Roberto
Della Rocca,
rabbino
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La
rinnovata ricongiunzione dell’ultima parola della Torah, Israel, con la
prima parola Bereshìt, in principio, ci ricorda costantemente che
il nostro lavoro non è mai finito e che vivere è un ricominciamento
continuo.
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Dario
Calimani,
anglista
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Non
sono sicuro che Il mercante di Venezia sia un dramma univocamente
antisemita. Quel che è certo però è che la regia di Valerio Binasco
(con Silvio Orlando nei panni di Shylock) non mostra né empatia né
alcuna comprensione delle ragioni del testo (e di Shylock). Come nelle
peggiori letture di questa ‘commedia’ shakespeariana, Shylock è una
caricatura, con la sua calcata e fastidiosa pronuncia simil-yiddish e
con la kippà in testa solo quando al processo pretende la libbra di
carne, a sottolineare il carattere assolutamente ebraico, ‘religioso’,
della crudeltà e della vendetta.
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Il Memoriale della Shoah
e le immagini inedite
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“Il
Museo della Shoah così non si era mai visto. L'immagine inedita,
pubblicata dal mensile Pagine ebraiche, svela come il Museo sarà
inserito nell'area adiacente alla residenza di Mussolini. E racconta
quale sarà l'impatto anche nel contesto circostante”. Sul Corriere
della Sera Alessandro Capponi racconta, dando un'anticipazione del
numero di novembre di Pagine Ebraiche, la configurazione che avrà il
Museo della Shoah della Capitale. “'Roma avrà il suo Museo della Shoah
e la struttura, fondamentale per l'intera società italiana, troverà
sede nell'area di Villa Torlonia': è l'incipit dell'articolo di Adam
Smulevich su Pagine ebraiche – scrive Capponi - che mostra dunque anche
il futuro prossimo dell'area”. Dall'articolo di Pagine Ebraiche, il
giornalista del Corriere riprende anche le parole dell'architetto Luca
Zevi, responsabile del progetto del Museo della Shoah.
Slogan anti-immigrati, nuovi e preoccupanti alleanze in Europa,
espulsioni interne. Beppe Grillo continua la sua campagna populista
alla guida del Movimento Cinque Stelle e, al parlamento europeo, per
far rinascere il gruppo euroscettico “abbraccia con Nigel Farage il
polacco Robert Jaros Iwaszkiewicz” (Repubblica). Uno che, difendendo il
leader negazionista del suo partito Knp , affermava: “Ha semplicemente
detto che non ci sono prove che Hitler fosse a conoscenza
dell'Olocausto”. Alleanze pericolose a Bruxelles che sembrano aver
diviso i rappresentanti del Movimento in Europa. “Un passo verso destra
– scrive il Corriere della Sera - che starebbe già creando malumori tra
gli eurodeputati”.
Su Repubblica, Gabriele Isman riporta la notizia della decisione del
Museo di Auschwitz di far rimpatriare l'installazione italiana presente
al memoriale. E l'Aned, come conferma la consigliera Grazia Di Veroli,
sta già lavorando per trovare all'opera una nuova ubicazione. In merito
ai lavori sulla sezione italiana del memoriale di Auschwitz, Isman
riporta le parole di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità
ebraica di Roma: “Con la mediazione del governo – il virgolettato di
Pacifici ripreso da Repubblica - si è trovata la soluzione per quel
memoriale che, a parte una scritta di Primo Levi, nulla racconta della
deportazione italiana. Ora sarà possibile costruire un comitato con
l'Unione delle comunità ebraiche italiane per sviluppare un'opera di
narrazione sul modello di quelle che vediamo qui per altri Paesi come
la Francia”.
“Riconoscere lo Stato di Palestina?”, il quesito a cui risponde Furio
Colombo sul Fatto Quotidiano, riflettendo sulla recente mozione del
Parlamento britannico in cui si chiedeva appunto il riconoscimento
dello Stato palestinese. “I deputati inglesi hanno detto una cosa
impossibile nelle relazioni internazionali, una cosa che non ha niente
a che fare con la politica di Netanyahu – scrive Colombo - Si sono
impegnati nel riconoscimento di uno Stato che, al momento, continua a
rinnovare il proposito di distruggere l'altro Stato. Purtroppo (e senza
contare le bandiere nere dell'Isis che sventolano poco lontano) la
tragedia continua”.
“Usa, ai nazisti espulsi la pensione di Stato in cambio dell'oblio”,
titola La Stampa sul caso che ha investito gli Stati Uniti in queste
ore. Secondo le ricostruzioni dell'Associated Press, la Casa Bianca
avrebbe negoziato negli anni '70 con decine di criminali nazisti,
arrivati nel paese dopo la seconda guerra mondiale: in cambio della
loro fuoriuscita volontaria dal suolo americano e del loro silenzio, il
governo di Washington avrebbe infatti pagato laute pensioni ai
criminali nazisti (tra cui Martin Hartmann e Jakob Denzinger, ex
guardie nazista del campo di concentramento di Auschwitz ) oramai
fuori dal paese.
