Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Gli
attentati delle ultime settimane, compiuti a Gerusalemme, sono una
costante fonte di lacrime e dolore perché ogni ora che passa consegna
alla morte uno dei feriti gravi. Posso permettermi il terribile lusso
giornalistico di non contare i morti perché non offro la precisione
delle notizie, quanto piuttosto il dramma di una riflessione tra il
numero ed il dolore di tutte le vittime. Tre di queste erano una bimba
di tre mesi, Chaia Zissel Baruch zl, una ventiduenne, Karen
Yemima Musqara zl, ebrea discendente di anusim, ebrei divenuti
cristiani con le persecuzioni dell’Inquisizione Spagnola iniziate
cinque secoli fa ed un poliziotto druso, Jedan Assad zl di trentotto
anni.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Non
si può più sopportare. Non è ammissibile ed è segno della permanenza
inquietante di un antisemitismo sottotraccia. Parlo della continua,
reiterata, intramontabile affermazione che si legge costantemente nelle
biografie di personaggi di rilievo che hanno la ventura di essere
ebrei. Ma non lo sono mai. Sono sempre “di origine ebraica”, oppure “di
origini israelitiche”. Ripeto: nonostante non si tratti di per sé di un
insulto, è un linguaggio reticente che non è accettabile. Non esiste,
infatti, una reciprocità.
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Gli applausi di Grossman |
David
Grossman torna protagonista in Italia. Il Corriere della Sera dedica al
celebre scrittore israeliano – che il prossimo 13 novembre aprirà a
Milano il festival letterario BookCity – la copertina del settimanale
Sette: all’interno, una lunga intervista, firmata da Alessandro Vigna,
presenta l’ultimo libro di Grossman, Applausi a scena vuota (Mondadori)
di cui Repubblica riporta una breve anticipazione. “Il protagonista è
Dova’le, diminutivo di Dov che in ebraico significa orso, ed è un
comico – scrive nella sua recensione su Repubblica Wlodek Goldkorn – Ma
è un comico sgraziato, scorbutico, talvolta pericoloso per gli altri,
come può essere appunto un orso”. Attraverso Dova’le, Grossman racconta
se stesso e la realtà israeliana, su cui si sofferma a lungo nel corso
dell’intervista al Corriere. Rispetto al conflitto, parla di
un’armatura di cinismo che avvolge israeliani e palestinesi, ormai
scettici su una prospettiva di pace. “Il primo, e il peggiore, esempio
di questo – afferma Grossman – è il nostro primo ministro, Benjamin
Netaniahu. Persona di talento, ma senza visione, concentrata solo sul
prevenire la guerra. L’incapacità di credere in una situazione migliore
è rinizio della sconfitta”. Ancora sul conflitto, a causa del quale
Grossman ha perso un figlio, lo scrittore suggerisce come via per
combattere il fanatismo di Hamas e il suo successo a Gaza, la
possibilità di trovare un accordo in Cisgiordania. “Hamas agisce in
modo brutale verso gli stessi palestinesi – afferma il romanziere –
Possiamo stemperare il sostegno che riceve, se i palestinesi della
Striscia vedono che quelli della Cisgiordania ottengono buone
condizioni di vita. Se non vicano più dentro l’ombra dell’occupazione,
se i loro figli possono crescere meglio, se la prosperità è una realtà
possibile!”.
Rimanendo in tema rispetto alle questioni mediorientali, Israele ha
appreso che la Corte Penale Internazionale non si occuperà del caso
Mavi Marmara, l’episodio che nel 2010 vide coinvolti gli attivisti di
una delle navi della Freedom Flottilla e le forze armate israeliane.
