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5 ottobre 2014 - 11 Tishiri 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
"Rabbi dice: - Sia che una persona abbia fatto teshuvà, sia che non abbia fatto teshuvà, il giorno di Kippur espia" (Talmud babilonese (85a). Il Signore Benedetto - chiosa il rebbe di Kotzk - concede l'espiazione in modo che se la persona vorrà fare teshuvà dopo Kippur, potrà fare teshuvà facilmente senza che la impediscano le trasgressioni dell'anno precedente. Perché in generale una trasgressione porta dietro sé un'altra trasgressione.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Nella giornata di ieri abbiamo condiviso molte cose. Una mi ha fatto riflettere. Si entra nel tempo del bilancio, così si dice nelle righe che precedono, “Kol nidré”, anche per la presenza di quelli che vengono chiamati “avarianim”, di chi da tempo ha mollato, ma ha deciso di esser lì. E ha deciso di esserci, perché ritiene che la pratica di fare un bilancio lo riguardi, e che sia importante riflettere anche sul suo percorso o di provare a capirne le ragioni e misurare se esso abbia ancora un fondamento.
 
 
Islam contro il fanatismo
Un volto all’orrore dell’Isis. Spazio sui quotidiani italiani e internazionali all’ultimo video pubblicato dai miliziani del Califfato in cui un uomo di origine britannica invoca, a volto scoperto, l’insorgere dei musulmani contro l’Occidente. Proprio al mondo islamico fa appello il filosofo francese Bernard-Henry Lévy, che dalle pagine del Corriere della Sera, sottolinea la necessità che l’Islam moderato continui a far sentire la propria voce contro la barbarie dei jihadisti del Califfato. Contro chi afferma che “essere musulmani significa dare la caccia agli ebrei, ai cristiani, agli yazidi e agli sciiti”, afferma il filosofo, devono scendere in prima linea i “veri imam” che ribadiscano con forza e autorevolezza che “il Corano non è questo”. Che l’Islam è altro rispetto alla violenza che sui giornali di oggi (La Stampa e Repubblica) ha il volto dell’inglese Abu Saeed, protagonista dell’ultimo video degli uomini del Califfato, o come lo descrive Adriano Sofri su Repubblica, “Il macabro rapper della morte”.  In italiano l’autobiografia di rav Israel Meir Lau (rabbino capo ashkenazita d’Israele dal 1993 al 2003) Dalle Ceneri alla Storia (Gangemi editore). Sopravvissuto a soli 8 anni alla barbarie nazista, rav Lau aveva raccontato la sua storia in un libro che ora compare, come racconta Daria Gorodisky sul Corriere, anche in italiano. A firmare la prefazione, rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma.  “Demolita la leggenda nera su Pio XII”, titola Avvenire in riferimento alla controversa figura di papa Pacelli, cui pubblici silenzi durante la Seconda Guerra Mondiale e nel corso della persecuzione ebraica costituiscono per molti una ferita aperta. Su Pacelli si è svolta la scorsa settimana, all’Università degli studi Guglielmo Marconi di Roma, la conferenza “Pio XII e la Seconda guerra mondiale: eventi, ipotesi e novità dagli archivi”. E sulle voci dei protagonisti di questo incontro si sofferma Avvenire, tra cui quella della storica Anna Foa. “Prevale storiograficamente – ha affermato Foa, secondo quanto riporta il quotidiano – l’immagine di un’accoglienza voluta dal basso, dai parroci, e sconosciuta e ignorata dai palazzi pontifici. Queste tesi sono state demolite da Andrea Riccardi con la pubblicazione del documento di Pio XII che autorizzava i conventi ad accogliere gli ebrei”.  “È una delle leggende romane più consolidate. Vuole che il più sacro tra gli oggetti per gli ebrei, la Menorah, cioè il candelabro d’oro a sette braccia che era davanti al tempio di Gerusalemme, sarebbe in fondo al Tevere”. Così Fabio Isman racconta sulle pagine romane del Messaggero la leggenda che lega il Tevere alla Menorah portata da Tito a Roma più di duemila anni fa.  Negli anni ’30, alcuni aristocratici inglesi rimasero stregati da Hitler, dalla sua aberrante retorica antisemita e dall’ideologia nazista.
 