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su pagine ebraiche le immagini inedite
La Memoria trova casa
Villa Torlonia si fa realtà
Immagini
inedite che mostrano e consentono di visualizzare chiaramente la
collocazione del museo della Shoah nel contesto della Villa Torlonia,
articoli che ricostruiscono la complessa vicenda e un intervento
dell’architetto Luca Zevi, che firma il progetto e presenta al lettore
le caratteristiche architettoniche della sede. Il numero di Pagine
Ebraiche di novembre da oggi in distribuzione offre molti spunti di
riflessione e di conoscenza sull’iniziativa rilanciata dal sindaco di
Roma Marino, che ha annunciato la posa della prima pietra per il
prossimo 27 gennaio. Il materiale in pubblicazione è stato fra l’altro
ripreso con evidenza anche dal Corriere della Sera di stamane.
Roma
avrà il suo Museo della Shoah e la struttura, fondamentale per l’intera
società italiana, troverà sede come previsto nell’area di Villa
Torlonia. A stabilirlo, con voto unanime, il Collegio dei Soci
Fondatori del Museo riunitosi in Campidoglio a metà ottobre. “Si tratta
di una scelta che porterà la città di Roma a dotarsi di una struttura
di respiro internazionale per trasmettere la memoria di ciò che è stato
e far sì che determinate dinamiche di violenza e sopraffazione, contro
chiunque siano rivolte, non abbiano a ripetersi in futuro”, commenta il
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
Il Museo sorgerà infatti nell’area adiacente alla residenza romana di
Benito Mussolini, che a Villa Torlonia soggiornò dal 1925 al 1943 e vi
prese le decisioni più importanti che portarono il paese sull’orlo
dell’abisso e gli ebrei italiani in condizioni di totale annullamento
dei loro diritti. Ma non basta. Una sede temporanea alla Casina dei
Vallati nell’area del Vecchio Ghetto sarà aperta subito; l’esecuzione
del progetto originario di Villa Torlonia seguirà invece nei tempi più
rapidi con la posa della prima pietra per il 27 gennaio 2015, data in
cui ricorreranno i 70 anni dalla liberazione del campo di sterminio
nazista di Auschwitz Birkenau. Dopo mesi complessi e tortuosi il Museo
della Shoah di Roma prende in questi giorni la strada per la sua
definitiva realizzazione.
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l'intervento di luca zevi
Quale progetto per la Memoria
Il
“giallo” che, a partire dalla fine di luglio, ha caratterizzato la
vicenda del Museo Nazionale della Shoah di Roma si è concluso con il
migliore degli esiti, attraverso una composizione fra due posizioni che
sembravano inconciliabili e che solo grazie alla disponibilità e
all’impegno del Comune di Roma hanno potuto trovare un momento alto di
sintesi: il progetto del Museo della Shoah nell’area di Villa Torlonia
– frutto di un impegno decennale congiunto di Regione Lazio, Provincia
e Comune di Roma, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Comunità di
Roma e Associazione Figli della Shoah e giunto alla fase di
aggiudicazione della gara d’appalto per la costruzione – verrà
realizzato nei tempi più rapidi possibili; la richiesta di una sede
nella quale far vivere fin da subito questa realtà museale in fieri,
avanzata da alcuni ex-deportati, viene pienamente soddisfatta dalla
concessione della Palazzina dei Vallati in piazza 16 ottobre.
Un
“lieto fine”, che consente di tornare a ragionare serenamente sul Museo
della Shoah anche cercando di far luce sull’oggetto della contesa
estiva, oscurato dallo scontro fra argomentazioni contrapposte. In
realtà l’alternativa fra la sede prestabilita – un lotto limitrofo a
Villa Torlonia – e le alternative ventilate – un centro commerciale
all’EUR, soprattutto – non è mai esistita.
