…commemorazione

Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha ieri deposto una corona di fiori in commemorazione delle 43 vittime palestinesi di Kfar Kassem. “Qui è stato commesso un crimine terribile” ha detto durante la commemorazione. Il massacro è stato commesso nel 1956, il giorno d’inizio della campagna del Sinai. I palestinesi, che stavano tornando dal lavoro ignari che il coprifuoco fosse stato anticipato, furono uccisi da una pattuglia israeliana vicino al loro villaggio, sulla frontiera giordana. L’episodio suscitò un’ondata violentissima di indignazione nel paese. Ben Gurion ne riferì alla Knesset, che tenne un minuto di silenzio. Gli ufficiali che avevano ordinato di sparare furono processati e condannati a pene fra sette e diciassette anni, ma dopo tre anni furono amnistiati. Il giudice che emanò la sentenza non solo definì l’ordine illegittimo, ma definì anche la natura di tale illegittimità: “L’illegittimità palese è come un drappo nero che sventola al di sopra dell’ordine dato, ammonendo: “vietato!”.
Kfar Kassem è rimasto nella memoria palestinese come una ferita aperta. Ieri un Presidente ha per la prima volta pubblicamente commemorato questo episodio, riprendendo proprio le parole di quel giudice: “Ci fu un ordine illegale su cui sventolava una bandiera nera. Dobbiamo educare le generazioni future e trarne le dovute conseguenze”. Il cammino della riconciliazione passa anche attraverso la restituzione della memoria.

Anna Foa, storica

(27 ottobre 2014)