Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
|
Se
una persona non mangia kasher, non è considerato religioso. Se qualcuno
non osserva Shabbat, non è considerato religioso. Se qualcuno ruba,
tradisce o addirittura fa violenza o ammazza, ripetutamente e
intenzionalmente, ma lo fa indossando una kippà e mangia kasher e
osserva Shabbat, è considerato religioso dal mondo intorno a lui, dai
media, dalla sua comunità, dalla opinione pubblica. Non so perché le
cose stiano in questo modo, ma questo è un fatto che dobbiamo cambiare.
La sola presenza di una kippà rende, agli occhi di molti, ogni azione
“religiosa”.
|
|
Leggi
|
Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
|
Il
giustificato allarme per il riacutizzarsi dell’antisemitismo non deve a
mio parere impedirci di guardare con interesse alla speculare crescita
di un aperto e vivace fenomeno che non mi sembra sia stato oggetto di
particolare attenzione. Si tratta di quello che sul finire
dell’Ottocento avrebbe certo preso il nome di filosemitismo (non che
fosse molto diffuso), ma che oggi dovremmo sforzarci di definire e di
indagare nei suoi sviluppi contemporanei.
|
|
Leggi
|
|
"Più forti dell'odio" |
Medio
Oriente, società plurale, dialogo interreligioso, lotta all’odio. Sono
i temi toccati dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna in una intervista di Giacomo Galeazzi per La
Stampa (Vatican Insider). ”Le parole di papa Francesco sul dialogo –
afferma Gattegna – sono importanti e significative, come d’altronde
spesso accade nei suoi interventi. L’auspicio è che alle speranze
possano presto seguire i fatti anche se i segnali che ci arrivano da
molti paesi del mondo vanno in una direzione diversa. Il
fondamentalismo, il disprezzo per l’Altro, la violenza e la barbarie
sembrano infatti imperversare. Dalla Siria alla Nigeria, dall’Iraq
all’Afghanistan. Intere comunità perseguitate, come purtroppo ben sanno
i fratelli cristiani”. Chiamato a intervenire sui recenti episodi di
antisemitismo in Italia, il presidente dell’Unione sottolinea: “Siamo
evidentemente preoccupati ma anche consapevoli dell’asse di
collaborazione instaurato in questi anni con le istituzioni e le forze
dell’ordine. La soglia di vigilanza è alta e stretta è la
collaborazione con il Ministero dell’Interno e con altre realtà della
sfera pubblica. Al Viminale, incontrando il ministro Angelino Alfano,
ho avuto modo di confrontarmi su queste tematiche in occasione di un
recente vertice”. In più, aggiunge Gattegna, “il numero di italiani che
rigettano il razzismo e la discriminazione è largamente maggioritario
rispetto a chi fomenta l’odio”. Anche per questo resta la fiducia sul
fatto che “sapremo contrastare ogni forma di minaccia”.
Egitto: quattro uomini sono stati decapitati nel Sinai (come dimostra
il video diffuso) dal gruppo di salafiti di Bayit Al Maqdis con
l’accusa di essere spie del Mossad. Azione criminale che ricorda i
metodi utilizzati dall’Isis. “Si tratta della prima volta che Bayit Al
Maqdis, l’organizzazione jihadista nel Sinai, mette a segno un tipo di
esecuzione in territorio egiziano e fonti militari del Cairo affermano
alla Tv Al Arabiya che questo fatto avvalora l’ipotesi di un
condizionamento da parte dell’Isis”, scrive Maurizio Molinari su La
Stampa. I quattro uomini uccisi sono nello specifico stati accusati “di
aver fornito ad Israele le informazioni utili per mettere a segno il
blitz del 23 luglio nel quale tre jihadisti sono stati
eliminati”. L’Egitto però nega violazioni di ‘sovranità territoriale’.
Continua intanto il dramma dei cristiani in Iraq, con una piccola
speranza appesa a un filo, quella degli “Schindler musulmani” che
cercano di salvarli, come riporta Lorenzo Cremonesi del Corriere della
Sera: “Qualcuno aiuta le vittime per soldi. Altri per il semplice fatto
che rifiutano l’ideologia e le violenze dello Stato Islamico. Altri
ancora un misto di entrambi (…) Infine ci sono quelli commossi dal
dramma dei vicini di casa, dei compagni di scuola, dei colleghi di
lavoro, e mettono a repentaglio le proprie vite”.