Nove persone, di nazionalità turca, rimasero uccise nello scontro,
aprendo una crisi diplomatica tra Israele e Turchia,come ricorda la
Stampa. Avvenire, invece, parla dell’impegno del primo ministro
Netanyahu a mantenere la calma a Gerusalemme, sconvolta nelle ultime
settimane da rivolte e da due attentanti, uno compiuto lo mercoledì
contro su cui, come racconta l’Osservatore Romano, è arrivata la
condanna del segretario Usa John Kerry. Il Monte del Tempio, o Spianata
delle Moschee, è il luogo a più alta tensione. “Netanyahu ha parlato
ieri con il re di Giordania Abdallah – scrive Avvenire, che – ribadendo
l’impegno di Israele a ‘non modificare lo status quo’ che impedisce
agli ebrei di pregare sulla Spianata, come invece vorrebbe la destra
religiosa”. Ancora su Israele, Fabio Scuto sul Venerdì di Repubblica
racconta il mondo haredi israeliano, prendendo spunto dal recente
rifiuto di alcuni ultraortodossi di sedersi accanto a delle donne su di
un volo della compagnia El Al. Nell’articolo, che non sembra voler
approfondire la complessità del mondo Haredi, diverse inesattezze. Tra
cui l’affermazione che gli ultraortodossi rappresenterebbero un terzo
della popolazione israeliana mentre i dati parlano del 10%.
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QUI NAPOLI
Comunità ebraica in mostra
150 anni di identità e storia
Dall’infamante
editto di espulsione promulgato dai regnanti spagnoli alla scintilla
che tornò a brillare tre secoli dopo grazie alla famiglia Rothschild,
dall’incubo nazifascista ai nuovi progetti di futuro. Traccia un raggio
ampio la mostra “La Comunità Ebraica di Napoli, 1864 – 2014: 150 anni
di storia” che si inaugura mercoledì 12 novembre nella città partenopea
(la sede è quella, altamente simbolica, della Biblioteca Nazionale) con
il sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della
Regione Campania, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della
Fondazione Beni Culturali Ebraici. Curata da Giancarlo Lacerenza del
Centro di Studi Ebraici L’Orientale, la mostra – con un secondo momento
espositivo in programma presso l’Archivio di Stato (14 gennaio-28
febbraio) – si sviluppa per ambiti tematici e si apre con l’esposizione
di arredi liturgici e varia documentazione a stampa che dal
Quattrocento ci porta fino all’avvento in città della celebre famiglia
di banchieri cui si deve, nel 1821, l’avvio di una vera e propria
rinascita ebraica. Furono infatti i Rothschild a prendere per primi in
affitto i locali di via Cappella Vecchia dove ha ancora oggi sede la
sinagoga e a fondare un ospedale israelitico a Porta Posillipo. I
pannelli successivi illustrano invece la vita culturale e religiosa
della Comunità (quella formalmente istituita nel 1864) insieme alle
grandi avventure commerciali dei suoi protagonisti: il primo negozio in
città di battitura e scrittura a macchina The Empire, della famiglia
Soria (nell'immagine), la prima sala cinematografica di Mario Recanati,
la Fabbrica di Biancheria Finissima Salvadore Campagnano, il Setificio
Sinigallia, la ditta Samia o la Pace Cagli. Rilievo viene inoltre dato
ai documenti sulla famiglia Ascarelli con riferimento particolare alla
figura di Giorgio, fondatore nel 1926 dell’Associazione Calcio Napoli.
Soddisfazione è espressa dal presidente della Comunità ebraica
Pierluigi Campagnano: "Questa mostra - afferma - è il coronamento di un
percorso iniziato lo scorso anno con la visita del presidente
Napolitano a Villa Pignatelli in occasione delle celebrazioni della
Giornata Europea della Cultura Ebraica. Un ringraziamento va al dottor
Lacerenza per la qualità e l'intensità del suo lavoro. Il risultato che
si è ottenuto è infatti egregio, grazie anche all'aiuto dei volontari
che ci hanno dato una mano". Mercoledì, al suo fianco, anche il
consigliere UCEI Sandro Temin.
