La Memoria trova casa
Villa Torlonia si fa realtà

villa TorloniaImmagini inedite che mostrano e consentono di visualizzare chiaramente la collocazione del museo della Shoah nel contesto della Villa Torlonia, articoli che ricostruiscono la complessa vicenda e un intervento dell’architetto Luca Zevi, che firma il progetto e presenta al lettore le caratteristiche architettoniche della sede. Il numero di Pagine Ebraiche di novembre da oggi in distribuzione offre molti spunti di riflessione e di conoscenza sull’iniziativa rilanciata dal sindaco di Roma Marino, che ha annunciato la posa della prima pietra per il prossimo 27 gennaio.
Il materiale in pubblicazione è stato fra l’altro ripreso con evidenza anche dal Corriere della Sera di stamane.

Roma avrà il suo Museo della Shoah e la struttura, fondamentale per l’intera società italiana, troverà sede come previsto nell’area di Villa Torlonia.
A stabilirlo, con voto unanime, il Collegio dei Soci Fondatori del Museo riunitosi in Campidoglio a metà ottobre. “Si tratta di una scelta che porterà la città di Roma a dotarsi di una struttura di respiro internazionale per trasmettere la memoria di ciò che è stato e far sì che determinate dinamiche di violenza e sopraffazione, contro chiunque siano rivolte, non abbiano a ripetersi in futuro”, commenta il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. Il Museo sorgerà infatti nell’area adiacente alla residenza romana di Benito Mussolini, che a Villa Torlonia soggiornò dal 1925 al 1943 e vi prese le decisioni più importanti che portarono il paese sull’orlo dell’abisso e gli ebrei italiani in condizioni di totale annullamento dei loro diritti.
Ma non basta. Una sede temporanea alla Casina dei Vallati nell’area del Vecchio Ghetto sarà aperta subito; l’esecuzione del progetto originario di Villa Torlonia seguirà invece nei tempi più rapidi con la posa della prima pietra per il 27 gennaio 2015, data in cui ricorreranno i 70 anni dalla liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz Birkenau. Dopo mesi complessi e tortuosi il Museo della Shoah di Roma prende in questi giorni la strada per la sua definitiva realizzazione.
Incertezze e possibili colpi di scena sul futuro del Museo erano emersi ad agosto con la pubblicazione sulla stampa quotidiana di indiscrezioni che prospettavano l’abbandono di Villa Torlonia per un prossimo trasferimento del Museo nell’ambito di alcuni spazi commerciali in via di dismissione nel quartiere Eur. Un progetto di cui il presidente della Fondazione Museo della Shoah Leone Paserman avrebbe poi detto di essere stato informato tardivamente e in maniera sommaria.
Sono seguite settimane di tensioni e di confronto nell’abito delle realtà ebraiche italiane e nei rapporti fra la presidenza della Comunità di Roma e gli attori istituzionali protagonisti della realizzazione del Museo. Tenuto conto del danno erariale che avrebbe potuto comportare l’abbandono del progetto di Villa Torlonia, area per la quale il Comune aveva già stanziato 15 milioni di euro, acceso un mutuo di 21 dalla Cassa depositi e prestiti e ottenuto una deroga al patto di stabilità non utilizzabile altrimenti, il sindaco Marino ha proposto l’apertura di una sede provvisoria nella Casina dei Vallati, struttura messa gratuitamente da Roma Capitale, unitamente all’avvio nei tempi più stretti del cantiere – una volta assegnato il bando esecutivo – a Villa Torlonia. “Una proposta nuova e importante. Un gesto generoso da parte del sindaco Marino che mette a disposizione un immobile comunale”, ha affermato Gattegna al termine della riunione. “La riunione è andata alla grande”, ha confermato il presidente della comunità romana Riccardo Pacifici, salvo poi mettere all’Ordine del giorno del successivo Consiglio le sue dimissioni dal Consiglio della Fondazione Museo della Shoah oltre all’ipotesi di distacco della Comunità dall’Unione. Lo stesso Consiglio ha poi votato a maggioranza una mozione in cui si esprimeva apprezzamento “per la proposta operativa del sindaco Marino” e per la disponibilità della Casina dei Vallati “quale sede della Fondazione” e in cui si invitava il presidente a ritirare le dimissioni, mentre il confronto sulle relazioni con l’Unione è stato accantonato.
Sulla base di un rinnovato clima di unità e cooperazione, il Museo si avvicina quindi alla realtà e nell’area delle Opinioni l’architetto e consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Luca Zevi, che ha firmato il progetto del Museo, afferma che l’opera si proietta verso l’impegno educativo. Riguardo al dibattito di queste settimane, Zevi rileva inoltre la sottovalutazione “che ha fatto pronunciare disinvoltamente frasi come ‘l’importante è il contenuto, l’edificio è indifferente’, quando trent’anni di elaborazione progettuale proprio in questo campo – da Washington a Berlino a Gerusalemme, per citare solo i casi eclatanti – hanno dimostrato in maniera inoppugnabile la complementarietà inevitabile fra messaggio espositivo e organismo architettonico che non soltanto lo ospita, ma vi contribuisce in maniera decisiva”.

Adam Smulevich da Pagine Ebraiche novembre 2014

(21 ottobre 2014)