Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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"Rabbi
dice: - Sia che una persona abbia fatto teshuvà, sia che non abbia
fatto teshuvà, il giorno di Kippur espia" (Talmud babilonese (85a). Il
Signore Benedetto - chiosa il rebbe di Kotzk - concede l'espiazione in
modo che se la persona vorrà fare teshuvà dopo Kippur, potrà fare
teshuvà facilmente senza che la impediscano le trasgressioni dell'anno
precedente. Perché in generale una trasgressione porta dietro sé
un'altra trasgressione.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Nella
giornata di ieri abbiamo condiviso molte cose. Una mi ha fatto
riflettere. Si entra nel tempo del bilancio, così si dice nelle righe
che precedono, “Kol nidré”, anche per la presenza di quelli che vengono
chiamati “avarianim”, di chi da tempo ha mollato, ma ha deciso di esser
lì. E ha deciso di esserci, perché ritiene che la pratica di fare un
bilancio lo riguardi, e che sia importante riflettere anche sul suo
percorso o di provare a capirne le ragioni e misurare se esso abbia
ancora un fondamento.
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Islam contro il fanatismo
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Un
volto all’orrore dell’Isis. Spazio sui quotidiani italiani e
internazionali all’ultimo video pubblicato dai miliziani del Califfato
in cui un uomo di origine britannica invoca, a volto scoperto,
l’insorgere dei musulmani contro l’Occidente. Proprio al mondo islamico
fa appello il filosofo francese Bernard-Henry Lévy, che dalle pagine
del Corriere della Sera, sottolinea la necessità che l’Islam moderato
continui a far sentire la propria voce contro la barbarie dei jihadisti
del Califfato. Contro chi afferma che “essere musulmani significa dare
la caccia agli ebrei, ai cristiani, agli yazidi e agli sciiti”, afferma
il filosofo, devono scendere in prima linea i “veri imam” che
ribadiscano con forza e autorevolezza che “il Corano non è questo”. Che
l’Islam è altro rispetto alla violenza che sui giornali di oggi (La
Stampa e Repubblica) ha il volto dell’inglese Abu Saeed, protagonista
dell’ultimo video degli uomini del Califfato, o come lo descrive
Adriano Sofri su Repubblica, “Il macabro rapper della morte”. In
italiano l’autobiografia di rav Israel Meir Lau (rabbino capo
ashkenazita d’Israele dal 1993 al 2003) Dalle Ceneri alla Storia
(Gangemi editore). Sopravvissuto a soli 8 anni alla barbarie nazista,
rav Lau aveva raccontato la sua storia in un libro che ora compare,
come racconta Daria Gorodisky sul Corriere, anche in italiano. A
firmare la prefazione, rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di
Roma. “Demolita la leggenda nera su Pio XII”, titola Avvenire in
riferimento alla controversa figura di papa Pacelli, cui pubblici
silenzi durante la Seconda Guerra Mondiale e nel corso della
persecuzione ebraica costituiscono per molti una ferita aperta. Su
Pacelli si è svolta la scorsa settimana, all’Università degli studi
Guglielmo Marconi di Roma, la conferenza “Pio XII e la Seconda guerra
mondiale: eventi, ipotesi e novità dagli archivi”. E sulle voci dei
protagonisti di questo incontro si sofferma Avvenire, tra cui quella
della storica Anna Foa. “Prevale storiograficamente – ha affermato Foa,
secondo quanto riporta il quotidiano – l’immagine di un’accoglienza
voluta dal basso, dai parroci, e sconosciuta e ignorata dai palazzi
pontifici. Queste tesi sono state demolite da Andrea Riccardi con la
pubblicazione del documento di Pio XII che autorizzava i conventi ad
accogliere gli ebrei”. “È una delle leggende romane più
consolidate. Vuole che il più sacro tra gli oggetti per gli ebrei, la
Menorah, cioè il candelabro d’oro a sette braccia che era davanti al
tempio di Gerusalemme, sarebbe in fondo al Tevere”. Così Fabio Isman
racconta sulle pagine romane del Messaggero la leggenda che lega il
Tevere alla Menorah portata da Tito a Roma più di duemila anni
fa. Negli anni ’30, alcuni aristocratici inglesi rimasero
stregati da Hitler, dalla sua aberrante retorica antisemita e
dall’ideologia nazista.