Sempre sul Corriere della Sera Pierluigi Battista si schiera riguardo
il procedimento dell’Ordine dei Giornalisti contro Magdi Cristiano
Allam, difendendo quest’ultimo: “Trasformare in un crimine un’opinione,
per quanto criticabile, non dovrebbe rientrare nei compiti dello Stato
che voglia conservare la sua anima liberale”.
Il Fatto Quotidiano riporta una intervista al semiologo Ugo Volli, che
commenta il terribile video dell’esecuzione nel Sinai: “Spingono la
paura, non avendo la forza per realizzare il proprio progetto
tentano di terrorizzare i propri avversari ed intimorire i propri
adepti. Non è una novità, ma anzi è una strategia che nasce con la
ghigliottina durante la Rivoluzione francese”.
In un intervento al veleno sul Fatto Quotidiano dal titolo ‘Io, ebreo e
i diritti dei palestinesi’ Moni Ovadia intanto dichiara: “Gli zeloti
pro israeliani quando ascoltano o leggono le mie opinioni critiche,
reagiscono immancabilmente con insulti, maledizioni e invettive. Il
genere è : Sei un rinnegato, nemico del popolo ebraico, ebreo
antisemita o ebreo che odia se stesso”.
|
|
Leggi
|
|
#IsraeleDIfendelaPace
Domande e risposte |
Domande
chiare e risposte chiare e autorevoli, punto per punto, ai complessi
problemi della crisi mediorientale. Aggiornamenti costanti ora per ora.
L'impegno di fare chiarezza sui diversi nodi del conflitto in corso tra
lo Stato di Israele e i terroristi di Hamas.
Sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it
il lancio di una nuova area informativa dedicata dalla redazione a
notizie, schede, dichiarazioni sugli ultimi sviluppi relativi
all'operazione delle forze di sicurezza israeliane nella Striscia di
Gaza. Tutti i cittadini che ritengono di poter aggiungere un contributo
positivo per arricchire il notiziario possono mettersi in contatto
scrivendo a desk@ucei.it
| |
Leggi
|
|
|
IL PRESIDENTE UCEI renzo gattegna A LA STAMPA
"Più forti di chi diffonde odio"
Medio
Oriente, società plurale, dialogo interreligioso, lotta all’odio. Sono
i temi toccati dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna in una intervista per La Stampa (sezione
Vatican Insider) firmata dal vaticanista Giacomo Galeazzi. Di seguito
il testo dell’intervista.
Presidente, dalla
frontiera coreana come in numerosi Angelus domenicali papa Francesco ha
lanciato messaggi di dialogo tra le religioni. Sono appelli che avranno
effetto secondo lei?
“Le parole di papa Francesco sono importanti e significative, come
d’altronde spesso accade nei suoi interventi. L’auspicio è che alle
speranze possano presto seguire i fatti anche se i segnali che ci
arrivano da molti paesi del mondo vanno in una direzione diversa. Il
fondamentalismo, il disprezzo per l’Altro, la violenza e la barbarie
sembrano infatti imperversare. Dalla Siria alla Nigeria, dall’Iraq
all’Afghanistan. Intere comunità perseguitate, come purtroppo ben sanno
i fratelli cristiani”.
Nei giorni scorsi a Roma
sono comparsi insulti e minacce sui negozi di commercianti ebrei. C’è
il rischio di una nuova ondata antisemita in Italia?
“Episodi di matrice antisemita sono accaduti non solo a Roma ma anche
in altre città. Siamo evidentemente preoccupati ma anche consapevoli
dell’asse di collaborazione instaurato in questi anni con le
istituzioni e le forze dell’ordine. La soglia di vigilanza è alta e
stretta è la collaborazione con il Ministero dell’Interno e con altre
realtà della sfera pubblica. Al Viminale, incontrando il ministro
Angelino Alfano, ho avuto modo di confrontarmi su queste tematiche in
occasione di un recente vertice. In più, il numero di italiani che
rigettano il razzismo e la discriminazione è largamente maggioritario
rispetto a chi fomenta l’odio. Sono fiducioso sul fatto che sapremo
contrastare ogni forma di minaccia”.
