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27 ottobre 2014 - 3 Cheshvan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
“Essere o non essere”, questo non è il problema. In questi giorno ci si interroga spesso sulla questione di “Chi è Ebreo?”, anche sulla scia di recenti pubblicazioni sul tema. Rispondere a questa domanda è, a mio modesto avviso, piuttosto semplice: “Chi è ebreo?”, fa parte del popolo ebraico chi è figlio di madre ebrea. Ebrei si nasce o si diventa attraverso il Ghiur. Ma ebrei si resta, anche dopo generazioni di abbandono, come si è visto nel secolo breve, sia per il male che per il bene, sia per la morte che per la vita. Un ebreo resterà sempre un ebreo. Un ebreo rappresenta, simboleggia, proclama il proprio essere ebreo persino malgrado se stesso.
 
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Anna
Foa,
storica
Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha ieri deposto una corona di fiori in commemorazione delle 43 vittime palestinesi di Kfar Kassem. “Qui è stato commesso un crimine terribile” ha detto durante la commemorazione. Il massacro è stato commesso nel 1956, il giorno d’inizio della campagna del Sinai. I palestinesi, che stavano tornando dal lavoro ignari che il coprifuoco fosse stato anticipato, furono uccisi da una pattuglia israeliana vicino al loro villaggio, sulla frontiera giordana. L’episodio suscitò un’ondata violentissima di indignazione nel paese. Ben Gurion ne riferì alla Knesset, che tenne un minuto di silenzio.
 
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La svolta di Reuven Rivlin
Pur se in poche righe sono numerose le testate che riprendono oggi il gesto del Capo dello Stato israeliano Reuven Rivlin, che si è recato a Kafr Qassem, sulla lapide che ricorda i 49 palestinesi uccisi da un reparto della Guardia di frontiera israeliana il 29 ottobre 1956. Gli autori della strage vennero processati e subirono condanne pesanti e, come ha detto Rivlin durante la commemorazione “Qui ha avuto luogo un crimine terribile. Ci fu un ordine illegale, su cui sventolava una bandiera nera. Dovremo educare le generazioni future, e trarre le lezioni necessarie”. Polemizzando a distanza con la destra radicale ebraica Rivlin ha riconosciuto che “la popolazione araba in Israele ha sofferto per anni di discriminazione”. (Repubblica) Il Quotidiano Nazionale scrive che con “un gesto senza precedenti nella storia d’Israele, il capo dello Stato, Reuven Rivlin (Likud), ha chinato ieri la testa e deposto una corona di fiori a Kafr Qassem, località araba nel centro del paese”, concetto ripreso anche da Messaggero, Secolo XIX e Gazzetta dello Sport.

Furio Colombo, sul Fatto Quotidiano, scrive di Non era una donna, era un bandito, il libro (Cierre edizioni) in cui Livio Isaak Sirovich ricostruisce e racconta la storia di Rita Rosani, unica ragazza della Resistenza a ricevere una medaglia d’oro al valor militare. Dopo aver pubblicato a settembre una cronaca dell’evento con cui Rita Rosani (nata Rosenzweig) è stata ricordata a Verona nell’anniversario della sua morte – cronaca segnalata da Colombo nel suo articolo – il numero di novembre di Pagine Ebraiche, in distribuzione in questi giorni, dedica un approfondimento proprio a Rita Rosani e a Non era una donna, era un bandito. Furio Colombo ne scrive: “Il libro è un fitto cespuglio di storie, memorie e documenti scrupolosamente cercati e scrupolosamente trovati, che si diramano lungo vari percorsi di vita ebraica, italiana ed europea. Rita è al centro di questo intensa circolazione di vita, che diventa, quasi all’improvviso, una grande trappola di morte. E, mentre è ancora una ragazzina che si diverte a fabbricare e regalare bambole di pezza, improvvisamente diventa una resistente, diventa un soldato forte e tenace. Combatte e la uccidono, non in combattimento, ma come esecuzione, per mano italiana, di una ragazza italiana gravemente ferita. Dobbiamo molto a questo libro. E dobbiamo molto a Rita Rosenzweig, e alle italiane come lei.”
 
