Uno Shabbat per stare insieme

shabbath project“Uno per tutti, tutti per uno, si potrebbe così intitolare il progetto, partito l’anno scorso dalle comunità ebraiche del Sud Africa, con il fine di coinvolgere tutti gli ebrei in una cerchia sempre più ampia di comunità, a vivere e osservare, tutti insieme, uno Shabbat all’anno, in un clima di amicizia, di accoglienza e condivisione di esperienze, emozioni e sentimenti”. Così rav Giuseppe Momigliano, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, introduce sul numero di Pagine Ebraiche di settembre lo Shabbat Project che sarà il protagonista i prossimi 24 e 25 ottobre, un’iniziativa mondiale supportata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane attraverso l’Assemblea rabbinica e il Dipartimento Educazione e Cultura. Uno Shabbat Noach diverso da tutti gli altri, che si apre a ricevere persone in tante e diverse comunità ebraiche del mondo, “condividendo – continua rav Momigliano – preparativi e progetti, dalla preparazione delle challoth, all’organizzazione dei pasti festivi, dalla predisposizione di attività, consone al particolare carattere dello Shabbat, che coinvolgano nel corso della giornata tutte le diverse fasce d’età, fino alla cerimonia conclusiva dell’havdalah”. Dopo aver ricevuto il supporto della cantante ed ex giudice di American Idol Paula Abdul, il progetto è arrivato in Italia e si sta diffondendo sui social network con dei video, un biglietto di invito per non mancare. “Tendiamo a dimenticare il valore dello Shabbat nella vita di tutti i giorni. Lo Shabbat è la chiave della sopravvivenza per la vita ebraica”, a parlare davanti alla telecamera il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni. “Quale è il segreto dietro la mia energia? Dove trovo il tempo? Io spengo il mio telefonino lo Shabbat, mi ricarico insieme al mio telefonino e poi ricomincio la settimana” confida il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. Ruth Dureghello, assessore alle politiche educative della Comunità ebraica di Roma, rievoca poi l’accensione delle candele accanto a sua figlia. Ma non solo, a lanciare la sfida, uno dei promotori dell’iniziativa, Gadi Piperno, tra i coordinatori del Dipartimento Educazione e Cultura dell’UCEI: “Venticinque ore senza internet, smartphone, tablet, televisione. Venticinque ore di vita vera, famiglia, amici e tanto Am Israel Chai “. Sfida accettata anche dal giornalista David Parenzo: “Non si poteva rifiutare l’invito a fare lo Shabbat mondiale. Non potevo sottrarmi a questa chiamata” e il cantante Raiz che promette piatti succulenti da degustare. Elvira Di Cave, primario ortopedico, sottolinea la difficoltà di poter osservare integralmente la giornata di riposo date le urgenze che sopraggiungono sul lavoro: “Sono riuscita a fare Shabbat durante un Viaggio della Memoria ad Auschwitz con dei ragazzi, un momento esemplare di bellezza e delicatezza”. Il messaggio viene trasmesso di padre in figlio: rav Alberto Funaro ricorda come sul Talmud sia scritto che se tutti gli ebrei osservassero per due volte di seguito Shabbat, arriverebbe il Mashiach, il Messia. Daniel Funaro dal’altro canto spiega: “Questa è l’opportunità per far vedere che non sappiamo solo difendere i nostri valori ma anche viverli”. Tanti e diversi i video diffusi, da Georges De Canino a Milly Arbib, da Hamos Guetta a Daniel Di Porto, fino al giovanissimo Moise Di Veroli, ex partecipante di Masterchef junior che armeggiando davanti ai fornelli illustra come determinati piatti dopo essere scaldati sulla plata riescano a guadagnare più sapore: “Forse la mancanza di azione dello Shabbat dà più valore alle cose”. Un invito a tutti per “Keeping it together”.

Rachel Silvera, twitter @rsilveramoked

(21 ottobre 2014)