Mai più violenza in nome
di Dio, ha ammonito il Pontefice. C’è il rischio che le diversità di
fede diventino un pretesto per conflitti geopolitici ed economici?
“Le più grandi, lunghe e sanguinose guerre che hanno afflitto l’umanità
spesso, oltre a finalità di conquista, di dominio e di acquisizione di
risorse naturali, hanno avuto una matrice religiosa. Spesso gli scontri
di civiltà sono stati in realtà sanguinose guerre di religione, rese
ancor più spietate dal fatto che i protagonisti agivano nella fanatica
convinzione di assecondare o di realizzare una presunta superiore
volontà divina, che non escludeva ma anzi contemplava anche l’uccisione
di credenti di fedi diverse definiti come “infedeli”. Il dialogo
interreligioso non è quindi solo auspicabile ma è necessario per
superare fondamentalismi, integralismi, pregiudizi, superstizioni,
deficit di reciproca conoscenza”.
Il dialogo interreligioso può aiutare a superare le divisioni?
“Il dialogo è sicuramente necessario ma probabilmente non è sufficiente
a sventare il pericolo che in futuro l’umanità non regredisca
nuovamente verso posizioni di cieca e sterile intolleranza. Un forte
antidoto rispetto a questo rischio, sulla base dell’esperienza
politica, religiosa e civile, è l’approdo di tutti a posizioni di
laicità intesa non come anti-religiosità ma, al contrario come libertà
di praticare qualsiasi culto o fede o anche di attestarsi su posizioni
agnostiche o atee purché sempre nella pari dignità e nel reciproco
rispetto”.
La guerra a Gaza aumenta il rischio di antisemitismo?
“Come già avvenuto in passato, l’intensificarsi di situazioni di
conflittualità in Medio Oriente finisce per avere ricadute anche sulle
varie comunità ebraiche della Diaspora. Un esempio drammatico ci arriva
dalla Francia, dalla quale provengono preoccupanti segni di
antisemitismo con aggressioni sia fisiche che verbali e sinagoghe prese
d’assalto dai manifestanti. Il rischio esiste, sta a noi lavorare
affinché – diffondendo cultura, mettendo a disposizione della
collettività i plurimillenari valori dell’ebraismo italiano – vengano
meno i pregiudizi e si arrivi alla costruzione di una società
autenticamente plurale dove ogni diversità è tassello inalienabile di
un mosaico più ampio e articolato”.
|
francia - ricordo del rabbino abraham bloch Il rav eroe della Grande Guerra
Esattamente
cento anni fa, mentre la Prima guerra mondiale infuriava, un soldato
vagava in cerca di una croce. Il soldato, un cappellano militare, era
così lontano dalla vita che gli apparteneva fino a qualche mese prima;
mai e poi mai avrebbe creduto che si sarebbe trovato a bussare alle
porte chiedendo un crocifisso. Era Abraham Bloch, rabbino a Remiremont
poi caporabbino in Algeria ed a Lione e si era arruolato per difendere
la libertà di Francia. Cercava una croce per esaudire l'estremo
desiderio di un compagno che, ferito mortalmente, gli aveva chiesto
aiuto. Senza remora ed incurante del pericolo, Bloch si mise a vagare
tra i villaggi per tentare di realizzare l'ultima volontà dell'uomo.
Proprio mentre tornava vittorioso, un colpo mortale lo colpì e lo fece
accasciare a terra. Così il 29 agosto 1914, il rabbino Bloch moriva per
permettere al proprio compagno in battaglia di pregare per la propria
salvezza. La storia del rav è da anni parte integrante dei miti del
paese a ed una stele commemorativa a Saint-Dié-des-Vosges celebra il
suo coraggio. Il rabbino capo di Francia, Haïm Korsia lo ricorda su Le
Figaro. Leggi
|
#israeledifendelapace
Ancora una vittima del conflitto Era
in licenza Netanel Maman (nella foto). Era tornato a casa, a Gan Yavne,
dopo aver partecipato all'operazione via terra nella Striscia di Gaza.
Con il fratello Tamir, venerdì scorso, Netanel aveva preso la macchina
per andare un attimo a comprare le sigarette. Un gesto normale e
quotidiano, spezzato dall'urlo delle sirene e dall'improvvisa
esplosione di un missile a poca distanza dall'auto dei due fratelli.