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israele - la visita del ministro degli esteri ue
Mogherini e il ruolo dell'Europa
È
necessario e urgente che riprendano i colloqui di pace. Questo il
messaggio portato dell'Alto rappresentante della politica estera
dell'Unione Europea Federica Mogherini al primo ministro di Israele
Benjamin Netanyahu. Come sua prima missione diplomatica nelle vesti di
Lady Pesc, Mogherini ha infatti deciso di visitare Israele e la
Striscia di Gaza, cercando di rilanciare il ruolo dell'Europa in
possibili negoziati tra le due parti. “Sembra poterci essere la volontà
politica di riaprire i colloqui di pace e fare in modo che questi
colloqui portino a risultati concreti”, ha dichiarato Mogherini che ha
condannato i recenti attacchi terroristici a Gerusalemme. A riguardo,
di questa mattina la notizia della morte di Shalom Ba’adani,
diciassettenne studente di yeshiva, investito nella Capitale israeliana
mercoledì scorso da un terrorista palestinese (ieri invece i funerali
dell'altra vittima, Jedan Assad). A Gerusalemme, la tensione resta alta
e in merito si è espresso anche il rabbino capo sefardita di Israele
Itzhak Yosef. “ Gli ebrei non devono andare al Monte del Tempio e
provocare i terroristi arabi”, ha dichiarato rav Yosef, secondo quanto
riportano i siti di informazione israeliani. Sulla questione, il
premier Netanyahu si è impegnato a “mantenere lo status quo del luogo”
mentre su Gerusalemme ha voluto ribadire a Mogherini che “non è un
insediamento ma la nostra capitale”.
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memoria - a trieste il laboratorio
Rendere giustizia al passato
Ristabilire
la Memoria significa lavorare per un futuro migliore, ma anche rendere
giustizia. Nell’estrema ricchezza di esperienze e testimonianze che
stanno emergendo nel convegno interdisciplinare Il valore del ricordo.
La perdita dei beni e la Memoria, che giunge oggi alla sua giornata
conclusiva, si è discusso di cultura della Memoria anche nei suoi
fondamentali risvolti economici e sociologici.
È toccato al direttore scientifico del Centro di documentazione ebraica
contemporanea Michele Sarfatti, mettere in luce quanto il lavoro
riparatorio del legislatore, anche quando animato dalle migliori
intenzioni, per raggiungere un risultato deve essere necessariamente
supportato da una solida base di conoscenza storica e sociale.
Attraverso l’esempio delle norme, rimaste in larga misura lettera
morta, che attribuiscono all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane i
beni degli ebrei morti senza eredi nelle persecuzioni e nello
sterminio, lo storico ha posto in evidenza il problema di dare
effettiva applicazione di processi delicatissimi che non possono essere
esclusivamente affidati alla gestione delle macchina
dell’amministrazione statale.
La sua relazione (I beni sottratti agli ebrei in Italia nel 1938-1945 e
la Commissione Anselmi del 1998-2001) ha affrontato temi che non sono
solo di particolare interesse per gli ebrei italiani, ma dell’intera
società italiana là dove si intende generare una nuova consapevolezza
di quello che è stato e di trasmettere attraverso le generazioni quel
patrimonio di conoscenze che deve essere posto a garanzia della
democrazia e della società civile.
Nel corso della giornata, fra i tanti interventi di questo importante
spazio di confronto sui temi della Memoria, fortemente voluto dallo
storico Giacomo Todeschini, dell’Università di Trieste e coordinato
nella sua seconda giornata da Alessandro Treves, della Scuola superiore
di studi avanzati di Trieste, Roberto Spazzali dell’Istituto regionale
per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia e
Gloria Nemec, dell’Istituto regionale per la cultura istriana, lo
spettro dei temi trattati si è ulteriormente allargato rispetto ai
vasti orizzonti già delineati nella precedente giornata dei lavori.