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  davar
iSRAELE
L'inverno caldo della Knesset
Passare indenne la sessione invernale della Knesset sarà per il primo ministro Benjamin Netanyahu un successo. Oggi, infatti, ripartono i lavori del parlamento israeliano e tutti i principali quotidiani nazionali prevedono mesi turbolenti per la coalizione di governo. A metterne alla prova la tenuta, alcuni progetti di legge considerati controversi: la riforma del sistema delle conversioni all'ebraismo, una proposta per superare le decisioni dell'Alta Corte nel caso in cui annullino alcune leggi, l'introduzione di nuovi provvedimenti legati all'immigrazione irregolare. E sullo sfondo, la non scontata approvazione della legge di bilancio 2015. Se quest'ultima non dovesse passare – termine perentorio per l'approvazione, marzo 2015 – la Knesset dovrà sciogliersi e si andrà a nuove elezioni. Un'ipotesi al momento poco probabile ma il cammino dei prossimi mesi sarà decisivo per capire se Netanyahu riuscirà a tenere serrati i ranghi. Viste poi alcune incrinature tra i suoi, registrate nel corso del conflitto estivo con Hamas nella Striscia di Gaza.
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IL SUCCESSo ITALIANO DEL PROGETTO
Uno Shabbat per tutti
Dopo il successo della prima edizione dello Shabbat Project in Sudafrica, quest’anno il format ha preso una piega globale: più di 3000 persone si sono date appuntamento a Londra per preparare ed impastare le challoth, il pane del sabato. Miami ha raggiunto 4500 partecipazioni, Buenos Aires 4000. Shabbat Project ha una missione chiara: tutti gli ebrei delle diverse comunità sono stati invitati lo scorso 24-25 ottobre a rispettare lo Shabbat insieme, keeping it together. Un’occasione che 65 stati e 465 città hanno deciso di non lasciarsi sfuggire. L’Italia ebraica non è stata da meno con cene, pranzi, attività per bambini, lezioni, accensione delle candele che hanno coinvolto centinaia di persone. A fare il bilancio, Gadi Piperno, tra i coordinatori del Dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: “La Comunità di Roma si è data da fare per promuovere l’iniziativa, con la diffusione di video-inviti di diversi esponenti, dal rabbino capo Riccardo Di Segni, al presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici. Al Tempio Bet Shalom è stato organizzato un pranzo con ragazzi diversamente abili di Kaftor vaferach. Mentre venerdì sera all’Oratorio di Castro di via Balbo c’è stata una cena. Il Bet Michael ha inoltre registrato una partecipazione alle funzioni il 30% più alta del solito”. Cena di Shabbat di successo anche al Tempio Centrale di Milano, il giorno dopo al Centro Noam hanno presenziato alle lezioni oltre 200 persone. “Un riconoscimento – continua Gadi Piperno – deve essere sicuramente dato alle comunità più piccole che hanno partecipato con entusiasmo all’iniziativa. Torino, Livorno e Bologna hanno potuto contare sul contributo dell’Ugn, l’Ufficio giovani nazionale che ha animato il pomeriggio con attività per bambini. A Venezia si sono preparate le challot, a Napoli sono arrivati partecipanti anche da San Nicandro, Cosenza e Reggio Calabria. Nel tempio di Trieste ci sono state il doppio delle persone rispetto ad uno Shabbat abituale. A Padova, pur di essere presenti alcuni hanno soggiornato in albergo”. “Dopo aver registrato l’entusiasmo generale, da Bologna a Genova – conclude Piperno – abbiamo già la data del prossimo Shabbat Project. Ci ritroveremo il prossimo 23-24 ottobre 2015″.
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inFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION
Raccontare l'ebraismo italiano