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YOM KIPPUR 5775
Teshuvà per la consapevolezza
“Questo
è il momento in cui ci si ritrova insieme a riflettere sul paradosso
della nostra grandezza e limitatezza, come singoli e come popolo. Il
momento in cui dobbiamo prendere atto del miracolo della nostra
esistenza, che si rinnova con continua e prodigiosa vitalità
malgrado le debolezze umane, esprimere gratitudine per questo e cercare
di meritare con il nostro comportamento 'grazia, amore e misericordia'
dall’Alto e dalle persone. Il ritorno, la teshuvà, è il tema centrale
di questi giorni e raggiunge il culmine in queste ore; è un invito a
mettere in discussione tutto quello che facciamo, come singoli e come
istituzioni”. Lo ha affermato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni
intervenendo nel Tempio Maggiore della Capitale in occasione del
digiuno dello Yom Kippur. Incentrati sul significato di teshuvà e sulle
sfide (individuali e collettive) di ogni comunità ebraica i discorsi
tenuti in molte sinagoghe d'Italia. Di grande densità, tra le altre, la
riflessione del rabbino capo di Torino Ariel Di Porto. "La differenza
fra teshuvà del singolo e della collettività - ha spiegato rav Di Porto
- si può individuare anche in alcune particolarità nella tefillàh di
Kippur: il singolo inserisce la confessione dei peccati al termine
della 'amidàh, mentre l'officiante la recita all'interno della 'amidàh,
nella quarta benedizione. La differenza è giustificata dal fatto che
per il singolo la confessione dei peccati costituisce una richiesta, e
non è consentito interrompere la 'amidàh per una richiesta personale;
la collettività invece è certa che la sua teshuvà verrà accolta, e
pertanto la recitazione della confessione dei peccati non costituisce
interruzione".
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israel museum di gerusalemme
Big Bambu, arte e coesistenza
C’è
un limbo sottilissimo tra ordine e caos, tra organizzazione e
improvvisazione, tra solidità e leggerezza. Proprio in questo spazio
infinitesimale avvengono i miracoli più incredibili, permessi
dall’equilibrio che solo un insieme di calcoli precisi e parole confuse
può creare. In questo luogo, raro e ineffabile, esiste Big Bambú,
l’ultima opera dei gemelli Starn installata nei giardini dell’Israel
Museum di Gerusalemme. Diecimila canne di bambú. Ottantamila metri di
corda da arrampicata. Venticinque arrampicatori di rocce. Sedici metri
di altezza. Sette settimane. Zero schizzi architettonici. Questi i
numeri di Big Bambú, un ammasso di canne dalle sembianze di un’enorme
partita a Shangai, che fa coesistere diverse serie di opposti in una
delle opere più accattivanti mai esposte nel celebre museo israeliano.
Simone Somekh, Pagine Ebraiche, Ottobre 2014
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Pensare il radicalismo islamico 3
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Dunque
si dà un problema, non solo formale, ovvero nominalistico, nella
definizione dei movimenti radicali di radice musulmana. Più che
domandarsi quanto questi siano effettivamente rappresentativi della
volontà della popolazione nei luoghi in cui si trovano ad operare,
fatto che rimane una variabile dipendente da molti elementi, non sempre
computabili a priori, quello che si impone a noi come quesito è quanto
possano essere considerati espressione, più o meno autentica,
dell'islamicità, varcate le soglie del XXI secolo. Ovvero, se essi ne
siano una forma verace (così dicono di sé), o se vadano considerati
come qualcosa d'altro.
Claudio Vercelli
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Nugae
- La mattina dopo |
Vorrei
che la vita fosse sempre come la mattina dopo la festa. La mattina
presto si intende, quando il sole sta ancora sorgendo, qualche
bicchiere è rimasto sulla tovaglia ormai piena di chiazze e giustamente
dormono ancora tutti tranne chi soffre – ma in questo caso anche un po'
gioisce – di insonnia mattutina. L'atmosfera è semibuia e silenziosa,
l'aria ancora densa dei profumi della cena infinita da dopo kippur, il
frigo riempito di meravigliosi avanzi perfetti per la colazione e
l'animo dal calore della famiglia e della minestrina che impersona la
velleità del tenersi leggeri dopo il digiuno in realtà già rotto con
niente meno che brioches.
Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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