(nell’immagine il tavolo dei relatori durante l’intervento di Michele Sarfatti)
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memoria - a trieste il laboratorio
Il dolore della perdita
Appartenenze:
Proprietà e beni in senso lato, materiali e immateriali. Di questo si è
parlato per tutto il pomeriggio durante la terza sessione, moderata da
Marta Verginella dell’Università di Lubiana (Slo), della prima giornata
al convegno internazionale “Il valore del ricordo. La perdita dei beni
e la memoria” in corso a Trieste presso il Magazzino delle Idee.
Partendo dalle vicende vissute in città, attraverso l’analisi fatta
dallo storico Franco Cecotti sui beni abbandonati dai “regnicoli”, i
cittadini di lingua italiana provenienti dal Regno d’Italia, e
spostandosi poi nella ex Yugoslavia con il racconto dell'antropologa
Nina Vodopivec delle lacerazioni vissute dalla popolazione. Leggi
QUI ROMA - L'APPELLO DEL RAV DI SEGNI
“L'Unione Europea si impegni per tutelare i diritti religiosi"
Un
fermo appello perché l'Unione Europea si impegni contro ogni forma di
pregiudizio e per la tutela dei diritti religiosi. A lanciarlo il
rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni in occasione di un incontro con
il leader del Partito Popolare a Bruxelles Manfred Weber e con il suo
vice Antonio Tajani. "Le questioni su cui la comunità ebraiche vogliano
sensibilizzare l'Unione Europea – ha affermato il rav – sono l'aumento
dell'antisemitismo in Europa e le minacce che vengono da varie fonti
alla libertà religiosa. Mi riferisco in particolare agli attacchi alla
circoncisione e alla macellazione rituale. Sono attacchi mirati alle
comunità islamiche che però si ritorcono anche contro gli ebrei”.
Tra gli eventi che nel recente passato hanno suscitato maggiore
preoccupazione il voto dell'assemblea parlamentare del Consiglio
d'Europa (ente consultivo con grande influenza sui vertici della UE)
che, in un documento approvato a larga maggioranza nell'ottobre 2013,
aveva messo sullo stesso piano la pratica della circoncisione alle
mutilazioni genitali femminili.
“Una decisione molto grave e allarmante. Ad essere violato – si era
espresso allora rav Di Segni – è un rapporto di fiducia millenario tra
l’Europa e le religioni ebraica e musulmana con il superamento di
limiti che, anche nei momenti più bui, non stati toccati. All’origine
vi è una totale incomprensione dei diritti religiosi”.
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Libri di carta e doppie identità |
“Forse
un giorno noi ebrei, per poter leggere durante lo Shabbat e le feste,
resteremo gli unici a usare i libri di carta, così come oggi siamo
rimasti gli unici a scrivere a mano su rotoli di pergamena.” Una
considerazione che emerge spontaneamente in occasione dell’apertura di
una libreria, impresa apparentemente azzardata (ma noi ebrei, oltre ad
essere quelli che in alcuni giorni dell’anno possono leggere solo libri
di carta, siamo anche quelli abituati a vedere la riuscita di imprese
controcorrente che all’inizio appaiono azzardate).
Anna Segre, insegnante
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Vai e vivrai |
Dekh
Lekhà. “Va' via dal tuo paese [...] Farò di te una grande nazione”.
Come Va' e vivrai, va' e ti realizzerai, va' e avrai un domani
migliore. Simile alla voce che spinge il migrante, anche contemporaneo,
a lasciare il proprio paese, la propria pur instabile sicurezza nella
speranza di trovare altrove qualcosa di più desiderabile, o una vita
che non sia solamente mera sopravvivenza.
Francesco Moises Bassano, studente
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Sodoma |
Se
Sodoma ha dovuto fare i conti con la propria incapacità di essere
ospitali, che l'ha portata all'autodistruzione, mi chiedo noi, nelle
nostre Comunità e società civile.. quanto siamo lontani da Sodoma?
Ilana Bahbout
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