Nuovi collaboratori dagli USA
Raccontare al mondo l’Italia ebraica, le sue storie, i valori che la più antica comunità della Diaspora testimonia. Con questi intenti prendeva il via, poco più di sei mesi fa, l’edizione internazionale di Pagine Ebraiche, ogni lunedì mattina nelle caselle di posta di giornalisti, rappresentanti delle istituzioni ebraiche, semplici lettori dagli Stati Uniti alla Francia, dal Regno Unito a Israele. L’inglese, yiddish degli anni Duemila, la lingua prevalente della pagina, che si arricchisce in queste settimane di una collaborazione speciale, quella del Muhlenberg College della Pennsylvania. Protagonisti, gli studenti del corso dedicato alla cultura ebraica italiana e alla Shoah nella letteratura offerto dal Dipartimento di Lingue e tenuto dal professor Daniel Leisawitz. Questa settimana le studentesse Sabina Muccigrosso e Jazmine Pignatello firmano la traduzione dell’intervento dello storico David Bidussa che riflette su come sia possibile trasmettere la memoria e il significato di quanto avvenne negli anni più bui della storia d’Europa alle nuove generazioni. Come di consueto, inglese ma non solo inglese. Per la sezione Bechol Lashon, viene raccontata in francese la prima campagna contro l’incitamento all’odio avviato da Unione degli studenti ebrei di Francia, SOS Razzismo, il Movimento contro il razzismo e per l’amicizia tra i popoli (MRAP) e la Lega internazionale contro il razzismo e l’antisemitismo (Lycra), con il sostegno di Google. E un passo importante per affermare come le conseguenze dell’odio perpetrato a livello di Stato sovrano non possano godere di impunità è stato sancito questa settimana dalla Corte costituzionale italiana, che ha dichiarato come il principio di immunità degli Stati rispetto alle cause civili non si applichi ai crimini contro l’umanità e crimini di guerra, restituendo ai tribunali della Repubblica la giurisdizione sugli atti compiuti dalla Germania in Italia durante la seconda guerra mondiale, come viene spiegato al pubblico internazionale.
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QUI PARMA
Adei Wizo, al premio letterario  il nuovo filone giallo israeliano
Per l'Adei Wizo, l'associazione che rappresenta le donne ebree d'Italia, è un po' un fiore all'occhiello, l'occasione per aprirsi ai bibliofili con proposte letterarie di prim'ordine che affrontino sia i temi dell'identità ebraica sia il meglio di quello che la letteratura israeliana è attualmente in grado di esprimere. Giunto alla quattordicesima edizione, il premio intitolato alla memoria di Adelina Della Pergola arriva quest'anno a Parma in collaborazione con la locale Comunità ebraica. Appuntamento per mercoledì 29 ottobre, presso il Salone Maria Luigia della Biblioteca Palatina. Una cornice tra le più prestigiose della città emiliana che vedrà, adeine e non, rendere omaggio alla bravura di Dror Mishani, scrittore la cui ultima prova – Un caso di scomparsa (ed. Guanda) – ha subito raccolto numerosi consensi. A Mishani è andato il maggior numero di voti della giuria selezionatrice coordinata da Maria Modena. A seguire, in graduatoria, i volumi Quel che resta della vita (ed. Feltrinelli) di Zeruya Shalev e Traducendo Hannah (ed. Giuntina) di Ronaldo Wrobel.
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pilpul
 Oltremare - Il posto della cucina
Quando si dice che intorno alla tavola si costruiscono le amicizie e le alleanze più forti, forse si dice il vero. Ma nella mia vita non è a tavola che succedono le cose davvero importanti. È un passo prima: in cucina. Prima di tutto in casa, ma anche in cucine più grandi e frequentate da molte persone contemporaneamente. Sono cresciuta a metà fra Torino e Venezia, e provo una fitta di nostalgia ogni volta che penso alle meraviglie culinarie di semplicità estrema ed estrema bontà che escono dalla cucina del Cuore e Concordia (il centro sociale veneziano). Ogni anno al seder di Pesach, il menù fisso giustamente da secoli è uno dei segreti meglio conservati dell’Italia ebraica. Ma è ovvio a chiunque si affacci nella cucina, che tutta quella bontà è fatta tanto dal cibo quanto dalle mani, dalle storie e dalle chiacchiere che annualmente riempiono quella cucina.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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Torino, al Salone gusto di Israele
Mi hanno chiamato e io ho sentito la chiamata esattamente nel momento in cui la vocazione al martirio si è risvegliata nei miei precordi e mi è preso un prurito alle mani incontrollabile: all’assalto della cucina comunitaria, mi sono detta, usurpazione degli spazi delle buone signore dell’Adei, sicuramente disperate per l’invasione. Al telefono: “C’è un gruppo di ebrei israeliani e americani e altro venuti per il salone del Gusto a Torino. Vogliono fare una cena venerdì sera in comunità, puoi dar loro una mano suggerendo qualche piatto della cucina ebraica italiana?”. Questo mi dicono, e io accetto, obbediente perché curiosa di tuffarmi in questo clima internazionale, dentro alimenti, cibi, e pentolame vario, ma non nel Salone Slow Food, che da tanti anni non sopporto, per motivi  profondi che non rivelo, ma anche perché la pazza folla masticante, blaterante e sgomitante non mi sconfinfera proprio più. Uno dei membri del gruppo eterogeneo che andrò a incontrare, mi telefona dicendomi che sarà cucina di carne e non di latte, come mi avevano preannunciato e per cui mi ero preparata, anche spiritualmente. Andranno, mi dice, in delegazione al mercato di Porta Palazzo, oramai in mani, diciamo così per farla breve, poco consone al sionismo e acquisteranno le derrate necessarie. Il giovane si chiama Hedai, per questo lo ricordo, per il suo entusiasmo saltereccio e quel Dai, che avrebbe dovuto rispettare un po’ di più. Lo so persino io che vuole dire Basta in ebraico.

Roberta Anau
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