Luca Zevi, Pagine Ebraiche novembre 2014
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24 ottobre, anche in italia lo Shabbat Project
Un giorno per stare insieme
“Uno
per tutti, tutti per uno, si potrebbe così intitolare il progetto,
partito l’anno scorso dalle comunità ebraiche del Sud Africa, con il
fine di coinvolgere tutti gli ebrei in una cerchia sempre più ampia di
comunità, a vivere e osservare, tutti insieme, uno Shabbat all’anno, in
un clima di amicizia, di accoglienza e condivisione di esperienze,
emozioni e sentimenti”. Così rav Giuseppe Momigliano, presidente
dell’Assemblea rabbinica italiana, introduce sul numero di Pagine
Ebraiche di settembre lo Shabbat Project che sarà il protagonista i
prossimi 24 e 25 ottobre, un’iniziativa mondiale supportata dall’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane attraverso l’Assemblea rabbinica e il
Dipartimento Educazione e Cultura. Uno Shabbat Noach diverso da tutti
gli altri, che si apre a ricevere persone in tante e diverse comunità
ebraiche del mondo, “condividendo – continua rav Momigliano –
preparativi e progetti, dalla preparazione delle challoth,
all’organizzazione dei pasti festivi, dalla predisposizione di
attività, consone al particolare carattere dello Shabbat, che
coinvolgano nel corso della giornata tutte le diverse fasce d’età, fino
alla cerimonia conclusiva dell’havdalah”. Leggi
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israele Gerusalemme, verso l'elezione
dei nuovi rabbini capo
Verranno
eletti oggi i due nuovi rabbini capi, ashkenazita e sefardita, di
Gerusalemme. La votazione avverrà nel pomeriggio tra le 4 e le 7 (ora
israeliana) e i risultati saranno comunicati subito dopo. A esprimere
la preferenza è un'assemblea di 48 membri, che comprende 24
rappresentanti del Consiglio cittadino, 12 rappresentanti designati dal
Ministero per i servizi religiosi, e 12 rappresentanti designati da
diverse sinagoghe della città. Nell'elezione, fortemente influenzata
dalla politica, al momento sono dati per favoriti Arye Stern per la
posizione di rabbino capo ashkenazita e Shlomo Amar per quella di
rabbino capo sefardita. Rav Stern, candidato di corrente sionista
religiosa, ha ottenuto il sostegno politico del partito HaBayit
HaYehudi. Candidato per la medesima posizione, sostenuto dai partiti
haredi, rav Moshe Haim Lau, figlio dell'ex rabbino capo d'Israele
Yisrael Meir Lau e fratello dell'attuale rabbino capo di Tel Aviv David
Lau. Per quanto riguarda la parte sefardita, rav Amar ha presentato la
sua candidatura solo due settimane fa. Nonostante di corrente haredi,
il leader del partito Bayit Yehudi Naftali Bennet e il sindaco di
Gerusalemme Nir Barkat hanno deciso di sostenerlo. Secondo quanto
riporta il Jerusalem Post, la decisione sarebbe stata presa per
sfavorire gli altri candidati Shmuel Eliyahu, di corrente sionista
religiosa, e rav Haim Amsalem, sostenuto dai partiti liberali. Amar è
inoltre riuscito ad ottenere il sostegno di Shas, garantendosi una
vittoria quasi assicurata. Leggi
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qui roma
Artisti per la Memoria
Colori,
parole e musica per ricordare l'orrore del 16 ottobre 1943, data in cui
i nazisti catturarono 1023 ebrei romani per deportarli nei campi di
sterminio nazisti. È il senso dell'iniziativa “Artisti per la Memoria”
svoltasi ieri sera presso il Centro Ebraico Il Pitigliani con
esposizione di opere, letture di poesie e l'accompagnamento musicale
del violino di Marco Valabrega. Protagonisti, tra gli altri, Alice
Werblowski, Nadia Werba, Lillo Bartoloni, Eva Fisher, Ariela Bohm,
Georges De Canino e Franca Sonnino. Tra gli autori che sono stati
letti, invece, figurano Primo Levi, Edith Bruck, Anna Segre e Roberto
Piperno.
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Il Sinodo e noi |
Si
è chiusa la prima fase dei lavori del Sinodo dedicato alla famiglia.
Dopo giorni di discussioni è stata divulgata una relazione che non
nasconde i punti controversi, i dissensi e persino i voti sui singoli
punti. Due sono state le questioni più dibattute anche sui mezzi di
informazione: l’atteggiamento da tenere nei confronti degli omosessuali
e la possibilità o meno per i divorziati risposati di far parte della
comunità ecclesiale. Ovviamente si tratta di problematiche attualissime
se pensiamo alla società in cui viviamo.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Il dottor Morte |
Che
fine ha fatto il dottor Morte? Un nuovo libro cerca di fare chiarezza
(definitivamente?) sulla sorte del criminale nazista Aribert Heim: Il
dottor Morte. Storia della caccia al medico boia di Mauthausen, di
Nicholas Kulish e Souad Mekhennet, due giornalisti del New York Times
(Mondadori, pp. 300). L’ex membro delle Waffen SS, austriaco, fu medico
nei lager di Buchenwald e di Mauthausen e nel dopoguerra venne accusato
da diversi sopravvissuti di varie nefandezze, come l’asportazione di
organi a pazienti sani, la sperimentazione di veleni e farmaci sui
deportati e l’uccisione dei pazienti iniettando loro benzina nel cuore
(conservava il loro teschio come trofeo sulla sua scrivania).
Mario Avagliano
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