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  davar
l'appello di rav lau e dello sceicco darwish
Da Israele, insieme per la pace
Una manifestazione come segnale al mondo della necessità di superare i conflitti e le tensioni religiose. Alla vigilia di Yom Kippur e della festività Id al-Adha due autorevoli voci dell'Ebraismo e dell'Islam hanno deciso di prendere posizione e lanciare, attraverso la radio israeliana, un'iniziativa per promuovere il dialogo: rav David Lau, rabbino capo di Israele, e lo sceicco Abdullah Nimar Darwish, leader e fondatore del Movimento islamico, hanno infatti fatto appello alle diverse anime religiose di Israele perché scendano insieme in piazza e si facciano promotrici del cammino verso la pace. “Nuocere alla vita della persone non è permesso da D-o e non trova nessuna giustificazione”, ha affermato rav Lau. “Sarei felice di incontrare altre autorità religiose per diffondere questo messaggio”, l'invito del rabbino capo ashkenazita.
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YOM KIPPUR 5775
Teshuvà per la consapevolezza
“Questo è il momento in cui ci si ritrova insieme a riflettere sul paradosso della nostra grandezza e limitatezza, come singoli e come popolo. Il momento in cui dobbiamo prendere atto del miracolo della nostra esistenza, che si rinnova  con continua e prodigiosa vitalità malgrado le debolezze umane, esprimere gratitudine per questo e cercare di meritare con il nostro comportamento 'grazia, amore e misericordia' dall’Alto e dalle persone. Il ritorno, la teshuvà, è il tema centrale di questi giorni e raggiunge il culmine in queste ore; è un invito a mettere in discussione tutto quello che facciamo, come singoli e come istituzioni”. Lo ha affermato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni intervenendo nel Tempio Maggiore della Capitale in occasione del digiuno dello Yom Kippur. Incentrati sul significato di teshuvà e sulle sfide (individuali e collettive) di ogni comunità ebraica i discorsi tenuti in molte sinagoghe d'Italia. Di grande densità, tra le altre, la riflessione del rabbino capo di Torino Ariel Di Porto. "La differenza fra teshuvà del singolo e della collettività - ha spiegato rav Di Porto - si può individuare anche in alcune particolarità nella tefillàh di Kippur: il singolo inserisce la confessione dei peccati al termine della 'amidàh, mentre l'officiante la recita all'interno della 'amidàh, nella quarta benedizione. La differenza è giustificata dal fatto che per il singolo la confessione dei peccati costituisce una richiesta, e non è consentito interrompere la 'amidàh per una richiesta personale; la collettività invece è certa che la sua teshuvà verrà accolta, e pertanto la recitazione della confessione dei peccati non costituisce interruzione".
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israel museum di gerusalemme
Big Bambu, arte e coesistenza
C’è un limbo sottilissimo tra ordine e caos, tra organizzazione e improvvisazione, tra solidità e leggerezza. Proprio in questo spazio infinitesimale avvengono i miracoli più incredibili, permessi dall’equilibrio che solo un insieme di calcoli precisi e parole confuse può creare. In questo luogo, raro e ineffabile, esiste Big Bambú, l’ultima opera dei gemelli Starn installata nei giardini dell’Israel Museum di Gerusalemme. Diecimila canne di bambú. Ottantamila metri di corda da arrampicata. Venticinque arrampicatori di rocce. Sedici metri di altezza. Sette settimane. Zero schizzi architettonici. Questi i numeri di Big Bambú, un ammasso di canne dalle sembianze di un’enorme partita a Shangai, che fa coesistere diverse serie di opposti in una delle opere più accattivanti mai esposte nel celebre museo israeliano.

Simone Somekh, Pagine Ebraiche, Ottobre 2014
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sorgente di vita
Vivere prima della bufera
Rari documenti in 35mm girati nel 1923 da un appassionato dilettante: una coppia di sposi, scene di vita e di vacanza in pineta e al mare, i pionieri degli sci. Quasi dimenticati in casa Della Seta per decenni i vecchi “family movies” sono stati restaurati e digitalizzati e sono oggi a disposizione di musei e  ricercatori. I momenti sereni di una famiglia ebraica romana vittima, esattamente venti anni dopo, della retata del 16 ottobre ’43 aprono la puntata di Sorgente di vita di domenica 5 ottobre.
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pilpul
Pensare il radicalismo islamico 3
Dunque si dà un problema, non solo formale, ovvero nominalistico, nella definizione dei movimenti radicali di radice musulmana. Più che domandarsi quanto questi siano effettivamente rappresentativi della volontà della popolazione nei luoghi in cui si trovano ad operare, fatto che rimane una variabile dipendente da molti elementi, non sempre computabili a priori, quello che si impone a noi come quesito è quanto possano essere considerati espressione, più o meno autentica, dell'islamicità, varcate le soglie del XXI secolo. Ovvero, se essi ne siano una forma verace (così dicono di sé), o se vadano considerati come qualcosa d'altro.

Claudio Vercelli
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Nugae - La mattina dopo
Vorrei che la vita fosse sempre come la mattina dopo la festa. La mattina presto si intende, quando il sole sta ancora sorgendo, qualche bicchiere è rimasto sulla tovaglia ormai piena di chiazze e giustamente dormono ancora tutti tranne chi soffre – ma in questo caso anche un po' gioisce – di insonnia mattutina. L'atmosfera è semibuia e silenziosa, l'aria ancora densa dei profumi della cena infinita da dopo kippur, il frigo riempito di meravigliosi avanzi perfetti per la colazione e l'animo dal calore della famiglia e della minestrina che impersona la velleità del tenersi leggeri dopo il digiuno in realtà già rotto con niente meno che brioches.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche
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