Venezia. Un nuovo risultato di prestigio per Moretti, che è anche vicepresidente della locale Comunità ebraica, dopo l’acclamazione internazionale ricevuta per opere come “Il Canto d’Israele, “Midor Ledor” e “Golem”. Il documentario “Poltrone rosse – Parma e il cinema” richiama un periodo in cui Parma era un punto di riferimento per il cinema nazionale, un’epoca in cui registi di fama si ritrovavano nella città ducale per girare i propri capolavori. Guidati da Michele Guerra, docente di storia del cinema, intervengono alcuni parmigiani che hanno fatto tenuto alta la bandiera del grande schermo tra cui Bernando Bertolucci, Franco Nero ed Enrico Medioli.
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QUI FIRENZE
L'epopea del Bauhaus
Si è parlato di Bauhaus, e soprattutto di Bauhaus a Tel Aviv, nel penultimo incontro del Balagan Cafè fiorentino. Un’occasione stimolante per approfondire una stagione di grandi ideali, artistici ma più in generale culturali, i cui effetti si possono ancora oggi valutare nella progettazione di oggetti, tessuti ed edifici. Protagonisti dell’incontro lo storico del design Vanni Pasca e l’architetto israeliano David Palterer, moderati dalla direttrice del Museo ebraico Dora Liscia Bemporad. A conclusione del confronto e dell’apericena tematica, firmata come di consueto dallo chef Jean Michel Albert Calasso con il supporto del ristorante Ruth’s, un momento musicale con i richiami klezmer dell’Amit Arieli Quartet. Tra una settimana, giovedì 4 settembre, la festa conclusiva di questa seconda edizione di Balagan. Una festa nel segno della musica e della danza, filo conduttore artistico per il 2014. Pubblico, staff, volontari: tutti saranno chiamati a prendere partenda alla ‘Baladanza’ mentre sullo schermo scorreranno le immagini delle ‘Balagan memories’ di questa intensa estate in cui non sono mancati momenti di riflessione sul significato di cittadinanza, sul dialogo interreligioso, sulle ricadute sociali del conflitto in Medio Oriente. Dopo l’apericena, con menu dedicato alla cucina degli ebrei italiani, performance “Fuori dal Pozzo” con il direttore del Balagan Cafè Enrico Fink, Arlo Bigazzi e Canti Erranti.

pilpul

Immaginazione difficile
Visitando l'Albania di questi tempi qualcuno si stupisce di scoprire che molte chiese sono state distrutte o danneggiate dal regime comunista dopo secoli di tolleranza da parte dell'Impero Ottomano: chi tra gli italiani si ricorda di un ateismo imposto per legge non troppo tempo fa a poche decine di chilometri da noi, e di un Islam tollerante mentre l'Europa era travagliata dalle guerre di religione e chiudeva gli ebrei nei ghetti?

Anna Segre
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Natan'el al-Fayyumi
“Guardate parimenti, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna e le stelle, tutte le schiere celesti, di non traviarvi prostrandovi a loro e servendoli, poiché il Signore tuo D-o li ha assegnati a tutti gli altri popoli che abitano sotto tutti i cieli;” (Devarim 4: 19).
In questi versi è possibile intravedere probabilmente un messaggio di tolleranza e di pluralismo religioso nei confronti delle altre credenze presenti nel mondo.


Francesco Moises Bassano, studente
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Fare e non fare
Secondo alcuni "si ama l'umanità in generale per non dover amare gli esseri in particolare". Una riflessione che ha suscitato anche una considerazione che mi ha inviato il rav Michel Monheit, il quale da Strasburgo, telegrafico e parafrasando quella citazione con un celebre verso della Torah, mi scrive: "Bella frase... וְאָהַבְתָּ לְרֵעֲךָ כָּמוֹךָ אֲנִי יְקֹוָק - E amerai (per) il tuo prossimo come te stesso, Io sono il Signore" e aggiunge "... Anche se non so come realizzare questa Mitzvà".

Ilana Bahbout
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