Tamir se l'è cavata con qualche ferita superficiale. Netanel, 21 anni,
è invece la 71esima vittima israeliana del conflitto tra Israele e
Hamas. Troppo gravi le ferite riportate dall'esplosione del missile di
venerdì scorso. Dopo aver combattuto una settimana in ospedale, Netanel
si è spento questa mattina. Ora tra Israele e Hamas vige la tregua, un
mese di tempo per trovare un accordo per una tregua duratura. Il Sud di
Israele, e non solo, sogna di non dover sentire più le sirene, di non
veder più piovere i razzi da Gaza e piangere vittime come Netanel. Ma
lo scetticismo è molto diffuso. La diplomazia avrà meno di 30 giorni
per portare qualche risultato e intanto l'attenzione dell'esercito
israeliano si concentra al nord, sulle alture del Golan. Leggi
|
|
QUI FIRENZE
L'epopea del Bauhaus
Si
è parlato di Bauhaus, e soprattutto di Bauhaus a Tel Aviv, nel
penultimo incontro del Balagan Cafè fiorentino. Un’occasione stimolante
per approfondire una stagione di grandi ideali, artistici ma più in
generale culturali, i cui effetti si possono ancora oggi valutare nella
progettazione di oggetti, tessuti ed edifici. Protagonisti
dell’incontro lo storico del design Vanni Pasca e l’architetto
israeliano David Palterer, moderati dalla direttrice del Museo ebraico
Dora Liscia Bemporad. A conclusione del confronto e dell’apericena
tematica, firmata come di consueto dallo chef Jean Michel Albert
Calasso con il supporto del ristorante Ruth’s, un momento musicale con
i richiami klezmer dell’Amit Arieli Quartet. Tra una settimana, giovedì
4 settembre, la festa conclusiva di questa seconda edizione di Balagan.
Una festa nel segno della musica e della danza, filo conduttore
artistico per il 2014. Pubblico, staff, volontari: tutti saranno
chiamati a prendere partenda alla ‘Baladanza’ mentre sullo schermo
scorreranno le immagini delle ‘Balagan memories’ di questa intensa
estate in cui non sono mancati momenti di riflessione sul significato
di cittadinanza, sul dialogo interreligioso, sulle ricadute sociali del
conflitto in Medio Oriente. Dopo l’apericena, con menu dedicato alla
cucina degli ebrei italiani, performance “Fuori dal Pozzo” con il
direttore del Balagan Cafè Enrico Fink, Arlo Bigazzi e Canti Erranti.
|
Immaginazione difficile |
Visitando
l'Albania di questi tempi qualcuno si stupisce di scoprire che molte
chiese sono state distrutte o danneggiate dal regime comunista dopo
secoli di tolleranza da parte dell'Impero Ottomano: chi tra gli
italiani si ricorda di un ateismo imposto per legge non troppo tempo fa
a poche decine di chilometri da noi, e di un Islam tollerante mentre
l'Europa era travagliata dalle guerre di religione e chiudeva gli ebrei
nei ghetti?
Anna Segre
Leggi
|
Natan'el al-Fayyumi |
“Guardate
parimenti, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna e le
stelle, tutte le schiere celesti, di non traviarvi prostrandovi a loro
e servendoli, poiché il Signore tuo D-o li ha assegnati a tutti gli
altri popoli che abitano sotto tutti i cieli;” (Devarim 4: 19).
In questi versi è possibile intravedere probabilmente un messaggio di
tolleranza e di pluralismo religioso nei confronti delle altre credenze
presenti nel mondo.
Francesco Moises Bassano, studente
Leggi
|
Fare e non fare |
Secondo
alcuni "si ama l'umanità in generale per non dover amare gli esseri in
particolare". Una riflessione che ha suscitato anche una considerazione
che mi ha inviato il rav Michel Monheit, il quale da Strasburgo,
telegrafico e parafrasando quella citazione con un celebre verso della
Torah, mi scrive: "Bella frase... וְאָהַבְתָּ לְרֵעֲךָ כָּמוֹךָ אֲנִי
יְקֹוָק - E amerai (per) il tuo prossimo come te stesso, Io sono il
Signore" e aggiunge "... Anche se non so come realizzare questa Mitzvà".
Ilana Bahbout
Leggi
|
|
|
|